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Autore: xBreathe    10/01/2012    7 recensioni
Ogni giorno migliaia di sogni vengono abbandonati perchè la gente smette di crederci. La stessa cosa succede a Dominique. Sta per abbandonare il suo sogno, crede sia la cosa migliore, finchè accade qualcosa che non si aspettava. Qualcosa che la fa ricominciare a sperare.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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This day I fight - Chapter 3
What the hell?

Mi voltai di scatto, avrei potuto riconoscere la sua voce tra mille, ma rimasi comunque sorpresa dal vederlo così vicino a me, rimasi sorpresa dalla sua mano sul mio braccio, dalle emozioni che mi provocava.
Mamma poteva aspettare ancora un po', tanto ormai il danno era fatto, almeno avrei goduto tutto fino alla fine.
"Non ci rivedremo mai più?" sussurrò lui con una voce estremamente dolce.
Niall Horan che chiedeva a questa sfigata qualcosa del genere? Impossibile. Dovevo essermi persa qualche passaggio, magari era solo uno scherzo.
"Ma stai parlando s - sul serio?" datemi ossigeno.
Sorrise e io morii ulteriormente.
"Perchè dovrei scherzare?"
"Perchè tutto questo è impossibile".
"Quindi non ci rivedremo mai più?"
"Oh si, lo vorrei davvero tanto, ma..." cercai le parole giuste, che però si fecero attendere.
"Ma?"
"Ma io vivo in Italia, tu a Londra, io passo le giornate a cercare di crearmi un futuro, tu lo stai già vivendo. Ci rincontreremo in un poster appeso alla parete di camera mia o magari un giorno potresti vedermi in quell'ammasso di persone davanti al palco, che tende la mano verso di te; solo questo." Sentii le lacrime salire agli occhi, ma continuai
"Tutto il resto va contro natura. Perciò Nialler, è stato veramente bello conoscerti. Mi hai reso la ragazza più felice di questo mondo, mi hai fatto conoscere sensazioni mai provate e... vivrò sulla base di questo momento per continuare la mia vita. Grazie. Ringrazia anche gli altri ragazzi".
Sorrisi, per rassicuarare me stessa più che lui, ma ancora una volta  la lacrima non si fece attendere. Impetuosa solcava la mia guancia per arrivare a posarsi sull'angolo delle labbra. Sapeva di tristezza, ma anche di felicità. Sapeva di speranza, che però piano piano mi abbandonava. Sapeva di ingiustizia.
Lui mi attirò a sè, mi strinse. Rimasi sorpresa. Non posso descrivere quest'abbraccio. Non questo. Non saprei descrivere il caos di emozioni che si agitavano dentro di me, ma il risultato, vi assicuro che fu fantastico.
"Lo faremo diventare reale. Ti prometto che ci rivedremo, te lo giuro, farò l'impossibile perchè avvenga" sussurrò al mio orecchio, con la voce che gli tremava.
Avete presente la sensazione che si ha alla pancia quando l'aereo decolla , quella sensazione di vuoto? Ecco, aggiungeteci le solite farfalle, ma questa volta uno stormo indomato composto da tutte quelle presenti al mondo, piùla cioccolata e la panna da digerire et voilà. Più o meno siete arrivati a provare la sensazione che sentivo io in quel momento.
Non volevo staccarmi, non volevo andarmene, non volevo lasciarlo.
Quando lo lasciai andare dalla morsa delle mie braccia, continuò a guardarmi. Sentivo il peso del suo sguardo su di me.
Chissà in che stato ero ridotta.
Alzai lo sguardo e capii di avere davanti la persona più dolce e bella che avessi mai visto.
Però non capivo.Perchè lui teneva così tanto al nostro incontro? In fondo mi aveva conosciuto sei ore prima, ci eravamo scambiati solo qualche parola e una serie infinita di abbracci, ma poco importa. Non erano motivi validi. Non era sufficiente.
Presi un respiro per chiedergli spiegazioni, ma Luna non me lo permise. Mi prese per mano e iniziò a correre, trascinandomi via.
Riuscii a guardare ancora una volta in quegli occhi, sicura che sarebbe stata l'ultima in cui avrei potuto godere di quello spettacolo e gli urlai un "grazie" semplice, ma pieno di significato.
Mentre correvamo verso la stazione mi venne spontaneo: "Ma dico, sei scema?" ero un goccio alterata per il fatto che mi avesse portata via.
L'unica cosa che fece fu una risata, che le partiva dal cuore e che si rifletteva nei suoi occhi. La rabbia sbollì, era così bella quando rideva.
Salimmo sul treno di corsa, ci sedemmo sui primi posti che trovammo, sfinite. Ci guardammo per un attimo e iniziammo a ridere, un po' perchè il nostro aspetto non era da invidiare e un po' perchè non ci credavamo ancora. Noi che eravamo partite per dimenticare e ritornavamo per ricordare.
Per tutto il viaggio parlammo dei momenti passati con quei cinque ragazzi, la reicarnazione fatta a persona del nostro sogno. Scoprii che Luna aveva parlato con Zayn molto più di quanto me ne fossi accorta; mentre parlava aveva quegli occhi sognanti che solo una ragazza inna...
Mi fermai.
"Luna, guardami".
Già, proprio quegli occhi e quel sorriso.
"Hei, hei, hei ragazzina. Cosa provi per quel ragazzo?"
"Eh cosa? Io? Che ragazzo?"
Alzai un sopracciglio e fui più che eloquente.
"Niente di niente, non provo nulla, giuro" alzò le mani in segno di innocenza.
Non mi convinceva, ma non avrebbe avuto senso continuare. Le lanciai un ultimo sguardo.
"E' solo che..." ecco, appunto "è solo che mi fa stare bene, QUEL ragazzo. Veramente tanto, ma è durato finchè è durato, ora bisogno ritornare alla vita di tutti i giorni" disse convinta. Era stranamente pimpante per essere un argomento così facile da accettare. C'era qualcosa che non mi tornava, qualcosa che lui sapeva e mi nascondeva, ma non avevo la forza di insistere.
"Domani ne riparliamo".
Quando arrivammo in città, ognuno si diresse a casa propria con il timore di aprire la porta e affrontare la realtà.
Infatti fu una tragedia. Mamma mi urlò contro per circa tre quarti d'ora: mentre mi toglievo il giubbotto fradicio, mentre salivo le scale, mi facevo la doccia e mi asciugavo.
"Dove sei stata? Perchè non mi hai avvisato? Perchè non rispondevi? Ti sembra il caso? Io mi preoccupo per te e cerco di prendermi cura il più possibile e tu mi compensi in questo modo? Non ti meriti niente, ecco. Niente!"
Ad un tratto scoppiai, non poteva parlarmi in questo modo: "Mamma, ho capito, okay? Ho sbagliato, lo riconosco. Ma Luna aveva bisogno di me e di andarsene per un istante da questa squallida città. Suo padre è ritornato in ospedale. Siamo andate a Milano e sai cosa? Lo rifarei mille volte, non me ne sono pentita, non c'è rimorso, non mi sento in colpa, perchè ho vissuto il giorno più bello della mia vita" ripresi fiato e con un tono di voce più controllato finii il mio monologo "perciò mettimi in punizione, toglimi il cellulare, il cinema, il computer, non mi interessa. Perchè, da una parte, so di avere fatto la cosa giusta. Ora, se permetti, io me ne vado a dormire con il sorriso stampato in faccia, grazie a questa giornata. Ciao mamma" e mi avviai verso il letto, decisa.
Lei rimase ferma a riflettere sulle mie parole, non mi disse più nulla, ma si allontanò borbottando.
Non le diedi peso e iniziai a pensare a quella giornata indescrivibile.
Non l'avrei mai raccontata a nessuno, mi avrebbero presa solo per pazza, considerando l'impossibilità del fatto.
Era già tanto ci credessi io.
Non feci in tempo a formulare un pensiero più lungo che caddi in un sonno profondo.
Stavo iniziando a sognare, il buio del sonno si stava cancellando per lasciar posto alla compagnia della notte, quando un rumore mi fece sobbalzare. Sembrava il rumore di un sassolino contro il vetro della finestra.
Decisi di ignorarlo.
Tic. Tic. Tic.
"Chi caspita è alle..." aprii gli occhi che fecero una fatica immensa e guardai l'orologio "alle tre e mezza? Stiamo scherzando?!"
Mi alzai di scatto e mi fiondai alla finestra. Mentra la aprì un sassolino mi colpì la pancia.
"Chiunque tu sia sappi che hai appena commesso il più grande errore della tua v..." mi bloccai per la sorpresa.
Cosa ci faceva Luna alle tre di notte in pigiama che scalava un albero per raggiungere la mia finestra?
"Ma che diavolo?"
Lei mi fece segno di stare zitta e si sedette a cavalcioni a metà tra l'entrata e l'uscita, una volta arrivata.
Inspirò l'aria gelida di quella notte e mi sussurrò: "Pronta?"
Mi stavo innervosendo.
"Ma di cosa stai parlando? Ho sonno! Luna, se questo è uno scherzo, ti giuro che ti prendo a calci fino a casa tua".
Lei alzò gli occhi gli occhi al cielo e mi porse il cellulare.
Lessi più volte il messaggio, ma ancora una volta non capivo.
"Cosa?"
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Buona sera bella gente :3
Come ogni martedì eccoci al nostro consueto appuntamento (?)
La storia procede e io sono sempre meno soddisfatta AHAHAH uù
Ma comunque, grazie mille per tutte le recensioni.
Veramente.Vi adoro :')
Se vi va recensite anche questa, ma se vi rendete conto che è una schifezza e vi rifiuatae allora vi capisco.
Sappiate che concordo con voi :3
Bene, ora mi dileguo.
Ah, no. Prima devo fare pubblicità:
http://www.efpfanfic.net/viewstory.php?sid=920060&i=1 
Ve la consiglio.
E' ancora piccola, ma ne vale veramente la pena.
Grazie a tutti.
Al prossimo capitolo,
Francy


  
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