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Autore: Rebychan    13/01/2012    6 recensioni
Un bacio può avere diversi significati.
A causa del rituale del bacio mafioso Gokudera scoprirà qualcosa su se stesso che lo porterà a capire la verità sui suoi sentimenti.
Atemporale - Pairing: YamamotoxGokudera (8059)
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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7 Ecco qui il nuovo capitolo di questa storia.
Come al solito, i personaggi non sono miei e scusate se ci saranno degli errori. Io leggo e rileggo ma qualcosa mi sfugge sempre.
Ringrazio tutti coloro che hanno lasciato un segno della loro lettura su questa storia, soprattutto commentando ma anche mettendo me o la fic nei preferiti, ricordati e seguiti.
Un ringraziamento speciale va a: Willow, Milli Milk, kury, lightdragon91 e Hibari Kyoite che hanno commentato lo scorso capitolo. Grazie! Ho risposto ieri  ai vostri bellissimi commenti.  
Vi lascio alla lettura.
Rebychan

CAPITOLO 7

Gokudera il giorno dopo la cerimonia di nomina si era svegliato molto tardi. Aveva dormito per dieci ore di fila. Gli occhi gli bruciavano, un leggero mal di testa lo intontiva, e aveva la bocca amara e secca.

Sbadigliò sollevando le braccia verso l’alto per stiracchiarsi.

Non si alzò però dal letto.

Per alcuni minuti rimase lì a crogiolarsi del calore delle coperte che lo avvolgevano.

Solo quando si ricordò del bacio che si era scambiato con Yamamoto scalciò lontano da sé quelle protezioni, alzandosi in piedi di scatto.

Guardò verso la scrivania dove aveva lasciato il biglietto con il resoconto dei fatti della notte, e scrollò il capo.

Non aveva nessun bisogno di leggerlo.

Si ricordava tutto per filo e per segno, forse perché sì si era ubriacato, ma non essendo la sua prima volta, il suo corpo si era abituato ai postumi.

Forse perché ciò che era accaduto era stato così scioccante che si era impresso a ferro e fuoco sulla sua mente.

Forse perché la sorpresa per come aveva agito era stato così tanta, che era riuscita a destarlo dall’ubriacatura in quegli attimi, lasciandolo solo un po’ brillo.

Arrossì imbarazzato.

Scosse il capo.

Eppure anche se si ricordava tutto, non riusciva proprio a capire il motivo per cui aveva assalito Yamamoto e lo aveva baciato la prima volta.

Era debole giustificarsi dietro il desiderio di finire il rito. Non sarebbe servito che lo baciasse in quel modo.

Al ricordo, istintivamente si ritrovò a passarsi la lingua sulle labbra, come se potesse ancora esserci il sapore dell’altro.

Nell’accorgersi di quello che aveva fatto, scrollò la testa violentemente ed una fitta di dolore più acuta delle altre gli fece chiudere un occhio per calmarla.
Era uno stupido.

L’unico sapore che aveva in bocca era quello rancido e disgustoso dell’alcol fermentato.

Ieri sera aveva bevuto davvero troppo.

Aveva bisogno di fumare e di un caffè.

Il fumo era il suo pane quotidiano e l'avrebbe aiutato a rifugiarsi nella normalità.
 

La caffeina invece l’avrebbe spinto a svegliarsi del tutto e così forse avrebbe pensato a mente lucida anche a tutto il resto.

Andò nel piccolo cucinino, prese una moka, riempì la parte inferiore d’acqua, sull’imbuto mise la miscela arabica che si era procurato d’importazione, chiuse il tutto, accese il forno e la mise a scaldarsi.

Adorava il caffè fatto all’italiana.

Quando tre sigarette  dopo, il suo profumo gli invase le narici, gli sembrò di sentirsi già meglio.

Quando dopo cinque poté versarlo sulla tazza, unirci un misero cucchiaino di zucchero, perché esagerare avrebbe privato il caffè del suo aroma naturale, ed assaggiarlo, non riuscì a trattenere un verso di piacere.

Sì, non c’era niente di meglio di un buon caffè per iniziare la giornata, soprattutto dopo una sbronza.

Grazie ad esso gli sembrava già che la sua mente fosse più libera.

Peccato però che proprio perché era più sveglio, il suo cervello non poté non fargli ricordare una conversazione che aveva avuto con Yamamoto su quella bevanda qualche tempo addietro.

E così fu costretto di nuovo e subito a pensare a lui. Ormai era diventato proprio  un tarlo fisso.

Sì, perché se lui beveva il caffè o nero, od al massimo con un cucchiaino di zucchero, l’altro invece lo preferiva così dolce da renderne irriconoscibile il gusto amarognolo, tanto che Gokudera gli aveva detto che se faceva così a quel punto era meglio se non lo prendeva, optando per qualche altra bevanda.

L’idiota ovviamente gli aveva sorriso come al solito, prima di rispondergli in modo disarmante che lo prendeva per fargli compagnia.

Al ricordo, Gokudera sentì il suo stomaco contrarsi.

Appoggiò la tazzina sopra il tavolo.

Si sedette e premette la fronte contro il freddo marmo che avvolgeva il mobile della cucina.

Il dolore alla testa che ancora persisteva cessò, mentre non poté fare a meno di chiedersi, se era possibile che Yamamoto fosse stato innamorato di lui già all’epoca.

La risposta gli fu subito chiara.

Sì, non poteva essere altrimenti. Solo che lui non si era mai accorto di niente, troppo preso a pensare di essere innamorato del Decimo.

Quando si ricordò del suo boss risollevò il capo.

Aveva appena dato per certo di non essere davvero innamorato del Decimo si rese conto. Aveva dichiarato di averlo solo pensato.

Beh, visto l’assenza di emozioni forti che il bacio tanto atteso con lui gli aveva scatenato dentro, pensarla diversamente sarebbe stato da scemi. Forse sul serio era stato infatuato del Decimo perché l’ammirava e l’unico suo desiderio ancora attuale era stargli accanto per sempre, ma si trattava solo di quello. Non era amore, ma devozione.

Sospirò.

Ma se  era così, e ciò che scatenava in una persona un bacio era importante, allora lui per Yamamoto cosa provava?

Al ricordo delle sensazioni che aveva provato nel baciarlo e che nemmeno la sbronza era riuscita a cancellare sentì le guance ardere.

No, non poteva essere vero.

Non poteva piacergli sul serio.

L’altro era l’idiota, l’aveva considerato sempre e solo così.

Era il suo rivale per diventare braccio destro, era un mollaccione sempre sorridente che non faceva che ricercare la sua compagnia facendolo irritare,  però era anche la persona che lo capiva meglio di tutti ed era forse l’unico amico che aveva.

Sì, era inutile negarlo. Ormai era da tempo che considerava l’altro un amico.

Sospirò per l’ennesima volta.

Ma fino a ieri avrebbe giurato che si trattasse solo di quello, di amicizia, ed ora…

Non capiva!

Gli piaceva più che come amico?

Più ci pensava, più non riusciva a capirlo.

Per anni aveva dedicato la sua vita solo al Decimo, ogni suo sentimento d’amore cosciente vero o falso che fosse era stato destinato a lui. Se a livello inconscio invece aveva imparato a volere bene a qualcun altro, non poteva saperlo. Anzi gli sembrava inconcepibile anche solo il pensarlo.

Lui non poteva essere stato così stupido d’amare una persona, e non essersene reso conto.

Aveva pensato di amare il Decimo, però e non era anche quello da idioti, visto che si era rivelata una falsità?

No, non era una falsità.

Lui amava sul serio a suo modo il Decimo, solo che era un amore servile, invece di essere un amore passionale.

Aveva solo confuso le due cose.

Ed allora non poteva aver scambiato l’amore per l’amicizia che aveva iniziato a provare per Yamamoto e che ancora adesso ogni tanto negava?

NO!, si urlò nella testa, scrollandola di nuovo con forza.

Sapeva che doveva scendere a patti con se stesso perché altrimenti avrebbero sofferto sia lui sia Yamamoto e la tensione tra loro avrebbe rischiato di distruggere dall’interno la famiglia Vongola ma non riusciva proprio ad arrivare a nessuna conclusione.

Sapeva anche che doveva a Yamamoto una risposta visto che anche se non lo sapeva gli si era dichiarato, ma non sapeva quale sarebbe stata.

Sarebbe stato semplice fare finta di niente, sarebbe stato altrettanto semplice dirgli che per lui era solo un amico, ma c’era qualcosa che non capiva in lui, che gli impediva di farlo.

Il bacio e la dichiarazione avevano aperto in lui una crepa su una teca  del suo cuore che nascondeva certi sentimenti sopiti e mai del tutto capiti che non poteva più ignorare.

Ormai doveva farsi forza ed analizzare quelle emozioni per capirle, ma purtroppo in quel momento non ci riusciva.

Si versò dell’altro caffè sulla tazza. Lo bevve, stavolta completamente nero.

Poi andò in bagno a farsi una doccia.

E si rivestì di tutto punto.

Il dolore alla testa era passato, ed era abbastanza lucido per andare in ufficio e lavorare.

Sistemare un po’ di scartoffie lo avrebbe aiutato a rilassarsi, ed a pensare.

Il lavoro gli faceva quell’effetto.

Giunto in ufficio scoprì che Yamamoto per qualche giorno non si sarebbe presentato alla base. Doveva aiutare il padre al ristorante.

Gokudera capì che se agiva così era perché voleva evitarlo. Meglio così!

Anche lui non aveva nessuna intenzione di trovarselo davanti fino a quando non avesse chiarito i suoi sentimenti.

Fu per quello che quando il Decimo gli chiese di andare a pranzo e poi a cena con lui gli disse di no, che doveva lavorare. Molte pratiche si erano accumulate  e voleva sistemarle.

La sua solerzia lavorativa doveva aver sorpreso il Decimo non poco, ma alla lunga l’accettò.

Probabilmente aveva pensato che facesse così perché galvanizzato dall’idea di essere diventato braccio destro, volesse dimostrare di essere davvero degno di quel ruolo.

Sì, in parte poteva essere vero anche quello, ma soprattutto era perché voleva evitare Yamamoto e sapeva che il Decimo sarebbe andato a mangiare al suo ristorante.

Aveva bisogno di riflettere, e più ci rifletteva, più pensava che fosse impossibile che a lui piacesse l’idiota.

E più ci pensava, più capiva che probabilmente se il bacio con Yamamoto era stato così intenso al ricordo era solo perché era ubriaco.

Sì, probabilmente era stato l’alcol a renderlo così ipersensibile alla presenza dell’altro.

Ed aveva donato al ricordo delle sue labbra tutta quella magnificenza.

Sì, perché mentre lavorava non faceva che pensare a quello che aveva provato nel baciare l’altro.

E si faceva molte domande. Sul serio aveva provato con l’altro ciò che pensava avrebbe dovuto sentire invece con il Decimo? Sul serio le gambe si erano fatte molli? Sul serio il suo cuore aveva battuto di gran cassa nel petto? Sul serio lo stomaco si era chiuso, e le farfalle avevano ballato? Sul serio dei fremiti di piacere avevano attraversato la sua pelle?
Sì, era successo, aveva dovuto ammettere, ma era possibile che fosse stato l’alcol a produrgli quegli effetti secondari?

Non faceva che chiedersi quelle cose, insieme a cosa stesse facendo in quel momento Yamamoto, se anche lui lo stesse pensando, cosa lui avesse provato nel baciarlo visto che si era detto innamorato, perché la sua dichiarazione gli aveva fatto più piacere di quanto volesse ammettere visto che non faceva che ripetersene le parole, perché avrebbe voluto vederlo.

Già, si era reso conto infatti che stargli distante ed evitarlo era più difficile del previsto.

Non era mai capitato che stessero più di un giorno senza incontrarsi da quando si conoscevano,  a parte quando uno dei due andava in missione per conto del Decimo. Ed ora non era quello il caso.

Yamamoto ogni giorno gli appariva davanti con il suo sorriso allegro, e lo salutava. Poi gli parlava un po’, mentre lui sbuffava.

Oppure quando era impegnato con il padre, lui andava al ristorante a mangiare. L’altro lo accoglieva con il suo sorriso allegro, e poi gli parlava un po’ mentre lui ringhiava.

Non che le cose cambiassero poi molto se era lui o l’altro a fare la prima mossa, L’importante era vedersi.

Sì, perché doveva essere onesto, per molto tempo la presenza dell’altro gli era stato di sprono a migliorare per diventare un buon braccio destro. Era il suo rivale per quel ruolo e non voleva farsi battere. Proprio per quello però era diventato una presenza fissa per lui, ed ora gli dava sicurezza.

Il fatto che lui lo trattasse amichevolmente, lo faceva sentire apprezzato almeno da qualcuno.

Possibile che tutto quello significava che l’amava?

Possibile che il fatto che sentisse così tanto la sua mancanza anche se erano solo due giorni che non si vedevano, possibile che il fatto che avrebbe tanto voluto vederlo, scorgere il suo sorriso, ringhiargli contro che era un idiota, ma poi starlo ad ascoltare significava che gli piacesse più di quanto avesse mai creduto?

Forse era così, ma non ne era sicuro.

E prima di dargli false speranze voleva averne la certezza.

Se solo fosse stato sicuro che sul serio baciarlo lo coinvolgesse così tanto, anche da sobrio, forse tutto ciò sarebbe stato un buon indizio per giungere alla verità.

Ma non poteva saperlo.

No! I ricordi di ieri erano offuscati dall’ubriacatura, anche se sembravano così vividi.

Fissò la sua attenzione sul rapporto che aveva davanti. Una famiglia mafiosa aveva chiesto ai Vongola una prova della loro forza.

Mentre pensava ad un modo per mandarli al diavolo e nel contempo fargli capire che non era il caso di attaccare briga con loro se non volevano farsi molto male, forse avrebbe potuto mandargli indietro la missiva con un candelotto di dinamite dentro, la sua attenzione si soffermò sulla parola “prova” ed ebbe come un’illuminazione.

Possibile che fosse così semplice. Si disse.

Beh di solito era così. Erano proprio le soluzioni più dirette e semplici quelle che facevano centro.

Ed allora perché non farlo?

Se voleva sapere cosa avrebbe provato nel baciare Yamamoto da sobrio, bastava solo che facesse una prova.

Andasse da lui e…

Non ebbe nemmeno finito di pensarlo che era già in piedi.

Non pensò minimamente alle conseguenze ovvero al fatto che se l’altro era innamorato di lui, fare quello che aveva in mente di fare poteva illuderlo.

Nelle sue intenzioni lui gli avrebbe detto chiaramente che era solo una prova, e che quindi non doveva farsi strane idee.

Con il senno di poi, probabilmente avrebbe capito che in verità se gli era stato così facile arrivare a quella conclusione, era solo perché era esasperato.

Voleva vederlo, voleva baciarlo e qualunque scusa sarebbe stata buona per farlo.

Voleva semplicemente smettere di pensare troppo, ed agire perché era più a suo agio di fronte a certe emozioni inspiegabile se si comportava così.

Corse come un disperato per raggiungere Yamamoto, lasciando il buon senso chiuso a doppio mandato nel suo ufficio.

Ormai aveva preso la sua decisione.

Per capire cosa doveva fare d'ora in poi doveva scoprire cosa avrebbe provato nel baciare Yamamoto.

Solo dopo finalmente avrebbe potuto fare una vera scelta ed analizzare meglio i suoi sentimenti.

Rimase sorpreso quando raggiunto il locale si trovò davanti appena uscito dal ristorante l'oggetto dei suoi pensieri.

Solo allora si rese conto che era tardissimo.

Si ritrovò a chiedergli se era da solo.

L’altro gli rispose che suo padre era appena andato di sopra a dormire.

Gokudera capì che il destino voleva che lo baciasse.

Sì, perché se avesse voluto che non lo facesse, avrebbe potuto farglielo trovare in compagnia.

Di sicuro sarebbe stato costretto a rimandare la prova.

S’introdusse nel ristorante, Yamamoto lo seguì con l’insegna.

Stava chiudendo.

Si guardò intorno, non c’era davvero nessuno.

A quel punto, tanto valeva buttarsi.

Gli fece sapere che voleva fare una prova, poi gli si avvicinò e lo baciò.

All’inizio fu solo un bacio a fior di labbra, ma voleva di più.

E lo ebbe non appena Yamamoto gli diede il permesso di accedere alla sua bocca, e dopo il primo attimo di sbigottimento cominciò a corrisponderlo.

Voleva perdersi nelle labbra dell’altro e capire fin nel profondo cosa nel farlo avrebbe provato.

Voleva leggere ogni sfumatura delle emozioni che quel bacio potevano dargli.

Voleva essere sicuro che l’aurora provata da ubriaco fosse reale.

Voleva sapere se avrebbe provato nel suo corpo tutte quelle cose che gli innamorati associano al bacio con la persona cara.

Sì, sempre quella storia delle gambe, cuore, stomaco e tutto il resto.

Si lasciò andare e subito gli fu chiaro che ciò che sentiva era diverso da quelle provato due sere prima.

Era diverso da tutto quello che aveva mai immaginato.

Era diecimila volte meglio, si rese conto, tanto che nemmeno si accorse quando Yamamoto spinto dalla foga del momento, lo adagiò sopra un tavolo.

E quando lo capì...

FINE CAPITOLO 7

Cosa farà Gokudera quando capirà cosa sta facendo? E Yamamoto? Cosa succederà? Tutto quello lo scoprirete leggendo il prossimo capitolo.

L'ANGOLO DI REBYCHAN:
Il capitolo si è fermato praticamente come il precedente. Temporalmente è progredito solo di pochi istanti.
Sono stati i pensieri di Gokudera il vero fulcro del capitolo e spero che siano stati chiari. Incrocio le dita.
Spero che un pochino il capitolo vi sia piaciuto.
Con questo, anche stavolta mi sembra di aver detto tutto.
Chi vuole contattarmi può farlo qui sui commenti EFP, per Email o sul mio forum.
Alla prossima.
Rebychan
   
 
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