Capitolo
29 – L'inizio della Faida
(POV Lizzie)
Io restavo sola in casa,
abbandonata a me stessa, ma fedelmente controllata da Collin e Brady. La cosa
mi insospettiva: se Sam mi
aveva affibbiato loro come guardie voleva dire che
le forze principali del branco erano impegnate in qualcosa di grosso.
Il Capodanno non era stato dei
migliori, ingessata e tutto il resto, ma l’importante era che lo avevo passato
con la mia famiglia.
Nel pomeriggio di quel freddo
secondo girono di Gennaio provai a telefonare Sue per chiedere di Seth che
sembrava come sparito, ma
mi disse che era fuori con il branco. Avrei dovuto
crederci?
Mi allungai per posare il
telefono sul comodino accanto a me, ma persi l’equilibrio e caddi per terra. Il
dolore che mi aspettavo
sarebbe arrivato da un momento all’altro, lancinante e
acuto come mille spilli conficcati nel ginocchio, non arrivò. Rimasi seduta a
fissare il punto dove sapevo c’era la cicatrice, fasciata dalla benda e dal
tutore rigido e cercai di muoverlo. Con mia grande sorpresa riuscii
a muovere
il ginocchio senza nessun dolore, nessuno spillo e nessun urlo disumano.
Perfetto, adesso che cosa avrei dovuto fare? Tolsi
il tutore lentamente, trattenendo
il respiro. Riuscii a sfilare il tessuto pesante che mi opprimeva con facilità
prima che Embry mi
facesse sussultare.
“Che stai facendo?” chiese. Per
lo spavento mi mossi inconsapevolmente per alzarmi e nello sforzo il ginocchio
fece un rumore sinistro a
cui seguì il dolore. Non urlai per dignità personale.
Embry corse a prendermi da terra,
mi sollevò di peso e mi rimise sul letto.
“Sei un idiota!” urlai
arrabbiata. Sapevo che non era colpa sua, ma il dolore era troppo e dovevo
sfogarmi.
“Mi dispiace! Lizzie, non pensavo
fossi per terra in queste condizioni! Ma che volevi fare? Perché ti sei tolta
il tutore?”
“Riesco a muovermi adesso.” dissi
buttandomi tra i cuscini. Embry sembrava spaesato, confuso o sorpreso. Di certo
non si aspettava
quello che gli stavo dicendo. “Lo so che è impossibile e che
ero conciata veramente male, ma a quanto pare è rimasto ancora un po’
di lupo
in me.”
“Non ne sono così sorpreso in
effetti. Chi nasce lupo, resta lupo.”
“Mi sa che sono l’eccezione che
conferma la regola. Comunque non dirlo a nessuno, non ancora.”
“Come vuoi Lì.” Rimase per un po’
seduto al mio fianco e mi aiutò a rimettere il tutore. Sapevo che c’era
qualcosa che non andava e
sapevo anche cos’era.
“Come hai fatto? Quando Jacob è
andato via, intendo. Come hai sopportato il dolore?”, chiese come se fosse in
grado di leggermi
nel pensiero. Eveline aveva lasciato il vuoto intorno a lei e
una voragine nel petto di Embry.
“Non c’è un modo. Io cercavo di
convincermi che sarebbe tornato.”
“Ha funzionato?”, chiese
nuovamente guardandomi.
“Alcune notti non c’era niente da
fare. So come ci si sente…”
“Come se qualcuno, cinico e
insensibile, ti abbia strappato il cuore dal petto. Come avere un coltello
conficcato nello stomaco e
sentirlo pungere quando pensi a…”
Poggiai la mia mano sulla sua e
vidi affiorare sulle sue labbra un leggero sorriso passeggero. Nessuno sapeva
che fine avesse fatto la
ragazzina minuta e innocente che ci aveva fregati,
eppure ci mancava, ad alcuni di più, ad altri di meno. Quando Jacob era andato
via non avevo chiesto a nessuno di lui, tranne a Seth che era diventato la mia
piccola spia. Facevo finta che non esistesse, che non
ci fosse nella mia vita,
ma il dolore rimaneva. Ripensare a quel periodo mi faceva ancora stare male,
diventavo quasi ansiosa, come se
Jacob potesse sparire di nuovo da un momento
all’altro.
***
I miei ed Emily erano super
felici del fatto che potessi di nuovo camminare e no, Embry non aveva tenuto la
bocca chiusa. Stavo
dando il primo morso ad uno dei muffin di Emily quando Sam
per poco non scardinò la porta dell’ingresso aprendola con una foga
mostruosa.
Il branco si riversò nella piccola cucina ed ebbi l’istinto di alzare i piedi
sulla sedia per farmi ancora più piccola.
Guardandoli a prima impatto sembravano
tutti terribilmente arrabbiati. Poi vidi i più piccoli confusi e spaesati,
Embry e Quil delusi e
Leah terrorizzata. Sam sembrava ancora ringhiare.
Domanda ricorrente: Dov’era
Jacob? Oh, cavolo.
“Che cosa è successo, Sam?”
“I Cullen hanno generato qualcosa
che non saranno in grado di controllare!”, urlò fuori di sé. “Jacob ha deciso
di difenderli e ha rivendicato
i suoi diritti di Alpha per evitare che potessi
intromettermi. Seth gli è andato dietro e adesso non possiamo attaccare.”
Il muffin mi cadde dalla mano e
nessuno corse a raccoglierlo e a divorarlo come sarebbe successo di solito. Era
come se il tempo si
fosse fermato e fossi ritornata alla sera dell’incidente
quando Jacob mi aveva detto che Bella sarebbe potuta morire per la cosa che
portava
in grembo. Non ci misi molto a capire.
Incrociai lo sguardo di Leah e
subito mi fece segno di raggiungerla. Gli altri si misero a parlare ad alta
voce, progettando strategie, maniere
per far rinsavire Jacob, cose che non
volevo ascoltare.
“Non mi sta bene che il mio
fratellino sia in balia di un clan di sanguisughe puzzolenti, ok?”, bisbigliò
Leah.
“Cosa vuoi che faccia?”, chiesi
nervosa.
“Jacob ha scatenato una specie di
faida, ha creato un secondo branco. Nel momento in cui quello zuccone
spelacchiato di Seth ha deciso
di combattere la sua stessa causa è passato nel
branco di Jacob. Non posso fare niente per riportarlo a casa, ma so che non lo
lascio lì
da solo.”
“Fammi capire. Vuoi unirti a
loro?” Mi guardò come se la risposta fosse ovvia. “E io che c’entro?”
“La cosa che sto per dire è
assurda, quindi vedi di seguire il filo del discorso perché non te lo ripeterò
una seconda volta.” Leah si fece
seria ed abbassò ulteriormente la voce. “In un
primo momento mi è sembrato ovvio che quella cosa che Bella ha nella pancia
dovesse
morire, ma Sam ucciderà anche Bella per farlo e non è giusto. I Cullen
non mi piacciono, eppure devo ammettere che non è colpa loro
se è successo
questo, anche se avrebbero potuto usare qualche precauzione..”
“Leah ho capito!”, dissi
disgustata. Parlare degli anticoncezionali che Edward e Bella non avevano usato
era l’ultimo dei miei pensieri.
Una parte del mio cervello non faceva che
urlare che ancora una volta Jacob si era fatto mettere in mezzo dai Cullen e
quella stessa
parte avrebbe voluto prenderlo per un orecchio e trascinarlo per
tutto il bosco finchè non avesse implorato pietà. L’altra parte di
me era
d’accordo con Leah e decisi di seguirla nella sua folle impresa.
Da Emily nessuno si accorse che
in silenzio ce ne eravamo andate e che in silenzio camminavamo tra gli alberi.
Leah ad un tratto sbuffò
e si trasformò. Fu alquanto divertente salirle in
groppa e correre con lei fino al territorio dei vampiri.
Sentii Jacob urlare prima di
vederlo.
“Seth, porca miseria, ti ho detto
di andare via!”
Seth invece di rispondere mi
guardò alzando le sopracciglia. Scoppiò a ridere quando vide anche sua sorella.
Jacob si voltò e
spalancò la bocca.
“Che ci fate voi due qui?”
“Io sono venuta qui a proteggere
il prode cavaliere senza macchia che verrà messo in punizione quando torneremo
a casa.”, fece
Leah sarcastica. Seth sbuffò e si incamminò verso il fitto del bosco, seguito
da Leah pronta a strigliarlo a dovere.
Io e Jacob rimanemmo soli, lui
aveva un sguardo duro e accigliato e la bocca aveva preso quella forma che
avrei voluto distruggere con
le mie stesse mani. Dopo quel bacio, che era
partito da me tra l’altro, non ci eravamo visti molto, figuriamoci parlati.
C’erano troppe coincidenze che non mi piacevano in quel periodo, cose e
situazioni che si ripetevano e tutto questo non solo mi stancava
ma mi irritava
terribilmente.
“Ti conosco come le mie tasche,
capisco che non vuoi parlare e che non vuoi nemmeno ascoltare. Non mi
interessa.
Vado dentro a vedere con i miei occhi quello che succede.” Mentre gli passavo davanti mi
prese un braccio e mi fermò.
“Perché lo fai?”
“Sam vuole eliminare il problema
mentre è ancora dentro Bella, giusto?”, risposi guardandolo. Non disse nulla,
ma quel silenzio
era abbastanza eloquente. “Non mi piace affatto questa cosa e
finchè ci siamo tutti noi tra i Cullen e tra loro non faranno mai una mossa.”
“Non c’è un loro o un noi,
Lizzie.”
“Invece si, Jacob. Non so come
diamine hai fatto, ma hai creato una terza parte e che tu lo voglia o no ne sei
a capo e io ne sono
dentro. Ognuno di noi combatte per quello che ritiene
giusto da quando il gene si è manifestato e non accetterò di essere esclusa
da
tutto questo soltanto perché non sono più un lupo.”
“Lizzie, tu devi tornare a casa.
È pericoloso per te.”
Ad un tratto sentii il peso del
tono dell’alpha addosso e con molta difficoltà riuscii a farmelo scivolare
addosso. Sotto molti aspetti ero
ancora un licantropo, sentivo e vedevo come
uno di loro, guarivo in fretta e sentivo il bisogno di ubbidire al mio alpha.
Ma ero pur
sempre umana e Jacob non avrebbe mai avuto su di me lo stesso potere che aveva sugli altri.
“E’ un ordine, Jacob?”, chiesi
pungente.
“Non do ordini a nessuno io.”
“Allora siamo a posto così.”
“Siete davvero tutti pronti a
combattere contro i vostri fratelli?”
“Tu lo sei?” Il suo sguardo si
spostò sul terreno. Nessuno di noi era realmente pronto.
“No.”, bisbigliò scoraggiato.
“Speravo che qualcuno di voi tre pazzi lo fosse.”
Mi sembrò tornato il vecchio
Jacob, il quindicenne di cui mi ero innamorata, quello imbranato che faceva
risolvere i problemi agli altri,
che non sapeva mai cosa dire e che guardava
per terra quando era in imbarazzo.
Quello che non voleva fare l'Alpha e che aveva lasciato volentieri il posto ad un altro.
Se Jacob era confuso e non sapeva che dire
non avevo altro da fare se non provare a scuoterlo. Mi sedetti per terra, sotto
il suo
sguardo indagatore e lo invitai a fare lo stesso.
“Raccontami che è successo. Non
con il branco, comincia da quando sei arrivato qui e hai parlato con i Cullen.”
“D’accordo.” disse sedendosi sul
terreno roccioso.
Restammo lì una buona mezz’ora.
Né i fratelli Clearwater, né nessun membro dei Cullen venne a disturbarci,
anche se sapevo e sentivo
che ci stavano osservando. Rimanemmo lì a parlare di
quello che stava succedendo e giuro che mi sembrò di tornare di nuovo indietro
nel tempo per la terza volta quel giorno. Quando fui abbastanza sicura che
Jacob non avrebbe dato di matto, mi alzai e insieme entrammo
in casa.
Non lo credevo possibile, ma la
situazione stava cominciando a peggiorare.
Il corpo di Bella rigettava
qualsiasi tipo di alimento. Non c’era modo di far passare del cibo, il feto era
incompatibile con il suo corpo.
Poi, mentre Carlisle ci informava della cosa,
Edward alzò gli occhi verso Jacob e parlò.
“Penso che Jacob abbia avuto una
buona idea.”
“Era solo un pensiero
sarcastico.”, fece lui incrociando le braccia.
“Che cosa ha pensato?”, chiese
Bella.
“Che forse vuole soltanto qualcosa
in cui affondare i denti. Se il bambino è più simile a noi che a te,” fece Edward
rivolgendosi
a lei. “...potrebbe essere plausibile.”
Subito tutti quanti si occuparono
del sangue nel vero senso della parola. La maggior parte dei Cullen uscirono
fuori, Leah li seguì a ruota
come una furia sbraitando che non avrebbe mai più
messo piede in quella casa.
Lo spettacolo di Bella che beveva
del sangue umano da un bicchiere che sembrava preso dal McDonald fu nauseante.
Non volevo
giudicare, ma era più forte di me non provare un leggero senso di
disagio. Quando poi Bella esordì dicendo che le piaceva, non sapendo
più che
dire mi sedetti sul divano sospirando.
L’importante in quel momento però
non era il mio senso di disagio, ma che Bella e che il bambino stessero bene.
Ero troppo buona per fare finta
che non mi importasse nulla delle sue condizioni di salute. Volevo che stesse
bene, che quel bambino
nascesse e che per tutti quella storia diventasse soltanto
un brutto ricordo.
Ci speravo, dovevo sperarci.
Oltre alla speranza, che mi era rimasto?
(POV Jacob)
"Dovrei
crederci?", chiesi a Leah che era voltata di spalle. Lizzie mi aveva
spiegato perchè erano venute, ma io non credevo alla motivazione
di Leah, non me la bevevo.
"A cosa ti riferisci, ragazzino?"
"Davvero sei venuta qui perché tutto un tratto sei diventata
compassionevole? Potrai dare a bere queste puttanate a Lizzie, ma non a
me.
So bene quanto li odi." dissi riferendomi ai vampiri.
"E tu pensi davvero che lascerei il mio fratellino in balia di un capo
branco inesperto e di un clan affamato?" Mentre parlava non si
voltò
nemmeno un secondo a guardarmi, ma continuò bellamente a darmi
le spalle. Doveva esserci qualche altra motivazione sotto, non lo
faceva soltanto per Seth. Lizzie non lo aveva capito perchè per
lei era una ragione sufficiente, eppure Leah mi nascondeva
qualcosa.
"Seth non vuole la tua protezione e non ne ha nemmeno bisogno. A dire il vero, qui non sei gradita."
"Ti prego! Dimmi se c'è qualcuno che mi gradisce e me ne vado."
"Quindi non ha niente a che fare con Seth?"
"Diciamo che non è esattamente il mio elemento motivante, non so se mi spiego."
Si speghieva benissimo infatti. Seth arrivò di corsa e si
poggiò ad un albero per riposarsi. Aveva lo sguardo perso nel
vuoto quando parlò.
"Con Leah il nostro perimentro si amplia e il branco di Sam si riduce
di numero. E' una buona cosa, perchè credo che non
attaccherà
in inferiorità numerica." Quando cominciava a fare il sapientone
mi innervosiva, anche se aveva ragione, ma non avrei mai accettato
che
si sacrificassero per una mia follia.
"Non intendo guidare un branco, perciò tornatevene a casa."
"Ma, Jake, questo è il mio posto. A me piacciono i Cullen e ho intenzione di proteggerli."
"Forse queso è il tuo posto moccioso, ma non quello di tua sorella. Che è pronta a seguirti ovunque."
Improvvisamente Leah si voltò a guardarmi, come se avessi detto
qualcosa che l'avesse turbata. Guardandola negli occhi capii che
avevo
detto una cosa vera, ma al tempo stesso errata. Leah non sarebbe andata da nessuna parte.
"Credevo riguardasse Seth, ma vuoi anche liberarti di Sam.", sentenziai stizzito. Il suo sguardo divenne di fuoco.
Sapevo quanto volesse bene a Sam e quanto lo amasse ancora. Adesso che
poteva scegliere avrebbe sempre scelto di restare con
me, piuttosto che tornare a sentirsi rifiutata da lui.
"Non devo darti delle spiegazioni. Faccio parte del tuo branco ora, fine della storia."
"Leah..."
"No, Jacob, smettila di discutere. Farò quello che mi dirai e ti
starò lontana, ma non costringermi a tornare alla riserva per
recitare la
parte della patetica ex che non riesce a levarsi dai piedi.
Non me ne andrò tanto facilmente."
Si accovacciò in posizione d'attacco prona a qualsiasi mia
risposta. Mi tremò una mano, ma riuscii a controllare l'impulso
di rispedirla a
La Push con un calcio. Trattenedomi a stento dal fare qualcosa di cui
mi sarei pentito, tornai dove gli alberi si facevano più
radi.
C'era una cosa che ancora dovevo fare, e quella cosa era riprendermi la mia ragazza.
My Corner:
Sembra un miraggio, ma sono tornata! Siamo agli sgoccioli... Credo che scriverò altri due capitoli e poi sarà la fine T.T Che tristezza! Beh comunque, se volete sapere come va a finire recensite, perchè non ho intenzione di continuare se non ci sarà un numero ragionevole di recensioni u.u
Detto questo, BUON ANNO NUOVO e speriamo di vederci presto ;)