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Autore: Ebby Beckett    09/01/2012    2 recensioni
Quattro ragazze, italiane, ventenni.
In vacanza per una settimana nella grande mela.
Per una di loro questa esperienza segnerà radicalmente la sua vita.
Il suo destino è scritto nelle luci di Times Square. E lei ha gli occhiali giusti per riuscire a leggerlo.
Una sfida, tra me e Shantiny, su come le nostre vite possano essere tema da ff.
Questa è la mia, una What If della mia vacanza a NYC.
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alzo il braccio destro  con nonchalance e un taxi si ferma vicino al marciapiede dopo pochi secondi.
Se c’è una cosa che amo di Manhattan sono proprio i taxi: comodi, non troppo costosi e rilassanti. Non ti devi preoccupare di nulla, se non dare le indicazioni al conducente, e tenerti da parte qualche banconota da un dollaro per la mancia.
La mia destinazione oggi però è il JFK.
Sto tornando in patria.
 
"Ma sei davvero sicura?"
"Certo che no! Ma ti pare?
La mia vita è tutta un'incertezza.
E mi piace così com'è."

 

Dopo una mezz’oretta arrivo a destinazione, e scendo dal taxi.
Osservo e contemplo il piazzale davanti all’entrata dell’aeroporto.
L’ultima volta che ci sono stata era settembre, quando ho salutato le mie amiche Bologno/Lecchesi che ritornavano a casa dopo la nostra vacanza newyorkese.
Ripenso a tutte le avventure che ho vissuto nell’ultimo anno in questo paese, e sento già nostalgia della mia nuova casa, del mio televisore e della mia collezione di dvd.
Ogni anno devo ritornare qualche giorno a casa in Brianza, per poter rinnovare il visto di lavoro.
Non sono mai tornata da quell’estate, in cui sono partita, pensando di tornare. 


Il mio compagno di viaggio è un bel macbook pro, con cui mi diletto a photoshoppare i "frutti" del mio""albero reflex", primo acquisto che ho fatto col primo stipendio serio.
Già, che ricordi i primi stipendi. I primi mesi. Quelli sì che sono stati abbastanza duri. Vivevo a Brooklyn, in un minuscolo monolocale, più una tana che una casa. Poi ho trovato un appartamento più serio e pulito, un po’ più dispendioso ma di sicuro più comodo, nell’Upper West, vicino alla libreria.
Frequentavo i ritrovi universitari la sera, assieme a dei colleghi. Mi ci è voluto poco per fare amicizia con le matricole della NYU. Così poco che ho iniziato piano piano ad informarmi nelle varie segreterie come poter continuare a studiare qua e fare domanda di trasferimento dal DAMS. Mi hanno dato pile di documenti, scadenze e procedure da assolvere. E conti di rette, cifre astronomiche per una ragazza che deve ancora ottenere il visto permanete e che deve tornare in patria una volta l’anno.
Mi hanno guidato un po’ verso il mondo delle borse di studio per stranieri, ma sono difficilissime da ottenere, per cui mi hanno consigliato di fare delle ricerche in Italia. Oppure di rivolgermi agli annunci dei finanziatori privati, ce ne sono un sacco negli Stati Uniti: dai prestiti post laurea ai lavori come il babysitteraggio (perché spesso le famiglie se benestanti si offrono di pagarti gli studi, se soddisfi le loro esigenze).
Ho contattato un paio di agenzie e fatto qualche colloquio. Spero che mi diano una risposta mentre sono in Italia, così posso accordarmi con Michele per il lavoro.
Il lavoro in libreria procede, ma non come mi aveva spiegato Michele: dopo la formazione mi ha assunto come commessa ordinaria, e da lì non mi ha più accennato a eventuali promozioni. Purtroppo i soldi sono quelli che sono, pure per la sua libreria. Ho parlato con suo contabile, un gran chiacchierone, che mi ha spiegato che la "cassa progetti"che si era messo da parte per realizzare dei piccoli miglioramenti per l’azienda è arrivata al fondo del barile.
Il suo simpatico nipote, dopo queste belle notizie, si è sentito in dovere di lasciare l’università. Spera di iscriversi con me l’anno prossimo, in una normale università pubblica.
Io e lui ci siamo frequentati per un po’, ma ci è bastato poco a capire che non eravamo fatti l’uno per l’altro.
Siamo diventati presto amici. Ma niente di più.
Ho frequentato un paio di ragazzi, americani, carini e sensibili, ma duriamo poco. Io sono uno spirito indipendente, estroverso. Loro mi chiedevano un rapporto di cui io non avevo bisogno, pieno di confidenze e smancerie da fidanzatini. Preferisco la solitudine, di gran lunga.
I miei nuovi amici dell’università sono tutto quello che ho di più caro al mondo, ormai. La mia nuova famiglia americana.

 



Due settimane dopo...

Alla fine sono riuscita a convincere qualcuno dei miei amici a venire con me, perlomeno Chiara!
L’ho convinta, dicendole che così avrebbe conosciuto i miei amici e che sarebbe stata ovviamente mia ospite… Così ci aiuterà con il primo corto che abbiamo in cantiere! Una vera damsiana ci servirebbe davvero, almeno come supporto critico! Spero nel suo occhio magico per il casting, sarà una vera impresa!
Mentre lei è indaffarata col mio pc a scrivere giù un paio di idee, io sono nel pieno della tristezza: i miei cuginetti sono venuti all’aeroporto ad accompagnarmi, visto che sono stata con loro pochi giorni soltanto.
Mi hanno fatto una sorpresa meravigliosa! Mi hanno regalato un bellissimo disegno: un piccolo panorama  di New York, con la statua della libertà e l’Empire State Building, e con una bella scritta, "Il paese della felicità".

 

"Elide, perché non sei tornata più lanno scorso? Avevi detto che venivi TU a portarci i regali da nuiokk!"
"Eh, bimbi miei, non sono tornata perché ho visto nuiokk e mi ha chiesto di rimanere da lei!"
"Ma poi tornerai di nuovo?"
"Certo, ogni vacanza!"
"Ma uffa, perché devi andare fino a là per lavorare? Non ti piace qua?"
"Non posso stare qua, sai Valerio? Quando crescerai e diventerai grande ti succederà qualcosa, troverai un posto, un lavoro o una persona che ti fa stare tanto e tanto bene. E quando ti capiterà dovrai coglierlo al volo, impegnarti tanto e goderne ogni singolo momento. Per questo sono rimasta a NY, perché è la che ho trovato la mia felicità!"
"E se io non la trovo?"
"Non devi mai perdere la speranza! Capito? MAI!
Ma soprattutto non dovrai mai perdere il sorriso, vedrai che sarà lui che ti aiuterà a trovare la felicità."







Il cantuccio dell'autrice.
Con quest'ultimo capitolo si conclude la mia fanfiction, un tocco delicatamente positivo, che spero sia stato apprezzato. :)
Che ne pensate? Vi è piaciuto?
La mia "sfidante" non ha ancora pubblicato la sua ff, ma se vi va di aggiungervi come concorrenti saremo ben liete di leggervi :)
Ps. scusate il ritardo, volevo scrivere prima di natale, ma l'ispirazione mancava proprio. Ho scritto e revisionato oggi questo capitolo, se trovate errori sapete perchè :P
Grazie a chi l'ha letta, la mia creaturina. Anche se non avete commentato so che avete letto con interesse! (non lo so davvero in realtà, ma è una speranza cosmica:)) )

E ovviamente grazie a Eden, la nostra Giudice, che ha recensito tutta la fic e seguito la storia.. e che mi ha supportato nei vagheggi su facebook e tumblr *__*

Finalmente posso scrivere la dedica, a cui tengo molto.


 

Alla mia famiglia. Quella vera.
Perché in qualsiasi circostanza spazio temporale sono certa
che vi troverei, e vi amerei, così come vi amo ora.






Arrivederci, 
Ebby Beckett.

  
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