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Autore: _Connie    13/01/2012    8 recensioni
«Non vorresti mangiare questo bel frutto, ragazzino?»
A parlare improvvisamente –facendo venire un principio d'infarto alla navigatrice– era stata una vecchia incappucciata, la quale tendeva uno strano frutto metà rosa e metà blu ai due pirati con un altrettanto strano sorrisino.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Franky/Nico Robin, Rufy/Nami, Sanji/Zoro
Note: nessuna | Avvertimenti: Gender Bender
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[Angolo dell'autrice]
Non guardatemi con quelle facce. Lo so che sono in ritardo, ma non è colpa mia! E' colpa di Moon., che si è messa col fiato sul collo dicendo: ''scrivimi, scrivimi!''. *fa pubblicità occulta*
Anche se all'inizio il mio intento era quello di mettere solo accenni della coppia, non ho resistito. Questo capitolo è palesemente ZoSan (ma perché, gli altri com'erano? xD) e spero di non essere andata OOC...
A voi! ^__^ 
 
~Capitolo 7~
 
Erano ormai passati un paio di giorni da quando Zoroko e Sanji avevano fatto pace –  e, naturalmente, il cuoco aveva ripreso a spargere cuoricini a destra e a manca per lei – e i due Roronoa si trovavano sulla vedetta, dato che, quella sera, il turno di guardia spettava a loro.
Approfittando del fatto che sia Chopper sia Choppeko si trovavano nella loro stanza a dormire profondamente e che, quindi, non erano più costretti a sentire che le loro condizioni "erano ancora precarie" – parole loro – ogni qual volta tentavano di fare un qualsiasi allenamento con i pesi, decisero di ingaggiare una specie di sfida tra di loro.
Nell'esatto momento in cui Zoro mise l'elsa dell' Ichimonji in bocca, l'altra assunse un'espressione quasi schifata.
«Mi ero sempre chiesta come facessi a combattere con tre spade, ma così non ti rovini i denti?»
«R-rovinarmi i denti?!»
«Ehi, non guardarmi così! Sono pur sempre una ragazza, ci tengo al mio aspetto!»
Lo spadaccino strabuzzò gli occhi, ma, anche se ancora allibito, decise di far finta di non aver sentito e si mise in posizione, mentre l'altra estraeva la sua unica spada – anch'essa l'Ichimonji – dal fodero.
Partirono all'attacco contemporaneamente, producendo un forte clangore di spade: il suono del metallo contro altro metallo fece salire l'adrenalina nelle loro vene.
Anche se Zoro era decisamente più forte dell'altra, Zoroko riusciva a schivare molto più facilmente i suoi attacchi.
Andarono avanti per una buona mezz'ora, finché non furono entrambi esausti, a corto di fiato.
«Certo che sei davvero veloce...» soffiò Zoro, tra un ansimo e l'altro.
«Beh, dato che, in quanto a forza, sono piuttosto svantaggiata rispetto ai maschi, mi concentro soprattutto sul miglioramento della mia agilità... In quanto a questa, non mi batte nessuno!»
Si scambiarono dei ghigni divertiti, per poi riporre le proprie spade nei rispettivi foderi e tornare a sedersi sulla poltrona-panchina della vedetta.
 
«Che stai facendo?»
L'improvvisa apparizione di Sanko nella cucina fece trasalire il povero Sanji, il quale lanciò un urlo a dir poco terrorizzato.
«Ma sei impazzita?! Che diavolo fai qui sveglia a quest'ora?!»
«Mi era venuta improvvisamente sete, così mi sono alzata per venire a bere... Piuttosto, che ci fai tu qui!»
«I-io? E-ecco, ho pensato che a Zoroko-chan avesse fatto piacere se le avessi portato uno spuntino di mezzanotte, dato che oggi ha il turno di guardia; così le ho preparato un bento*...»
«E come mai ce ne sono due
L'altro deglutì impercettibilmente.
«Se non l'avessi fatto anche a quel buzzurro di un marimo, Zoroko-chan si sarebbe arrabbiata di nuovo, no?»
«Mh... Sì, hai ragione. Però muoviti a finirli, altrimenti quei due si addormenteranno prima che tu glieli possa portare. Io intanto vado a prendere del sake, ché sicuramente ne vorranno bere almeno una bottiglia a testa!»
Quando la ragazza sparì dentro il deposito, il cuoco si lasciò andare ad un sospiro di sollievo.
 
«Ohi, voi, apritemi!»
Quando il cuoco iniziò a battere un pugno contro la botola per farsi aprire, i due spadaccini erano quasi completamente assopiti.
Zoro fu il primo ad alzarsi e ad andarlo ad aprire, sbadigliando sonoramente e portandosi una mano dietro la nuca a scompigliarsi i capelli.
«Ohi, chi diav– Cuoco?! Che ci fai qui?!»
«Sono venuto per portarvi qualcosa da mangiare, mi pare ovvio.»
Dire che l'altro fosse sorpreso sarebbe stato un eufemismo.
«Ma se tu non l'hai mai fatto! Le uniche per cui fai questi tipi di favori sono Nami e Robin!»
«Infatti non farti strane idee, marimo. A te l'ho fatto solo per una questione d'uguaglianza, tutto qui. Zoroko-chan, per prepararti gli onigiri ci ho messo tutto il mio amore!♥»
«Sembrano buonissimi!»
«Grazie!♥ Sono così felice!»
«Secondo me sono qualcosa di immangiabile.»
«Zitto tu, alga decerebrata!»
«Cosa?!»
Avevano appena iniziato a litigare per l'ennesima volta nel corso della giornata, quando Zoroko si sentì chiamare da qualcuno che si trovava sul ponte.
Affacciandosi, vide che era Sanko, la quale le stava facendo segno di scendere.
“Che diavolo vuole?” pensò, ma alla fine decise di starla a sentire e lasciò i due al loro battibecco, portandosi comunque dietro sia il sake che gli onigiri – mica li poteva sprecare!
Sanji notò dopo poco la mancanza della ragazza.
«Uhm? Dov'è finita Zoroko-chan?»
«Mah, forse si è sentita male per i tuoi onigiri ed è andata da Chopper e Choppeko.»
«Ma fammi il piacere! Non capisci niente di cucina, tu! E poi, secondo me, è scesa da Sanko: lei è voluta rimanere giù. Chissà perché...»
Soltanto nello stato di relativa calma che si andò a creare subito dopo, il cuoco notò che l'altro non aveva più i bendaggi che gli aveva messo il medico di bordo quel pomeriggio.
«Ma sei idiota o cosa?! Perché diavolo ti sei tolto le bende?!»
«Perché mi intralciavano i movimenti, mi pare ovvio.»
«E a me pare altrettanto ovvio che Chopper te le avesse messe proprio per questa ragione, razza di deficiente!»
«Non mi servono 'ste cose! Sto benissimo!»
«E ora vorresti farmi credere che, dopo tutto quello che è successo a Thriller Bark, tu stia bene?!»
Il tono di Sanji si stava facendo via via sempre più arrabbiato.
Quell'incosciente. Non bastava che lo facesse dannare giorno e notte per i sensi di colpa che lo assalivano in continuazione ogni qual volta ripensava al combattimento contro Kuma, no. Doveva anche infischiarsene della propria salute!
Quella era una delle tante cose che proprio non sopportava dello spadaccino: infischiarsene della morte.
Se si trovava in una situazione pericolosa, non se ne preoccupava e andava avanti; non pensava minimamente alle persone che, magari, avrebbero sofferto per la sua morte. Era solo un egoista.
«Fatti i cazzi tuoi, cuocastro! A te non è mai importato niente di me! Da quand'è che ti inter–»
La frase gli morì in gola.
Il biondo gli aveva preso il viso tra le mani e lo stava baciando.
Lo stava baciando.
Era un bacio che non aveva niente di dolce o di romantico: sembrava quasi che l'altro gli volesse trasmettere tutta la sua frustrazione e la sua disperazione.
Dopo pochi istanti, una volta divisosi, Sanji si prese qualche secondo per ritornare in sé, per poi accendersi tranquillamente una sigaretta e iniziarla a fumare, dirigendosi verso la botola per scendere sul ponte.
Zoro, intanto, aveva assunto un'espressione a dir poco scombussolata e sorpresa.
«Che... che diavolo era quello?»
L'altro si volse verso di lui, per poi scuotere il capo e lasciarsi andare ad un sospiro di rassegnazione.
«Allora, te lo dirò in modo che anche uno del tuo intelletto possa capirlo: quello era un bacio. Ripeti con me: BA-CIO!»
«So benissimo cos'è!», rispose, diventando di un colore tendente al rosso. «Non capisco il perché tu l'abbia fatto!»
Il cuoco dapprima lo guardò sbigottito, meravigliandosi della sua immensa idiozia, poi scosse di nuovo il capo.
«Io non vado in giro a baciare la gente, marimo
Detto ciò, si girò e si diresse di nuovo verso la botola.
Ma non fece in tempo.
Lo spadaccino l'aveva fatto voltare e, tirandolo per la cravatta, gli aveva restituito il bacio, facendogli cadere la cicca a terra.
Quando si staccarono, Sanji aveva gli occhi sgranati e le labbra leggermente schiuse dallo stupore.
«Cosa...?»
«Nemmeno io vado in giro a baciare la gente, cuocastro
Sulle sue labbra si fece spazio un ghigno malizioso, mentre l'altro sgranò ancor di più gli occhi e si colorò di un rosso acceso.
 
«Perché diavolo mi hai fatta scendere?»
Zoroko si trovava nella cabina delle ragazze – a cui erano stati aggiunti dei letti a castello costruiti dai carpentieri per far dormire tutte nella stessa stanza – e stava seduta sul suo letto – esattamente quello sopra a quello di Sanko –, intenta a finire i suoi onigiri e il suo sake, mentre l'amica si trovava sotto le coperte del suo letto, cercando di dormire.
La bionda sbuffò.
«Zoroko, certo che non hai un minimo di intuito per certe cose!»
«''Certe cose'' cosa
«Lasciamo stare, va'... 'Notte!»
E, detto questo, si addormentò con un sorrisino malizioso sulle labbra, lasciando la povera spadaccina ancora confusa.
 
 
*una specie di scatoletta usata spesso dai giapponesi per portarsi dietro il pranzo.
  
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