Libri > Harry Potter
Ricorda la storia  |      
Autore: SAranel    12/01/2012    3 recensioni
Ron è costretto ad un alzataccia... particolare. In cerca di una distrazione, un incontro in Sala Comune gli aprirà gli occhi su una certa faccenda...
“Her-Hermione” balbettò Ron cercando di coprirsi poggiandosi un libro in grembo. “co-come mai sveglia a quest’ora?” domandò, diventando nuovamente un tutt’uno con il colore dei suoi capelli.[...]
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Come è nata questa storia? Premettendo che non è nulla di autobiografico (:D) , ho semplicemente cominciato a scrivere, e l'idea è arrivata man mano. Spero di non aver fatto troppo male, al solito :)
Buona lettura!

S.

Night Trouble






Ron non riusciva a dormire, dopo quel sogno. Si agitava tra le coperte, come volesse consumarle, aprendo e chiudendo le tende indeciso tra l’alzarsi e il tentare di riprendere sonno.
Scartando completamente la seconda ipotesi scese velocemente dal letto, imbarazzato e irritato chiedendosi per quale maledetto motivo il suo corpo dovesse reagire sempre così in quella circostanza. E poi quel pigiama era almeno di una taglia in meno della sua e rendeva il tutto più che evidente. Certi aspetti del suo funzionamento non li avrebbe mai capiti e nemmeno aveva voglia di comprenderli. Si sarebbe solo innervosito ancora di più.

Diede una rapida occhiata in giro. Neville era profondamente addormentato, Dean e Seamus dal canto loro, sembravano non potersi svegliare nemmeno con una cannonata. Harry, come suo solito, cambiava continuamente posizione nel sonno, tormentato sicuramente da uno dei suoi sogni. Ron impallidì, chiuse le gambe più che poteva, anche se a ben poco serviva, per evitare di offrirgli quel penoso quadretto di ben svegliato. Se Harry l’avesse visto a quel modo, Ron lo sapeva, non avrebbe tirato fuori la faccia dal dormitorio nemmeno se fosse arrivato il Preside in persona a tirarcelo fuori con la forza.
In punta di piedi, scivolò in uno dei bagni, fortunatamente tutti liberi, senza rumori a far presagire il contrario. Chiuso a chiave, si abbandonò sulla tavoletta chiusa del water con la testa tra le mani, pensando a cosa era meglio fare, per risolvere.

Un’idea gli balenò nella mente, e avvampò, diventando rosso fino alla punta delle dita, in un grazioso quanto inquietante pendant con la sua chioma scompigliata.

“Non ci penso nemmeno” disse tra se e se “non dopo questo sogno. Non qui, no no. Non con… Nick Quasi-Senza-Testa, folletti e poltergeist che svolazzano in giro”. Giocherellò con i piedi sul freddo pavimento del bagno, cercando una distrazione, cercando un metodo alternativo per quel… problema.
“Magari posso scendere in Sala Comune” si disse “magari troverò qualche libro da leggere o cose così mentre l’affare torna a posto” si illuminò, alla sola ipotesi di potersene liberare.
Diede un occhiata all’orologio. Le tre e trenta. Ron tirò un sospiro di sollievo. Con un po’ di fortuna a quell’ora di notte, avrebbe trovato la Sala Comune praticamente vuota da ragazzini addormentati sui libri o studenti più grandi in vena di festicciole notturne improvvisate. Alla fine della scala a chiocciola, con il suo piccolo problema che ancora continuava a tormentarlo sbirciò velocemente per un rapido controllo della situazione. Il fuoco sfrigolava nel camino, su ceppi freschi, appena posati accanto alla fiamma calda e viva. Ancora facendo attenzione a non fare il minimo rumore, spostò la poltrona davanti al fuoco, sistemandola meglio e mentre già pregustava il calore confortante del fuoco fu distratto da qualcosa che gli artigliò i calzoni.

“Oh Merlino!” gridò, senza preoccuparsi più degli studenti nei dormitori. Si voltò velocemente e sbiancò quando si ritrovò davanti Dobby, l’Elfo domestico.

“Ron Weasley non riesce a dormire, Signore?” gli domandò, guardandolo con i suoi occhioni acquosi, sistemandosi meglio lo sformato ammasso di lana rossa che quel giorno aveva designato come suo copricapo. “Ron Weasley ha qualche problema?”

Ron boccheggiò in cerca di qualcosa da replicare, cercando di riprendersi dallo shock di quell’incontro improvviso e terribilmente inopportuno.

“Io io…” disse “no Dobby, è…è tutto sotto controllo. Volevo solo sedermi un po’ davanti al fuoco”

Dobby lo scrutò con un sorriso bonario, come se non fosse completamente convinto delle sue parole. Gli strattonò ancora delicatamente i pantaloni del pigiama piegando un po’ la testa, per studiarlo meglio. Ron cominciò a sudare.

“Mi sembra che il Signor Weasley abbia un problema però” sentenziò e Ron sentì le ginocchia cedere. Dobby battè le mani, deliziato “Dobby può aiutare! Dobby sapere tutto su certe cose!”
Ron dovette sedersi dopo quell’ultima uscita. Dobby sapeva tutto su… su cosa? Per quanto quell’elfo gli fosse simpatico, per quanto fosse divertente e amichevole lui non poteva neanche pensare che lui potesse –e qui arrossì nuovamente- aiutarlo.

“Aiutarmi, Dobby?” bisbigliò Ron “Come… come pensi di fare, di grazia?”

Dobby lo guardò come se avesse parlato una lingua sconosciuta.

“Doxy ha fatto nido nei pantaloni di Ron Weasley mentre dormiva,si?” disse Dobby sicuro “Dobby prende Pozione Disinfestante si!”

Ron non sapeva se ridere o sentirsi immensamente sollevato. Decise di non offenderlo e optare per una reazione più diplomatica.
“Dobby ti ringrazio davvero ma non ce n’è bisogno” disse con il tono più normale che riuscì a trovare “penso di poter fare da solo, grazie”

Dobby ridusse gli occhi a fessure. “Ron Weasley ne è sicuro?” disse.
Ron annuì energicamente. Dobby ancora scrutandolo curioso gli rivolse un cenno di saluto, poi, schioccando le dita, sparì.

Il ragazzo finalmente si rilassò sulla poltrona, accavallando le gambe dove era ancora tutto perfettamente come all’inizio. Preoccupato, proiettò un imbarazzatissimo se stesso immaginario in infermeria, svariate ore dopo, a spiegare a madama Chips l’origine del… disturbo. Rabbrividì.

“Vediamo, vediamo, vediamo” disse, a voce non troppo alta “che razza d’incantesimo potrei usare? Che libro potrei leggere?” si domandò scrutando i titoli presenti nella modesta libreria a disposizione della Sala Comune.
“Trasfigurazione per Principianti” fu scartato per primo. Avrebbe potuto trasfigurarlo certo, ma era sicuro che ne avrebbe sentito la mancanza, in futuro. “Dividere gli oggetti: Volume 1” e “Evanesco per Tutti” andarono immediatamente a far compagnia al primo tomo.

“Maledetto me quando non ascolto quel che dice Hermione” gridò, senza preoccuparsi di essere sentito.

“Ma allora è proprio vero che la notte porta consiglio” un’altra voce, stavolta femminile, fece quasi finire Ron di sedere dritto nel caminetto. E cosa più terribile ancora era il fatto che conosceva più che bene quella voce.

“Her-Hermione” balbettò Ron cercando di coprirsi poggiandosi un libro in grembo. “co-come mai sveglia a quest’ora?” domandò, diventando nuovamente un tutt’uno con il colore dei suoi capelli.

Lei sembrò stupita dal suo strano comportamento. Con sommo orrore di Ron, si sedette sulla poltroncina accanto a quella su cui lui si era sistemato.
“Nulla, solo un po’ d’insonnia. Pensavo di leggere qualcosa che conciliasse il sonno” rispose, con un sorriso “tu invece?”

Ron deglutì.
“Lo-lo stesso” cercò di chiudere li, pregando mentalmente perché lei prendesse uno qualunque di quei libri e risalisse su per la scala del suo dormitorio. La ragazza, ovviamente, si risistemò sulla sedia, mettendosi comoda.
“Parlavi di incantesimi, o sbaglio? Cosa ti serve?” gli chiese, scrutandolo “oltretutto ti vedo davvero strano, Ron”

Cosa fare adesso? Ron non vedeva via d’uscita. Oltretutto la causa di tutto quel trambusto troneggiava ancora fiera, e senza segni di voler demordere, nel cavallo dei suoi pantaloni. Si maledisse per aver viaggiato troppo con la fantasia mentre cercava di addormentarsi la sera prima. La prossima volta avrebbe pensato a una partita di Quidditch o, prospettiva tutt’altro che allettante ma sicura, a una tediosissima lezione di Pozioni con Piton.

“Nulla… io cercavo un incantesimo veloce per… per ridurre lo… stress” buttò li. Hermione gli sorrise scuotendo la testa.
“Non c’è bisogno d’incantesimi, Ron. Ci sono cose per cui la magia non serve. Devi aiutarti da solo, in certi casi!” disse e Ron gemette sonoramente “cerca di darti una mano, insomma”
“Una mano” ripeté Ron annuendo, sprofondando nella poltrona, cercando di incrociare il meno possibile lo sguardo di Hermione. Non riusciva a guardarla, non in quel momento, non con quella… cosa così in bella vista. “Forse dovrei seguire il consiglio”

Hermione, dal canto suo, era compiaciuta di poter aiutare un amico, lo era sempre stata. Ron in quel momento però non sembrava particolarmente felice e soddisfatto del consiglio ricevuto. Anzi, continuava a distogliere lo sguardo dal suo tenendo quel libro in grembo con mani tremanti, come se avesse chissà cosa da nascondere.
“Ron, sicuro che vada tutto… tutto bene?”

Il rosso le sorrise, poco convincente. “Benissimo, Hermione! Tranquilla, ho solo bisogno… sono solo… un po’…” senza nemmeno sapere come, mentre si rigirava sulla poltrona in una strana contorsione, il libro che Ron teneva stretto scivolò malamente ai piedi del camino. Come a volersi prendere gioco di lui, il caminetto sbuffò. Hermione a quel punto non poté non notare il vistoso impedimento che Ron cercava in tutti i modi di nascondere prima. Se avesse potuto, sarebbe fuggita via a gambe levate su per il suo dormitorio, ficcandosi sotto dieci strati di coperte pur di non vedere la faccia di Ron in quel momento. Era più che palese che avesse capito che lei aveva capito.

Una parte di Hermione però era decisa a restare, interpretando quella situazione come un segno, una sorta di svolta nel loro rapporto. Si era stancata ormai di nascondere quello che provava per Ron, era stufa dell’impassibilità del ragazzo nei suoi confronti: in certi momenti sembrava considerarla molto più di un’amica… e in altri sembrava non importarsene assolutamente nulla. Che l’avesse…sognata, quella notte? E che quella fosse l’inevitabile risultato del brusco risveglio dovuto a quel sogno?

Hermione non parlò, non subito, shockata e divertita dalla reazione di Ron alla sua ‘scoperta’.
“Ron… io… stai tranquillo, non è successo… niente” boccheggiò, scarlatta in volto mentre Ron sembrava dover fumare dalle orecchie da un momento all’altro.
“Non è come c-credi” rispose con una vocina non sua “un doxy ha fatto il nido n-nei miei pantaloni”

Hermione si trattenne dallo scoppiare a ridergli in faccia li, davanti alla sua espressione seria e convinta. Si mise una mano davanti alla bocca, fingendo di tossire, mentre il suo cuore batteva all’impazzata. Era sempre più sicura di esser vicina ad una svolta, al momento in cui finalmente sarebbe cambiato qualcosa tra lei e Ron. Era imbarazzata certo, ma quell’occasione non si sarebbe facilmente ripresentata.

“E te lo porti dietro li dentro?”

“E’ per… per cura delle creature magiche”

Hermione non resistette più.

“Non devi vergognarti, Ron. Puoi… puoi parlarne liberamente con me sai. So molto sull’argomento” si ritrovò a dire. Si morse la lingua subito dopo. Lei e la sua lingua veloce…

Ron ridacchiò, nonostante l’imbarazzo.

“Magari questa faccio finta di non averla sentita, eh Hermione?” disse.
Lei di tutta risposta, mugolò un si pieno di vergogna.
“Comunque non c’è molto da dire” continuò Ron “insomma, a parte il fatto che sono davanti alla mia migliore amica con questa cosa in bella vista, parlando del fatto che lei sappia tutto sull’argomento”

“Oh, lascia perdere” tagliò corto Hermione, in fiamme “allora? Ti va di parlarne?”

Ron si rabbuiò. Si tormentò le mani sfregandole l’una sull’altra, accavallando e scavallando le gambe trovando una posizione confortevole.

“Io non so se…”
“Sei teso come una corda di violino, Ron. Ti farà bene” Hermione ci sperava, ci sperava con tutto il cuore. Se lui le avesse detto di lei, di quello che lei provocava in lui, sarebbe stata fatta, finalmente. Non si sarebbero più cercati e mai trovati, sarebbe finalmente uscito tutto alla luce del sole. Ron e Hermione, Hermione e Ron. Insieme. Il cuore di Hermione sembrava volerle uscir fuori dal petto.

Ron sospirò, si strinse nelle spalle e annuì, convenendo con Hermione.
“Hai ragione” disse “devo parlare, liberarmi” batté un pugno sul palmo della mano.
“Bravo!” lo incoraggiò Hermione.

Ron batté le mani, come a farsi coraggio da solo.
“Ecco, è da un po’…da un po’ che ci penso in verità, Hermione” cominciò Ron, gli occhi fissi nei suoi. Avrebbe potuto perdercisi, se solo li avesse fissati anche solo per qualche secondo ancora…

“Si…” lo spronò Hermione, sentendosi ad un passo dalla vittoria.
“Oggi ho fatto questo sogno… insomma… molto più intenso degli altri. Su questa persona…a cui sono molto vicino, insomma”

Hermione si sostenne alla poltrona, stringendone i braccioli come se stesse per accasciarsi al suolo. Ed era vicina a farlo, lo sapeva.
“Bene”
“Ecco…oggi è stato davvero…wow. Fantastico, diverso. Sembrava tutto così vero… e quando mi sono svegliato, mi sono ritrovato ovviamente in questo stato”

Hermione sorrise, euforica, cercando di mantenere un tono calmo e sufficientemente distaccato.

“Ci tieni davvero a …a questa persona, Ron?”
Lui sorrise, nel mondo dei sogni. Stava ovviamente pensando a lei. Era chiaro, come la luce del sole.
“Tantissimo, Hermione. E’difficile da spiegare, perché si sa, la gente chiacchiera. Ma per questa persona sarei pronto a qualunque cosa” affermò con decisione.
La riccia fu sorpresa e quasi commossa dalle parole di Ron. Non lo aveva mai visto così preso, così accorato, così palesemente… romantico? Sospirò.
“Beh, Ron… io credo che dovresti aprirti con questa persona. Non fa bene tenersi tutto dentro fino a questo punto… devi fare in modo che non rimangano solo sogni, voglio dire”
Ron sembrò pensoso mentre si grattava distrattamente la testa, scompigliandosi la chioma fulva. Annuiva tra se e se come se stesse rimuginando su cosa era meglio fare. Quando il suo sguardo tornò su di lei, sembrò illuminato.
“Io credo che tu abbia ragione, Hermione. E se devo dirla tutta mi è sempre sembrato che ci fosse una sorta di reazione da parte sua. Potrebbe funzionare, no?” domandò, speranzoso.

La ragazza era fuori di sé.

“Ron, si! Questo è lo spirito! Sono fiera di te!” Ron corse ad abbracciarla. La strinse a se, riconoscente, come mai aveva fatto prima e Hermione si sentì finalmente arrivata, soddisfatta. Si umettò le labbra, pronta al dopo, pronta a quello che inevitabilmente sarebbe successo quando l’abbraccio si sarebbe spezzato.
Lui però, stringendola per le spalle con dolcezza si allontanò.
“Corro subito a dichiararmi a Harry! Grazie Hermione!” gridò Ron, salendo due a due i ripidi scalini del suo dormitorio.

Hermione sprofondò nella poltrona, con un tonfo.


*

  
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: SAranel