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Autore: Manu75    28/08/2006    1 recensioni
Severus ha 16 anni, è una mattinata particolare e lui prende una decisione che cambierà il suo destino. E non solo il suo.
Deve compiere una scelta:
Cuore o ragione?Amore o ambizione?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Lily Evans, Narcissa Malfoy, Severus Piton | Coppie: Severus/Narcissa
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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'Il libro e il falò'


ULTIMA PARTE


Ecco, si trovava nella sala comune dei Serpeverde. Nel grande caminetto in pietra che dominava la stanza, le fiamme erano quasi estinte. Severus stava in piedi di fronte ad esso, tra le mani aveva un libro dalla copertina nera. Era liscia e fredda al tatto. Severus l’aprì: le pagine all’interno erano bianche, non vi era scritto nulla. Poi, all' improvviso, davanti ai suoi occhi le pagine cominciarono a riempirsi velocemente. La sua stessa grafia sottile le andava coprendo. Le parole si susseguivano a velocità vertiginosa, così come le immagini che narravano gli sfrecciavano nella mente.
Il libro stava colmandosi del suo cuore.

RICORDI:

Primo anno.
Era giunto ad Hogwarts da poco. Lucius Malfoy l'aveva preso sotto la sua ala protettrice. Severus aveva finto compiacenza. Era consapevole del proprio aspetto sgradevole ma era anche consapevole di valere assai più di Lucius. E anche Malfoy se ne rendeva conto, probabilmente.
Narcissa, invece, gli si era avvicinata per una sorta di curiosità. Lo strano, scuro, impassibile ragazzino che faceva parlare di sé per la propria conoscenza della magia oscura e per la propria indubbia abilità in ogni branca della magia tradizionale, aveva attirato la sua attenzione. Ma lo trattava alla pari, non con la condiscendenza di Lucius, pur essendogli superiore per nascita, bellezza, spirito. Narcissa allora non aveva ancora tredici anni, ma già possedeva un portamento magnifico. Il bel volto regale, incorniciato da lunghi capelli biondi, soffuso d'orgoglio.

Secondo anno.
Era nella Sala Grande. Una delle rare volte in cui consumava un pasto in mezzo agli altri studenti. Sedeva isolato. Lucius aveva terminato gli studi l'anno prima.
Mentre mangiucchiava qualcosa teneva aperto dinnanzi a sé il libro di Difesa contro le Arti Oscure, sbuffando mentalmente per la futilità di quella lettura. Narcissa si era avvicinata a lui, sedendoglisi vicino. L'aveva ripreso, bonariamente, per la sua mancanza di buone maniere, lui aveva accolto il rimprovero in silenzio. Di solito era Narcissa a parlare. Il contrasto tra di loro era stridente. Molti studenti li osservavano di sottecchi, alcuni ridacchiavano. Nessuno apertamente però, Narcissa era molto popolare ma sapeva raggelare qualcuno con un solo sguardo. Mentre consumavano il pasto in quel quieto silenzio, aveva visto marciare verso di loro Bellatrix, la sorella maggiore di Narcissa. Avvenente quanto la sorella e altrettanto orgogliosa, Bellatrix possedeva una bellezza scura in contrasto con quella chiara di Narcissa, mancava però della calma elegante della sorella minore. Ignorando lui si era chinata sulla sorella, bisbigliandole qualcosa. Narcissa non si era nemmeno voltata, Severus aveva visto, con la coda dell’occhio, il profilo di lei irrigidirsi. Poi Narcissa aveva sussurrato qualcosa in risposta. Bella si era raddrizzata come se un fulmine l'avesse colpita. Con aria oltraggiata aveva girato sui tacchi e si era allontanata, furiosa. Severus era riuscito a stento a reprimere un sorrisetto mentre qualcosa di caldo gli si agitava nel petto.

Terzo anno.
Era solo nella Sala Comune dei Serpeverde. Tutti erano andati a dormire. Era seduto su una poltrona con in grembo un foglio di pergamena, il caminetto era spento, anche se in quella notte di marzo l'aria era frizzante. Il Professor Slughorn l'aveva convocato nel suo ufficio prima di cena, era imbarazzato ed agitato, il volto grasso coperto di goccioline di sudore. Gli aveva porto un foglio di pergamena già aperto, tamponandosi il viso con un enorme fazzoletto bianco con un’aria molto nervosa . La lettera proveniva dall’Ospedale San Mungo. Severus aveva letto, impassibile, sotto gli occhi ansiosi e vagamente curiosi del Professore che studiavano le sue reazioni. Sua madre era morta. Il Professore era rimasto spiazzato e, per certi versi, sollevato dalla freddezza con cui lui aveva accolto la notizia. Improvvisamente Severus si era riscosso dai propri pensieri: Narcissa era in piedi accanto a lui. Senza dire nulla, si era seduta nella poltrona accanto alla sua. Avevano vegliato in silenzio, l'una accanto all'altro, per tutta la notte.

Quarto anno.
Stava leggendo in Biblioteca, in una bella giornata di maggio quando, alzando lo sguardo, aveva visto Narcissa in piedi di fronte a lui. Ricordava che il suo bel volto pallido era particolarmente serio. Era da settimane che non avevano l’occasione di parlare a quattrocchi. Lei gli si era seduta accanto e, con un lieve sorriso, l’aveva pregato di spiegarle un passaggio particolarmente complicato nella preparazione di una pozione. Era probabile che venisse inserita nell’esame di Pozioni per i G.U.F.O quell'anno e lei era preoccupata. Chi poteva aiutarla se non il migliore pozionista della scuola? Lui aveva acconsentito mantenendo il consueto atteggiamento distaccato ma, all’improvviso, le voci allegre che provenivano dall’esterno avevano smesso d’irritarlo.

Quinto anno.
Rientrava nella Sala Comune senza aver cenato. Camminava svelto, senza guardarsi attorno quando, all’improvviso e apparentemente senza motivo, era caduto rovinosamente a terra. Sorpreso aveva cercato di rialzarsi, ma le sue mani erano saldamente legate tra loro, così come le gambe. Qualcuno gli aveva lanciato l’Incantesimo delle Pastoie. Aveva cominciato ad agitarsi, quando una voce alle sue spalle l’aveva gelato. “Bene, bene Mocciosus, ecco che finalmente ti trovi nella posizione che più ti si addice! A pancia in giù, sul pavimento. Proprio adatta al grosso scarafaggio che sei.” Con uno sforzo immane Severus si era girato, la sua bacchetta era irraggiungibile, nella tasca interna della divisa. A torreggiare su di lui c’era Sirius Black, un’espressione derisoria dipinta sul volto, la bacchetta sguainata. “Ridotto ad attaccare alle spalle Black?”gli aveva chiesto Severus incidendo in ogni parola il disprezzo che provava. Aveva cercato di dominare la paura, mentre il cuore gli galoppava in petto. L’espressione divertita aveva lasciato il volto di Sirius, sostituita da una piena di disgusto. “Prendo esempio da te Mocciosus. Se ti azzardi ancora a cercare di attaccare James alle spalle, tra una lezione e l’altra, non…” ma Sirius non aveva terminato la frase, all’improvviso aveva vacillato, riuscendo ad evitare di rovinare al suolo egli stesso solo appoggiandosi con la schiena al muro. Le sue mani e le sue gambe si erano chiuse come se fossero calamitate, la bacchetta gli era sfuggita di mano, cadendo ai suoi piedi. Era vittima dell’Incantesimo delle Pastoie a propria volta. Severus aveva visto sopraggiungere Narcissa, camminava a passo svelto e deciso, la bacchetta puntata su Sirius, gli occhi lampeggianti, la spilla da Prefetto, appuntata alla sua divisa, che sembrava catturare tutta la poca luce del sotterraneo. Non aveva lanciato nemmeno uno sguardo a Severus, gli occhi fissi su Sirius. “Sei nei guai Black.” aveva esordito, gelida. “Dieci punti in meno al Grifondoro e sta pur certo che, dopo che avrò parlato con la Professoressa Mc Granitt, diventeranno cinquanta. Senza contare la punizione che ti aspetta.” Si erano fronteggiati per qualche istante, fissandosi negli occhi identici.
Sirius aveva sfoderato un sorrisetto ironico “Decisamente i nostri gusti in fatto di amicizie divergono, cugina.”
“Per una volta ci troviamo d’accordo, cugino.” Aveva replicato lei, senza l’ombra di un sorriso. Poi con un lieve movimento del polso l’aveva liberato dall’Incantesimo, permettendogli di raddrizzarsi e sorvegliandolo mentre raccoglieva la bacchetta da terra. Sirius si era voltato, dopo un’ultima occhiata sprezzante a Severus, e con un pigro movimento della bacchetta, l’aveva liberato a sua volta dall’Incantesimo. “Ti è andata bene Mocciosus. Ma non ci sarà sempre qualche ragazza nelle vicinanze pronta a correre in tuo aiuto”. Si era allontanato seguito da Narcissa che non aveva atteso nemmeno che Severus si alzasse da terra.
Lui li aveva osservati allontanarsi e, invece dei consueti sentimenti di rabbia, odio e umiliazione, era stato invaso dall’orgoglio e dall’ammirazione per la forza e la fierezza di Narcissa. Avrebbe dovuto rendersene conto allora….

AMORE:
Sesto anno.

Solo pochi mesi prima. Era una fredda notte di gennaio e, come sempre, si era trattenuto più a lungo degli altri nella Sala Comune, seduto vicino al fuoco tenendo sulle ginocchia la sua vecchia copia de “Pozioni avanzate”. I bordi delle pagine erano colmi di appunti che lui stava rileggendo al riverbero delle fiamme. Improvvisamente aveva udito un sussurro giungere alle sue spalle. “Severus?”, si era voltato e aveva visto Narcissa in piedi poco distante da lui, con un’aria interrogativa sul volto. Una volta certa che si trattasse proprio di lui, gli si era avvicinata aggirando la poltrona e si era inginocchiata ai suoi piedi. Con un piccolo sbuffo gli aveva tolto dalle mani il libro, chiudendolo e gettandolo per terra. Gli aveva rivolto uno strano sorriso, posando le proprie mani su quelle di lui, rimaste abbandonate sulle ginocchia. Una luce febbrile le brillava negli occhi, il viso, solitamente composto, era pervaso da una grande emozione, si era passata i capelli ,negligentemente, dietro le orecchie. Decisamente non era la solita Narcissa.
“Severus…” aveva ripetuto, lo sguardo mobile e incapace di soffermarsi sul volto di lui “non posso dormire. Devo parlare con qualcuno…”, finalmente aveva fissato lo sguardo nel suo. “Lucius mi ha spedito un gufo questo pomeriggio. Lui e suo padre sono andati a parlare con mio padre: E’ tutto deciso. Io e Lucius siamo fidanzati, anche se ancora non ufficialmente.” Dopo un istante aveva nuovamente distolto lo sguardo da quello di Severus, fissandolo nel fuoco. Si era accoccolata per terra, una mano in grembo che giocherellava con le pieghe della divisa, l’altra ancora posata sopra le mani di lui. “Non è magnifico, Severus? Ciò che ho atteso per anni…” la voce si era affievolita. Erano passati alcuni istanti, il silenzio rotto solo dal crepitio delle fiamme.
“Severus..” stavolta, nel pronunciare il suo nome, la voce di lei aveva vibrato di un’emozione sotterranea. La mano aveva tremato lievemente sulle sue. Ancora un lungo silenzio. “Vuoi restare qui, accanto a me, stanotte?”
Lui si era limitato ad annuire, incapace di parlare. Nel momento stesso in cui aveva capito dove si trovava il proprio cuore, se l’era sentito strappare dal petto.

DESIDERIO:
Aprile.
Percorreva un corridoio deserto, la maggior parte degli studenti era ad Hogsmeade. Gli altri si trattenevano fuori a godersi la bella giornata. Improvvisamente Narcissa gli era corsa incontro, lo sguardo colmo di eccitazione repressa. Le guance in fiamme. Si era fermata a pochi passi da lui guardandosi attorno prima di parlare. “Ho visto Lucius, poco fa, ad Hogsmeade. Mi ha detto tutto, nessuno se lo merita più di te, Severus. Nessuno è più degno di te, ti farai onore…lui non potrà che apprezzarti.” Si erano fissati negli occhi .Erano alti pressappoco uguali. Improvvisamente lei aveva allungato una mano sul suo braccio sinistro, per poi posargli un leggero bacio sulla guancia. “Sono felice per te!”, si era voltata ed era sparita alla stessa velocità a cui era arrivata. Lui era rimasto in mezzo a quel corridoio, con ancora nelle narici il profumo di lei, sulla guancia l’impronta delle sue labbra, sul collo il tocco dei suoi capelli. Scosso da un tremito interiore, le viscere in fiamme.

DESTINO:
Ritornò indietro a quella sera di gennaio. Lei era accoccolata ai suoi piedi. “Non è magnifico, Severus?” gli aveva chiesto.
Avrebbe riscritto, solo per sé, quel momento. Questa volta non sarebbe rimasto passivo.
Immaginò allora di prenderla per le spalle e scuoterla. Immaginò di dirle ciò che il suo cuore gridava e cioè che non c’era nulla di magnifico in ciò che lei gli aveva detto, che non sopportava di vederla fingere una gioia che non provava. Che sapevano entrambi che non avrebbero mai più potuto né parlarsi né vedersi, una volta che lei avesse compiuto quel passo, perché lui non sarebbe mai stato ammesso nel suo mondo. Le sue origini e il suo aspetto glielo avrebbero impedito. Che sapevano entrambi che Lucius era un uomo da poco, che di lei desiderava solo il nome e il sangue. Lucius non si curava di sapere quanta passione, quanto cuore c’erano in lei. Solo lui, Severus, lo sapeva, perché loro due erano uguali. E, se solo gliel’avesse chiesto, lui sarebbe diventato degno di lei.
Perché lui la amava. Con tutto il suo cuore.

Il libro si chiuse con un tonfo. Era colmo. Era tiepido adesso e sembrava palpitare tra le sue mani.
Severus si avvicinò al caminetto e, senza esitare, vi gettò il libro. Le fiamme morenti si ridestarono immediatamente e sembrarono esplodere intorno ad esso. Nel riverbero quasi accecante le osservò mentre lo consumavano, divorandolo. Le osservò divorare il suo cuore. Alla fine le fiamme si spensero e non rimase che cenere.
Si inginocchiò davanti al caminetto e osservò quella cenere fumante. Chinò la testa e pianse.

Lentamente, Severus tornò alla realtà. Aprì gli occhi nell’attimo stesso in cui l’ultimo granello di sabbia cadeva nella piccola clessidra. Riprese lentamente coscienza di dove si trovava, dei suoni e della luce che lo circondavano.
Si alzò, lasciando la clessidra sul tavolo a catturare i raggi di sole che filtravano dall’esterno. E, senza nemmeno gettare un ultimo sguardo dietro di sé, si incamminò verso l’uscita della Biblioteca.
Una volta nell’atrio della Scuola si diresse verso la scala che portava al sotterraneo dei Serpeverde. Mentre avanzava, in mezzo ai gruppetti di studenti che si erano radunati a chiacchierare e si apprestavano ad uscire, scorse Narcissa.
Lei stava al centro di un gruppetto di ragazze dall’aria eccitata e sembrava godersi tutta quell’attenzione. Anche lei lo vide e gli sorrise, quel sorriso particolare che rivolgeva solo a lui. Le altre ragazze lo ignorarono, bisbigliando tra di loro.
Severus le rispose con un secco cenno del capo. Sul volto di Narcissa il sorriso si affievolì, cercò di incontrare nuovamente il suo sguardo, con aria incerta. Ma lui proseguì il suo cammino, costeggiando con passo deciso l’atrio, la veste nera che ondeggiava attorno a lui, il volto imperscrutabile nascosto da due cortine di lunghi capelli neri.
Imboccò le scale che portavano al sotterraneo, fendendo la folla di studenti che le risalivano.
Voltando le spalle alla luce scese nell’oscurità.


 
FINE
  
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