Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Miyuki chan    12/01/2012    5 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Can't break free until I let it go

 

Da non credere, la testa di quella ragazza era più bacata di quanto non avessi pensato.
Sogghignai: certo ci sarei potuto arrivare, per entrare nella Marina bisognava per forza non essere completamente sani di mente…
Il mio ghigno si accentuò, mentre ripensavo allo strambo scambio di battute che si era appena concluso e a quanto fosse diventata rossa in volto.
Però il mio sorriso non tardò a spegnersi, mentre mi rendevo conto di essere appena stato buttato fuori dalla mia stessa cabina.
Da una ragazza poi!
Se Marco e gli altri lo fossero venuti a sapere, non avrebbero più smesso di prendermi in giro.
Con un sospiro, mi sistemai il cappello in modo che la falda arancione mi coprisse gli occhi, mentre svogliatamente camminavo lungo il ponte.
Sentii una fitta di nostalgia: era da un paio di mesi ormai che non vedevo né il Babbo né gli altri ragazzi, ed iniziavo a sentirne la mancanza.
Appoggiai i gomiti sul parapetto ammirando il mare piatto e lucente, avvertendo sulla schiena nuda il calore del sole e la brezza salata che mi soffiava dolce sulle guance. Inspirai profondamente: amavo l’oceano.
E avevo deciso: era il momento di dirigersi verso la Moby Dick, così avrei potuto raccont-
Zzzzzzzzzzzzz

*


“-pido pirata! Ace! Ace! Hey! Aceeeeee!”
Aprii lentamente gli occhi, guardandomi intorno spaesato: ero accasciato sul ponte, la schiena contro il parapetto, e Mikami mi scuoteva fissandomi con gli occhi spalancati.
Mi misi in piedi sistemandomi, disinvolto ma ancora un po’ stordito, il cappello:
“Ohi. Ciao”
Vidi gli occhi della ragazza farsi ancora più grandi:
“Ciao? Come sarebbe a dire «Ohi ciao»?!”
Mi stiracchiai allungando le braccia sopra la testa, mentre un sorriso sornione e rilassato mi stirava le labbra:
“Devo essermi addormentato”
“Addormentato?! Ma se sembravi morto!”
Sogghignai davanti alla sua espressione shoccata:
“No no, stavo proprio dormendo”
I suoi occhi si fecero più sospettosi mentre mi studiava appena imbronciata: immaginai si stesse chiedendo se non la prendessi in giro.
Sospirai con un ampio sorriso:
“E’ vero! Sono narcolettico”
“Oh”
Rispose soltanto, mentre mi guardava sorpresa.
Notai con piacere che, finalmente, la divisa era sparita: indossava la camicia blu e le braghe nere, lunghe fino alle ginocchia, che le avevo lasciato sulla sedia.
Il sole faceva splendere fili d’oro tra i capelli castani, lisci e lunghi fino alla vita, e la frangia ora ordinata non arrivava più a coprirle gli occhi, limpidi e chiarissimi sotto il sole caldo di mezzogiorno.
Sembrava anche essere meno pallida e provata: lo sapevo che una volta lavato via il sale sarebbe stata meglio.
“Hem… Cosa c’è?”
Chiese imbarazzata notando il mio sguardo, mentre un lieve rossore le colorava le guancie.
“Nulla”
Scossi la testa con un sorriso.
“Hey ma… Il pranzo! E’ ora di pranzo!”
Esclamai preoccupato, spalancando gli occhi e rendendomi tutto d’un tratto conto del ritardo che avevo accumulato.
Schizzai verso la sala mensa, veloce, sentendo il mio stomaco protestare rumorosamente.
Mi voltai però all’improvviso dopo pochi passi, notando che Mikami non si era mossa di un centimetro:
“Non vieni?”
Chiesi con una certa urgenza, impaziente.
Scosse il capo, facendo oscillare appena i capelli chiari.
“Come vuoi”
Scrollai le spalle, fiondandomi verso la mensa e spalancando la porta con la delicatezza di un tornado: fatti suoi se non aveva fame, perché io invece ne avevo eccome!


*



Dopo aver abbondantemente pranzato, mi ero ritirato nella mia cabina per schiacciare un sonnellino: non so bene se fosse a causa della narcolessia o perché tendevo ad esagerare “un pochino” con il cibo, fatto sta che dopo i pasti non di rado capitava che mi venisse un gran sonno.
Comunque, una volta svegliato, mi ero diretto verso la cabina di Mikami per informarla che avevo deciso di andare a fare un salutino al Babbo; a pranzo avevo colto l’occasione, tra un boccone e l’altro, di discutere della faccenda anche con Jake e Tai, rispettivamente navigatore e timoniere, arrivando a concludere che, dal momento che la Moby Dick non era molto distante da noi, se avessimo trovato il vento favorevole saremmo arrivati nei suoi pressi già il giorno dopo.
Il problema a questo punto era stato che, entrato nella cabina di Mikami, l’avevo trovata vuota.
Avevo guardato sotto il letto e sotto il tavolo senza alcun risultato e, rendendomi conto che non c’erano altri angoli in cui si sarebbe potuta nascondere, era da un quarto d’ora buono che andavo su e giù per la nave cercandola, preoccupato dei guai che avrebbe potuto combinare.
“Mikami? Mikami? Qui micio micio..!”
Provai per l’ennesima volta appoggiandomi pesantemente su un barile, sbuffando.
Non accadde nulla, esattamente come non era accaduto nulla le altre dieci volte che avevo già provato a chiamarla.
“Problemi?”
Sollevai lo sguardo, incontrando un sorridente Rick che si sporgeva dalla coffa.
“Ma ci credi? Ho perso la ragazza”
Ammisi, alzando appena la falda del cappello con la punta dell’indice per incontrare gli occhi del pirata.
“Forse posso aiutarti, Ace”
Rispose con un ampio sorriso allegro.
Mi raddrizzai improvvisamente: perché non ci avevo pensato prima? Ovvio che potesse aiutarmi, essendo la vedetta non poteva non notare chi gli passava sotto il naso no?
…A meno che Mikami non fosse rimasta sottocoperta, ma c’erano solo i dormitori e dubitavo si fosse infilata nella camera di qualcuno dei ragazzi.
Sogghignai: peccato però, sarebbe certamente stata una situazione divertente.
“Un oretta fa si è infilata in cucina”
Mi informò Rick, non troppo sorpreso dal ghigno che apparentemente senza motivo faceva bella mostra di sé sul mio volto.
“Cucina eh? In fondo potremmo andare d’accordo se il primo posto in cui pensa di andare appena la lascio sola è la cucina!”
Constatai con un altro sogghigno, ringraziando il pirata ed andando per l’ennesima volta (e in realtà molto volentieri, c’era sempre spazio per uno spuntino) dal vecchio Gary.
Rimasi letteralmente di sasso davanti alla scena che si presentò ai miei occhi come aprii la porta: Mikami era comodamente accoccolata sulla panca sgranocchiando biscotti e rideva sonoramente alle parole del vecchio Gary che, seduto di fronte a lei a sbellicarsi dalle risate, aveva  tutta l’aria di star raccontando qualcosa di molto divertente.
Al mio ingresso entrambi si girarono di scatto: Mikami arrossì e quasi si strozzò con il biscotto a cui stava dando un morso, mentre il vecchio Gary tornava ad assumere all’istante la sua solita aria burbera, cercando senza successo di nascondere uno sguardo imbarazzato.
“Hem… Continuate pure, non volevo interrompere”
Dissi incerto, ancora esterrefatto.
“Ragazzino, cosa ci fai nella mia cucina?”
Chiese Gary alzandosi, con il suo solito modo di fare brusco e la solita voce tonante, ma ancora con un filo di imbarazzo sul volto rugoso.
“Lei”
Dissi indicando Mikami con il dito, riprendendomi dalla sorpresa.
Forse era affetta da schizofrenia dopotutto: qualche ora prima era riuscita a gelarmi tutto il sangue che mi scorreva nelle vene con un solo sguardo, e ora come niente fosse successo rideva e mangiava biscotti.
La diretta interessata, ancora rossa in volto, a quelle parole sgusciò subito fuori dalla cucina, sussurrando un timido “Ciao Gary”.
Lo sguardo del cuoco si addolcì subito, mentre la sua voce roca rispondeva un:
“Ciao piccola”
Lo guardai perplesso: dove diavolo era finito il mio cuoco di bordo rude e rozzo?
“Vedi di non farla piangere, ragazzo”
Mi apostrofò tornando immediatamente burbero e minaccioso, esattamente come lo ricordavo: oh, eccolo dove era finito.
Mi chiusi rapidamente la porta alle spalle, preferendo non rispondere: ogni tanto mi veniva da chiedermi chi tra noi due fosse in realtà il comandante, ma l’unica volta che gli avevo fatto notare che ero io e che per questo avrebbe dovuto mostrarmi rispetto, mi aveva tenuto a stecchetto per un giorno intero.
Inutile dire che una tale idea non mi era mai più neanche passata per la mente.
Rabbrividendo al solo ricordo, sospirai abbassando gli occhi su Mikami:
“Mi fa piacere che tra tutti i pirati che ci sono sulla nave tu ne abbia trovato almeno uno che ti piace”
Commentai con un sorriso sornione, soltanto per vederla arrossire di nuovo.
Avanti, non le avevo fatto nulla nonostante tutte le scocciature che mia aveva causato, avevo il diritto di divertirmi un po’ no?
“Comunque non avevo bisogno di te, mi stavo solo chiedendo dove fossi”
Affermai, scordandomi completamente del mio buon proposito di riferirle le mie intenzioni riguardo la Moby Dick.
“Io invece si”
Ribatté lei cogliendomi di sorpresa.
Rimasi in silenzio, le sopracciglia arcuate dallo stupore, in attesa che continuasse.
“Non voglio più essere un marine”
Disse improvvisamente tutto d’un fiato, fissandomi intensamente.
Rimasi, per la seconda volta in pochi minuti, di sasso.
Mikami s’imbronciò appena, sporgendo il labbro inferiore in avanti e incrociando le braccia sul petto.
“Oh… Okay… Si, bene!”
Esclamai con decisione, rendendomi improvvisamente conto della bellezza di quell’affermazione.
“Si! Un’altra figlia di Barbabianca! Vecchio 1 e Marina 0! Stasera dopp-”
“No!”
Sbottò all’ istante, mentre i suoi occhi si schiantavano nei miei spegnendo il mio entusiasmo come una secchiata d’acqua fresca.
Rimasi di nuovo in silenzio, stordito da quel rifiuto così deciso.
“Non. Diventerò. Un. Pirata.”
Disse dura.
Fece una pausa, espirando in un sibilo:
“Non voglio più combattere. E non voglio più prendere ordini! Da nessuno. Voglio solo fare ciò che mi va e quando mi va. E non voglio più combattere…”
Ripeté mentre chinava lo sguardo e la sua voce si faceva più flebile.
Vedendo i primi segni di un imminente cedimento, preferii non comunicarle che, se quello che voleva era essere libera e fare ciò che voleva, bè allora era proprio sulla buona strada per diventare un pirata.
“Perfetto, un civile a bordo non è un problema”
Affermai invece con un sorriso sicuro, sperando vivamente che bastasse per non farla piangere: davvero, era qualcosa che non potevo sopportare di vedere.
Inoltre, Gary mi avrebbe tenuto a dieta per almeno una settimana se lo fosse venuto a sapere…
Tornò a sollevare gli occhi, sbirciando timidamente i miei, mentre un sorriso forzato le stirava le labbra.
“Stasera si festeggia, ti unirai a noi?”
Chiesi con un ampio sorriso cercando di rallegrarla, glissando sul motivo di tale festa: non mi sembrava proprio il caso di uscirmene con un “Facciamo una festa perché abbiamo sterminato qualche decina di tuoi ex-compagni senza farci neanche un graffio, ti va di venire?”.
No, proprio non era il caso di ricordarle il recente scontro.
Scosse la testa con forza, facendo oscillare la frangia davanti agli occhi.
“Dai, non vuoi inaugurare la tua nuova vita? Con un bel brindisi magari?”
Cercai di persuaderla con un sorriso complice, mentre mi chiedevo se davvero poteva essere definito “brindisi” il rumoroso cozzare dei boccali di birra o delle coppe per il sakè.
Scosse la testa castana con ancor più vigore riprendendo a guardarmi, sospettosa.
Ahhhhh, e un'altra crisi di pianto era stata scongiurata.
“Sicura?”
Feci un ultimo tentativo.
Annuii con forza, senza dire una parola.
“E va bene, non posso mica obbligarti in fondo.”
Rimasi un attimo in silenzio, senza avere più nulla da dire.
“Okay, ho un paio di faccende da sbrigare, ci vediamo dopo”
Conclusi.
Mi voltai iniziando a camminare, alzando la mano in un muto cenno di saluto.
“Ace!”
Mi arrestai, sorpreso da quel richiamo.
“Grazie”
Feci appena in temo a voltarmi per incontrare con i miei due grandi occhi azzurri, limpidi e trasparenti come il mare quando si fa meno fondo vicino alla riva, prima che scomparisse sottocoperta.
Ripresi a camminare, scuotendo appena la testa con un sorriso: probabilmente non sarei mai riuscito a capirla, ma un “grazie” per me era già più che sufficiente.


Spazio autrice:
Tadaaaaan! Nuovo capitolo come promesso! ^^
Mhh, non ho molto da dire al riguardo...

Ma qualche giorno fa mi annoiavo, ed ecco cosa accade quando mi annoio: Mikami A presto gente ;)
  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Miyuki chan