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Autore: SabrinaPennacchio    12/01/2012    1 recensioni
Ahahah ebbene si, la mia mente unita a quella delle mie amiche: Lucy -trascinando poi anche Elena, costretta a scrivere il peccato di Gumi XD ha pensato di scrivere una fan fic sui peccati capitali dei vocaloid, creando una sola storia dei vari video.
Ovviamente noi seguiamo le traduzioni dei video e ci basiamo a ciò che noi riusciamo a capire da essi, poi ognuno può essersi fatto idee diverse xD
I capitoli delle varie storie si susseguono così:
Il Principio (Moonlight Bear, Okizari Tsukiyosyou, Chrono Story) scritto da me.
La Superbia - scritto da Lucy
La Lussuria - scritto da me
La Gola - scritta da Lucy
L'Invidia - scritta da me
L'Avarizia - scritta da Lucy
L'Accidia - scritta da me
L'Ira - scritta da Elena
Conclusione (Heartbeat Clocktower) scritta da Lucy.
Qui trovate le info sulla saga http://strawberry91word.forumcommunity.net/?t=49482210#lastpost
Spero tanto che il nostro lavoro vi sia gradito
Genere: Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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SUPERBIA



È il tramonto, ormai. Il sole rifulge nei suoi ultimi attimi prima della notte. L'aria frizzante corre nell'aria, s'infila tra i capelli, sotto i vestiti, nelle narici, portando il profumo del mare, a pochi passi dai miei piedi nudi coperti dal mio mantello che struscia sulla sabbia. C'è calma, quiete. Solo l'infrangersi delle onde e la brezza marina. Proprio come allora.


Un ragazzo è in piedi in riva al mare, lì dove l'acqua arriva a malapena alle ginocchia, su cui vi sono arrotolati i risvolti dei calzoni di un abito semplice ed umile. Fermo, stringe tra le mani una bottiglia di vetro, prima di chinarsi ed affidarla alle onde. Nella bottiglia vi è un piccolo rotolo di pergamena.
-Len!- Alle sue spalle, con i piedi ben asciutti e al sicuro sulla sabbia dorata, vi è una ragazza identica a lui, vestita però in un abito regale e sfarzoso.

Sorrido. Il posto è di certo lo stesso. Anche il punto esatto è sicuramente quello..È identico. Stringo più forte la bottiglia tra le dita gelide. Che strano. Tutto è rimasto così uguale, così dolorosamente familiare...Non si direbbe, che sia passato invece così tanto tempo...

Lo guarda con indifferenza -Fai davvero sul serio, eh...- I suoi belli ed orgogliosi occhi azzurri seguono il percorso della bottiglia, che si allontana appena, indugiando tra le piccole e pacate onde. 

Quelle stesse onde che ora sussurrano nelle mie orecchie, riempiendomi la testa di ricordi, e il cuore di spine. Sembra quasi che sussurrino le stesse parole di allora. Le tue.

Len volta la testa, e un piccolo sorriso increspa le sue labbra. La ragazza continua a guardarlo. -Pensi davvero che è così che i desideri diventino realtà?- Chiede con una punta di scherno nella voce. Len regge il suo sguardo con tranquillità -Milady vuole provare?- 

Mi sembra quasi di averti vicino...

Milady strizza gli occhi, incrocia le braccia bianche al petto esile e dà uno scatto stizzito della testa -E' un gioco per contadini. Non ho bisogno di provare- esclama. Len si limita a fissarla, socchiudendo appena gli occhi, chiaramente divertito dal tono presuntuoso della voce di lei.

Avanzo nell'acqua. Il mantello ormai zuppo rallenta appena la mia andatura, mentre percepisco i piedi affondare appena nel fondo sabbioso ad ogni passo. Mi fermo lì dove l'acqua arriva a malapena alle ginocchia. Guardo le onde trasparenti, a capo chino, strofinando con le dita la superficie liscia della bottiglia di vetro. Dentro vi è un piccolo rotolo di pergamena.

-Voglio dire...-
Milady schiude gli occhi, si volta verso Len, sorridendo radiosa -Len ha già esaudito tutti i miei desideri, no?- 


Alle mie spalle, il mare increspato di bianca schiuma si infrange dolcemente sulla spiaggia, in un moto perpetuo e pacato, quasi armonioso. Schiude le sue labbra pallide e bacia la sabbia dorata, coccolandola continuamente, instancabilmente, amorevolmente, proprio come te.

Il ragazzo trattiene il fiato a tali parole, sgranando appena gli occhi. Sorride, un sorriso vero, stavolta.


Ne accarezza anche i più fini e insignificanti granelli di sabbia, catturandoli in quella spirale d'infinita dolcezza, proprio come te.

Un sorriso estremamente dolce. 

E gli insignificanti granelli di sabbia si perdono nell'abisso dell'oceano, cercando invano nella corrente impetuosa del mondo sottomarino quell'onda che docilmente l'aveva sostenuta.
Proprio come me.


°°°°°°°°

C'era in un luogo tanto, tanto tempo fa, un regno di tradimento e crudeltà. 


Alcun rumore rieccheggiava per gli enormi e sfarzosi atri, per le graziose e ariose stanze, per gli alti e soleggiati saloni. Tutto taceva nella grande reggia. Sembrava quasi che non vi fosse nessuno. Eppure, due figurine sottili erano in silenziosa attesa, nel più grande e sfarzoso dei saloni. Una era seduta su un bel trono dorato, l'altra le era accanto, in piedi, quasi nascosta. La prima indossava un lungo vestito, aveva un aspetto curato e regale e una rigida compostezza che quasi stonava con la sua giovanissima età: non poteva essere più di una ragazzina.

E in quel regno, a comandare era... una principessa di 14 anni. 

La fanciulla alza gli occhi chiari, scorrendoli lungo il salone, lungo le colonne di marmo puro, i lunghi tappeti porpora che lo percorrevano, i grandi dipinti alle pareti, come se fosse in attesa di qualcosa.

Splendida mobilia arredava la casa. 

Improvvisamente la porta del salone reale si spalancò, e apparvero due guardie che trascinavano tra loro, come fosse un sacco, una ragazza vestita di un lungo abito scarlatto. La principessa non battè ciglio davanti all'irruzione improvvisa, ma la seconda figura in piedi accanto a lei alzò impercettibilmente la testa: un ragazzo della sua stessa età, dagli abiti semplici e lindi e dal portamento umile e mansueto che facevano pensare a un servo reale.

Il suo servo era un po' simile a lei.

La principessa si alzò con un fruscio della lunga gonna, gli occhi fissi sulle guardie e sulla fanciulla che si avvicinavano al trono, lungo il tappeto purpureo. Tirò fuori un ventaglio riccamente decorato, in tinta con l'abito, lo aprì con un colpo secco della mano che tradiva la frequenza di quel gesto, appoggiandolo pigramente al mento, mentre guardava in tralice la fanciulla, che era stata gettata davanti a lei, reggendosi appena sulle gambe. Parlava delle misere condizioni del popolo, della povertà, delle tasse troppo alte, la principessa ascoltava tutto con aria di sufficienza. Che seccatura. Il suo fiume di parole era snervante, le sue richieste indecenti, e quei suoi occhi che la fissavano con un'ansia così palpabile la rendevano ancora più ridicola. Ma sarebbe finito tutto presto...Cosa poteva fare, dopo? Sorride appena dietro il ventaglio. Forse fare un giro per le sue scuderie...

Il suo cavallo preferito si chiamava Josephine. 


...o forse era meglio farsi portare per prima la merenda? Ogni giorno lo stesso bruciante dilemma...

Tutto ciò le apparteneva. 

La fanciulla scarlatta aveva fatto una pausa, negli occhi un sguardo supplichevole e riverenziale.

Se il denaro termina, basta spremerlo via dall'ignorante popolo.


In quelli della principessa, solo fredda indifferenza.

Coloro che si oppongono a me, semplicemente, verranno eliminati. 


Le labbra si schiudono in un divertito ghigno di scherno.

-Ora, inginocchiati!-

Indifferenza, scherno, serietà, sorriso. Quante facce può avere il male? Quante sfumature adornano le sue infinite tinte?

Un bel fiore, che fiorisce in male
In vivaci colorazioni,


Le urla e i singhiozzi di rabbia della fanciulla scarlatta rimbombavano tra le alte mura.
Aveva deciso: merenda.

Circondato da patetiche erbacce
Aah, che adesso decadranno


Il servo rimasto indietro, e ulteriormente nascosto dalla figura innalzata della principessa, chinò lentamente il capo, rimanendo in silenzio. Quante volte aveva già visto quella scena? Da quanto tempo era stato costretto ad assistervi?
Ma nessuna costrizione è amara, se accompagnata da incondizionato affetto...


°°°°°

E' un luogo umido e sporco, quello in cui mi trovo. Le mie membra sono scosse da brividi. Quanto dovrò essere costretto a stare ancora qui? Le tre del pomeriggio si avvicinano inesorabilmente. Da quanto tempo sono al tuo servizio? Ufficialmente, da quando avevo circa sette anni...

Siamo nati che non eravamo attesi,

Ma in realtà, credo di esserlo stato da sempre, sin da quando sono venuto alla luce, assieme a te.

Le campane della chiesa ci hanno benedetti.

Fisicamente possiamo essere anche identici....Ma in realtà siamo completamente diversi, lo sai?

Ma per le esigenze degli adulti,
Il nostro futuro è stato diviso in due.


Ricordi quando siamo stati divisi, vero? Tu piangevi a dirotto, scalciavi come una furia, singhiozzavi, ti dimenavi, urlavi il mio nome a gran voce, cercando di raggiungermi mentre ti trascinavano per mano lontana da me.
Io, invece, mi facevo portare via con mansuetudine, ma non ti staccavo gli occhi di dosso. I miei occhi umidi di lacrime soffocate e amare cercavano i tuoi grondanti di lacrime, la mia bocca tremava mentre il tuo nome fremeva lungo la mia gola e rimbombava nella mia mente.
Ricordo anche la tua manina tesa verso di me, era così piccina.
Col passare degli anni, io sono stato l'unico a continuare a vederla così, sai?

Anche se tutto il mondo,
Dovesse diventarti nemico...


Per il regno potevi anche essere la Principessa, ma per me eri sempre la mia dolce e capricciosa sorellina.

...Ci sarò io a proteggerti....

La stessa sorellina che scoppiava in lacrime se un uomo alto a baffuto, dall'aspetto corrucciato, magari anche severo, le si avvicinava minaccioso e intimidatorio. Ricordi cosa facevo, allora? Oh, ne sono certo...Quel tizio non è mai stato più lo stesso, dopo tutti i semi di cocomero che gli lanciai. E da quel momento hai sempre riso a crepapelle ogni volta che vedevi un bel cocomero maturo.

Pregando per ritrovare il tuo sorriso sul volto.

Un sorriso che per me era fonte di inestimabile gioia, ogni volta che lo vedevo affacciato dai tuoi occhi che mi guardavano riconoscenti e affettuosi.

Tu sei la mia principessa ed io sono il tuo servo,

Siamo stati sempre insieme, eppure non mi stancavo mai della tua presenza.

Due gemelli separati da un triste destino.


Non mi stancavo mai di vederti crescere insieme a me, di vederti diventare ogni giorno più forte, più bella, più grande. E io seguivo ogni tuo passo con meticolosa attenzione, quasi più di te. E poi, tutto d'un tratto, sei diventata una splendida principessa...Una principessa odiata dal suo stesso popolo, tuttavia...

Se é per proteggerti,
Per te diverrò anche il male.


L'ho giurato, era una giornata bella e calda, e ti stavo guardando, anche se tu probabilmente non ci facevi caso. Ho giurato senza muovere le labbra e senza dare voce alle mie parole, senza guardarti negli occhi, senza fare strane cerimonie solenni o pronunciare parole ricercate e accurate. Era un giuramento fatto a me stesso, unicamente, essenzialmente per te.
Sorella mia, chi l'ha detto che i giuramenti vanno fatti a voce alta? Io il mio lo feci ponendo una mano sul cuore non per seguire un classico luogo comune, ma perchè era sul mio cuore che l'avevo impresso a fuoco. Silenziosamente, segretamente, sugellando la mia ferrea decisione con la mia vista che si riempiva della tua immagine.

Quando partimmo in viaggio per i paesi vicini,
In città, intravidi quella ragazza in verde
.

Portavo delle pesanti buste, una delle mie tante consegne per Milady, quando la vidi. Si era voltata a guardarmi, i suoi occhi puri e cristallini, color verde acqua, mi guardarono. Non dimenticherò mai quel colore, quella limpidezza, quello sguardo. Subito dopo, scoprii che quegli occhi sapevano anche sorridere, perchè sì, mi sorrisero, accompagnati dalla bocca simile a un bocciolo vermiglio, che si schiuse lì, solo per me, uno sconosciuto.
-Vuoi una mano?-

Con la sua tenera voce ed il suo dolce sorriso,
Mi ha fatto innamorare a prima vista.


Il mio cuore era lì lì per scoppiare, ma tutto quello che riuscii a fare fu balbettare un timido ed educato diniego, abbassando lo sguardo. Anche ora, davanti al muro di pietra che mi è davanti, rivedo i suoi occhi, davanti al brusio della folla nella strada vicina, sento la sua voce gentile, anche adesso che le tre del pomeriggio si avvicinano ad ogni ticchettio del grande orologio della Chiesa, il mio cuore supera i suoi ticchettii accellerati, come una bomba ad orologeria pronta ad esplodere.

°°°°°°°

La principessa cadde in un tiranno amore,
Col ragazzo blu del paese oltre il mare


Non poteva fare a meno di guardarlo, ammirata, le mani congiunte al petto come in preghiera, le gote arrossate: era così bello. Quei capelli color del mare morbidi e sottili, quel viso liscio e dai tratti eleganti, quel corpo alto e virile. Inoltre, si chiedeva la principessa mentre il cuore accellerava di parecchi battiti, come poteva un ragazzo così affascinante, avere un sorriso così fanciullesco, spensierato e luminoso sul volto? Ma quel tratto fanciullesco e burlone gli donava moltissimo: lo rendeva ancora più bello, più di quegli aristocratici seri e distinti che era abituata a vedere...
Il pensiero di lui la assaliva, continuamente, instancabilmente.

Tuttavia, pur essendo così vicini,
Fu la ragazza verde che lui vide brillare.


E, alla fine, presa com'era dall'osservarlo da lontano, in silenziosa ammirazione, fu inevitabile scoprirlo: Fu impossibile non notare quella luce che lui aveva negli occhi quando vedeva lei, quel sorriso, quei modi, quei più piccoli gesti fatti per le grandi persone che tra le tante, amiamo di più.
Quella ragazza dai lunghi capelli verde acqua, cos'aveva più di lei? Era forse la sua bellezza? La sua intelligenza? La sua bontà? Ma cosa importava sapere cosa avesse più di lei, si disse la piccola principessa, mentre si rigirava in lacrime amare e roventi nel suo immenso letto a baldacchino, se, qualunque cosa avesse fatto, lei non avrebbe potuto mai averlo per sè? Chi si credeva di essere, quell'insulsa fanciulla? Se credeva di sentirsi tanto speciale per ricevere simili attenzioni da parte di un uomo così bello, si disse, col volto premuto nella pregiata seta, allora doveva sapere che alle persone speciali viene riservato un trattamento altrettanto speciale...


La principessa, pazza di gelosia,
Un giorno chiamò il suo ministro


Aveva gli occhi rossi dalle lacrime, la voce ancora appena incrinata dal lungo e disperato pianto, ma un'aura di tranquilla deteminazione la circondava. Riuscì persino a sorridere alla presenza del suo servitore, il più fedele, ovviamente: Chi se non lui avrebbe potuto svolgere un compito che le stava tanto a cuore?

E con voce tranquilla disse:

E lei sapeva che lui l'avrebbe fatto. Come sempre.

"Ti prego di distruggere il Paese Verde." 


°°°°

Sì, mia principessa. Queste furono le tue testuali parole. Era un ordine come tanti, come tanti altri che avevo eseguito per te senza batter ciglio, e che ti avrebbe resa felice. Perchè questo doveva essere diverso dagli altri, in fondo? Eseguire efficacemente e celermente gli ordini della Principessa è dovere del servitore fedele. Anche se si tratta di occuparsi della distruzione di un Paese.
Eppure, per me era diverso. Ma tu non lo potevi sapere, tu non lo riuscivi a vedere...

Ma se la principessa desidera,
di quella ragazza, la morte...


...la tua personale giustizia è per questo regno universale. E io faccio parte del tuo piccolo mondo, oltre che del tuo regno. Perchè, ti chiederai, dovrebbe essere un problema?

Io risponderò chiedendo:
''Perché le mie lacrime non riescono a fermarsi?''


Perchè distruggere un Paese in cui vive una ragazza dai lunghi capelli e dal dolce sorriso incontrata per caso in un giorno di compere, dovrebbe mozzarmi il fiato, inumidire i miei occhi, impallidire la mia pelle? Appunto. Non ve ne è alcun motivo...

Sorrisi. Mi misi una mano sul petto, pronunciando le solite parole.


Per questo non riuscivi a vedere il terrore palpabile negli occhi di cui avevi imparato a riconoscere ogni più sottile sfumatura, sorellina mia.
Per questo non hai avvertito il tremolio della voce che avevi imparato a riconoscere alla perfezione e a cui accorrevi così celermente all'ora della merenda.

-Come Milady desidera-

Indizi così evidenti per un qualsiasi sconosciuto che conosca il più piccolo e misero accenno di umanità.

E feci il solito piccolo inchino, mentre delle ciocche di capelli mi coprivano il volto.


Non per te.

°°°°°

Numerose case furono bruciate,

Non pensavo che un Paese ci mettesse così tanto a bruciare, sai?
Il fumo nero come l'inchiostro rende tutto più confuso, le fiamme divorano lentamente le case, ma troppo velocemente per gli abitanti. Tutto crolla, tutto è confuso, tutto è caos.

Numerose furono le vite svanite,

O forse a dilatare il tempo sono le urla strazianti degli abitanti, i pianti sui fagotti rannicchiati a terra, i richiami di persone scomparse tra le fiamme o nel fumo, i gemiti delle vittime bloccate nelle case incendiate, le grida disperate dei familiari che tendono le braccia verso le urla di bambini al piano di sopra, gli strilli di quelli stessi che si buttano dritti nelle fiamme, cercando di salvarli, in un attimo in cui il coraggio dell'amore supera la paura di morire. E, subito dopo, stridule urla di dolore, il suono cupo di un corpo pesante che si getta a terra, rotolando, cercando sollievo. Poi, nulla più. Nulla più anche al piano di sopra. Solo il fragore del fuoco avido di corpi.
O, più probabilmente....sono queste mie mani imbrattare di sangue che premono sulle mie orecchie che rendono tutti i suoni ovattati, a procurarmi una visione distorta della realtà e del tempo che passa. Eppure il coltello insanguinato, i miei vestiti imporporati, il liquido caldo che sento scorrere sui miei avambracci e che gocciola sul pavimento completamente rosso...tutto ciò non è una visione.
Perchè in quegli occhi color verde acqua, spalancati, che mi fissano, rivedo la mia stessa immagine, inginocchiata per terra, dondolarsi lentamente, continuamente, avanti e indietro.
Sono davvero io? I vestiti insanguinati, la faccia sporca, gli occhi spalancati e folli...sono io quell'essere scarlatto, specchiato in quegli occhi vitrei che non smettono di guardarmi?

Ma il sofferente dolore di quelle persone...

Sì: quel tizio ha la bocca nera spalancata sul volto rosso di sangue...

...Non raggiunse la principessa.


...e in questo Paese distrutto, solo l'ultimo sopravvissuto può urlare tanto forte.

Bel fiore, che fiorisce in male
Dai folli colori,
Pur essendo un magnifico fiore,
Aah, fin troppe son le spine che lo circondano.


°°°°°

Non ci sono più lacrime sul tuo volto. Sei felice e spensierata come al solito, dopo che è giunta la notizia della morte della Principessa del Paese Verde, poi, nei tuoi occhi brilla una luce più splendente del solito. Mi avvicino con un vassoio in mano, come sempre.

-Per la merenda di oggi: brioche-


Tale lieto evento ha bisogno di essere festeggiato, no?

-Oh, é l'ora della merenda!-

Esclami, difatti, e batti le mani, sorridendo ancora più largamente, mentre ti avvicini in tutta fretta al tavolino imbandito al caldo sole primaverile appositamente per te, come sempre.

Ridi, ridi così innocentemente...

Verso il tè nella tazzina. Socchiudo gli occhi, seguendo la tua forchetta che infilza il dolce del giorno. Sorrido beato davanti alla tua ritrovata beatitudine, silenziosamente, come sempre.

°°°°°

Per sconfiggere la principessa del male,
Le persone sono finalmente
Riunite, come uno stormo di uccelli


Ne avevo il presentimento già da un po': era da qualche tempo che nell'aria si respirava quacosa di strano...Ma ora ne ho trovato conferma: affacciatomi a una delle tante finestre della reggia, vedo una schiera di soldati: riconosco molti visi familiari: contadini, fabbri, falegnami, artigiani, pescatori, addestrati per combattere. E vedo anche lei.

Guidati da una donna corazzata di rosso.

Una fanciulla scarlatta. Mi guarda dritta negli occhi, dal cortile della reggia. La spada sguainata, la corazza rossa come il sangue che è pronta a versare, e che aveva probabilmente già versato. Non ci siamo mai guardati direttamente negli occhi, ma non vi è bisogno di uno sguardo più eloquente per capire chi fosse. Stringo i pugni sul vetro liscio della finestra.

°°°°

Il palazzo fu circondato,
Anche i servi scapparono,
E la graziosa principessa,
Fu infine, catturata.


Non fu facile trovare la principessa in quella grande reggia, ma, alla fine, l'avevano sorpresa nascosta in una piccola stanza spoglia, con un tavolo e un armadio. L'afferrarono con uno scatto per le braccia sottili, scrollandola malamente, mentre altre mani rudi e pesanti le chinarono la testa, affinchè non le venisse in mente di scappare.

"Oh, che persona rozza!"


Esclamò la principessa, mentre un ghigno le si dipingeva sul volto, benchè fosse ormai in balia dell'esercito assetato di giustizia.

Bel fiore, che fiorisce in male
Dai folli colori,
Un 'paradiso' per lei,
Aah, troppo fragile per assicurarsi che sia appassito.


Fu rinchiusa in carcere, in una cella, da sola. Ma ci sarebbe rimasta ancora per poco...

L'ora dell'esecuzione era fissata per le tre,
C'era da aspettare solo il suono della campana.
La persona che verrà chiamata sarà la principessa...
Chissà cosa pensava lei, tutta sola in carcere.


°°°°°

Un frastuono, lo schianto di un portone che rovina a terra e una multitudine di passi frettolosi lungo la sala principale: i ribelli sono riusciti ad entrare. Non c'è più molto tempo...Bisogna agire in fretta. Conduco Milady in una piccola stanza spoglia, con solo un tavolo e un armadio. Mi sciolgo i capelli dal codino in cui li lego sempre, lasciandoli sciolti appena sopra le spalle, proprio come li portava mia sorella. -Ti presto i miei vestiti- Apro l'armadio e prendo una camicia e dei calzoni, porgendoglieli. Mi guardi, hai gli occhi sgranati, sei stupita, incredula, quasi.

-Adesso indossali e fuggi- Il frastuono di passi rimbomba al piano di sotto: la reggia è grande, la stanno percorrendo in lungo e in largo, e presto arriveranno qui... Indosso velocemente il tuo abito, lisciando la lunga gonna. Intanto, hai appena finito di cambiarti: abbottoni lentamente gli ultimi bottoni della mia camicia, con dita tremanti. Non riesci a staccarmi gli occhi di dosso. Occhi che si riempiono di lacrime mentre finisco di abbottonare velocemente gli ultimi bottoni. -Andrà tutto bene, siamo gemelli- Sorrido gentilmente e con la consueta sicurezza con la quale ti parlo quando qualcosa ti preoccupa. Sciolgo il nastro con cui adorni sempre la tua acconciatura, mettendomelo poi in testa. Avvolgo il tuo corpicino tremante con un lungo mantello con cappuccio. Una lacrima scende silenziosa lungo la tua guancia liscia. Ti mordi il labbro, sofferente. Stringi i pugni. Prendo quei piccoli pugni freddi e tremanti nelle mie mani perfettamente identiche, ma calde e ferme, intrecciando le dita con le tue. Appoggio la mia fronte alla tua. I ribelli stanno salendo frettolosamente le scale che conducono a questo piano. -Nessuno se ne accorgerà- Sussurro.
I passi si avvicinano. Stanno per arrivare. Ti afferro per un braccio e ti spingo nell'armadio, chiudendo di scatto entrambe le ante. In quel preciso istante, la porta della stanza viene spalancata con uno schianto. Mi afferano per le braccia, scrollandomi malamente in avanti, mentre delle mani rudi mi chinano la testa, in modo che non mi venga in mente di dover scappare.
-Oh, che persona rozza!- Chino docilmente la testa, ma sogghigno beffardo.
Nessuno se ne accorgerà. 

Ecco, avevano preso Len, lo scuotevano avanti e indietro, come se fosse una bambola di pezza. Gli chinavano malamente la testa per tenerlo fermo, facendolo barcollare, facendolo sbattere alle pesanti armature dei soldati e ai muri. Strinsi i pugni fino a sentire le ugnhie penetrarmi nella carne. Dovevo esserci io, al suo posto. Dovevo essere io, a venire catturata, non lui. Mentre delle lacrime di rabbia mi rigavano il volto, allungai una mano alle ante dell'armadio, smuovendole appena. Mi sarei rivelata, avrei svelato l'inganno e avrei dimostrato di essere la Principessa, sarebbe stata imprigionata la persona giusta.
Potevano anche rubarmi il trono, la ricchezza, il dominio e gli agi, potevano strapparmi via tutto. Tutto. Ma non lui. Non l'avrei permesso...
Len fu il solo ad aver notato le ante dell'armadio tremolare, in mezzo al caos e alle urla di vittoria dei soldati.
 Lì, col corpo chinato in avanti, con le ciocche di capelli biondi che gli ricadevano davanti al viso, mi sorrise. Mi sorrise dolcemente, come se non vi fosse alcun soldato grande il doppio di lui a segargli le braccia, come se nessuna mano pesante gli tenesse chinata la testa, come se ci fossimo solo io e lui, davanti al tavolo della merenda. E lentamente scosse la testa in un impercettibile gesto di diniego.
Non farlo.


No, non farlo. Continuo a sorriderle, rassicurante. Anche quando cominciano a trascinarmi via dalla stanza. Anche quando mi legano i polsi con delle funi taglienti che irritano fastidiosamente la pelle. Anche quando la testa comincia a farmi male, per via delle dita indelicate che mi tirano i capelli. Continuo a guardarla, attraverso quel piccolo spiraglio delle ante dell'armadio.
Non posso vedere il tuo viso, dalla distanza in cui mi trovo, ma so che mi stai guardando. E so che stai piangendo.

Io sono la principessa e tu sei il fuggitivo.
Due gemelli separati da un triste destino.
Se vieni dichiarata malvagia,
Anch'io ho lo stesso sangue malvagio nelle vene.


Spero non giudicherai troppo oltraggiosa la prima e l'ultima misera richiesta del tuo servo più fedele, Principessa...

Lì dove c'era tanto tanto tempo fa,
Il regno di crudeltà e tradimento
Regnava in cima a tutti,
La mia graziosa sorellina...


Chiuso tra le quattro pareti di pietra che compongono la mia cella, chiudo gli occhi, rivedendo quelli di mia sorella. Una lacrima mi riga il volto, pensando a lei, mentre il cuore mi si stringe in una morsa. Sento la folla raggrupparsi nella strada vicina, adiacente alla prigione, per poi raggrupparsi nella grande piazza accanto, in un chiacchiericcio eccitato: segno che lo spettacolo che li stava attirando lì stava per iniziare...
-Sono quasi le tre- Due guardie aprono la porta della cella.

°°°°°

Mi hanno portato fuori. I raggi del primo pomeriggio mi accecano, dopo esser stato rinchiuso per ore in quella cella oscura e umida. Mi hanno portato nella grande piazza, dove vi è riversata tantissima gente. Sembra quasi che tutto il regno sia venuto ad assistere.
Ci sei anche tu, lì in mezzo, mia Milady?

"Dove sarà Len, ora?" Mi guardai attorno, muovendomi per gli stretti vicoli. Notai una certa eccitazione presso un capanello di gente, si stavano dirigendo verso la piazza. "Cosa sta succedendo lì?"

Ti voglio tanto bene.
Ti voglio così tanto bene...

La folla circondava un punto ben preciso della grande piazza. Mi facevo avanti per vedere cosa stesse succedendo, col volto coperto dal cappuccio del mantello...


Per favore, ti scongiuro...

E in quel momento, lo vidi. 

...non guardare. I tuoi occhi sono fatti per guardare orgogliosi i loro sudditi, per ammirare deliziati le onde del mare e per assaporare desiderosi le bioches della merenda, non per colmarsi d'orrore e raccapriccio.

Len era lì, con i miei vestiti. Lo stavano portando alla ghigliottina. 


Sono contento di aver passato tutto il mio tempo assieme a te.

Lo trascinavano legato per i polsi, lungo i gradini di legno della piattaforma. 

Per me sei la persona più importante di tutte...

Mi misi una mano sulla bocca, inorridita. Cominciai a tremare. La folla attorno a me tratteneva il respiro e il brusio si alzava.

...e non perchè in tutta la nostra vita non abbiamo avuto nient'altro che noi stessi...
...Ti avrei voluto un bene infinito anche se avessi avuto dieci fratelli e dieci sorelle.

Giunsero sulla piattaforma.


Per me saresti stata sempre unica.
Sorellina mia...
La mia stupenda e unica gemella...

Le guardie lo fecero inchinare.

...Cosa darei per stare con te, ora....
...ma sono contento di andarmene così.

Gli bloccarono la gola nella rientranza tra le lastre affilate e lucenti. 

Morire per la persona a cui si vuole più bene è quasi doveroso, no?

Un sacerdote accanto alla ghigliottina cominciò a parlare con tono solenne.


Ma per me non è un dovere, è un'ennesima dimostrazione di quanto sei importante per me.
Senza di te, non sarei mai stato così felice.

Doveva pronunciare parole parecchio gravi, a giudicare da come lo guardava, ma non ascoltai una parola del suo discorso.

Il mio cuore sarebbe ridotto in pezzi, se ci fossi tu al posto mio, in questo momento...

Il sacerdote tacque.

Ora invece, il mio cuore batte per l'ultima volta, solo per te. E ogni battito, ogni respiro, è immensamente prezioso perchè è l'ultimo che mi consente di restare nel tuo stesso mondo...

Si avvicinò alla ghigliottina. 

...in questo mondo che hai saputo rendere meraviglioso, e che senza di te sarebbe stato cupo, apatico, grigio...

La folla attorno a me cominciò ad urlare, eccitata, gli occhi avidi di sangue fissi sulla ghigliottina. Scossi forsennatamente la testa, presa da tremiti incontrollabili. Con gli occhi sgranati aprii la bocca e senza nemmeno rendermene conto cominciai ad urlare. Urlai come non avevo mai fatto in tutta la mia vita.

Se potessi rinascere,
Giocherei ancora con te, come in quei tempi...

Urlai il tuo nome, tra le lacrime e i singhiozzi violenti che scuotevano il mio corpo. La folla acclamava vendetta. Le campane suonarono, annunciando la fine. 


Grazie per avermi fatto vedere quella tavolozza di colori.
Grazie per essere nata assieme a me, nee-chan.
Grazie per essere esistita.

E in quel momento, pronunciasti la mia frase preferita...

-Oh- Ghigno. La gola duole appena, premuta sulla lastra affilata. -E' l'ora della merenda!-

Zac.

°°°°

E ora, era tutto finito.
Guardo la bottiglia di vetro con dentro la pergamena arrotolata. In questo mare, esisteva una leggenda, di molto tempo fa....

-Che cosa speri di ottenere, operando così diligentemente tutti i giorni?- La Principessa, rannicchiata sulla spiaggia, guarda il fratello porre una bottiglia con un pezzo di pergamena arrotolato all'interno in acqua. Ridacchia appena, divertita dal gesto bizzarro. 

"Scrivi il tuo desiderio su un pezzo di pergamena..."

Il ragazzo si volta, sorridendo gentilmente -Che il seno di Rin-Sama diventi più grande-


"...chiudilo in una bottiglia..."

Rin-Sama spalanca gli occhi, arrossendo violentemente e stringendo le braccia sul petto piatto, in preda all'imbarazzo più totale.

"Se si lascia scorrere lungo il mare, un giorno..."

-Sto scherzando- Il ragazzo ride di cuore -Vorrei che Milady potesse essere felice per sempre-

"...il tuo desiderio si avvererà"

La Principessa tira appena un sospiro, roteando gli occhi, mentre il rossore sulle guance le si attenua. Si avvicina a Len, fermandosi al suo fianco e guardando il mare, le mani incrociate dietro la schiena.
-Se è questo ciò che desideri, allora stammi sempre accanto...-


Questa leggenda me la raccontasti tu, fratellone...Ricordi?

La ragazza si volta verso di lui, sollevando quasi timidamente il capo e rivelando un rossore più lieve e delicato imporporarle le gote -Perchè è quando sto con Len che mi sento più felice...-
Len sgrana gli occhi. Questa volta tocca a lui arrossire violentemente, e, se è possibile, ancora più della sorella.


Chissà se così il mio piccolo desiderio...

Lui si volta verso il mare, sorridendo lievemente, mentre un lieve rossore tradisce ancora la sua emozione. -Davvero...?-

...riuscirà ad avverarsi?

-...Sarò contento se potrò farlo, Milady.- 

Avevi detto che saresti rimasto sempre con me. Me l'avevi promesso....Sapevi quanto fossi importante per me, quanto la tua assenza mi avrebbe reso triste. Quanto, senza di te, fossi perduta.
Lo sapevi...Ma non sei tu ad aver rotto la promessa. Tu non hai colpe, Len....Non ne hai mai avute.
Ricordi sconnessi ed immagini, parole e sensazioni scorrono nei miei occhi, come se li stessi rivivendo, ancora.

-Len!- Ero entrata di soppiatto nella sua stanza senza bussare, come tante altre volte, presa da un capriccio di cui non conservo nemmeno più il ricordo. Mi ero bloccata, inorridita, quando ti avevo visto: eri coperto dalla testa i piedi di sangue. Cacciai un urlo, indietreggiando e portandomi entrambe le mani alla bocca. -Cosa...Cosa hai fatto?- Per un folle attimo avevo pensato che mio fratello fosse gravemente ferito, ma fu solo dopo pochi secondi, quando alzasti lo sguardo di me sorridendo, che realizzai che quel sangue non era il tuo.
-Non si preoccupi, non sono ferito...devo solo darmi una ripulita- Lentamente 
cominciasti a sfilare il giacchettino nero, lucido di sangue. La camicia bianca, ora scarlatta, aderiva al corpo. I tuoi capelli biondi erano impregnati di sangue e le punte lasciavano ricaderne delle sottili gocce. Anche il volto era quasi irriconoscibile, con tutte quelle macchie...ma sotto gli occhi vi erano delle striature che percorrevano tutte le guance, rivelando la pelle chiara e pulita. Erano come delle lacrime. Il tuo limpido sguardo azzurro era spento. Le tue mani sporche iniziarono a sbottonare i primi bottoni della camicia. Tremavano. Ebbi un fremito involontario e alzasti gli occhi su di me. -Oh, scusami...- Sorridesti, ancora. Le tue mani tremavano, ancora. -...ti ho spaventato- Facesti un suono a metà strada tra uno sbuffo e una risata. Una goccia di sangue sospesa a una ciocca di capelli ti cadde sulla guancia, scorrendo lentamente lungo il collo. Abbassai le mani, e con esse lo sguardo.

Prima che avessi il tempo di preoccuparmi per te, eri tu a preoccuparti per me, e a scusarti.
È sempre stato così.
Hai sempre fatto tutto per amor mio.

Stavo percorrendo il corridoio che portava alla tua stanza con passo determinato. Di nuovo. Volevo sapere come stavi, dopo che ti avevo lasciato il tempo di lavarti, cambiarti e riposarti un po' dopo il viaggio. Quando, arrivata vicino alla porta aperta, lo sentii: un singhiozzo flebile, appena udibile, soffocato. Poi un altro, e un altro ancora. 

Tutto quello che volevo.

Mi fermai di botto, ponendo una mano sul muro vicino alla porta, in ascolto. Lì, nella tua stanza, stavi piangendo. Era la prima volta che ti sentivo piangere... avevo sempre visto il mio fratellino come una lastra di marmo robusta e resistente, che si piegava docilmente in sorrisi, in inchini e in parole gentili. Forte e dolce, come sapevi essere solo tu. Non avevo mai visto una lacrima percorrere il tuo viso, mai. Non avevo mai nemmeno concepito l'idea di vederti o di sentirti piangere, un giorno. Ma quel giorno era arrivato, e io stavo lì, ferma, in piedi, mentre il cuore mi si stringeva sempre più ad ogni tuo singhiozzo dolorosamente soffocato.

Sono stata così egoista...

Non entrai mai in quella stanza. Sì, sono stata così egoista, così vigliacca, così codarda. Era la prima volta che avevo davanti il mio fratellone piangere, mostrarsi debole e nascondendo il suo dolore da tutto e tutti. E sapevo che dopo tu saresti uscito da quella stanza come se nulla fosse, asciugando le ultime lacrime, lavandoti il viso e sorridendo come sempre. Sapevo cosa tu avresti fatto, tu sapevi sempre cosa fare, sempre. Ma io non sapevo come comportarmi, cosa fare, come reagire. Se tu vacillavi, vacillavo anch'io, presa dall'insicurezza.

...e ti ho fatto soffrire così tanto...

Avevi pianto altre volte, a mia insaputa? Avevi già sofferto, nascondendomi tutto con cura? E, se così era, non me n'ero mai resa conto? Questi erano i pensieri che vorticavano nella mia mente, mentre, appoggiata al muro, fissavo il pavimento,ascoltando i tuoi singhiozzi. Pensieri che avrei dovuto tramutare in parole, in abbracci, in baci, rivolti tutti espressamente a te. 

Tu, che mi hai concesso tutti i miei desideri...ora non sei più qui con me.

Una figura esile coperta da un mantello con cappuccio piangeva disperatamente, in ginocchio, nella grande piazza deserta. Davanti, a pochi metri di distanza, una piattaforma rialzata di legno con sopra una ghigliottina. C'era sangue sulle lame affilate della macchina della morte, sangue sul legno, che gocciolava pigramente sui ciottoli della piazza. 

Quando mi resi conto dei miei peccati, fu quando tutto era già finito.

Chissà cos'aveva da piangere quel ragazzino, ora che la Principessa era morta e ora che il regno del male era finalmente giunto alla sua fine...Nessuno poteva sapere che ad essere distrutto era stato anche un piccolo, privato mondo che aveva lasciato un vuoto incolmabile.

"Sì, Len..." Penso, mentre guardo la bottiglia di vetro allontanarsi lungo la corrente calma del mare, lontano, sempre più lontano. "Posso anche essere la Principessa di un intero regno e avere un popolo intero come miei schiavi. Ma la vera schiava, tra noi due, ero io...Schiava della tua bontà..."
La bocca che si era piegata in un sorriso, pensando a te, trema. "...del tuo appoggio..."
L'orizzonte e il sole rossastro sul mare diventano improvvisamente sfocati, mentre sento i miei occhi inumidirsi. "...di tutto l'amore che sapevi darmi, anche così, semplicemente, non esaudendo tutti i miei desideri, ma con la tua sola presenza..."
Improvvisamente crollo. Cado in acqua, in ginocchio. -Mi dispiace- 
Non faccio nemmeno caso al vestito e al mantello ormai completamente zuppi, ai brividi freddi che mi scuotono il corpo, al gelo dell'acqua marina: è nulla in confronto a ciò che provo dentro.
-Mi dispiace- Singhiozzo disperatamente, stringendo le mani all'altezza del cuore, mi fa male, da morire.
-Mi dispiace- Le mie parole inciampano appena per via dei singhiozzi sommessi. Le lacrime mi scorrono sul viso e finiscono in acqua.
Non riesco a fermarle, non riesco a fermarmi. -Mi dispiace. Mi dispiace. Mi dispiace-
"Dio...ti prego..." Le preghiere di solito si formulano a voce alta, ma sarà la voce del mio cuore a parlare, questa volta.
"...per favore..." Ma può un cuore spezzato dal dolore e dal rimpianto parlare? Questo non me l'hai mai spiegato, fratellino mio.
"...Se dovessimo rinascere..." Ma ne sono certa: io ho spezzato il tuo cuore con violenza, eppure ha continuato a battere per me, dandomi affetto, fino alla fine. Quindi, se lo desidero con tutte le mie forze...
"...Sarebbe bello essere ancora una volta gemelli." Un singhiozzo più forte degli altri mi sfugge dalle labbra, mentre stringo più forte la stoffa all'altezza del cuore. Mi fa ancora male, tanto male. Forse, Len, finirò per morire qui...Anche se il concetto di "morire" non è del tutto corretto: è da quel maledetto giorno che sono morta. Senza di te sono nulla, ho solo un corpo funzionante, ma nessuno che lo abbracci, che lo tocchi, che lo baci. Vivo, ma per niente e per nessuno. Questo non è forse essere morti? E se per stare con te e riprendere a vivere debba compiere quell'estremo passaggio che l'opinione comune chiama "morte", allora morirò. Potrei raggiungerti. E staremo ancora insieme.
E allora potrei di nuovo abbracciarti...
Persa nei miei pensieri e nel mio dolore, avverto un fruscio accanto a me: una figura si china e pone qualcosa in acqua. Trattenendo bruscamente il fiato, mi volto di scatto verso la figura. Ma vedo solo il profilo della spiaggia che si estende fino all'orizzonte, il mare che si infrange su di essa e il cielo rossastro che lentamente comincia ad oscurarsi, mentre risplendono le prime sbiadite stelle. Non c'è nessuno.
Ma sono certa che quel qualcuno aveva posto una piccola bottiglia in acqua.
Sorrido debolmente, presa da singhiozzi appena più pacati.

Come dici, Len...?

Le lacrime continuano a scorrermi sulle guance, ma ora intercettano le mie labbra piegate in un sorriso.

Per continuare a desiderarlo con tutte le mie forze...per far sì che accada...devo vivere anche per te, non è così?

Guardo la piccola bottiglia di vetro. Ormai ne scorgo solo il collo e il tappo di sughero. Gli ultimi raggi rossi e oro del tramonto rifulgono sul vetro, illuminandolo e facendolo assomigliare a un piccolo faro in mezzo al mare, il mio piccolo, grande desiderio. Rivolgo gli occhi verso il cielo ormai blu cobalto.

Sì...Accadrà. 

°°°°°

"Kagamine Rin" è ora attivata. Condizioni: Normali. 

Apro gli occhi. Sono distesa su una lastra di metallo, ho gli occhi puntati su un soffitto bianco, e posso perfettamente udire il ronzio sommesso delle decine di pc che mi circondano. Qualcuno mi sta staccando dei fili e dei cavi dal collo e dalle braccia. È la prima volta che sento e vedo tutte queste cose, ma so già di cosa si trattano. Quel qualcuno mi solleva la schiena, mettendomi dolcemente seduta sulla lastra di metallo. È un uomo giovane e sorridente, dall'aria gentile come i suoi modi. Indossa un lungo camice bianco.
-Piacere di conoscerti. Sai il tuo nome?-
Anche la sua voce è gentile, come immaginavo. Lo guardo timidamente, annuendo appena, mentre muovo le mie braccia meccaniche, portandomele al petto. Sorride ancora e mi prende per mano, facendomi alzare in piedi. Guardo le nostre mani: sono apparentemente simili, entrambe color crema, lisce e morbide, ma so già che la sua composizione è ben diversa dalla mia.
-Benissimo. È ora di presentarti qualcuno.-
Si scosta appena. A pochi passi di distanza vi è un'altra persona. Un ragazzo. È alto all'incirca quanto me. Ha dei capelli biondi come i miei, legati in un codino. Non vi è bisogno di uno sguardo più attento. Sgrano gli occhi chiari, della stessa sfumatura di azzurro dei suoi.
Un corpo meccanico è un corpo morto. È color crema, liscio e morbido, ma non ha tessuti, non ha sangue, non ha un cuore. È così. Ma forse...
-Il suo nome è...-
...forse tutti i corpi meccanici e biologici sono morti, senza calore. E il tuo è immensamente caldo, avvolgente, vivo.
Proprio come lo ricordavo.



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Notina piccina: I nomi di Rin e Len, secondo fonti, dovrebbero essere differenti: Rin dovrebbe chiamarsi "Rillianne" e Len "Allen". Tuttavia, nei video originali della Saga del Male (in particolare in Regret Message), il servo chiama distintamente la Principessa "Rin-Sama", e lei lo chiama più volte "Len". Seguendo i video, ho inserito i nomi ivi menzionati. Comunque, si può anche dedurre che "Rin" e "Len" possano essere abbreviazioni di "Rillianne" e "Allen". Inoltre, andiamo..."Rin" e "Len" sò molto meglio. U_U


   
 
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