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Autore: chaska    11/01/2012    0 recensioni
Quando ero piccolo il mondo mi sembrava molto diverso. Mi sembrava più grande, la cima di un albero alta quanto la più imponente delle montagne, l’azzurro del cielo liquido quanto l’acqua. Tutto mi sembrava diverso, ma diverso in modo strano. Strano, come quel calore che si ci scambiava quando stavamo seduti accalcati in cerchio, ad ascoltare la voce invisibile della radio. Strano, come quel chiasso di voci che si accalcavano dalla radio, a festeggiare qualcosa di inafferrabile, a festeggiare quella voce autoritaria, che ti metteva paura al solo ascoltarla. Decreto numero 263, diceva. Vietato sognare, continuava.
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando ero piccolo il mondo mi sembrava molto diverso. Mi sembrava più grande, la cima di un albero alta quanto la più imponente delle montagne, l’azzurro del cielo liquido quanto l’acqua.

Tutto mi sembrava diverso, ma diverso in modo strano. Strano, come quel calore che si ci scambiava quando stavamo seduti accalcati in cerchio, ad ascoltare la voce invisibile della radio. Strano, come quel chiasso di voci che si accalcavano dalla radio, a festeggiare qualcosa di inafferrabile, a festeggiare quella voce autoritaria, che ti metteva paura al solo ascoltarla.

Decreto numero 263, diceva. Vietato sognare, continuava.

O almeno, dopo ore di mugugni incomprensibili, quello riuscivo a decifrare nella mia testolina. Vietato sognare, che le teste stiano basse verso la terra, verso quello che le mani potevano afferrare.

Non che questa fosse la migliore delle leggi mai emanate, ma molti l’acclamarono lo stesso quando quell’uomo dalla voce spaventosa continuava a decorare di inutili quanto affascinanti ghirigori la vera essenza di tutti i suoi discorsi. E tutti abbassavano la testa.

Non che questa fosse anche la più effettiva delle leggi, perché, nonostante negli anni i ghirigori cambiavano e la solfa rimaneva qual era, non era tanto difficile aggirarla. Davvero, bastava alzare gli occhi.

E io lo facevo, oh se lo facevo. Fissavo il cielo come se fosse l’unico scopo della mia vita, mentre varcavo senza alcun intoppo l’azzurro velo liquido e mi perdevo fra meraviglie che tutti sognavano, ma che ben pochi ammettevano di farlo.

Io continuavo imperterrito a sognare ad occhi aperti, come se fosse diventata la mia guerra personale.

E continuavo a farlo anche quando quella voce autoritaria costruì quelle alte mura di fumo grigio.

Ed anche se non potevo più guizzare oltre quel velo, io continuavo, continuavo a sognare senza sosta.

Continuai anche quando mi piegò la schiena a forza, in quelle orribili e tetre caverne in cui ero costretto a creare io stesso dei mostri di ferro.

Come si dice? Mi piegai, ma non mi spezzai, e continuai a sognare. Certo, il limpido velo frizzante di felicità era divenuto un malinconico riflesso in una pozzanghera d’acqua. Eppure andava bene così, in quella battaglia che, senza volerlo, era diventata una guerra vera e propria.

Continuai a sognare anche quando quella mesta acqua diventò più rossa del sole al tramonto.

Ma andava bene così, alla fine avevo vinto io.

Perché, oh, il sorriso. Quello non era riuscito a togliermelo, quella voce. Fino alla fine.

 

 

 

 

 

 

Post-it

L’ho scritta una sera di un bel po’ di tempo fa, e al tempo avevo pensato che non fosse nulla di decente. L’ho riscoperta poco fa nei meandri del mio pc e, oh, almeno un po’ mi piace, adesso. Spero davvero che piaccia anche a voi.

Stay tuned people! chaska~ (da quanto tempo non lo scrivevo! xD)

   
 
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