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Autore: Haruakira    10/01/2012    3 recensioni
Le Parche erano intervenute nella precedente guerra. Erano state chiare: una vita per una vita è il compromesso a cui bisogna cedere per riportare indietro chi si è perso nella bocca dell' Ade. Ma se questo patto nel momento stesso in cui si tinge di sangue rompe un faticoso equilibrio? E se le custodi perdono la luce? Per scongiurare la fine del mondo i cavalieri di Atena dovranno percorrere per intero il filo sottile condiviso dalla vita e dalla morte, da giusto e sbagliato. Le senshi infine dovranno fare i conti col dubbio: una vita vale l' errore, vale il tradimento?
Possibili OOC.Forse.
Genere: Generale, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 11
Voglio chiamarti Cheiron

Il cellulare iniziò a squillare con insistenza, Shura si rigirò nel letto affondando la testa nel cuscino, prima o poi avrebbe smesso, ma a un giro di squilli ne seguì un altro. Accese la lampada sul comodino fissando accigliato l' orologio che segnava appena alle 4:30 del mattino, pensò ad un' emergenza e si alzò rapidamente dal letto cercando di individuare il punto da cui proveniva il suono e finalmente lo trovò sotto il maglione gettato malamente sul pavimento.

-Pronto
-Shura...
-Aiolos! Aiolos, che diavolo è successo?
-Shura- dall' altro lato del telefono si sentì un attimo di silenzio, poi un sottofondo di voci tra cui riconobbe quelle di Milo e Saga.
-Aiolos!
-Shura, ascolta, Febe ha avuto un... un bambino.
Il saint crollò a sedere sul letto, incredulo. Di chi diavolo era quel figlio? fu la prima cosa che si chiese, e per un attimo sentì del risentimento nei confronti della ragazza perchè si era scordata di lui, non solo aveva conosciuto un altro ma ci aveva anche fatto un figlio.
Non può essere, idiota, gli disse la parte più razionale di sè, i tempi non coincidevano, non vedeva Febe da sei mesi quindi...
-Era già incinta quando se ne è andata- soffiò.
Si sentiva dannatamente intontito, non era pronto. Insomma, qualsiasi uomo ha nove mesi di tempo per prepararsi, lui invece riceveva una telefonata, una stupida telefonata e gli dicevano che era padre, perchè ormai non c' erano grossi dubbi, il bambino era suo.
-Shura? Shura ci sei?
-Sì
-Tutto bene?
-Non troppo, a dire il vero.
-Forse dovresti venire in ospedale. Non è nato da molto.
-Qu-quando è nato?
Aiolos diede un' occhiata veloce all' orologio:- Sono le 4:30... intorno alle 02:45, neppure da due ore- e Shura sentì Aiolos sorridere.
-02:45- ripetè in trance- 02:45... nemmeno due ore. Mi sono perso la nascita di mio figlio
-Non è tardi per recuperare, è andato tutto bene, Febe e il piccolo stanno bene
-E' un maschio
-Sì, è un maschio.
-Un nome ce l' ha?
Aiolos rimase un momento in silenzio, spostò il peso da una gamba all' altra:- Sì ce l' ha- confermò e Shura pensò che non aveva partecipato neppure a quello, neppure a dare un nome a suo figlio. La piccola Febe aveva fatto tutto da sola, a quanto pare era cresciuta molto in quei mesi. E lui non c' era stato, non aveva potuto esserci, nè per lei, nè per il bambino e soprattutto si era dimenticato di lei. Nella notte in cui era stesa sul letto di una sala operatoria per far nascere il loro bambino, nella notte in cui suo figlio nasceva, lui se la spassava con la sacerdotessa di Kore.
-Dimmelo, no?- domandò bruscamente
-Si chiama Cheiron
Ci fu un attimo di silenzio, un attimo per riflettere ancora:-Ci sentiamo dopo-
Shura chiuse bruscamente la telefonata e iniziò a rivestirsi, quando si girò vide Alcesti che lo guardava in silenzio. I movimenti del Capricorno erano nervosi, frustrati, rapidi.
-Dovresti sfogare in qualche modo il tuo malessere.
-Già e per farlo, per sfogarmi come dici tu, sono andato a letto con una sconosciuta e mi sento uno shifo, sai?
Alcesti si alzò e Shura se la vide così, seminuda di fronte a lui. Avrebbe voluto coprirla, gli faceva ribrezzo lei e il suo corpo, gli faceva ribrezzo persino sè stesso:- Non dire sciocchezze, sei venuto a letto con me perchè volevi, perchè mi desideravi. Non cercare scusanti per alleggerirti la coscienza!
-Mi sento male lo stesso. Mi sento male perchè per loro non ci sono stato, perchè lei era lì, in ospedale e io nel letto di un' altra. Perchè mio figlio si chiama Cheiron. Cheiron!- urlò il ragazzo-Sai che vuol dire? Lo sai?!
-E' il centauro- disse con calma Alcesti
-Il più saggio e giusto, così meritevole da essere onorato da Zeus in persona che lo collocò tra le stelle, come costellazione del Sagittario.
Shura aveva serrato la mascella, i pugni così stretti da dolergli, avrebbe voluto abbandonare il suo proverbiale autocontrollo e distruggere tutto invece respirò, afferrò il cappotto e uscì dalla stanza.
Cheiron. Suo figlio che era anche del suo stesso segno zodiacale, si chiamava Cheiron. Perchè diavolo si chiamava Cheiron?


Febe aveva chiesto ad Aiolos di farle visita nella sua stanza poco dopo la nascita del bambino, non vedeva l' ora di farglielo vedere. Ne era orgogliosa, era orgogliosa di quel suo piccolo tesoro. Il saint di Sagitter era luminoso anche senza quell' armatura dorata che gli aveva visto addosso poche ore prima, Febe allungò il braccio verso di lui afferrando la sua mano nella propria, ben più più piccola e più chiara, con l' altro braccio teneva il bambino accanto a sè, attenta a non fargli del male. Gli occhi della ragazza si fissarono sulla figura del saint:- Le devo la vita, le dobbiamo la vita- precisò, si sentiva immensamente riconoscente a quell' uomo dal sorriso gentile, così grata da non sapere come dimostrarglielo e allora cercò di trasmettergli il suo calore, il suo grazie immenso e grandissimo, stringendo la sua mano- Grazie! Grazie!
Aiolos si passò una mano tra i capelli, imbarazzato:- Non devi ringraziarmi, davvero, non è necessario.
-Oh sì invece, lo guardi- aggiunse lasciando la presa e allungando il piccolo verso di lui- lo prenda, guardi. E' un miracolo. Lo, so, per ogni madre il proprio figlio è un miracolo ma lui lo è davvero, non sa quanto ha dovuto combattere in tutti questi mesi... e ha combattuto ancora, fino all' ultimo, per poter nascere. Non so perchè lo abbia fatto, non lo so davvero perchè in fondo credo che lui sentisse tutto, tutto quanto. Non siamo state molto fortunate in questi mesi, abbiamo vissuto tante sofferenze, io e le mie amiche e lui con noi, ne sono certa. Però ha lottato, ha voluto esistere e lei lo ha aiutato ad esistere, signore.
Aiolos prese il bimbo tra le braccia e iniziò a cullarlo pensando che forse era lui a dover ringraziare Febe, perchè davvero quel piccoletto era bellissimo, un miracolo davvero, come diceva lei.
-Non chiamarmi signore, non darmi del lei. Mi fai sentire vecchio, non lo sono- sorrise sedendosi sulla poltrona al suo fianco continuando a cullare il bimbo.
-Scusi... scusa. Io sai, credo di averla vista un' armatura come la tua. L' ho vista e ora lo so, voi esistete
-Noi, esistiamo?
-Sì, voi... voi... gente vestita con delle armature dorate. Ho una foto in cui ci siete voi e noi, io, Antares, Sophia e Talia ma onestamente ho delle difficoltà a ricordare come ciò sia possibile.
Il saint di Sagitter pensò che era impossibile che loro avessero una foto di quel periodo, non doveva essere così, Pluto aveva cercato di eliminare ogni cosa, ogni oggetto che le legasse al santuario e allora qualcosa doveva essere andata storta. Si ricordò le parole di suo fratello, la Pizia aveva detto che certe decisioni avrebbero avuto ripercussioni sul futuro quindi se le senshi avessero deciso di tenere una foto, allora è probabile che prima o poi si sarebbero comunque ricordate dei saint e di Atena anche senza il loro intervento diretto. Era tutto terribilmente complicato. Il bambino dormiva placidamente tra le sue braccia, bisognava assolutamente telefonare a Shura, in teoria il padre era lui.
-Hai già deciso il nome?- domandò all' improvviso.
Febe sorrise:- Ci ho pensato a lungo, tanto, tanto a lungo. Talia e Antares in questo periodo mi hanno proposto bizzeffe di nomi, ma ho deciso solo questa notte. Ho bisogno che tu mi dica una cosa. Sulla tua cassa ho intravisto un centauro, è il Sagittario vero? Il tuo segno è il Sagittario?
Aiolos annuì impercettibilmente.
-Lo avevo capito, quando ti ho visto, non so perchè, ma l' ho capito. Mio figlio si chiamerà Cheiron e sai perchè, perchè Chirone era il più giusto e saggio e buono tra tutti i centauri. Ha rinunciato alla sua immortalità, sai, per donarla a Prometeo. E tu sei buono e giusto e saggio... come Cheiron- sorrise contenta- Voglio che mio figlio cresca così e voglio che il suo nome onori l' uomo che lo ha salvato.
Aiolos si sentì imbarazzato e onorato al tempo stesso, orgoglioso di quel bambino ma non poteva permettere che il suo nome ricordasse lui, il Sagittario. Non doveva essere così. Il suo nome doveva ricordare un altro uomo, leale e fedele, il più fedele tra i santi alla dea.
-Non posso, non posso accettare Febe. Non è giusto, questo bambino ha un padre di cui essere fiero, te lo assicuro.
-Mi ricordo di una sola persona in questi giorni, una persona ricoperta di oro come te e mi ricordo tutto ciò che ho provato con questa persona, cosa ho sentito e mi ha trasmesso e se è lui il padre di mio figlio, allora sì, so che questo bambino può esserne fiero ma voglio ugualmente esserti riconoscente. Se tu non ci avessi tirato fuori in tempo da quel ripostiglio, il mio piccolo Cheiron non ci sarebbe mai stato, non avrei mai dovuto scegliere un nome per lui. E allora si chiamerà Cheiron, mi dispiace- pigolò a voce bassa, rammaricata.
-Non devi scusarti affatto, sono onorato. E' un onore grandissimo, te lo assicuro, non devi fraintendere... sono felice.



Antares sentiva il bip bip degli strumenti al suo fianco, i muscoli intorpiditi come se avesse dormito per giorni e poi aprendo lentamente gli occhi, l' oscurità più completa fu sostituita da una luce biancastra, non forte ma abbastanza da infastidirla. Le sue narici captarono puzzo di disinfettante e di ospedale, una stanza con le pareti metà blu e metà bianche e le poltrone di uno smunto turchese, strani apparecchi attorno a lei e uno di quegli armadietti grigi e allungati. Bleah, aveva sempre odiato gli ospedali e soprattutto le iniezioni. Ricordava che ogni volta che doveva farne una girava per minuti interi per la casa col sedere al vento faticando per tener su i pantaloni e insieme scappare dall' ago. Riabbassò lievemente le palpebre cercando di muovere le dita ma percepì qualcosa che glielo impediva, quando girò la testa dall' altra parte identificò quel qualcosa come una mano più scura stretta intorno alla sua. Era Saga, accarezzò la zazzerra bionda arruffata domandandosi che diavolo ci facessero in un ospedale, lo chiamò. Il ragazzo la guardò per un attimo stordito, scosse appena la testa prima di chiedere ansioso:- Come ti senti?
Antares ridacchiò:- Come se mi avessero dato una botta in testa.- Il suo sorriso si spense in fretta, le era parso di capire che l' avevano dovuta ricucire da qualche parte, si osservò le mani e notò che erano entrambe fasciate. Le sembrava di averle già viste così una volta ma scacciò velocemente il pensiero- Saga, che ci faccio qui? - la sua voce si incrinò, si fece incerta- è... è successo qualcosa al bambino?
Il saint di Gemini la guardò un momento confuso, prima di realizzare:- No, non ti preoccupare. Febe e il bambino stanno bene e prima che tu lo chieda, sì, è un bel maschietto- Saga aveva aveva fatto un cenno affermativo con la testa ampliando il sorriso che era spuntato sulle labbra severe.
-Sono contenta, sono davvero contenta ma vorrei sapere che ci faccio qui, vorrei sapere se il nostro di bambino sta bene. Se c' è ancora, ecco.
-Che?- Saga si domandò di che diamine stessa parlando quella ragazza mentre la fissava stralunato. Sembrava veramente preoccupata, poi si ricordò dello stato mentale e non solo fisico con cui l' avevano portata in ospedale e delle raccomandazioni dei medici. Assecondatela, avevano detto. Alla fine i genitori non avevano voluto il trasferimento al reparto psichiatrico, tuttavia c' erano alcuni psichiatri che la seguivano ugualmente per via dell' influenza delle famiglia di Antares nonostante Talia continuasse a ripetere che la sua amica non era impazzita.
Il saint aprì la bocca per parlare, lo fece lentamente misurando bene le parole e non sapendo in realtà cosa dire di preciso:- Sta...- si fermò mentre vedeva chiaramente Antares agitarsi sul letto, segno che probabilmente stava perdendo la pazienza- Vuoi che stia bene?- chiese invece alla fine
-Ma che cazzo di domanda è? E' ovvio che voglio che mio figlio, nostro figlio, stia bene!
-Allora sta bene.
Normalmente Antares avrebbe insistito per sapere il perchè della sua domanda, si sarebbe fatta mille paranoie e mille domande fino a quando Saga avrebbe ammesso la verità, questa volta, notò il saint, si era improvvisamente quietata, aveva sentito ciò che voleva.
-Bene. Bene- ripetè afferrando nuovamente la mano del ragazzo.
Poco dopo il saint andò ad avvisare i medici e la famiglia che Antares si era svegliata. Nel giro di pochi minuti la stanza si riempì di camici bianchi mentre il cavaliere aspettava nella sala d' attesa adiacente insieme alla famiglia e a quell' Alex. Si alzò per andare ad avvertire Talia e gli altri cavalieri, in quel momento con Febe, prima che il padre di Antares gli si avvicinasse insieme ad Alex.
-Vorrei sapere da lei- iniziò lentamente il generale con severità- vorrei sapere in che rapporti è con mia figlia. Non mi ha mai parlato di lei.
Saga rimase un momento interdetto, quel giorno gli stava capitando piuttosto spesso e non gli piaceva per niente:- Sono semplicemente un amico.
-Molto affezionato direi- disse Alex con una punta di fastidio
Saga si mise le mani nelle tasche e sorrise canzonatorio al ragazzino che aveva davanti:- E tu chi diavolo saresti invece?
-Io sono il suo ragazzo
E a Saga quella semplice affermazione pareve un pugno nel petto, un pugno che avrebbe volentieri ricambiato con un uno vero e decisamente fisico su quella faccia da schiaffi.
-Signor... signor?- domandò nuovamente il generale strappandolo ai suoi pensieri
-Avérof
-Bene, signor Avèrof, le sono infinitamente grato per tutto ciò che ha fatto per la mia Ann. Probabilmente senza l' intervento suo e dei suoi amici le nostre ragazze sarebbero state spacciate, tuttavia le devo chiedere per cortesia di non interferire nella vita di mia figlia. Vede, lei non mi piace. Trovo che sia un elemento di disturbo, quello che si definisce un semplice amico -tra l' altro Ann non ha molte amicizie- non le starebbe accanto con tanta dedizione. Antares è fidanzata, lo ha sentito lei stesso e con un ragazzo della sua età.- Il generale calcò la voce sottolineando le ultime due parole, come se non bastasse si congedò con un "addio", non certo con un semplice arrivederci. Era proprio un addio e Saga intuì che quello era il suo modo gentile per dirgli che non lo voleva più tra i piedi.
Saga sbuffò, come se quel despota potesse impedirgli di vederla, non lo avrebbe permesso. Andò via tornando pochi minuti dopo insieme agli altri cavalieri, mancava solo Milo. Aiolos lo avvertì che era andato ad avvisare Camus.
-Signor Martakis, come sta Ann? Che hanno detto i medici?- si informò Talia andando incontro all' uomo appena uscito dalla stanza della figlia. Il generale invece la sorpassò velocemente, livido in viso, mentre sua moglie parlava animatamente con Alex  dicendogli di calmarsi e che avrebbero chiarito la questione.
-TU. Grandissimo bastardo!
Il saint di Gemini si accigliò nel vedersi puntare contro il dito indice del generale e nel sentirsi dare del bastardo Si stava decisamente esagerando. Aveva detto di non piacergli. Bene, concluse, nemmeno lui gli piaceva. Per niente.
-Ora sta esagerando generale. Mi dica che vuole e facciamola finita.
-Hai anche questo coraggio? Non ti vergogni, eh? Quanti anni hai? Bè, lo sai, Antares ne ha solo diciannove. Mi spieghi perchè ha chiesto di suo marito? Che diavolo le hai fatto?
In quel preciso momento, mentre Saga cadeva dalle nuvole e si domandava per l' ennesima volta cosa stesse succedendo e come, in che universo e in che momento si fosse sposato con Antares, Camus, seguito a ruota da Milo, arrivò verso di loro. Quando il generale Martakis lo vide, sbiancò. Sua moglie si avvicinò a lui e al nuovo venuto con gli occhi spalancati dalla sorpresa: -Tu, tu sei uguale a lei- balbettò con ovvietà.
-E tu chi saresti?- chiese il generale.
Camus sollevò le sopracciglia, incrociando le braccia al petto:- Io sono il fratello di Antares- fu la limpida risposta, data per lo più senza riflettere e per liquidare in fretta quei due scocciatori- Voi sareste...?
-I suoi genitori. Antares non mi aveva detto di avere un fratello. Tu non c' eri proprio quando l' abbiamo presa all' orfanotrofio- disse l' uomo.
-Piacere allora. Se non c' ero probabilmente è perchè ero già stato portato via. Se volete facciamo un test del DNA, non mi interessa, ora se volete scusarmi vado da mia sorella.
-E' stato un po' brutale- fece notare Saga girandosi verso Milo
-Abbastanza brutale
Camus entrando nella stanza sospirò nel vedere la sorella tutta intera, la abbracciò forte sedendosi sul letto al suo fianco:- Quanto tempo...- sospirò sollevato.
-E' solo da ieri che non ci vediamo. O forse è dall' altro ieri? Non me lo ricordo sai?
Camus la guardò confuso:- Ann, ma che stai dicendo? Noi non ci vediamo da-
Una dottoressa alle sue spalle lo interruppe invitandolo gentilmente ad uscire:- Vi vedrete dopo- aveva concluso sorridendo prima di dirigersi insieme a lui verso il pingue gruppetto in sala d' attesa. Camus si sentì piuttosto irritato. Non vedeva sua sorella da una vita e ed era potuto restarle accanto appena qualche secondo, sbuffò sonoramente, se non aveva fatto storie era solo perchè evidentemente qualcosa non andava.
-Allora- iniziò la donna- io sono la dottoressa Cassandra Skopas, sono la psichiatra responsabile di Antares.-guardò una cartella blu prima di continuare- Ho bisogno di parlare con la famiglia, ovviamente anche con il signor Camus Grandier, poi con il signor Avérof e per finire con la signorina Karamanlin. Potete seguirmi tutti insieme nel mio ufficio.
La psichiatra era una giovane donna bassina e dai capelli corti di uno strano arancione tendente al rossiccio, aveva gli occhi azzurrissimi e un grande sorriso. Sembrava quasi un folletto e nell' insieme era piuttosto carina e di sicuro originale con quel suo abito giallo canarino sotto il camice bianco. Fece accomodare i genitori di Antares sulle due sedie di fronte a lei, Camus e Talia  su un divanetto scuro mentre Saga al contrario preferì restare in piedi contro la parete.
-Lei è troppo teso signor Averof- rise- e lei, signor Martakis è troppo agitato. Facciamo un bel respiro e calmiamoci tutti.
-Sarebbe agitata anche lei dottoressa se venisse a sapere che sua figlia si è sposata con un tizio più vecchio di lei. E sconosciuto.
-Non saltiamo a conclusioni affrettate generale, non è da lei. Mi dicono che è sempre molto calmo.- la dottoressa inforcò un paio di occhiali da vista con le aste colorate dando uno sguardo veloce alla cartella di Antares prima di stendersi contro la poltrona- Allora, vi farò un veloce quadro della situazione, ho già parlato con la signorina Karamanlin.-
-Talia- la interruppe la ragazza- mi chiami Talia
La donna sorrise:- Bene, ho parlato a lungo con Talia che mi ha spiegato come sono andate le cose, lo ha spiegato anche alla polizia a dire il vero, ma comunque... Talia mi ha detto che erano tutte andate a dormire, poi i due aggressori le hanno costrette ad alzarsi dai loro letti portandole nel salotto all' ingresso, Andrea, l'' ex ragazzo di Talia, con il quale Antares si era già... uhm... scontrata in passato, ce l' aveva particolarmente con lei. Febe era stata chiusa in un ripostiglio, Talia veniva portata via dall' altro aggressore, Antares rimaneva sola nella stanza. A questo punto cosa succede? Lo chiedo a lei signor Averof perchè Antares non se lo ricorda. Vi prego di rispondere a tutte le domande che vi farò, per me è essenziale riuscire a ricostruire i fatti in modo da poter capire ciò che accade nella testa di Antares.
-Non saprei, quando siamo arrivati Antares era addosso ad Andrea, lo colpiva ripetutamente con un fermacarte, non era in sè, credo. Sembrava completamente vuota. Abbiamo tirato Feebe fuori dal ripostiglio, ho fatto allontanare lentamente e con calma Antares dal ragazzo e siamo venuti qui.
-Quando ha iniziato a dire frasi senza senso?
Saga ci pensò un momento, in realtà da quello che aveva notato il problema erano loro, i cavalieri di Atena:- Si è assicurata che Febe stesse bene, poi ci ha guardati attentamente, è rimasta in silenzio prima di parlare... in modo strano.
-Cosa diceva?
-Quello che ha detto quando i dottori l' hanno vista per la prima volta.
La donna sorrise ancora:- Me lo deve dire lei, io non ero ancora presente, mi dispiace.
Intervenne Talia:- Urlava, si metteva le mani tra i capelli, piangeva, a volte gridava forte, a volte sussurrava: Sophia, Sophia è morta diceva. Non ce la faccio più, sono stanca e poi Camus, diceva che gli mancava, che aveva bisogno di lui, che Saga non la voleva più vedere. Diceva però che non ce la faceva più soprattutto, che aveva paura ed era stanca, stanchissima. Poi si è come svuotata, nei suoi occhi non c' era più niente e non ha più parlato. I medici l' hanno operata e ora lei si sveglia e sembra tranquilla- Talia rise nervosamente.
-Non la voleva più vedere, eh?- fece il generale guardando in tralince il saint di Gemini.
-Signor Averof, lei è sposato con Antares? Aspetta un figlio da lei?
-No e no.
-Siete stati fidanzati?
Saga rimase in silenzio decidendo cosa rispondere. Non era semplice visto che in effetti sì, erano stati insieme una volta. A dirla tutta una volta erano proprio stati sposati e aspettavano un bambino. Ma era un' altra vita, troppo lontana per contare ancora qualcosa.
-Il rapporto tra Saga e mia sorella è stato sempre molto altalenante- intervenne Camus al suo posto- è uno di quei rapporti che è un poco un miscuglio di tutto, mai definito e definibile in qualcosa, probabilmente ci sono troppe incomprensioni tra loro per potere dare un nome a questo tipo di relazione.
-Capisco. Sophia, chi è?
-E' morta- fu la risposta laconica di Talia- qualche mese fa. Era la nostra migliore amica, ne abbiamo tutte sofferto molto.
-Lei, Camus, è realmente il fratello di Antares.
-Sì
-Noi non lo sapevamo- disse Catherine Martakis
-Bene, allora è evidente che Antares abbia subito un forte chock, ci sono state delle cose che le hanno causato una specie di cortocircuito al cervello, troppi ricordi e troppi pensieri scomodi tutti insieme. Poi il nulla, c' è stato una specie di black-out per cui vostra figlia ha eliminato tutto ciò che trovava scomodo, spiacevole, doloroso creando una realtà tutta sua, una specie di mondo perfetto in cui rifugiarsi in cui sono presenti solo le cose che le fanno comodo o che lei desidera.
Il generale fece una smorfia disgustata:- Mia figlia desidera sposarsi con quell' uomo? E un figlio, sempre da lui?
-Ha sempre detto che di figli e matrimoni non ne voleva sapere niente, che doveva laurearsi, che erano progetti lontani- disse la madre costernata.
Quando uscirono fuori dalla stanza Camus si avvicinò a Saga:- Antares ricorda, solo che ricorda solo certe cose, non ha inventato niente. Ricorda il suo matrimonio con te, il bambino e Sophia, ricorda solo le cose positive e nella sua testa non fa distinzione tra i ricordi accumulati nella varie vite, tra quelli presenti che appartengono a lei e quelli che appartengono alla sè stessa passata. Non è questione di desideri o di mondi immaginari.


   
 
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