2.
“Combatti
Merleen.”
Ormai quella era diventata una litania, che sia Gaius che Leon non
smettevano
di ripeterle.
Il Cavaliere non aveva lasciato il medico da solo, sarebbe stato anche
lui con
la sua amica. Quando aveva chiesto spiegazioni su cosa e come era
potuto
accadere il medico aveva fatto una strana smorfia che non era riuscito
a
decifrare, c’era qualcosa che non poteva rivelare, un enorme
segreto e profondi
sensi di colpa.
Il cerusico era convinto che se avesse provato a convincere la ragazza
con più
perseveranza e più impegno, a quest’ora lei
avrebbe avuto ancora gli occhi
aperti e vispi.
Una cosa che però Gaius aveva imparato da Merleen era la
costante
determinazione, infatti continuò a cercare qualcosa.
Qualsiasi cosa.
Ma in quei suoi vecchi e malandati libri aveva trovato ben poco, ora
sapeva che
più Artù si sarebbe sentito meglio più
la giovane maga si avvicinava alla
morte, ma non sembrava aiutare molto.
Tuttavia lei aveva ancora una volta dimostrato quanto fosse forte,
aveva
superato –sebbene con diverse difficoltà e
ricadute- la notte, fuori albeggiava.
Merleen
non era mai stata sola durante quelle lunghe ore. In
qualche modo, lo sapeva con assoluta certezza.
C’era sempre la mano di Leon, o quella di Gaius, a stringere
la sua; nei rari
momenti di coscienza sentiva le loro voci ricolme di fiducia e le loro
parole
d’incoraggiamento, ma quegli istanti erano talmente dolorosi
che resistere al
buio era sempre più difficile.
Sentiva sempre più le membra pesanti, il cuore stava
diventando un macigno
troppo ingombrante e non riusciva più a sostenere quella
situazione in bilico.
Ogni volta che stava per cedere a quella tranquillità,
sentiva qualcosa, fuori,
che faceva tornare il dolore,la vita,la coscienza.
Perché non poteva semplicemente lasciarsi andare?
Non si meritava un po’ di riposo?
Era tanto stanca..
In fondo voleva solo un po’ di pace, non voleva
più soffrire.
Era troppo, semplicemente troppo.
Fuori
dalle stanze del medico di corte però, la vita continuava
serena ora che la vita del principe era fuori pericolo. Nessuno sapeva
del
sacrificio della serva che ora stava morendo, tantomeno il principe
stesso.
Da quando aveva riaperto gli occhi aveva sentito qualcosa pungere,
all’altezza
dello sterno, una sensazione fastidiosa che però aveva
attribuito al risveglio.
In fondo aveva sfiorato la morte con un dito, poteva accettare qualche
lieve
postumo di quell’esperienza senza troppa
difficoltà.
Poi le ore erano trascorse, in compagnia del padre, e quella sensazione
pungente non accennava ad affievolirsi. Cominciava a diventare
frustrante.
Non disse nulla.
Era grato al vecchio Gaius che l’aveva salvato, senza di lui
il suo destino
sarebbe stato firmato con la Morte.
Quando pensava al medico però, immediatamente il sorriso
appena accennato
diventava una smorfia di rabbia, celante di profonda delusione e
tristezza.
Se era stato felice di vedere il padre, e sorpreso nel sentire
la cara Gwen durante quelle fatidiche ore, era invece
infuriato con la sua serva.
Merleen non si era fatta vedere dal suo risveglio, non aveva percepito
la sua
presenza mentre era incosciente.
Stava morendo,dannazione!
E lei gli aveva detto di amarlo, gli aveva detto che non le importava
del
giudizio del Re e che non aveva paura di ammettere i suoi sentimenti.
Era stata una bugiarda.
Gli aveva rifilato patetiche menzogne per chissà quali
scopi, e lui ci era
caduto come un imbecille.
Probabilmente,
se Artù Pendragon non fosse stato accecato dalla
rabbia e dalla delusione, avrebbe sicuramente ripensato agli occhi
–così azzurri-
di Merleen e avrebbe
sicuramente capito di essere,sì, un imbecille, ma di un
altro tipo.
Quando
il sole gli colpì il viso, era già sul punto di
maledire la
sua serva ricordandogli che era il suo padrone e che di conseguenza
doveva
avere rispetto nei suoi confronti.
Strizzò gli occhi e fece per aprire la bocca quando si
accorse di un
fondamentale dettaglio.
Nella stanza regnava il silenzio.
Ma il frastuono,l’incompetenza e la mancanza di delicatezza
dov’erano finite ?
E quelle strampalate canzoncine?
Aprì gli occhi massaggiandosi la testa, e si
ricordò tutto.
La Bestia Errante, il morso, il dolore e poi il risveglio.
Prese a cercare la sua serva nella stanza senza aver,però,
fortuna. Corrugò la
fronte confuso poi fu di nuovo la rabbia ad impossessarsi di lui, non era così importante dopotutto.
Imprecò qualcosa tra i denti mettendosi a sedere; la spalla
gli doleva ma era
sopportabile, si era rimesso con una velocità allucinante e
ne era felice.
Vide un movimento alla sua destra e si voltò di scatto
–pronto a sgridarla-
quando vide Ginevra avanzare con un sorriso.
Dannazione.
Le sorrise di rimando; da quando avevano parlato del suo sopporto lei
si era
richiusa leggermente nella timidezza e lui, dato che non voleva
metterla a
disagio, aveva deciso di non toccare più
l’argomento.
La salutò con la voce ancora impastata dal sonno
“Gwen.”
Lei fece un breve inchino “Buongiorno Maestà, come
vi sentite quest’oggi?”
“Molto meglio, grazie.”
Ginevra era una ragazza molto dolce e gentile, rispettava sempre la sua
corona
e la sua posizione e gli sorrideva sincera.
Tutto il contrario di-
“Volete la colazione?”
Con una breve smorfia, abilmente nascosta, guardò il vassoio
ricolmo di varie
pietanze.
“Il tonico?” Non gli piaceva bere
quell’intruglio ma se voleva rimettersi più
velocemente, qualche sacrificio doveva farlo.
Osservò, leggermente divertito, il volto della serva di sua
sorella
trasformarsi in un miscuglio di sorpresa e imbarazzo.
“V-vado immediatamente da Gaius a domandarglielo. Con
permesso.”
Si dileguò immediatamente lasciando il principe immerso nei
suoi pensieri.
La
figlia del fabbro bussò leggermente alla porta del medico di
corte, la trovò aperta e, non ricevendo risposta,
entrò chiamando il cerusico.
Il laboratorio era a soqquadro, c’erano libri dappertutto ma
di Gaius nessuna
traccia.
Sentì dei rumori provenire dalla camera di Merleen, ma non
era la sua voce né
quella del suo mentore.
Eppure era conosciuta, non riuscì a distinguere allora
chiamò la sua amica. Non
la vedeva dal rientro di Artù in fin di vita, aveva saputo
che era stata
spedita nelle segrete e non credeva l’avessero liberata dato
che di lei non
c’era alcuna traccia.
Con la fronte corrugata andò verso la porta di
quell’unica camera e vi entrò,
sobbalzò immediatamente quando vide uno dei Cavalieri del
Principe. Si chiamava
Leon, se non sbagliava.
Non fece in tempo a domandarsi il motivo per cui si trovasse nelle
stanze del
medico di corte, poiché la vide subito.
La sua più cara amica, che si dimenava sul letto in preda a
deliri, bianca come
un fantasma.
Era l’immagine del puro dolore. Il viso, le mani artigliate
ai lati del
materasso..
“Ma ch -“
La porta alle sue spalle si aprì di scatto e vide il volto,
stanco e provato,
del cerusico, ora sorpreso nel vederla lì.
“Ginevra!” Esclamò “Che ci fai
qui?”
“Il tonico di Artù..” Mormorò
soltanto, incapace di dire altro.
Lo sentì imprecare qualcosa in un mormorio mentre si
dirigeva a passo spedito
al suo laboratorio, seguito da una preoccupata Gwen.
Cominciò a cercare tra varie bottigliette e quando un grido
proruppe dall’altra
stanza, sbatté violentemente le mani sul tavolo di legno,
facendo traballare
tutto e procurando un sobbalzo alla serva di Lady Morgana.
La mulatta scattò guardando la porta, lasciata socchiusa,
della camera della
sua amica.
“Gaius. Cosa sta succedendo? Cos’ha
Merleen?”
Il cerusico gli mise una boccetta tra le mani dal liquido rossastro
“Niente.”
Gwen provò a dire o a fare qualcosa, ma il medico la
trascinò letteralmente
alla soglia della porta troncando le proteste con
“Va’ dal Principe.”
Quando
la serva tornò nelle stanze reali trovò un
Artù già vestito
e, a dire dall’espressione, parecchio turbato dalla fascia
che teneva al
braccio sinistro. Conoscendolo, il fatto di stare in camera lo irritava
parecchio.
Lo salutò con un mormorio sommesso e un inchino impacciato,
porgendogli il
tonico ancora con mani tremanti.
Il Principe la guardò un po’ stranito, vide subito
i suoi occhi lucidi e
spaventati “Ginevra è successo qualcosa?”
La ragazza si morse il labbro inferiore e cercò di non
incrinare la voce “Va
tutto bene.”
“Mi stai mentendo.” Non era una domanda, anzi,
suonava quasi come un ordine a
dire la verità.
La serva sorrise mestamente “Va tutto bene. Mi fido di
lei.”
“Lei?”
Gwen strizzò gli occhi e strinse le palpebre, sapeva di non
doverne parlare ad Artù
ma allo stesso tempo credeva che lui doveva
sapere.
“Merleen …” Non seppe neanche se il
biondo l’avesse sentita chiaramente dato
che parlò con un tono di voce davvero basso.
Ebbe la risposta quando vide il corpo dell’Erede al Trono
irrigidirsi, e
alzarsi dalla sedia su cui era seduto rapidamente.
Artù, dal canto suo, non era propriamente conscio di cosa
stava facendo, prese
il medicinale che gli aveva appena portato Ginevra e lo
ingurgitò tutto d’un
fiato, poi si tolse la fasciatura troppo fastidiosa e mosse
circolarmente la
spalla indolenzita.
Aveva un brutto presentimento.
Qualcosa non andava per il verso giusto, lo sentiva, esattamente come
il
fastidioso dolore al petto di quando era rinvenuto.
Doveva, voleva, avere chiarimenti. Subito.
“Parla Gwen. Cos’ha combinato stavolta?
Perché sei tanto terrorizzata?”
“Io.. ecco..” Lei non sapeva cosa dirgli,
perché non aveva idea di cosa fosse
successo in fin dei conti.
“Non lo so” si arrese con un sospiro.
“Sono andata a prendervi il tonico e.. e Gaius non
c’era, allora.. e poi,
Merleen.. Un vostro Cavaliere..” Alzò di scatto
gli occhi, che aveva tenuto
abbassati fino a quel momento, e disse l’unica cosa sensata
che Artù capì alla
perfezione “C’è qualcosa che non va,
andate da Gaius Artù.”
Il Principe provò a chiedere altre informazioni ma
bastò che sentisse “Non
credo ci sia molto tempo.”
Hope You Like It !
Continua..