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Autore: ArtemisiaSando    13/01/2012    1 recensioni
Credo sia la prima fanfiction ispirata alla serie videoludica Uncharted :) La storia che voglio presentare parla del fortuito incontro tra un giovane Victor Sullivan e la cantante di un bar in una città appena devastata dalla guerra.
Nascerà immediatamente qualcosa tra i due personaggi, che pure si vedranno costretti ad affrontare ciascuno i propri demoni personali per poter costruire una relazione. Il passato della ragazza ed il "lavoro" di Sully riusciranno forse a minare la loro amicizia...
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

Il giorno seguente Estel sentiva ancora nelle orecchie la profonda voce dell’uomo che l’aveva sfrontatamente fermata nel vicolo. Dopo tutto il tempo che avevano passato osservandosi a prudente distanza, ritrovarlo così vicino era stato disarmante per lei. Avrebbe mentito a se stessa se non avesse ammesso di nutrire per lui un certo interesse, infondo non solo era bellissimo, ma c’era qualcosa nel suo sguardo, nel suo sorriso che riusciva a penetrare le sue difese, farla sentire al sicuro.

Con il cestino pieno di fiori tra le mani, si avviò distrattamente per la strada principale della città. Cosa sapeva di lui infondo, a parte il nome? Non era il caso di lasciarsi avvicinare, nonostante si presentasse assiduamente al locale per vederla da più di una settimana.

Il vestito che sfilò nella vetrina accanto a lei la distrasse, sospirò pensando che non se lo sarebbe mai potuto permettere e prima di potersene accorgere sbatté violentemente contro qualcosa di solido. Il cestino rovinò a terra e di sicuro sarebbe caduta se qualcuno non l’avesse prontamente sorretta tra le braccia.

- Oh dio, mi scusi! Sono mortificata, è colpa mia, ero distratta.- esclamò velocemente, vergognandosi ad alzare lo sguardo.

- Dovresti stare più attenta quando cammini!- la rimproverò una voce rauca e profonda, che la indusse immediatamente a rivolgere il viso verso l’uomo che ancora la sorreggeva tra le braccia forti.

 

Sully quasi si strozzò con la propria saliva quando si accorse che la ragazza che teneva tra le braccia era la stessa Estel del bar. Si guardarono stupiti per un lungo, imbarazzante momento e per un attimo, premuti ancora l’uno contro l’altro, sentirono i loro cuori galoppare all’unisono nella confusione della strada.

- Ma tu sei il pedinatore del bar! Sullivan … - esclamò la ragazza quando Victor la liberò dall’abbraccio, ancora confuso e meravigliato.

- Diavolo, ragazzina! Non ti stavo pedinando!- rimbrottò di rimando con un gesto stizzito delle braccia, sperando che il calore che sentiva in tutto il corpo non si desse a vedere anche sul viso.

- E comunque puoi chiamarmi Sully.- scosse la testa sconsolato, ma dovette rialzare lo sguardo quando Estel scoppiò in una dolce risata:- Ok … Sully. Allora fai anche qualcosa che non sia bere scotch e fumare sigari in un bar, eh?- lo canzonò mentre si chinava a raccogliere i fiori che le erano caduti insieme al cestino di vimini.

Victor si chinò ad aiutarla, lasciandosi prendere in giro, era semplicemente adorabile:- Già, ti stupirebbe sapere che ho persino un lavoro.- ghignò reggendole il gioco, sfiorandole volutamente la mano. Lei arrossì visibilmente, ma non perse il dolce sorriso:- Sono impressionata. Grazie … - sussurrò poi rialzandosi, Sully la seguì.

- Allora … te lo comprerai questo vestito?- scherzò sperando ancora di fare breccia nel cuore di lei, o forse ci era già riuscito, dato che, nonostante la tranquillità con cui stavano chiacchierando, poteva sentire di non esserle indifferente.

- Oh, no. Magari! Il massimo che posso permettermi per ora sono questi fiori.- sorrise gettando un’occhiata distratta alla vetrina, ma Victor trattenne l’impulso di entrare e comprale l’intero negozio, non sembrava il tipo di donna che accettasse regali immotivati. Con la fierezza che aveva nello sguardo di lupo piuttosto Sullivan con molta probabilità avrebbe ricevuto uno schiaffo.

- Sono per qualcuno di speciale?- non poteva resistere all’impulso di flirtare, voleva starle vicino il più a lungo possibile.

- Per la mia padrona di casa. Vive sola, il marito non c’è più da qualche anno e i figli sono morti in guerra, sai … - rispose dolcemente, abbassando lo sguardo come se ricordasse qualcosa di bello. Ok, il cielo ce l’aveva con i suoi principi morali, il primo dei quali era sempre stato “non farti accalappiare da una donna”.

Si limitò a rispondere al sorriso, senza dar retta alla voce che gli diceva di riprenderla tra le proprie braccia:

- Posso accompagnarti? – chiese quasi senza pensare e la ragazza parve piacevolmente colpita.

- Non stavi lavorando?- lo guardò circospetta, senza trattenere un sorriso:- Mai detto. Vengo volentieri però.- scherzò puntandosi le mani sui fianchi.

- Certo che sei un bel tipo. – osservò Estel passandogli accanto, aspettando che Sully la seguisse. L’uomo sorrise appena con una strana tenerezza che gli invadeva poco a poco il petto.

   
 
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