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Autore: Dark Magic    09/01/2012    3 recensioni
Storia ambientata dieci anni dopo gli eventi di Breaking Dawn. La famiglia dei Cullen viene distrutta da una tragedia che è stata pianificata ancor prima della nascita di Isabella Swan. Nuovi misteri, eventi ed esseri soprannaturali sconvolgeranno il mondo degli attuali immortali. Una nuova era dove i Volturi non risulteranno più il clan più potente, ma solo il braccio di esseri che agiscono all'oscuro persino degli immortali stessi.
Genere: Avventura, Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jacob Black, Nuovo personaggio, Renesmee Cullen, Un po' tutti | Coppie: Bella/Edward
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: Successivo alla saga
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cap 29

Capitolo 29

Betato da Meredhit89

Pov Renesmee

Fino a oggi mi sono detta di poter affrontare ogni tipo di dolore, perché quello più grande e opprimente l’ho vissuto anni fa.
La scomparsa di mia madre ha gettato nello sconforto e nella paura tutti noi, ma soprattutto me e mio padre.
Ma se ho creduto di non poter più abbracciare mia madre… be’, mi sono sbagliata di grosso. Veder scomparire anche l’altro genitore è stato un altro brutto colpo. È difficile dimenticare quell’espressione di sofferenza mentre mi stringeva fra le sue braccia, cantando la ninnananna che aveva composto per la mamma.
Non avrei mai pensato che quella maledetta notte mi abbandonasse. Perché in cuor mio so che lei non l’avrebbe mai fatto, come invece quel vampiro dai capelli ramati è stato in grado di fare. È stato facile come bere un bicchiere d’acqua, suppongo.
Spesso mi sono domandata quanto ci tenesse a me nei giorni successivi, lasciando trasparire tutta la sofferenza attraverso le lacrime. Avrei dovuto mandarlo al diavolo la mattina dopo che è sgattaiolato via come un ladro, lasciando un stupido biglietto nel cuscino. Ancora adesso lo porto con me per ricordarmi che lui non merita niente, se non altra sofferenza. E ogni volta che lo tiro fuori dalla tasca, lacrime di frustrazione sgorgano dai miei occhi.
Tutti i miei familiari invidiano la mia capacità di poter piangere, di potermi sfogare come un qualunque essere umano. Eppure non ho mai odiato questo mio caratteristica umana come quelle volte. È come ammettere che lui abbia un peso non indifferente nella mia vita, cosa che sto cercando con tutte le mie forze di nascondere agli altri.

Le lacrime sono la dimostrazione di quanto male mi ha procurato quello sciagurato di mio padre e non sono più disposta a mostrarle. Ho cominciato una dura lotta in cui tutti quei sentimenti autodistruttivi sono rimasti celati dentro il mio cuore facendo emergere tutta la mia rabbia e il mio rancore.
Rare volte riaffiorano prepotenti per ricordarmi che non sono del tutto un vampiro, ma una mezzosangue nata da un amore folle da parte della mia mamma, masochista, da parte del mio papà.

E ora, dinnanzi allo sguardo tetro, buio come una notte senza luna di mio padre, resto impietrita. Il pianto mi rende debole di fronte alla verità, ma non posso impedirgli di fare capolino sul mio viso.
Quello non è mio padre, non sa che io sono sua figlia, carne della sua carne.
Lo è mai stato?, domanda con acidità una vocina interiore.
Jake si frappone tra me e lui, intuendo in quegli occhi cupi un bagliore sinistro, inquietante. E dentro di me, una nuova realtà mi balza alla vista.
Quelli sono gli occhi di un vampiro desideroso di sangue.
Altre volte è stato assetato, ma mai da guardarci come un vampiro cattivo.
Davvero c’è mio padre dietro quella maschera crudele?
La mia bocca si spalanca in una O muta, ma prima che possa fare o dire qualcosa, Jake si schiarisce la gola. «Ehi, Edward. Vedo che ti sei svegliato…».
Che fai, Jake? Temporeggi?
Non riesco a vedere il viso del mio amico, ma posso avvertire la rigidità dei suoi muscoli. Teso, con l’aria apparentemente disinvolta, lo fronteggia come se si trattasse di un nemico da non sottovalutare. Osservo gli occhi di papà oltrepassare la sua figura e posarsi sul mio collo. Istintivamente porto una mano in quel punto, respirando affannosamente.
Non può avere sete di me, no, mi rifiuto di credere che anche solo l’idea di affondare i denti nella mia gola lo abbia stuzzicato e reso un nemico imprevedibile.
Un sibilo roco e prolungato fuoriesce dalla sua bocca e Jake si mette in posizione di difesa, allargando le braccia. È questione di un attimo: papà svanisce letteralmente dalla nostra vista e subito ci mettiamo in allerta.

Dov’è?, il mio primo pensiero. Persino i miei sensi non riescono a captarlo.
Mi volto in ogni direzione, ma di lui nessuna traccia. Possibile che se ne sia andato?
Non ricorda nulla, non saprebbe neanche come arrivare alla casa dei nonni.
«Jake, dov’è andato mio padre?» sussurro agitata.
Se uscisse nel bosco in quelle condizioni da solo i cacciatori, oppure semplici campeggiatori, potrebbero morire e non possiamo permetterlo.
È chiaro che il suo primo bisogno è quello del sangue. Finché non si sarà dissetato, anche io rischio grosso.
Allungo il braccio verso Jake, nel tentativo di richiamare la sua attenzione. Dobbiamo rintracciarlo subito, fermarlo prima che sia troppo tardi.
Accidenti! Perché anche questa doveva capitarci? Anzi, doveva capitare a me?
Con uno scatto repentino afferra il mio polso e cerca di tirarmi verso di sé. Si volta per metà busto, non appena una stretta gelida mi trattiene dall’altra parte.

Quel tocco…
Mi giro anche io, scorgendo un volto rabbioso e zanne affilate che promettono fiumi di sangue. Il mio.
Papà, davvero sei tu? Che fine ha fatto il papà dolce e premuroso di tanti anni fa?
«Leah! Embry!» grida Jake, prima di lasciare il mio polso per fare un passo indietro e trasformarsi nel gigantesco lupo dal pelo rossiccio.
Forse ora mi lascerà andare, capirà che è stupido cercare di affrontarli tutti insieme e getterà la spugna.
Sì, proprio così. Non può fare altrimenti. O sbaglio?
Nel volto di mio padre passa un lampo di indecisione, riflettendo su chi deve attaccare per primo tra me e lui. Nel frattempo, due lupi balzano alle sue spalle, tentando di artigliargli le spalle.
Ma cosa fanno?! Si tratta comunque del mio papà, anche se in questo momento dubito sia in grado di ragionare con lucidità.
Perché lo stanno attaccando? Se gli parliamo, forse riusciremo a farlo tornare in sé. Se mi concedono del tempo per parlargli, riuscirò a farlo desistere e andremo a caccia per placare la sua sete.
«Fermi! È mio padre, non sa quello che fa!» urlo, cercando di strattonare il polso da quella presa d’acciaio e salvarlo dai tre lupi. Lo fisso implorante per una frazione di secondo, incontrando per la prima volta un ghigno raccapricciante.
Non ho mai visto questo lato di mio padre. Quello sadico, cattivo, privo di scrupoli…
Non può essere solo la fame a farlo reagire così.
Si appiattisce contro la parete del corridoio, facendo tremare i muri della casetta. Un quadro vicino a lui cade per terra, il vetro si frantuma e i ruggiti dei tre lupi si espandono nell’aria, pronti a lottare.
Jake evita il pugno che mio padre tenta di sferrargli, cercando di staccargli con un morso il braccio. Ci sarebbe riuscito se mio padre non mi avesse afferrato per la gola e mi avesse usato come scudo per difendersi dai loro attacchi. Il mio amico continua a ringhiare, mentre lotto invano nel tentativo di districarmi da quelle dita che stringono sempre più.
Jake non esiterebbe ad ucciderlo pur di salvarmi e proteggermi. Dimenticherebbe persino che si tratta del mio papà. Non gli importa niente di lui, solo a me. Devo impedir loro di uccidersi, perché è chiaro che papà non sarebbe l’unico a riportare ferite. Mio padre potrebbe ucciderlo con un solo morso.
«Papà… sono io».
La mia voce si affievolisce sempre più e alcune immagini di noi due distesi su un prato mi tornano alla mente. C’era anche la mamma quella volta.

Accarezzai con le dita dei petali di alcuni fiori raccolti nella radura. Mio padre mi portò lì per la prima volta circa due mesi dopo la venuta dei Volturi, l’antica famiglia reale italiana.
Chiesi più volte quel giorno a mia madre di quale sorpresa parlasse papà, ma nessuno dei due disse alcunché. Si limitarono a sorridere complici, rispondendo che era un bellissimo posto nel bosco, lontano da sguardi indiscreti e soprattutto da umani. Un luogo in cui ci saremmo potuti rilassare, liberi da quell’immensa bugia che era diventata la nostra vita in mezzo agli uomini.
Infatti fu una vera sorpresa quel posto. Rimasi incantata, ammirando la bellezza di quel prato fiorito e la calma che sprigionava. Ero in pace con me stessa, scoprii con sorpresa.
«È bellissimo qui, papà».
Lui sorrise, abbracciando la mamma da dietro e poggiando la testa nell’incavo del suo collo. «Ne sono felice, tesoro mio».
La mamma rise, attirando l’attenzione di entrambi. Fu papà ad intervenire per primo: «fai ridere anche noi».
Mamma scrollò le spalle, liberandosi dalla stretta di papà che la guardò contrariato per quell’interruzione e, sedendosi sul prato, giocherellò con il gambo di un fiore. «È qui che tuo padre mi ha mostrato il suo aspetto tenebroso e cupo».
«Davvero?» domandai curiosa.
La loro storia era sempre affascinante per me. La conoscevo ormai a memoria, ascoltandola anche dagli altri miei
 zii e nonni. Ognuno mostrava qualche tassello nuovo, divertente nel caso dello zio Emmett, e questo non faceva altro che incuriosirmi come non mai.
«Sì» sorrise mamma, afferrando per un lembo dei pantaloni papà e trascinandolo giù.
Lui rise, accucciandosi sul mio grembo. «Mamma era spaventata, ma non lo ammetterà mai davanti a nessuno» bisbigliò, anche se era inutile.
L’udito della mamma ormai era fin troppo fine per poter parlare senza la sua intrusione. Afferrò una ciocca di capelli di papà e la tirò indietro.
«Chi è che faceva la parte dell’agnello?» rimbrottò.
«Ehm…». Papà finse di pensarci, ma io fui più veloce di lui nel dare una risposta.
«Lui!» ridacchiai, indicandolo con l’indice.
Papà mi trucidò con lo sguardo. Con uno scatto improvviso mi ritrovai a cavalcioni sopra di lui che mi tenne prigioniera tra le sue braccia.
Ridemmo entrambi, mentre la mamma ci osservava con sguardo sereno.
«Secondo te, il tuo papà era l’agnello? Mamma era un’umana sola con un vampiro in questo posto sconosciuto… io ero il leone cattivo, altroché!»
Ci riflettei su, ma più cercavo di immaginarmi la scena di loro due soli, con papà simile a quei Volturi, più la scena si trasformava in qualcosa di magico Poggiai una mano sulla guancia di papà e, tramite il mio potere, gli mostrai quello che sarebbe successo in ogni caso lì.
Si trattava dei miei genitori, coloro che avevano sfidato tutte le leggi dei mortali e immortali pur di stare insieme.
«Non avresti mai portato mamma qui senza essere sicuro che non le avresti fatto del male» gli rivelai un attimo dopo aver allontanato il palmo della mia mano.
Lui non disse nulla sul momento, come scosso da chissà quale verità, finché non ripeté il mio gesto.
Poggiò una mano sulla mia guancia, accarezzandola con il pollice. «Hai ragione, non avrei potuto».
«Lui era convinto del contrario, sai? Si credeva il grande leone…» scherzò mamma.
«Ero un grande leone!» si difese papà, lanciandole uno sguardo. «Un leone testardo, masochista e…»
«Innamorato della mamma!» lo interruppi, ridendo e abbracciandolo forte.
Era il mio papà, non avrebbe mai fatto del male alla mia mamma, ma ciò che mi colpì di più fu quello che disse dopo.
«Non soltanto, sai? Di recente ho tradito la mamma…» mi rivelò con indifferenza.
Il respiro mi si bloccò e cercai i suoi occhi perché mi rifiutavo di credere a quelle parole.
«L’ho tradita innamorandomi anche di te».

«Possibile che tu abbia dimenticato tutto?» gli domando piangendo.
Quanto vorrei tornare indietro, avere il potere di far scorrere le lancette nel verso opposto e rivivere quei momenti di pace e serenità, dove il male sembrava non poterci in alcun modo attaccare.
Smetto di strattonarmi, coprendo il viso con le mani e singhiozzando.
Perché, perché tutto è andato perduto? Non basta averlo avuto lontano per così tanti anni?
Persino il ricordo che ha di me è scomparso come se fossi una persona qualunque.
Cavolo, sono sua figlia! La sua unica figlia! E maledette queste odiose lacrime! Se fossi un vampiro fatto e finito non avrei il problema di nascondere questa stupida debolezza.

Come si può spezzare un legame del genere? Come?, mi domando ancora.
Non mi accorgo nemmeno della stretta che si affievolisce. Solo quando scivolo sul pavimento in ginocchio, mi rendo conto che qualcosa è accaduto.
Non mi domando neanche cosa possa essere.
Qualunque cosa sia, vorrei evitarla. Vorrei tornare nella mia camera, chiudere a chiave e tuffarmi nel mio mondo fatto di ricordi felici e con la presenza di entrambi i miei genitori.
Ma tutto ciò non è possibile e lo capisco quando, voltandomi verso mio padre e sperando che abbia finalmente visto nei miei pensieri, sbarro gli occhi.
No, non può essere! Che cosa ci fa lui qui?
Era andato via, no?
Mio padre è a terra, una mano a massaggiarsi il collo come se lo avessero afferrato per la gola e strattonato con forza fino a fargli perdere le residue forze.
Dalla parete spunta un braccio candido come la neve. Si ritrae poco a poco, fino a lasciare un piccolo buco nella parete. Questo comincia ad espandersi sempre più, finché non prende la forma di una sagoma umana.
Accidenti! Come ha fatto? Esiste qualcosa che non sia capace di fare?

«Ne dubito, cara» mormora tranquillamente nella mia mente.
Da quella fessura sbuca Sebastian, le mani incrociate dietro la schiena, il viso duro ma con un lieve sorriso ad incurvargli le labbra.
Un sorriso sfacciato, oserei dire, asciugandomi le lacrime con gesti frenetici.
Jake gorgoglia alle mie spalle, fino a quando non si frappone tra me e il nuovo arrivato. Un ruggito potente prorompe dalle sue fauci, in segno di avvertimento. Sebastian getta la testa all’indietro e scoppia in una fragorosa risata.
Osa persino ridere di fronte al tentativo – sì, tentativo, dubito che Jake possa anche solo sfiorarlo - di difendermi?
Porto le mani ai fianchi, ostentando uno sguardo fiero che non mi appartiene. «Ti ringrazio per il tuo intervento, straniero», sperando che dalla mia occhiata eloquente capisca cosa voglia dire in realtà, «ma non era necessario».
Non voglio che gli altri sappiano che io e quel vampiro ci siamo già incontrati più di una volta e che…
Ah, accidenti! Solo al ricordo di quelle labbra decise che danzavano sulle mie fino a qualche momento fa e divento rossa come un pomodoro. E sicuramente le mie guance lo sono, a giudicare dal sorriso malizioso che mi lancia quello sciagurato.
Dovrei odiarlo, temerlo proprio perché si tratta di uno sconosciuto.

Uno sconosciuto che hai baciato, Renesmee.
Grazie tante, vocina irritante.
Pff, odiarlo… davvero merita un sentimento così passionale quello sconosciuto”?
Ecco, ci manca solo lei a beffeggiarsi di me nei miei pensieri.

Anche il tuo corpo ti beffeggia, sai?
Basta!
Scuoto mentalmente il capo dopo questo battibecco interiore. Se mi sentissero gli altri…
Probabilmente diventerei lo zimbello di tutta La Push e dintorni. Per non parlare dei miei parenti.
«No?» sorride beffardo. «Mi era sembrato che avessi bisogno di aiuto, piccola Renesmee», indicando con un gesto me e il corpo di mio padre stramazzato al suolo, agonizzante.
Non ha capito che voglio nascondere la nostra amicizia?
Scocco un’occhiata infuocata nella sua direzione, prima di piegarmi su mio padre e controllare il suo stato. Nel frattempo sento i denti di Jake tirarmi la maglietta leggermente, nel chiaro segno di non avvicinarmi.
Mi volto mostrando un sorriso tirato e molto falso.

Sì, falso, come tutta la tua vita negli ultimi giorni. Chissà cosa direbbe Jake se sapesse che non solo lo conosci da un po’, ma che ti anche baciata?
A quella domanda non rispondo. Non so davvero come potrebbe prenderla, ma in fondo perché dovrebbe arrabbiarsi?
È un amico, il mio migliore amico. Dovrebbe essere felice per me, no? Tutti gli amici dovrebbero mostrare felicità quando qualcosa – o qualcuno, in questo caso – ti rende tale.
Ma dentro di me so che se dovessi dirgli del bacio, lui non la prenderebbe bene. O forse sì, ma si tratterebbe di pura apparenza, cortesia nei miei confronti.

E questo non ti fa aprire gli occhi? O preferisci eludere l’argomento?
Forse sto scappando o semplicemente cercando la vicinanza di qualcuno per non sentirmi più sola.
Un piccolo guaito mi ridesta da quel turbinio di pensieri e vedo Jake fissarmi in attesa. Nel suo sguardo scorgo apprensione per me e anche qualcos’altro di indecifrabile. Non è il momento, mi impongo, papà ha la precedenza. Persino quel vampiro arrogante che sta in piedi avvolto da un lungo cappotto nero non è più in cima alla lista delle mie priorità.
«Tranquillo, Jake. Non credo che papà si riprenderà subito. Sarà meglio che vada a cacciare per lui. Non possiamo permetterci che resti ancora in queste condizioni» gli spiego.
Scuote l’enorme testa pelosa, richiamando con un piccolo ruggito Leah. Quest’ultima sbuffa, probabilmente scocciata – inutile cercare qualcosa che le stia a genio – e corre via, in direzione della foresta. Mi volto confusa verso il mio amico.
«Che cosa…».
«È andata a cacciare qualche cervo per tuo padre, così non sarai costretta ad andare tu» mi interrompe una voce. Sullo stipite della porta noto Embry con le braccia incrociate e vestiti nuovi, probabilmente presi dalla cabina armadio dei miei genitori.
«Mmh, ottima idea. Finalmente qualcuno che si degna di ragionare».
Posso strozzarlo? Perché si intromette ancora?
«Se non ti dispiace, qui abbiamo un mucchio di cose da fare» faccio notare a quello stupido di un vampiro con una punta di acidità.

«Perché stupido?» sghignazza mentalmente. Sobbalzo a quell’intrusione e lo fisso, notando che la sua espressione è seria, quasi finta come la mia.
«Comunque vedo da me che avete da fare, perciò direi che davvero posso togliere il disturbo» dice ad alta voce. Infila le mani nelle tasche e comincia a dondolarsi con i talloni, senza muoversi di un centimetro.
Aggrotto le sopracciglia. Non deve andar via?

«Impaziente di mandarmi via, piccola?».
«Sì, decisamente. Sei d’intralcio e non voglio che sospettino di noi». 
Prima che possa rimangiarmi quest’ultima frase, dato che potrebbe essere fraintesa, lui mi batte sul tempo.
«Uhm, “noi”… mi piace, suona bene, anche se non capisco perché usarlo adesso…» sorride allusivo, guardandomi intensamente.
Distolgo lo sguardo imbarazzata e, impacciata, gli rispondo: «non volevo intendere proprio quello…»

«Lo so, piccola. Stavo scherzando. So perfettamente che ti riferisci a quel bacio da maestro».
Da maestro!? Un po’ presuntuoso da parte sua definirlo tale. La sua arroganza non ha limiti neanche in situazioni inopportune come questa.
«Vuoi dirmi che non ci pensi ogni istante? Ti ho baciato poco fa. Dubito tu possa dimenticarti tanto facilmente di me»continua con voce soave e leggermente roca, tanto che un brivido mi sale attraverso la spina dorsale.
Stizzita, sollevo mio padre, aiutata da Jake che continua a guardarsi le spalle nonostante Embry lo tenga sott’occhio.
«Chiunque tu sia, sappi che…» comincia Embry.
«Che non avevate bisogno del sottoscritto, lo so. Renesmee è stata cristallina. Non c’è bisogno di ripeterlo mille volte. Ero in zona e sono intervenuto, tutto qui» continua Sebastian.
«Visto che sei di passaggio, perché non torni da dove sei venuto?»
Sono in salotto, sto sistemando mio padre sul divano. Non riesco a vederli da qui, ma sentirli sì. Il silenzio che segue quella domanda mi fa presagire che forse se n’è andato per davvero, ma invece mi sbaglio.
«Sì, vado. Ero venuto a trovare un amico» spiega il vampiro.
Un amico? Che amico? Non conosco nessuno che abbia parlato di lui qui.
«Hai detto che eri in zona. Per incontrare questo tuo amico, immagino. Lo conosciamo?» gli domanda Embry, guardingo. Un amico… chissà chi è.
Jake nel frattempo è tornato umano e resta in silenzio, probabilmente ascoltando la conversazione che avviene fuori.
Come mai non se ne occupa lui di Sebastian? Di solito queste cose rientrano nei compiti del maschio alfa…
«La domanda giusta che in realtà dovresti pormi è: chi è questa persona che ha taciuto sulla mia identità?»
Di chi diavolo sta parlando? Vuol dire che qui a Forks qualcuno l’ha sempre conosciuto ma non ne ha mai fatto parola?

«Proprio così».
«Cosa nascondi?»
«Cose che non è il momento che tu conosca».
«E quando sarebbe il momento opportuno?» lo sfido.
«Questo lo deciderò io, piccola. Continua la tua vita senza crucciarti troppo».

Non dovrei crucciarmi? La fa facile, lui. Sono io che ho perso mia madre e mio padre giace sul divano di casa mezzo morto.
«Tu tienilo lontano dai guai e farò tornare tuo padre come prima» mi consiglia sorridendo.
Aggrotto la fronte. «Ne sei capace?».

«Io no» comincia con tono elusivo. «Ma un mio conoscente può interagire meglio, non appena tornerò a casa» mi rassicura.
«Un’ultima cosa…» lo trattengo. Devo sapere, non posso lasciarlo andar via senza un indizio da cui partire.
«Cosa, piccola?» mi chiede con tono incerto.
È ovvio che, a seconda della mia domanda, lui potrebbe non rispondermi.

«Chi è questo tuo amico?»
Attendo per un po’, ma capisco che ha interrotto la nostra chiacchierata di proposito.
Schizzò fuori dalla casetta, ma è troppo tardi.
Nella piccola radura davanti alla casa non vi è più nessuno a parte Embry, il quale sembra non avermi notata per via di quella rivelazione.
«A questo punto non resta che scoprire chi è che ci nasconde qualcosa» dichiara Jake sbucando alle nostre spalle. «Quello non è un vampiro comune. Dubito che sia all’oscuro della sparizione di Bella».
Ci ho riflettuto anche io da quando è entrato nella mia vita all’improvviso, ma c’è molto altro che nasconde. Qualcosa di compromettente, evidentemente.
«Lo penso anche io» concorda l’altro, battendo una pacca sulla spalla del amico.
Nella mia mente continua a ripetersi la sua domanda come un disco rotto: chi è questa persona che ha taciuto sulla mia identità?

 

Angolo autrice:

Dopo un’assenza piuttosto lunga – perché l’ultimo aggiornamento risale al lontano primo Dicembre – eccomi tornata dopo il periodo natalizio. Questo capitolo era pronto già da un po’, per chi avesse letto il blog in questi giorni, lo saprà. Infatti l’avevo proposto in anteprima nell’altro, il blog-archivio ad accesso limitato, nel caso qualcuno dei miei lettori non volesse attendere il ritorno degli altri. Perciò spero che anche questo capitolo vi sia piaciuto. Ringrazio infinitamente Meredhit89, senza il suo sostegno e il suo incoraggiamento non sarei qui e non avreste avuto questo capitolo. Il capitolo posso dire che sia stato betato in quanto mi ha aiutato a modificare parole, virgole di troppo e alle volte frasi. Ultima cosa: non ho risposto ancora a tutte le recensioni, ne mancano ancora alcune e siccome il mio tempo è quello che è - ovvero poco -  e non voglio rispondervi frettolosamente,  spero  che  chi aspetta una mia risposta pazienti ancora.  Non  svanirò  né mi dimentico di voi. Vi leggo,  apprezzo il vostro entusiasmo per la storia  e perciò  l'unico modo che ho per dimostrarvelo  è quello di rispondervi sempre.  Grazie a chi ha letto questo papiro di note che  a poco supera persino la lunghezza del capitolo xD


   
 
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