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Autore: solocate    09/01/2012    1 recensioni
Questa non è la prima storia che scrivo, anche se in questo momento mi sento come se non avessi mai scritto niente in vita mia.
Questa storia prende ispirazione dal libro "Il Corpo" di Stephen King, o dal film "Stand By Me" di Rob Reiner.
Mi sono chiesta: "E se in quel gruppo di amici ci fosse stata una ragazza? E se quella ragazza fosse partita prima dell'avventura raccontata, e tornasse improvvisamente a casa?"; questo racconto è il risultato delle mie domande.
Sono cosciente delle mie scarse capacità, ma spero comunque di coltivare in qualcuno di voi un minimo di curiosità per questa storia.
Buona lettura
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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“Qualsiasi cosa” aveva detto. Ma quanto era stata idiota?
Solo ora che si ritrovava a balbettare se ne rendeva conto: e più lo realizzava, più era tentata di prendersi a calci da sola.
«Sto aspettando» disse Gordie, un espressione tra la curiosità e la presunzione che misero in ulteriore difficoltà Jamie.
«Non devi dirglielo» fu l’unica cosa che riuscì a dire. Gordie annuì, calmo.
«Io provavo qualcosa per Chris. So che avevamo tredici anni, e so che è stupido, ma io penso ancora a lui.
Pensavo a lui quando me ne sono andata, pensavo a lui quando ho preparato le valigie per tornare qui.
Non sono riuscita a dirgli “addio”» confessò lei, scrutando l’espressione dell’amico.
Gordie lo sapeva e l’aveva sempre saputo: conosceva Chris e Jamie abbastanza bene per sapere cosa pensavano l’uno dell’altro..
«Lo immaginavo, sai?» rivelò trionfante «Penso che dovreste incontrarvi.. anche se forse ci vorrà un po’ di pazienza?»
“Pazienza?!” pensò Jamie «A cosa ti riferisci?»
«Quando ha scoperto che noi sapevamo non ci ha rivolto parola per tutta l’estate, ci odiava – non credo che ti accoglierà a braccia aperte» mi fece notare.
Chris aveva ragione: una delle poche persone che lo capivano davvero, se n’era andata senza proferire parola.
«Vuoi una mano?» chiese Gordie «Posso farvi incontrare, se vuoi» Jamie annuì.
«Vediamoci stasera. C’è una festa a casa di Priscilla Londer, ci sarà anche Chris»
Il suono della campanella interruppe ogni domanda di Jamie: la giornata era finita, poteva tornare a casa.
Salutò rapidamente l’amico, lo ringraziò e si affrettò ad uscire, per evitare di scontrarsi con la massa di studenti in uscita dalle aule.
***
Passò la serata a torturarsi e riflettere su ciò che era giusto da fare.
La decisione fu semplice, molto più di quanto aveva previsto: infrangere le regole.
Chiuse tutte le finestre e simulò la forma del suo corpo sotto le coperte.
Scese di sotto con il pigiama e salutò i propri genitori: quando tornò in camera, si cambiò e si sedette sulla finestra, poco convinta del suo piano.
Si aggrappò all’albero che affiancava la casa, poi scese: miracolosamente, i suoi genitori non si erano accorti di nulla.
Si allontanò con calma, sistemandosi come meglio poteva il vestito che indossava.
Sì, avete letto bene: indossava un vestito. E, per la cronaca, non si sentiva affatto a suo agio.
Ma se voleva passare inosservata ad una festa alla quale non era stata invitata, non poteva permettersi il lusso di essere se stessa.
Casa Londer, da quel che si ricordava, era a 200 metri da casa sua: una volta, per volere di sua madre, aveva passato un pomeriggio a casa della fantastica Priscilla.. E aveva imparato la differenza tra lei ed il resto delle ragazzine della sua età.
Priscilla era una baby modella: aveva partecipato a numerosi concorsi, e spesso sfoggiava stupidi vestiti sulle riviste locali. Era l’orgoglio dei suoi genitori, perché bella e vincente.
Era invidiata da tutte le bambine – da tutte tranne che lei. Spesso si era chiesta se ci fosse qualcosa che non andava, se non fosse stata capace di provare le giuste emozioni; era tormentata dalla consapevolezza di essere diversa.
Ed ora si trovava lì, di nuovo: quando vide le luci intermittenti e sentì la musica, capì di essere nel posto giusto ed entrò.
La sala, composta da due divani ed un piccolo tavolino, era piena di ragazzi intenti a ballare e parlare a gran voce.
Jamie avrebbe voluto chiudere la porta alle sue spalle e tornare a casa, tranquilla nella sua camera; ma naturalmente le cose non potevano andare così.
Vide un paio di braccia muoversi nella parte opposta della stanza: sembravano voler attirare la sua attenzione.
Raggiunse Gordie camminando attaccata alla parete, provocando un risolino trattenuto da alcune ragazze che ballavano accanto all’ingresso.
«Ciao Jamie. Senti, vai di sopra, la prima camera a sinistra, e aspetta. Cercherò di portarci Chris» disse.
Annuì e seguì le sue istruzioni; si sentiva un po’ stupida per quello che stava per fare.
Non era sicura della reazione di Chris: per quanto ne sapeva, avrebbe anche potuto anche sferrare un pugno in faccia a Gordon. Avrebbe anche creato un po’ di scompiglio nella banda.
No, non voleva far danni: voleva solo vedere il suo vecchio amico, voleva chiedergli scusa, voleva abbracciarlo, voleva..
Si sentiva egoista, ora più che mai: più passavano i minuti, più si pentiva di ciò che stava per fare.
La musica martellava sulle mura e nel suo addome con un ritmo ipnotizzante e pungente.
Si alzò, decisa ad andarsene: “spiegherò tutto a Gordie più in la” pensò.
Stava per girare la maniglia, quando qualcuno – dall’altra parte – anticipò la sua mossa.
Indietreggiò e il suo cuore iniziò a battere più forte: Gordie entrò nella stanza, seguito da un ragazzo: Chris.
Non aveva più i capelli rasati: ora lunghe ciocche bionde incorniciavano perfettamente il suo viso, dai contorni morbidi ma decisi.
Le giornate passate a giocare a baseball avevano portato ad un fisico slanciato e non troppo muscoloso.
Il tutto passava inosservato quando, guardandolo negli occhi, potevi rispecchiarti in una superficie bluastra (a tratti verde) e rimanere senza fiato.
Chris guardò prima lei poi l’amico, confuso. La guardò ancora: Jamie arrossì violentemente, e serrò la mascella, nervosa.
Ci volle qualche attimo prima che la riconoscesse, e quando accadde si bloccò, e il suo viso assunse un’espressione vuota.
«Chris?» chiamò Jamie, senza ricevere risposta «Si sente bene?» chiese poi a Gordie.
Questo alzò le spalle, confuso.
«Vi lascio soli» disse uscendo in fretta dalla stanza.
Chris rimase lì, ma sembrò più lucido quando finalmente parlò «Quindi sei tornata»
Non era una domanda, ma Jamie rispose comunque «Sì.»
«Perché?»
Non c’era da stupirsi che fosse così freddo; era già molto sentirlo aprir bocca in quella occasione.
«Mio padre ha trovato lavoro qui» rispose subito lei.
«Mmh» Chris stava studiando il viso di Jamie: una parte di lui avrebbe voluto sputare fuori tutto il rancore che aveva coltivato in quegli anni, mentre l’altra – la più fragile – pensava a quanto lei fosse bella in quel momento.
«Io.. Sono venuta qui per dirti che mi dispiace, nient’altro. Mi dispiace» «Uh, va bene» «”Va bene”?»
«Sì, va bene. Non m’importa un granché» disse.
Jamie era nervosa, e come ogni volta dovette trattenere le lacrime. Non era debole, ma neanche forte – soprattutto se si parlava di cose che gli stavano a cuore.
«Okay» sussurrò «me ne torno a casa». Puntò lo sguardo a terra ed evito ogni contatto visivo e fisico con Chris, mentre usciva e faceva ritorno nella sua tranquilla abitazione.
Lui non fece niente per fermarla, ma quando riuscì a riprendere il controllo degli arti inferiori si avvicinò alla finestra, e la vide allontanarsi nella notte.
Fu allora che Gordie entrò nella stanza.
«Dov’è?»
«A casa» rispose. Poi si voltò verso l’amico «Hai organizzato tutto tu? Complimenti, dav-»
«Voleva vederti, Chris. Voleva chiederti scusa, le dispiace davvero. Non ti sembra una cosa normale?»
Sì, aveva un senso. Anzi, lo avrebbe avuto – pensava Chris – se si fosse comportata come una brava amica fin dall’inizio, e fosse stata coerente.
«Non mi importa! Sono passati cinque anni, Gordie. Neanche una fottutissima lettera, come me lo spieghi questo?!
Me ne fotto della sua coscienza, me ne fotto del grillo parlante che gli è cresciuto sulla spalla. Non è un mio problema!»
Mentre cercava di uscire dalla stanza, fu bloccato sulla porta dall’amico «Sai come so che a te importa?» chiese tranquillo.
«L’indifferenza e la rabbia sono due cose diverse, Chris. Con la prima si convive, con l’altra non si sta tanto bene. Pensaci un attimo.»
  
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