Come
è nata questa storia? Premettendo che non è nulla
di autobiografico (:D) , ho semplicemente cominciato a scrivere, e
l'idea è arrivata man mano. Spero di non aver fatto troppo
male, al solito :)
Buona lettura!
S.
Night Trouble
Ron
non riusciva a dormire, dopo quel sogno. Si agitava tra
le coperte, come volesse consumarle, aprendo e chiudendo le tende
indeciso tra
l’alzarsi e il tentare di riprendere sonno.
Scartando completamente la seconda ipotesi scese velocemente dal letto,
imbarazzato
e irritato chiedendosi per quale maledetto motivo il suo corpo dovesse
reagire
sempre così in quella circostanza. E poi quel pigiama era
almeno di una taglia
in meno della sua e rendeva il tutto più
che evidente. Certi aspetti del suo funzionamento non li
avrebbe mai capiti
e nemmeno aveva voglia di comprenderli. Si sarebbe solo innervosito
ancora di
più.
Diede
una rapida occhiata in giro. Neville era profondamente
addormentato, Dean e Seamus dal canto loro, sembravano non potersi
svegliare
nemmeno con una cannonata. Harry, come suo solito, cambiava
continuamente
posizione nel sonno, tormentato sicuramente da uno dei suoi sogni. Ron
impallidì, chiuse le gambe più che poteva, anche
se a ben poco serviva, per
evitare di offrirgli quel penoso quadretto di ben svegliato. Se Harry
l’avesse
visto a quel modo, Ron lo sapeva, non avrebbe tirato fuori la faccia
dal
dormitorio nemmeno se fosse arrivato il Preside in persona a tirarcelo
fuori
con la forza.
In punta di piedi, scivolò in uno dei bagni, fortunatamente
tutti liberi, senza
rumori a far presagire il contrario. Chiuso a chiave, si
abbandonò sulla
tavoletta chiusa del water con la testa tra le mani, pensando a cosa
era meglio
fare, per risolvere.
Un’idea gli balenò nella mente, e avvampò, diventando rosso fino alla punta delle dita, in un grazioso quanto inquietante pendant con la sua chioma scompigliata.
“Non
ci penso nemmeno” disse tra se e se “non dopo
questo
sogno. Non qui, no no. Non con… Nick Quasi-Senza-Testa,
folletti e poltergeist
che svolazzano in giro”. Giocherellò con i piedi
sul freddo pavimento del
bagno, cercando una distrazione, cercando un metodo alternativo per
quel… problema.
“Magari posso scendere in Sala Comune” si disse
“magari troverò qualche libro
da leggere o cose così mentre l’affare
torna a posto” si illuminò, alla sola ipotesi di
potersene liberare.
Diede un occhiata all’orologio. Le tre e trenta. Ron
tirò un sospiro di
sollievo. Con un po’ di fortuna a quell’ora di
notte, avrebbe trovato la Sala
Comune praticamente vuota da ragazzini addormentati sui libri o
studenti più
grandi in vena di festicciole notturne improvvisate. Alla fine della
scala a
chiocciola, con il suo piccolo problema
che ancora continuava a tormentarlo sbirciò velocemente per
un rapido controllo
della situazione. Il fuoco sfrigolava nel camino, su ceppi freschi,
appena posati
accanto alla fiamma calda e viva. Ancora facendo attenzione a non fare
il
minimo rumore, spostò la poltrona davanti al fuoco,
sistemandola meglio e
mentre già pregustava il calore confortante del fuoco fu
distratto da qualcosa
che gli artigliò i calzoni.
“Oh Merlino!” gridò, senza preoccuparsi più degli studenti nei dormitori. Si voltò velocemente e sbiancò quando si ritrovò davanti Dobby, l’Elfo domestico.
“Ron Weasley non riesce a dormire, Signore?” gli domandò, guardandolo con i suoi occhioni acquosi, sistemandosi meglio lo sformato ammasso di lana rossa che quel giorno aveva designato come suo copricapo. “Ron Weasley ha qualche problema?”
Ron boccheggiò in cerca di qualcosa da replicare, cercando di riprendersi dallo shock di quell’incontro improvviso e terribilmente inopportuno.
“Io io…” disse “no Dobby, è…è tutto sotto controllo. Volevo solo sedermi un po’ davanti al fuoco”
Dobby lo scrutò con un sorriso bonario, come se non fosse completamente convinto delle sue parole. Gli strattonò ancora delicatamente i pantaloni del pigiama piegando un po’ la testa, per studiarlo meglio. Ron cominciò a sudare.
“Mi
sembra che il Signor Weasley abbia un problema
però”
sentenziò e Ron sentì le ginocchia cedere. Dobby
battè le mani, deliziato
“Dobby può aiutare! Dobby sapere tutto su certe
cose!”
Ron dovette sedersi dopo quell’ultima uscita. Dobby sapeva
tutto su… su cosa?
Per quanto quell’elfo gli fosse simpatico, per quanto fosse
divertente e amichevole
lui non poteva neanche pensare che lui potesse –e qui
arrossì nuovamente- aiutarlo.
“Aiutarmi, Dobby?” bisbigliò Ron “Come… come pensi di fare, di grazia?”
Dobby lo guardò come se avesse parlato una lingua sconosciuta.
“Doxy ha fatto nido nei pantaloni di Ron Weasley mentre dormiva,si?” disse Dobby sicuro “Dobby prende Pozione Disinfestante si!”
Ron
non sapeva se ridere o sentirsi immensamente sollevato.
Decise di non offenderlo e optare per una reazione più
diplomatica.
“Dobby ti ringrazio davvero ma non ce
n’è bisogno” disse con il tono
più normale
che riuscì a trovare “penso di poter fare da solo,
grazie”
Dobby
ridusse gli occhi a fessure. “Ron Weasley ne è
sicuro?” disse.
Ron annuì energicamente. Dobby ancora scrutandolo curioso
gli rivolse un cenno
di saluto, poi, schioccando le dita, sparì.
Il ragazzo finalmente si rilassò sulla poltrona, accavallando le gambe dove era ancora tutto perfettamente come all’inizio. Preoccupato, proiettò un imbarazzatissimo se stesso immaginario in infermeria, svariate ore dopo, a spiegare a madama Chips l’origine del… disturbo. Rabbrividì.
“Vediamo,
vediamo, vediamo” disse, a voce non troppo alta
“che razza d’incantesimo potrei usare? Che libro
potrei leggere?” si domandò
scrutando i titoli presenti nella modesta libreria a disposizione della
Sala
Comune.
“Trasfigurazione per Principianti” fu scartato per
primo. Avrebbe potuto
trasfigurarlo certo, ma era sicuro che ne avrebbe sentito la mancanza,
in
futuro. “Dividere gli oggetti: Volume 1” e
“Evanesco per Tutti” andarono immediatamente
a far compagnia al primo tomo.
“Maledetto me quando non ascolto quel che dice Hermione” gridò, senza preoccuparsi di essere sentito.
“Ma allora è proprio vero che la notte porta consiglio” un’altra voce, stavolta femminile, fece quasi finire Ron di sedere dritto nel caminetto. E cosa più terribile ancora era il fatto che conosceva più che bene quella voce.
“Her-Hermione” balbettò Ron cercando di coprirsi poggiandosi un libro in grembo. “co-come mai sveglia a quest’ora?” domandò, diventando nuovamente un tutt’uno con il colore dei suoi capelli.
Lei
sembrò stupita dal suo strano comportamento. Con sommo
orrore di Ron, si sedette sulla poltroncina accanto a quella su cui lui
si era
sistemato.
“Nulla, solo un po’ d’insonnia. Pensavo
di leggere qualcosa che conciliasse il
sonno” rispose, con un sorriso “tu
invece?”
Ron
deglutì.
“Lo-lo stesso” cercò di chiudere li,
pregando mentalmente perché lei prendesse
uno qualunque di quei libri e risalisse su per la scala del suo
dormitorio. La
ragazza, ovviamente, si risistemò sulla sedia, mettendosi
comoda.
“Parlavi di incantesimi, o sbaglio? Cosa ti serve?”
gli chiese, scrutandolo
“oltretutto ti vedo davvero strano, Ron”
Cosa fare adesso? Ron non vedeva via d’uscita. Oltretutto la causa di tutto quel trambusto troneggiava ancora fiera, e senza segni di voler demordere, nel cavallo dei suoi pantaloni. Si maledisse per aver viaggiato troppo con la fantasia mentre cercava di addormentarsi la sera prima. La prossima volta avrebbe pensato a una partita di Quidditch o, prospettiva tutt’altro che allettante ma sicura, a una tediosissima lezione di Pozioni con Piton.
“Nulla…
io cercavo un incantesimo veloce per… per ridurre
lo… stress” buttò li. Hermione
gli sorrise scuotendo la testa.
“Non c’è bisogno
d’incantesimi, Ron. Ci sono cose per cui la magia non serve.
Devi aiutarti da solo, in certi casi!” disse e Ron gemette
sonoramente “cerca
di darti una mano, insomma”
“Una mano” ripeté Ron annuendo,
sprofondando nella poltrona, cercando di
incrociare il meno possibile lo sguardo di Hermione. Non riusciva a
guardarla,
non in quel momento, non con quella… cosa
così in bella vista. “Forse dovrei seguire il
consiglio”
Hermione,
dal canto suo, era compiaciuta di poter aiutare un
amico, lo era sempre stata. Ron in quel momento però non
sembrava particolarmente
felice e soddisfatto del consiglio ricevuto. Anzi, continuava a
distogliere lo
sguardo dal suo tenendo quel libro in grembo con mani tremanti, come se
avesse
chissà cosa da nascondere.
“Ron, sicuro che vada tutto… tutto bene?”
Il rosso le sorrise, poco convincente. “Benissimo, Hermione! Tranquilla, ho solo bisogno… sono solo… un po’…” senza nemmeno sapere come, mentre si rigirava sulla poltrona in una strana contorsione, il libro che Ron teneva stretto scivolò malamente ai piedi del camino. Come a volersi prendere gioco di lui, il caminetto sbuffò. Hermione a quel punto non poté non notare il vistoso impedimento che Ron cercava in tutti i modi di nascondere prima. Se avesse potuto, sarebbe fuggita via a gambe levate su per il suo dormitorio, ficcandosi sotto dieci strati di coperte pur di non vedere la faccia di Ron in quel momento. Era più che palese che avesse capito che lei aveva capito.
Una parte di Hermione però era decisa a restare, interpretando quella situazione come un segno, una sorta di svolta nel loro rapporto. Si era stancata ormai di nascondere quello che provava per Ron, era stufa dell’impassibilità del ragazzo nei suoi confronti: in certi momenti sembrava considerarla molto più di un’amica… e in altri sembrava non importarsene assolutamente nulla. Che l’avesse…sognata, quella notte? E che quella fosse l’inevitabile risultato del brusco risveglio dovuto a quel sogno?
Hermione
non parlò, non subito, shockata e divertita dalla
reazione di Ron alla sua ‘scoperta’.
“Ron… io… stai tranquillo, non
è successo… niente”
boccheggiò, scarlatta in
volto mentre Ron sembrava dover fumare dalle orecchie da un momento
all’altro.
“Non è come c-credi” rispose con una
vocina non sua “un doxy ha fatto il nido
n-nei miei pantaloni”
Hermione si trattenne dallo scoppiare a ridergli in faccia li, davanti alla sua espressione seria e convinta. Si mise una mano davanti alla bocca, fingendo di tossire, mentre il suo cuore batteva all’impazzata. Era sempre più sicura di esser vicina ad una svolta, al momento in cui finalmente sarebbe cambiato qualcosa tra lei e Ron. Era imbarazzata certo, ma quell’occasione non si sarebbe facilmente ripresentata.
“E te lo porti dietro li dentro?”
“E’ per… per cura delle creature magiche”
Hermione non resistette più.
“Non devi vergognarti, Ron. Puoi… puoi parlarne liberamente con me sai. So molto sull’argomento” si ritrovò a dire. Si morse la lingua subito dopo. Lei e la sua lingua veloce…
Ron ridacchiò, nonostante l’imbarazzo.
“Magari
questa faccio finta di non averla sentita, eh
Hermione?” disse.
Lei di tutta risposta, mugolò un si pieno di vergogna.
“Comunque non c’è molto da
dire” continuò Ron “insomma, a parte il
fatto che
sono davanti alla mia migliore amica con questa cosa in bella vista,
parlando
del fatto che lei sappia tutto
sull’argomento”
“Oh, lascia perdere” tagliò corto Hermione, in fiamme “allora? Ti va di parlarne?”
Ron si rabbuiò. Si tormentò le mani sfregandole l’una sull’altra, accavallando e scavallando le gambe trovando una posizione confortevole.
“Io
non so se…”
“Sei teso come una corda di violino, Ron. Ti farà
bene” Hermione ci sperava, ci
sperava con tutto il cuore. Se lui le avesse detto di lei, di quello
che lei provocava in lui, sarebbe
stata fatta,
finalmente. Non si sarebbero più cercati e mai trovati,
sarebbe finalmente
uscito tutto alla luce del sole. Ron e Hermione, Hermione e Ron. Insieme. Il cuore di Hermione sembrava
volerle uscir fuori dal petto.
Ron
sospirò, si strinse nelle spalle e annuì,
convenendo con
Hermione.
“Hai ragione” disse “devo parlare,
liberarmi” batté un pugno sul palmo della
mano.
“Bravo!” lo incoraggiò Hermione.
Ron
batté le mani, come a farsi coraggio da solo.
“Ecco, è da un po’…da un
po’ che ci penso in verità, Hermione”
cominciò Ron,
gli occhi fissi nei suoi. Avrebbe potuto perdercisi, se solo li avesse
fissati
anche solo per qualche secondo ancora…
“Si…”
lo spronò Hermione, sentendosi ad un passo dalla
vittoria.
“Oggi ho fatto questo sogno… insomma…
molto più intenso degli altri. Su questa
persona…a cui sono molto vicino, insomma”
Hermione
si sostenne alla poltrona, stringendone i braccioli
come se stesse per accasciarsi al suolo. Ed era vicina a farlo, lo
sapeva.
“Bene”
“Ecco…oggi è stato davvero…wow.
Fantastico, diverso. Sembrava tutto così vero… e
quando mi sono svegliato, mi
sono ritrovato ovviamente in
questo
stato”
Hermione sorrise, euforica, cercando di mantenere un tono calmo e sufficientemente distaccato.
“Ci
tieni davvero a …a questa persona, Ron?”
Lui sorrise, nel mondo dei sogni. Stava ovviamente pensando a lei. Era
chiaro,
come la luce del sole.
“Tantissimo, Hermione. E’difficile da spiegare,
perché si sa, la gente
chiacchiera. Ma per questa persona sarei pronto a qualunque
cosa” affermò con
decisione.
La riccia fu sorpresa e quasi commossa dalle parole di Ron. Non lo
aveva mai
visto così preso, così accorato, così
palesemente… romantico? Sospirò.
“Beh, Ron… io credo che dovresti aprirti con
questa persona. Non fa bene
tenersi tutto dentro fino a questo punto… devi fare in modo
che non rimangano
solo sogni, voglio dire”
Ron sembrò pensoso mentre si grattava distrattamente la
testa, scompigliandosi
la chioma fulva. Annuiva tra se e se come se stesse rimuginando su cosa
era
meglio fare. Quando il suo sguardo tornò su di lei,
sembrò illuminato.
“Io credo che tu abbia ragione, Hermione. E se devo dirla
tutta mi è sempre
sembrato che ci fosse una sorta di reazione da parte sua. Potrebbe
funzionare,
no?” domandò, speranzoso.
La ragazza era fuori di sé.
“Ron,
si! Questo è lo spirito! Sono fiera di te!” Ron
corse
ad abbracciarla. La strinse a se, riconoscente, come mai aveva fatto
prima e
Hermione si sentì finalmente arrivata, soddisfatta. Si
umettò le labbra, pronta
al dopo, pronta a quello che inevitabilmente sarebbe successo quando
l’abbraccio
si sarebbe spezzato.
Lui però, stringendola per le spalle con dolcezza si
allontanò.
“Corro subito a dichiararmi a Harry! Grazie
Hermione!” gridò Ron, salendo due a
due i ripidi scalini del suo dormitorio.
Hermione sprofondò nella poltrona, con un tonfo.
*