Luisa
non
dormiva mai di notte, eppure in quell’occasione era tanto
stanca che dormì a
lungo e si svegliò alle otto e mezza, quasi e tre quarti.
Svegliatosi,
si rivestì e uscì dalla porta della stanza, in
silenzio. Uscì dall’edificio il
più possibile e raggiunse l’Arena delle battaglie.
Restò seduta a ripensare a
Ho-Oh, a Mew, a Mewtwo... e ripensò anche a Rosso e a Blu,
che ormai erano
divisi da troppo tempo, ma che continuavano a cercarsi. Si nascose il
viso tra
le mani e rivide l’inchino dei Pokémon leggendari.
“Ci
pensi
anche tu?”
Sorpresa,
Luisa si voltò e vide Lance: in piedi sulla tribuna
più alta, fissava l’Arena
con occhi persi.
Luisa
sospirò:
“Non riesco a capire, Lance. Perché noi?”
“Ci
ho
riflettuto a lungo, Prescelta Creatura. Io sono il figlio
dell’uomo che ha
creato l’Impero dei Pokémon, tu la Campionessa,
Argento un ladro in fuga dalla
legge…”
“Ma
in
confronto a Ho-Oh” disse Luisa “Non siamo
niente.”
“Niente”
rispose Lance. “O forse no. Chi lo sa? Mewtwo fu creato dagli
umani e Suicune,
Entei e Raikou morirono in un incendio come topi in trappola. Non siamo
così
diversi da loro, Prescelta Creatura.”
Con
un salto
si portò accanto a lei, ma rimase in piedi.
“Certo,
io e
Argento siamo deboli rispetto a te. Perché non Rosso, o Blu,
che sono così
forti? Ma forse loro non sono così speciali, forse non
potrebbero mai più
essere come prima. Allora, ci siamo io e Argento: e siamo quasi come
loro, ma
più vicini a te.”
Calò
il
silenzio, rotto poco dopo da passi che si avvicinavano. Argento li
raggiunse e
sedette accanto a loro, in silenzio.
“Restiamo
qui
a non fare niente?” sbottò dopo qualche secondo.
Luisa
gli
rivolse uno sguardo stanco. “Dove vorresti andare?”
“Non
lo so, da
qualche parte! Torre di Latta, Torre Bruciata, Isole Vorticose, Grotta
Ignota,
Rovine d’Alfa! Andiamo da qualche parte, non importa dove, la
sola cosa che
importa è che sia uno dei luoghi leggendari.”
“Come
volete. Allora…”Lance accese il
Pokégear e consultò la mappa. “Dunque,
consideriamo i luoghi: qui a Kanto, Grotta Ignota è
crollata, è solo un cumulo
di macerie, sappiamo tutti come è andata a finire.”
“Resta
Johto” intervenne Argento.
“A
Rovine d’Alfa non troveremmo nulla: solo Unown e frasi
scritte nella loro
lingua. Torre Bruciata…beh, non è poi molto
meglio di Grotta Ignota. Per quanto
riguarda la Torre di Latta…”
Lasciò
il discorso in sospeso. Nessuno voleva tornarci.
Luisa
sollevò gli occhi al cielo.
“Andiamo
a Biancavilla.”
“Cosa?
Perché là?” protestò
Argento, sorpreso.
Luisa
si voltò e sorrise. “Perché
là vive il professor Oak.”
Raggiunsero
in volo Biancavilla.
Percorsero
in silenzio il cortile del laboratorio del professore, per poi bussare
alla
porta. La voce al citofono chiese chi fosse.
“Sono
Lance” rispose il giovane. “Porto due amici.
Abbiamo bisogno del suo aiuto,
professore.”
Ci
fu
un istante di silenzio, poi furono fatti entrare. Il professor Oak li
attendeva
nel laboratorio. Era felice di rivedere il suo figlioccio. Tese le
braccia:
“Lance, figliolo. Benvenuto. Ah, e ci sei anche tu, Luisa.
Che sorpresa. E
questo bel giovanotto è…”
“Argento.”
“Molto
piacere. Beh, di cosa volevate parlarmi?”
“Ci
dispiace disturbarla, professore.”
“Lance.
Sai che ti voglio bene come se fossi mio figlio.”
Lance
sorrise. Aveva alte conoscenze ed era un uomo furbo, e di ognuna
conservava
l’amicizia e la stima: Oak, Elm, il Maestro, Bill, Mr.
Pokémon…
“Professore,
dobbiamo porle una domanda sui Pokémon leggendari e sulle
leggende che li
riguardano.”
Il
professor Oak li guardò in silenzio. Freddamente, spinse una
porte e fece segno
loro di seguirlo, tramite un lungo corridoio, in un salottino.
C’era
una strana freddezza nei suoi modi. Ma non era infastidito. Stava
ragionando.
Fece loro cenno di sedersi e mise a bollire l’acqua per il
tè. Dava loro le
spalle.
“Professore…”
iniziò Luisa vedendo prolungarsi quel silenzio.
“Lance”
disse infine il professore, senza voltarsi: “Lance, io so che
una persona
educata, diplomatica e calcolatrice come te non visita un amico di
famiglia
solo per porre qualche domanda sui Pokémon
leggendari…qualche domanda cui la
biblioteca della sua famiglia può perfettamente dare
risposta.”
Intimorito
dal professore, Lance chinò lo sguardo. “Stavolta
no, professore. Solo lei può
risponderci.”
“Parlate,
allora.”
Nessuno
aveva il coraggio di prendere la parola. Dopo poco Luisa si
alzò.
“Professore,
sa qualcosa della Prescelta Creatura e di chi è nato per
essere come lei?”
Il
professor Oak fece silenzio. D’un tratto sorrise appena.
“È solo una vecchia
leggenda metropolitana. Dove l’avete letta?”
Luisa
girò gli occhi. “Da qualche parte. L’ho
sentita da qualche parte… alla radio. O
ad Amarantopoli. Non mi ricordo. Ce ne parli, la prego.”
Il
tè
bolliva. Il professore spense il fuoco e lo versò in quattro
tazze.
“Qualcuno
parla di una Prescelta Creatura che esiste in ogni secolo: un giovane,
una
giovane… si parla di una creatura meravigliosa di spoglie
mortali, che muova i
suoi passi tra le vite degli uomini, e di due giovani, che siano come
lei, che
l’affianchino e la proteggano. Pare che questo sia legato in
parte ai Pokémon
leggendari e in parte al mistero degli Unown e a una tavoletta
rinvenuta nelle
rovine che recita… non lo ricordo più.”
Il professore tacque un poco. “Ragazzi,
toglietevi dalla testa queste idee. Sono pericolose.”
I
tre
aggrottarono le sopracciglia.
“Perché,
pericolose?” domandò Argento confuso.
Il
professor Oak distolse lo sguardo da loro.
“Rosso
voleva dimostrare di esserlo.”
Sorpresi,
i ragazzi si guardarono l’un l’altro.
“Non
lo sapevo” confessò Lance.
“Era
un’idea strana, la sua. Aveva sentito questa storia da
qualche parte, non so dove,
non so quando. Si convinse però di essere la Prescelta
Creatura e volle fare di
tutto per dimostrarlo. Sapeva (sa) che per esserlo è
necessario essere
riconosciuti dai Pokémon leggendari. È da allora
che non smette di cercare. E
crede che, diventando il migliore, Ho-Oh lo
riconoscerà.”
Luisa
esitò: “È per questo che lui e
Blu…”
Il
professore scosse la testa. “No. Blu sarebbe stato disposto a
seguirlo in
questo pazzo viaggio. Ma ha ereditato la palestra da Giovanni e Rosso
non può
tollerare tutto questo. “ Sospirò. “Non
so chi di voi creda di essere la
Prescelta Creatura, ma non voglio che finisca come Rosso. Volendo
credere alla
leggenda, per essere a tutti gli effetti la Prescelta Creatura
è necessario che
il consesso dei Pokémon leggendari vi conferisca questo
titolo. Fino a quel
giorno, vi garantisco che sarete ragazzi perfettamente
normali…per quanto
forti.”
“Professore”
disse forte Luisa. “A che scopo eleggere una Prescelta
Creatura?”
Oak
sospirò. “A segnare l’unione tra
Pokémon e umani. Avete altre domande?”
Si
trattennero un poco ancora dal professore, poi uscirono
all’aria aperta.
Passeggiarono un po’ per le strade di Biancavilla. Erano
stanchi.
D’un
tratto, sollevarono lo sguardo e videro Blu volare, a bordo del suo
Pidgeot,
verso Isola Cannella. Lo guardarono tristemente.
“Quand’è
che smetterà di cercarlo?” chiese Luisa scrutando
il cielo.
“Quando
Rosso smetterà di cercare Ho-Oh per dimostrare di essere chi
non è.”
“Lui
non sa di non esserlo” disse Luisa con un sospiro.
Continuarono
a camminare. Erano confusi.
“Andiamo
a Rovine d’Alfa” disse allora Lance, illuminandosi.
Presero
il volo verso Johto. Raggiunsero le Rovine. Scesi nell’ampio
salone, si
accostarono al muro. Ripetuta all’infinito, tutta la parete
era ornata dalla
stessa parola: “Vehmarf.”
“Chissà
cosa significa” mormorò Argento, perso tra quelle
lettere.
“Chissà
perché l’hanno scritto”
replicò Luisa, sfiorando i simboli. La colpì una
consapevolezza: “L’hanno scritto per i mille e
mille altri prima di me, l’hanno
scritto per i mille e mille ancora dopo di me, l’hanno
scritto per me.”
Sostarono
a lungo davanti a quelle scritte. Erano antiche e sacre. Uscirono dopo
molto
tempo.
Là
fuori, ad aspettarli, c’era Mew.
Due
scienziati, increduli, lo guardavano. Lo guardavano solamente, timorosi
della
sua aura sacra. Mew non se ne avvedeva. I tre si avvicinarono a lui.
“Vi
abbiamo osservati” disse. “Abbiamo ascoltato le
vostre domande. Venite con me,
andremo a cercare le risposte.”
Quando
per la seconda volta toccarono la cima della Torre Latta, ad attenderli
c’era
solo Ho-Oh. Li guardò benevolmente quando si schierarono di
fronte a lui.
“Siete
confusi?” domandò. Annuirono.
“C’era da aspettarselo. Cosa volete
sapere?”
“Perché
noi?”
Ho-Oh
guardò direttamente Luisa. “Prescelta Creatura, tu
e i tuoi predecessori siete
legati dal sangue. In eterno sarete uniti dalla vostra parentela e
dalla vostra
forza e dal vostro coraggio. E tu in particolare, con la tua persona,
Luisa,
aprirai una stirpe che si protrarrà per molti secoli. Ma
questo lo saprai più
tardi.”
“E
noi?” chiese Lance.
Ho-Oh
volse gli occhi su di lui. “I compagni della Prescelta
Creatura sono eletti dal
destino. La scelta è ricaduta sulla vostra forza e sul
vostro valore. Il merito
della vostra scelta ricade unicamente su di voi.”
“Ho-Oh”
disse Argento “Rispondimi. A quale scopo viviamo?”
Quegli
esitò. “Vivete per tenere fede al patto di
coesistenza tra umani e Pokémon, e
per vivere nella loro origine comune: Celebi, il padre della foresta e
signore
dei cieli.”
“E
quindi” intervenne Luisa spazientita “Cosa dobbiamo
fare?”
Ho-Oh
le sorrise. “Continuate a vivere come avete sempre vissuto.
Continuate ad
allenarvi, a diventare sempre più forti. Ciò che
accadrà, accadrà. Presto vi
abituerete a questa nuova condizione. Siate sereni e continuate a
vivere.”
I
tre
giovani si guardarono e si sorrisero.
“Un’ultima
cosa prima che andiamo” disse ancora Luisa. Si
accostò al Pokémon. “Il mio
nemico, Rosso. Guarirà mai?”
Ci
fu
un istante di silenzio. “Solo lui può scegliere se
guarire o no, Prescelta
Creatura. Solo lui può scegliere se salvarsi o meno. Noi non
possiamo salvarlo.
Forse, solo Blu può aiutarlo. Ma non possiamo cambiare le
sue convinzioni.”
“Continuerà
a cercare” disse Lance stancamente.
“Continuerà
a lungo” rispose Ho-Oh. “Non possiamo fare niente
per lui. Andate, adesso. Il
vostro cammino è appena iniziato.”