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Autore: nevediluna    12/01/2012    0 recensioni
Basta un istante per profondare in un oblio senza fine. Margaret, una ragazza di 17 anni, vive in una grande villa senza avere ne amici ne parenti accanto a lei. Un giorno però tutto cambia, e lei si ritrova a convivere con tre strani e misteriosi ragazzi, che stravolgono il suo universo e la spingono a riflettere su se stessa e il suo passato.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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  Durante il tragitto di ritorno, in macchina calò di nuovo il silenzio, interrotto soltanto da un notiziario trasmesso a basso volume dalla radio.
La ragazza cercava di concentrarsi sulle parole del radiocronista, ma i suoi pensieri la portavano costantemente via, lontano, in quel suo mondo interiore dove si era rifugiata così tante volte, ma che ormai era invaso dai punti interrogativi.
Chiuse gli occhi, e si appoggiò più comodamente al sedile.
Come ormai succedeva di frequente la assalì un forte mal di testa, e non poté fare a meno di massaggiarsi le tempie. Non c'è la faceva più, doveva andare il prima possibile a comprare qualche analgesico per farselo passare in fretta.
- Qualcosa non va? Margaret stai bene?- Sem, che era seduto davanti al posto del passeggero, la stava osservando preoccupato.
- No, tutto bene, mi fa solo male un po' la testa...- cercò di sorridergli ma l'unica cosa che riuscì ad ottenere fu una smorfia e un'altra fitta di dolore.
- Quando arriviamo alla villa ti preparo un rimedio infallibile, ce lo tramandiamo in famiglia da anni!- il ragazzo sembrava molto fiero di quella medicina “ miracolosa”, la giovane sperava solo che non fosse un qualche intruglio che avrebbe dovuto ingurgitare a forza!
Una volta giunti alla vecchia casa, Margaret si fiondò in camera sua dove, al buio cercò un po' di sollievo. Dopo pochi minuti era già caduta in una specie di dormiveglia, nella quale galleggiava, al limite tra il sonno e la realtà.
Fu scossa da quello stato di torpore da qualcuno che bussava alla porta. Senza avere la forza per alzarsi, grugni una parola che doveva assomigliare ad un “avanti”.
La porta si aprì facendo entrare nella stanza un doloroso fascio di luce con Robin che stringeva in mano un bicchiere.
- Hai ancora mal di testa?- le chiese.
- mgn....- fu l'unica risposta che ricevette.
- Be, lo prendo per un sì- si avvicinò al letto socchiudendo l'uscio. La ragazza non riusciva a vedere altro che i suoi occhi dorati nella penombra.
- Ti ho portato il rimedio di Sem, nella sua famiglia sono dottori da generazioni!- e le pose il bicchiere. L'acqua al suo interno luccicava alla fiocca luce.
Quando bevve il primo sorso, il liquido trasparente le scese in gola lasciandole un dolce-amaro sapore sul palato.
Appena ebbe bevuto tutto il bicchiere, si sentì subito meglio. Si mise seduta e ringraziò il ragazzo – Devo fare i complimenti a Sem è proprio un genio, il mio mal di testa si è già placato un po'!-
- Ne sono felice- e così dicendo il ragazzo le poggiò una mano sulla fronte – Vedi di riposare un po' ora!- e così dicendo se ne andò.
Tutto d'un tratto si sentiva tranquilla, si rimise sotto le coperte, e non ci volle molto prima che si addormentasse.


 
Stava galleggiando nel nulla, il buio più intenso l'avvolgeva come un sudario. Si sentiva bene, come non lo era da molto tempo, solo in fondo al cuore sentiva una briciola di malinconia, 
ma la spazzò con una mano invisibile. Dove era? Non lo sapeva... qualcosa in lei le suggeriva che tutto quel niente non esisteva veramente, ma la voglia di crogiolarsi ancora in quella realtà prese il sopravento.
Non aveva corpo, solo “era”. Dopo un po' di tempo, o molto, non lo sapeva con esattezza, davanti a lei presero a crearsi delle immagini, all'inizio sfuocate e poi via via più nitide.
Da prima si formò il profilo di due persone, poi capì che erano i suoi genitori. Lacrime invisibili scesero dai suoi occhi mentre loro le sorridevano e la chiamavano. Come desiderava rivederli, lo voleva più di qualsiasi altra cosa. Cercò di avvicinarsi a loro, di abbracciarli di toccarli, ma il suo corpo non esisteva. Mentre li osservava nella loro felicità, l'immagine variò, e al suo posto comparve un vicolo, in lontananza poteva vedere l'insegna, per metà fulminata, di un bar.
Tutto d'un tratto si ritrovò all'interno dell'immagine, spinta verso l'angolo più buio, dietro al quale c'erano due figure che da prima indefinite andarono a delinearsi lentamente. Nascosta dietro ad un muro di ombre, poteva vederli: erano due ragazzi, non li riconobbe subito per via dell'abbigliamento. Erano coperti entrambi da lunghi cappotti scuri, portavano pesanti guanti e sciarpe.
A tradirli furono i lunghi capelli argentati di uno e quelli simili ma più scuri dell'altro.
Erano Samael e Robin.
Discutevano animatamente, ma lei non poteva udirli perché non aveva orecchie. Ad un certo punto i due si allontanarono da prima e poi, con grande velocità, si gettarono uno sull'altro. Appena i due si toccarono, scaturirono da loro fasci di luce in tutte le direzioni.
Robin emanava argento vivo, come se lo ricordava dallo scontro dietro alla villa, ma in maniera più viva e incontrollata, potente.
Dall'altro invece scoppiavano scintille color rame, brucianti e sulfuree, così accecanti da fare male.
Nelle mani dei due comparvero grandi e pesanti spade scintillanti, create per ferire e sorprendere.
Così lo scontro ebbe inizio.
Lo stupore iniziale per tutta la scena sciamò in paura, che ebbe il sopravvento, quando il volto di Robin venne attraversato da un lungo taglio. Samael esplose in una maligna risata, che le avrebbe fatto venire la pelle d'oca se l'avesse sentita. Il suo viso aveva qualcosa di cattivo, maligno, e lei provò lo stesso sentimento che aveva sentito la prima volta che lo aveva visto: il desideri di scappare il più lontano possibile.
Poi tutto divenne sfuocato e lei venne di nuovo rigettata nel buio nulla, questa volta freddo e oscuro e poi in uno stato di incoscienza e sonno.


Margaret si risvegliò ansimando. Era stato solo un sogno, un incubo! Continuava a ripeterselo senza sosta per non cedere al desiderio di correre da Robin per vedere il suo volto, per sapere che stava bene. Aveva sognato, era stato tutto frutto della sua immaginazione, Samael non era certo un... cos'erano i ragazzi?
Tutto quello che continuava a ripetersi per non mettersi a correre dall'amico, non riusciva a rassicurarla.
Decise che avrebbe soltanto controllato, solo per essere sicura.
Si alzò lentamente dal letto, ancora intontita dal sonno. Il mal di testa era passato, lasciandole come ricordo solo il gusto del rimedio in bocca.
Dirigendosi verso la porta della sua camera accelerò sempre di più il passo, senza accorgersene, e quando fu sul pianerottolo delle scale ormai correva.
Si fiondò al piano terra della villa, cercando di capire dove fossero i ragazzi.
Ormai dalle finestre si scorgeva il buio e la tenue luce della luna proiettava ombre danzanti sui vetri.
Sentì dei rumori provenire dal corridoio che portava alla libreria, e si diresse in quella direzione. Giunta davanti alla pesante porta, la spinse in malo modo, spalancandola. All'interno della stanza c'erano Willi e Sem girati di spalle che guardavano intenti qualcosa sulla pesante scrivania. Appena si accorsero che ad entrare era stata lei, si girarono di colpo, nascondendo dei fogli dietro la schiena. Subito notarono il volto della ragazza, turbato e ansimante per la corsa, e si preoccuparono:
- Cos'è successo Margaret!?-
-Dov'è Robin?- non voleva rispondere, le interessava solo sapere che il ragazzo stava bene! I due dovettero leggere la paura nella sua voce, perché si affrettarono a rispondere:
- E' andato a prendere una cosa, ora arriva. Perché sei così agitata?-
Stava per rispondere, quando alle sue spalle sentì una voce:- Cosa sta succedendo? Perché avete quelle facce?-
Robin! Era lui.
La ragazza quasi si buttò sul ragazzo, prendendogli il volto tra le mani, rigirandoselo per essere sicura che non avesse ferite evidenti. Dopo alcuni secondi si convinse che il suo sogno era stato solo un brutto incubo e lasciò la presa con un sospiro.
Robin un po' sorpreso per la sua reazione le chiese se andava tutto bene. Sembrava divertito e sicuramente gli avrebbe rinfacciato quel suo strano comportamento per molto, molto tempo, ma stranamente in quel momento non le interessava.
Prima era talmente preoccupata, e ora si sentiva talmente sollevata che avrebbe voluto urlare.
-Si, tutto bene, ho solo fatto un brutto sogno... dove tu eri ferito, e mi sono.. preoccupata....- senza volerlo arrossì, non per la stupidità dei suoi gesti, ma per aver ammesso di preoccuparsi per l'amico.
Le sue parole però non vennero accolte con un sorriso di scherno o con risate, ma il giovane divenne incredibilmente serio.
Vedendolo reagire in quel modo, Margaret, sentì di nuovo un briciolo di agitazione.
- Cosa ho detto di così strano?- chiese avvicinandoglisi di un passo.
Lui sfoggiò uno strano sorrise, che doveva avere lo scopo di rassicurarla e le rispose – Niente, era solo un sogno, non ti devi preoccupare così tanto! Io sto bene, vedi? Su ora andiamo a ce
na, che è già tardi!-

  
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