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Autore: Harriet    29/08/2006    5 recensioni
- I gesti di affetto non vanno mica ricambiati. Uno non li fa per averne un altro, uno li fa e basta.-
- Lo so. Ma il bello dei gesti d’affetto è che, alla fine, molto spesso ne generano altri. Anche se non vuoi niente in cambio.-
Questa storia spiega che esistono modi molto originali per dimostrare ai nostri amici quanto teniamo a loro, come ad esempio aggredire un uomo in un locale pieno di gente o incendiare una fotocopiatrice.
Tutto cominciò un giorno in cui Tatsumi perse una briciola del suo proverbiale autocontrollo…
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Asato Tsuzuki, Hisoka Kurosaki, Kazutaka Muraki, Seiichiro Tatsumi, Yutaka Watari
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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II – Gratitudine

Per qualche giorno si parlò della strana vicenda, poi la curiosità ed il divertimento per il fatto svanirono, lasciando posto a nuove trovate, nuovi gossip da ufficio e nuovi modi di perdere tempo, come diceva Tatsumi.
La questione tornò alla luce all’improvviso, una mattina in cui, per qualche misterioso motivo, Tatsumi non solo non aveva protestato per una pausa caffè un po’ prolungata, ma si era addirittura unito a Tsuzuki, Hisoka e Watari, ovviamente facendosi offrire il caffè dallo scienziato con la scusa di qualche vecchio debito da saldare.
- …come si chiama quel locale dove vai sempre, Tatsumi?- domandò ad un certo punto Watari, che era immerso in una conversazione con Tsuzuki, a proposito di cibo.
- Non ci vado più.- rispose distrattamente l’altro, che stava rispondendo ad Hisoka.
- Non ci vai più? Che strano! Credevo ti ci trovassi bene.-
Tatsumi ebbe un impercettibile momento di esitazione, quando si rese conto cosa si era lasciato sfuggire. Ma si dominò immediatamente, e fece un sorriso, rimettendosi a posto gli occhiali.
- La gestione è cambiata e il cibo è diventato più scadente, per non parlare della scortesia di certi camerieri.-
Mentre rispondeva a Watari si allontanava bruscamente da Hisoka. Ma non così in fretta da nascondergli uno dei suoi pensieri.
Credevo che quella storia fosse dimenticata, che non ci sarebbero stati più problemi.
La pausa finì, ed ognuno ritornò alle proprie occupazioni. Tsuzuki ed Hisoka lasciarono l’ufficio per una convocazione, e in breve si trovarono a passeggiare per le strade di una piccola cittadina del mondo dei vivi, accompagnati da un vento lieve e dal sole primaverile.
- Aaaaaah, che bella giornata!- esclamò Tsuzuki, allontanando il pensiero che tra poco avrebbero dovuto portare via un’anima, e consolandosi col fatto che si trattava di una persona molto anziana, che aveva probabilmente già vissuto molti anni felici.
- Già.- rispose Hisoka, che apprezzava il fatto di essere in un luogo tanto piccolo e poco abitato. Senza vie affollate che gli riempivano la testa di pensieri non suoi e sensazioni non desiderate.
- Hisoka, senti, è stata una mia impressione o a un certo punto Tatsumi era piuttosto inquieto, stamattina?-
- Non era una tua impressione.- rispose il ragazzo, stranamente bendisposto a spiegarsi e parlare.
- Davvero? E tu sai perché?-
Non dovrei parlarne. Non dovrebbe proprio interessarmi. E odio chi rivela i segreti altrui. Uno dovrebbe andare avanti per la sua strada e impicciarsi dei suoi affari.
Lanciò un’occhiata al partner, e un altro pensiero lo attraversò, un pensiero che non era di Tsuzuki, ma era germogliato proprio nella testa dello shinigami più giovane. Anche se era diverso dal suo modo di pensare quanto la notte dal giorno.
Però, se glielo dicessi, lui ne sarebbe veramente felice.
- Dai, Hisoka, dimmelo!-
Ne sarebbe felice, perché non si può non essere felici quando qualcuno si preoccupa per noi.
Perché non trovo altra spiegazione al gesto di Tatsumi. Anche se viene provocato, non è tipo da rispondere. L’unico motivo che può averlo spinto ad aggredire Muraki è il pensiero di ciò che Muraki rappresenta per noi. Per questo sciocco qui.

- Lo sai perché Tatsumi non va più nel suo locale preferito?-
- Cosa? No, non lo so. Che c’entra?-
- Lasciami finire, scemo. Ti ricordi che tempo fa Muraki fu aggredito?-
- Sì, da un uomo che somigliava a Tatsumi!-
- Nel locale preferito di Tatsumi.-
- Oh, davvero? Ma allora…Hisoka, stai cercando di dirmi che è stato veramente Tatsumi ad aggredire Muraki?-
Un’ondata di meraviglia genuina, proveniente dall’animo sempre un po’ bambino di Tsuzuki, invase Hisoka e lo costrinse a sorridere, suo malgrado.
- E’ così.-
- L’hai letto nella sua mente?-
- Un po’. E un po’ l’ho capito.- rispose il ragazzo.
- Ma…ma è pazzesco! E’ incredibile! Tatsumi! Non ci credo! E perché l’ha fatto?-
- Evidentemente Muraki non gli è simpatico.- rispose Hisoka, abbassando lo sguardo.
Se non ci arriva da sé…
- Tatsumi non ha motivo di attrito con lui. Ed è sempre molto controllato, anche se viene provocato. Cosa può essere successo?-
Hisoka alzò le spalle.
Non ho proprio intenzione di spiegarglielo io, a questo scemo!
- Pensi che ce l’abbia con Muraki perché Muraki…insomma…noi…-
- Fai un po’ tu.-
- Hisoka, ma è…Insomma…-
Tsuzuki si fermò, e Hisoka non ebbe bisogno di guardarlo per riconoscere l’emozione dell’altro che lo stava pervadendo.
Commozione, gratitudine.
Sbirciò il viso dell'altro, illuminato da uno dei suoi soliti sorrisi.
Almeno per una volta l’ho reso felice. Anche se non è per una cosa che ho fatto io.
- Anche Tatsumi ha un cuore, eh?- commentò, un po’ a disagio, senza capire il perché.
- Hisoka, dovremmo ringraziarlo, in qualche modo!- esclamò Tsuzuki con foga.
- Cosa? Ringraziarlo? Sei completamente impazzito?- gridò il ragazzo. – Lui non sa che io lo so!-
- Hai ragione, ma potremmo dirglielo…-
- Scordatelo! Non avrei nemmeno dovuto rivelarti questa storia! E’ un suo segreto.-
- Ma tu lo sapevi.-
- L’ho saputo non certo perché l’avrei voluto sapere!- esclamò Hisoka, esasperato. – Certo che a volte sei veramente idiota!-
- Scusami, io…- balbettò Tsuzuki, comprendendo immediatamente dove aveva sbagliato. – Scusami, Hisoka, hai ragione! Va bene, come non detto. Lasciamo perdere tutta la faccenda, eh?-
Hisoka gli lanciò un’occhiataccia glaciale, ma poi si rilassò. C’era davvero un sole splendido, un vento leggero e piacevole, e per di più erano in un luogo delizioso, con un incarico nemmeno troppo triste. Una combinazione di fattori che probabilmente si sarebbe ripresentata loro non prima di un paio di secoli. Era tutto troppo bello per sprecare la giornata litigando con quello scemo.
- Sì, lasciamo perdere, dai.- rispose. – Abbiamo tutta la giornata, per questo lavoro?-
- Sì. Ma se vuoi tornare prima in ufficio, per finire qualche lavoro…Sai, devo ancora finire di copiarti quei documenti…sono lì da un mese!-
- Veramente volevo rimanere un po’ in questo posto, se a te va.- mormorò timidamente il ragazzo.
- Certo che mi va.-
Hisoka socchiuse gli occhi, lasciandosi sfuggire un sorriso. Se avesse potuto avvertire solo i sentimenti positivi – come la felicità che lo aveva raggiunto in quel momento – sarebbe stato veramente contento del suo potere maledetto.

La mattina seguente Tatsumi entrò nella sala comune dell’ufficio, aspettandosi di trovarla buia e vuota, come sempre. Mai che a qualcuno venisse in mente di arrivare presto, per una volta, e iniziare il suo lavoro ad un orario decente!
A malapena trattenne un’esclamazione di stupore. No, non un’esclamazione: la visione che ebbe richiedeva un autentico grido, e magari anche un balzo all’indietro. Ma il signore dell’autocontrollo ovviamente si contenne, limitandosi ad alzare un po’ la voce.
- Tsuzuki, cosa stai facendo qui?-
Lo shinigami si sollevò dal luogo dove stava loscamente trafficando e sorrise radioso.
- Buongiorno Tatsumi!-
- Cosa stai facendo?-
- Dici sempre che dovremmo essere puntuali, e sfruttare bene il nostro tempo, e…-
- Non hai risposto alla mia domanda.-
- Ma no, niente, è che siccome ho rotto di nuovo la fotocopiatrice, stavo cercando di farla funzionare di nuovo, ecco.-
Prima Tsuzuki che arrivava prima di lui, poi il fatto che avesse ricordato una delle massime preferite del segretario, e infine Tsuzuki che rimetteva la fotocopiatrice. Ce n’era abbastanza per farsi venire un infarto multiplo.
- Togliti subito di lì!- esclamò il segretario, inorridito, realizzando bene l’ultima frase del collega. – Molla la fotocopiatrice! Smetti di lavorarci! Non toccarla! Non guardarla neanche!-
- Tatsumi, che ti prende?-
- Non abbiamo i soldi per ricomprarla! Non aumentare il danno, rendendolo irreparabile!-
- Ma…ma io…Volevo solo rendermi utile!-
- Ecco, renditi utile altrove!- Tatsumi afferrò il collega per un braccio e lo spinse fuori dalla stanza. – Solo la tua presenza potrebbe causare un’esplosione improvvisa di quel povero macchinario! E poi mi spieghi come mai ti è venuta voglia di rimetterla? In genere ci pensa Watari o qualcun altro che se ne intende!-
- Lo so, lo so, ma sai, avevo voglia di fare qualcosa di carino per l’ufficio. E’ che tu ti prodighi sempre per tutti, ecco, e…io…-
- C’è qualcosa che mi sfugge. Non sapresti mentire nemmeno se facessi un corso accelerato.- commentò ironico il segretario. Tsuzuki scosse vigorosamente la testa.
- Ma no, ma no, cosa ti viene in mente? Non c’è nulla, dietro, niente più di quel che ti ho detto!-
- Sarà. Adesso vai nel tuo ufficio, stai lontano dalle cose che puoi rompere.-
Tsuzuki obbedì con una prontezza sorprendente. Un altro elemento molto sospetto. In tempi normali avrebbe protestato, affermando con forza che lui non era solo un imbranato, era anche un lavoratore volenteroso.
Tatsumi rinunciò a capire. Probabilmente era solo particolarmente di buon umore, ecco tutto. Avrebbe fatto meglio a lasciar perdere, e magari a chiamare Watari per vedere se faceva ripartire quella fotocopiatrice, visto che aveva da stampare una circolare per tutti i dipendenti, sulle nuove norme vigenti in ufficio, naturalmente decise dallo stesso segretario.

- Tsuzuki, hai la camicia sporca di inchiostro.- notò Hisoka, entrando nella stanza del partner. Poi si rese conto che c’era qualcosa di molto strano. – Tsuzuki, cosa cavolo ci fai qui?-
- Ci lavoro, Hisoka. Buongiorno anche a te.-
- Intendo dire, che ci fai qui a quest’ora?-
- Niente. Sono solo arrivato presto, ecco.-
- Sì, e io ci credo. Cos’hai in mente?-
- Oh, possibile che tutti siate convinti che ho qualcosa in mente?- esclamò lo shinigami, esasperato.
- Non sono convinto. In questo momento avverto chiaramente un sentimento a cui non saprei dare un nome, ma che provano quelli che stanno macchinando qualcosa.- spiegò il ragazzo. – Se ti degni di dirmi cosa macchini, mi fai piacere.-
- Intendi aiutarmi?-
- Assolutamente no. Voglio solo trovarmi lontano qualche miglio, quando farai esplodere l’ufficio.-
- Sfiduciato!- protestò l’altro. – Non macchino niente. Pensavo solo a un modo di fare una cosa carina per Tatsumi, ecco.- confessò. – Non posso ringraziarlo, per quel che mi hai raccontato, ma mi piacerebbe comunque ricambiarlo, anche se lui non saprà mai che lo sto ricambiando per quella faccenda. Ero venuto stamattina presto, per rimettere la fotocopiatrice, ma mi ha trovato subito e mi ha cacciato da lì!-
- Non ha molta fiducia nelle tue capacità di tecnico.- commentò Hisoka. – E comunque i gesti di affetto non vanno ricambiati. Uno non li fa per averne un altro, uno li fa e basta.- borbottò, serio.
- Lo so.- rispose Tsuzuki. – Ma il bello dei gesti d’affetto è che, alla fine, molto spesso ne generano altri. Anche se non vuoi niente in cambio.-
- Le tue solite teorie ottimiste.-
Tsuzuki alzò le spalle e sorrise. Sicuro di sé, almeno per una volta. Hisoka scosse la testa, e sospirò, come una madre che non sa cosa fare col più indisciplinato dei suoi figli.
- Io vado, Hisoka. Troverò un modo, vedrai!- lo salutò Tsuzuki, dirigendosi verso la porta.
- Offrigli un caffè!- gli gridò il ragazzo, che iniziava ad essere divertito da quella faccenda.
- Banale!- gli giunse la risposta da dietro la porta.
- Ma umanamente possibile.- commentò tra sé Hisoka, ridendo. – Non voglio sapere cosa succederà.-
Non avrebbe voluto saperlo, ma circa dieci secondi dopo l’uscita di scena di Tsuzuki fu raggiunto da urla inconsulte. Un po’ allarmato, ma nemmeno più di tanto, si alzò, per andare a fare il conto dei feriti e dei morti.

La scena che gli si presentò davanti nella stanza comune era veramente sconcertante. Anzi, a dire il vero non era definibile neppure come scena, era piuttosto un grazioso quadretto in movimento. Gli ci volle non poco per capire come accidenti potesse essere successo tutto quello, ma grazie all’intuito ci arrivò. C’erano fiamme provenienti dalla fotocopiatrice, e c’era Tsuzuki con un’aria a dir poco inorridita, e in un angolo un irriconoscibile Terazuma, tremante e sconvolto, che stringeva in mano una ciocca dei capelli rossi della sua partner. La quale lo guardava con un’espressione a metà tra l’estatico e il commosso. E poi Tatsumi, che si era rifugiato dietro uno scaffale, e Watari che saltellava attorno a Wakaba, evidentemente molto felice per una qualche ragione.
- Benissimo. Suppongo che qualcuno alla fine sia riuscito a fare danno anche stamattina.- borbottò Hisoka, facendo per andarsene.
- Non è vero!- protestò Tsuzuki. – Quando me ne sono andato la fotocopiatrice era normale!-
- E’ vero, ha iniziato a fiammeggiare quando ci ho messo le mani io.- confermò Watari, senza però perdere il suo sorriso estatico.
- Forse perché qualcuno ha tentato di ripararla con un ofuda e qualche incantesimo?- fece notare Tatsumi, piuttosto seccato.
- Io…non mi sono trasformato?- articolò a malapena Terazuma, rientrando in sé.
- Che è successo?- chiese Hisoka, notando anche lui lo strano particolare: Terazuma stava stringendo una ciocca dei capelli di Wakaba, ma conservava il suo aspetto umano. Beh, più o meno umano.
- Quando le fiamme sono uscite dalla fotocopiatrice, ho fatto un salto all’indietro.- spiegò Watari. – Sono andato addosso a Wakaba, che è scivolata su Terazuma…e lui non è riuscito ad evitarla.- La sua voce assunse il tono professionale e vagamente invasato che preoccupava sempre i suoi colleghi. – E’ venuto in contatto con i suoi capelli, e non si è trasformato! Guarda! Sta toccando i suoi capelli ed è ancora umano! E’ sensazionale! Significa che non può toccare il corpo di una donna, ma i capelli sì! Potrei lavorarci su! Potrei trovare un antidoto al tuo problema!-
- Oooooooooooh, ma sarebbe meraviglioso!- esclamò Wakaba, entusiasta e rassegnata al fatto che Terazuma le stava tirando i capelli, mentre stringeva convulsamente la ciocca rivelatrice. Terazuma non commentò, era ancora troppo sconvolto.
- In ogni modo, credo che dovremmo risolvere la situazione della fotocopiatrice, prima che tutto l’ufficio vada a fuoco.- disse Tatsumi, emergendo dal suo nascondiglio, e fissando lo sguardo su Tsuzuki. Facendolo rabbrividire.
- Vuoi dire che devo…farlo io?- balbettò Tsuzuki, facendo chiari segnali ad Hisoka perché lo aiutasse. Ma lo shinigami più giovane era ben deciso a lasciarlo al suo destino.
- Certo che devi farlo tu!- gridò Tatsumi. – Usa incantesimi, filtri, pozioni o un semplice secchio d’acqua, ma quelle fiamme devono sparire!-
- Va bene.- rispose l’altro, mesto, ed uscì dalla stanza. Hisoka scosse la testa, come al solito certo che l’amico fosse un caso irrecuperabile.
- Però è stato carino.- commentò Wakaba, rivolgendosi a Tatsumi. – Sa quanto tu ci tieni all’ufficio, e ha voluto aiutarti.-
- Già, non è colpa sua se è…- iniziò Watari, che stava ancora esaminando i capelli di Wakaba.
- Se è Tsuzuki.- borbottò Terazuma, stranamente senza aggiungere qualche offesa a quel nome. Tatsumi sospirò e fece un sorriso.
- Ammetto che avete ragione. E’ stato apprezzabile. Forse non detrarrò l’intero costo della fotocopiatrice dal suo stipendio, ma solo metà.-
Hisoka fece un sorrisetto. In un modo o nell’altro quell’idiota era quasi riuscito nel suo intento. Una simile concessione da parte del segretario poteva significare solo che era di un buon umore sconcertante.

Giunse il momento di tornare a casa, e Tsuzuki, distrutto per aver lavorato tutto il giorno alla fotocopiatrice (le fiamme si erano spente, alla fine, ma dopo un immenso dispendio di energie), si incamminò verso la sua casa. Un attimo dopo fu raggiunto da Hisoka, per fare un tratto di strada con lui, prima di dirigersi verso la propria abitazione.
- Ho combinato il solito casino, eh?- commentò il più vecchio dei due, un po’ abbattuto.
- Ma no. Cioè, sì, ma almeno Tatsumi ha apprezzato.-
- Dici di sì?-
- Dico di sì. E ora per favore ritieniti soddisfatto, e non cercare di ringraziare più nessuno, va bene? E se ti facessi un favore, un giorno, non ricambiarlo.-
- Uffa, smettila di prendermi in giro!- si lamentò Tsuzuki.
- Mi dispiace, ma te le chiami, le prese in giro!- brontolò l’altro.
- Eh, hai ragione.- sospirò Tsuzuki. – Per poco non succede un disastro. Se Terazuma si fosse trasformato lì dentro…se le fiamme si fossero propagate…Insomma, sono sempre il solito idiota!-
- Ma no che non lo sei!- si alterò il ragazzo. – E’ che sei…insomma, il tuo modo di voler bene alle persone ti porta a strafare, ecco! Ma ognuno ha i suoi difetti, no?-
Tsuzuki si fermò all’improvviso, in mezzo alla strada, fissando il ragazzo come se fosse stato qualche strana apparizione.
- Hisoka. Tu…mi hai appena detto una cosa vagamente carina? Hai appena detto che non sono un idiota? Tu?-
- Io…cosa…- Il ragazzo parve rendersi conto solo allora delle sue frasi, e si premurò di rimediare. – Non era quello che volevo dire!-
- Ma l’hai detto! Spontaneamente! Dopo tre anni di lavoro insieme e di offese! E’ meraviglioso! Vuol dire che non pensi per davvero che io sono scemo, anche se oggi ho combinato l’ennesimo disastro!-
- Che noia. Non ti dirò più niente di positivo, se questo è il risultato.- brontolò il ragazzo. – E comunque oggi non hai combinato proprio un disastro. Hai dato a Watari un nuovo argomento di studio, un’ottima cosa per tutti noi. Se riuscisse a trovare un antidoto, Terazuma non si trasformerebbe più, per la gioia sua e di Wakaba-san. E sei anche riuscito a ringraziare Tatsumi, come volevi tu.-
- Già.- confermò Tsuzuki. – Qualcosa di positivo è avvenuto.-
- Molto positivo, direi. Almeno Watari non cercherà più di trasformarti in una donna, per un po’.-
- E pensa che tutto questo è avvenuto perché Tatsumi ha perso il controllo e ha aggredito Muraki! Non è curioso?-
Hisoka fece una risatina stranamente serena e rilassata, e alzò le spalle.
- Non avrei mai pensato che anche Muraki sarebbe potuto servire a qualcosa, per una volta!-


FINE
Questa storia è dedicata alle persone che l’hanno letta e alle fotocopiatrici di tutto il mondo (soprattutto quelle di una certa sede).
Questa storia è un tentativo di:
a) scrivere una fic più allegra del solito
b) scrivere una fic in cui appaiono un po’ tutti gli shinigami di Yami, e in cui Hisoka si sente in pace col mondo e Tsuzuki non combina troppo caos
c) esercitarmi nei dialoghi e nelle scenette umoristiche
d) far divertire voi
Se ci sono riuscita, mi sento una donna realizzata!
I’m here: yumemi@hotmail.it
Oppure: http://harriet-yuuko.livejournal.com
   
 
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