Storie originali > Fantasy
Segui la storia  |       
Autore: Iolyna92    14/01/2012    2 recensioni
I capelli biondi profumavano ai fiori di lavanda e stavano ancora bagnati e scompigliati sulla testa.
Il viso dai lineamenti eleganti era leggermente più roseo per l’ambiente caldo che aveva abbandonato e gli occhi leggermente lucidi e arrossati.
Le larghe spalle, nude e umide, insieme alle braccia possenti e il petto, dove scolpiti c’erano muscoli sviluppati dai frequenti allenamenti, brillavano invitanti sotto le luci del pomeriggio.
Sulla pelle calda e profumata, una brillante goccia d’acqua attirò il suo sguardo.
Questa era partita dalla giuntura dei capelli sopra la tempia e pian piano scivolava sul bel fisico di lui, seguendo i contorni perfetti fino all’addome, dove fu assorbita dalla tovaglia che copriva il resto del corpo fin sopra le ginocchia.
Dorothy non si fermava spesso ad osservare la fisicità dei ragazzi e mai ad osservare quella di Seifer, almeno non fino ad adesso.
°*°*°*°*°*°*°*°*°*°*
Spero di avervi incuriosito con questo pezzo tratto dalla mia storia^^
Vi sarei davvero grata se deste un occhiata e, anche se poi decideste di non leggerla, lasciare comunque una recensione. Accetto ben volentieri sia critiche che apprezzamenti xP grazie in anticipo^^
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
*°*°*@Note della scrittrice@*°*°*
Buona sera a tutti^^!!!! Sono perfettamente cosciente che è quasi mezzanotte ma ho ritagliato del tempo per finire questo benedettissimo 9° cappy e non vedevo l’ora di postarlo xP!!!! Si cambia scenario gente quindi leggete famelici^^!!!!
Dopo di ciò vi annuncio a malincuore che sono ricominciate le mie stra maledettissime lezioni *ringhia*… Quindi a malincuore devo informarvi che probabilmente aggiornerò tra un mesetto (sempre col forse L)!!!
Insomma non è colpa mia se hanno messo 3 prove itinere e un esame nell’arco di 2 mesi!!!^^
Perciò vi auguro per la nona volta buona lettura e spero, dopo la pessima notizia, che mi continuiate a seguire!!! ^^ Ancora grazie a tutti
 
Ioly :3


Capitolo 9°
Non lo ucciderò

 
 

La solitudine durante i suoi lunghi e faticosi allenamenti era l’ideale per concentrarsi al cento per cento e dare il meglio di sé.
Nella grande palestra dalle pareti grigiastre in cui si trovava, non c’era anima viva e l’unico suono a rimbombare nella stanza, circondato solo da immobili attrezzi metallici di esercizio, erano i tonfi dei potenti colpi e i suoi gemiti di fatica.
Il resto del frastuono si ritrovava al piano di sopra, dove tutti gli uffici e i laboratori al servizio di Hojo brulicavano di sudditi al suo servizio.
Mentre il sacco di pelle nera, brillante ai neon della stanza, ondeggiava a ritmo dei suoi colpi; nella sua mente si susseguiva una varietà di nemici che avrebbe ben presto distrutto.
Quello che appariva sempre più spesso, quasi come un’ossessione, era il ricordo di un ragazzo alto, biondo, dagli occhi azzurro-verdi, che a solo osservarli gli scatenava l’inferno dentro.
“Perché è da così tanto tempo dai ribelli e io, IO non l’ho ancora distrutto?”
Il tuono che sentì nella sua testa si realizzò in un pugno andato a segno nel sacco di pelle, che proseguiva il suo movimento ondeggiante.
Il sudore dello sforzo che ormai eseguiva da ore crogiolava non solo dalla fronte, che rendeva i capelli corvini umidi, ma da qualsiasi altra parte del corpo.
A petto nudo e nei suoi soliti pantaloncini neri si ritrovava lì, a picchiare uno stupido sacco riempito di sabbia, in balia della sua rabbia.
Le mani fasciate, per attutire il dolore dei colpi che sferrava, gli permettevano di scatenare al massimo la sua forza; e scatenare la sua forza era un ottimo mezzo per sfogare la rabbia che in quell’istante lo opprimeva.
“Bastardo … Vedrai che prima o poi ti farò fare un brutta fine.” pensò mentre tirava altri colpi al sacco sostenuto da solo una catena d’acciaio attaccata saldamente al soffitto.
Proprio non lo accettava: grazie ad anni di allenamento e alla nomina di braccio destro di Hojo, qualsiasi uomo o donna che sia, a trovarselo di fronte entrava nel panico al solo pensiero di doverlo affrontare.
E faceva bene.
Dopo tutto era capace di prendere la mira a metri e metri di distanza piantando una pallottola proprio in mezzo al cuore, senza sbagliarsi di un millimetro.
Era anche capace di affrontare combattimenti con la spada, in cui era abbastanza forte e agile, senza farsi sfiorare dalla lama avversaria.
Era capace di combattere con arti marziali ore e ore senza incassare un colpo.
Volendo, era capace di uccidere chiunque con un colpo solo.
Ma solo una persona riusciva a tenere testa a tutto ciò, ed era proprio lui: Seifer.
“Perché!Perché!” continuavano a dimenarsi i suoi pensieri.
Gli faceva rabbia ed era molto frustante.
Il suo modo di combattere non si basava solo sulla sua forza, sulla sua tecnica e sul suo elemento ma anche sulla strategia che, evidentemente, con lui non funzionava.
 
Incrociò le gambe e si buttò a terra seduto, poggiando i gomiti sulle ginocchia e sprofondando la testa nelle mani.
Sapeva benissimo e ne aveva pure la documentazione che, come lui, Seifer era stato allenato fin da bambino.
I suoi genitori facevano parte dei ribelli e avevano provveduto subito a trasformarlo in un ottimo combattente.
E doveva ammetterlo: si notava abbastanza.
Era capace di evitare qualsiasi sua pallottola e inoltre aveva un ottima mira.
Era capace di schivare i suoi colpi e di colpirlo, il che di solito era quasi impossibile.
Anche fisicamente era forte: riusciva a incassare tutti i colpi senza emettere un gemito e un suo pugno gli costava tanto.
Con la spada se la cavava altrettanto bene ed era meglio non parlare del suo elemento.
Alzò la testa, quasi spazientito, e prese ad osservare il sacco che stava cessando il suo movimento.
Si abbracciò e, sempre più frustato che furioso, continuò a riflettere.
 
L’aria, il suo elemento, poteva solamente aiutare il fuoco.
E’ scienza: se una fiamma non ha aria, si spegne; ma se ne ha tanta, rimane accesa fino ad esaurirla.
E vedeva concretamente inutile trasformare la sua aria in vento, perché Seifer, controllando il suo elemento, o lo avrebbe attizzato o non gli avrebbe fatto causare assolutamente niente.
Una volta aveva anche provato a privare l’aria al fuoco che faceva apparire.
Fu un grande insuccesso.
Contro di lui si riteneva un vero e proprio fallimento: non aveva qualità in più, ma solo svantaggi che gli permettevano si di tenergli testa ma non di sconfiggerlo.
Desiderava ardentemente riuscirci, era diventato un obiettivo da raggiungere necessariamente.
Ma non trovava nessun punto debole fisico; aveva tentato anche con quelli affettivi o morali ma nulla.
Era come la pietra dura: intaccabile.
 
Si alzò e prese l’asciugamano che aveva buttato a terra poco prima.
 
“Il mio elemento è il mio punto debole” ammise asciugandosi il sudore dalle membra stanche delle braccia, delle spalle e del collo. “Perché non mi permette di neutralizzare il suo” si giustificò spazientito.
Ma all’attacco che avrebbero sferrato tra non molto ai ribelli, l’obiettivo principale non era Seifer.
Asciugandosi il sudore del viso, iniziò a passeggiare avanti e in dietro, cercando di far rilassare i muscoli ancora in tensione per lo sforzo precedente.
Buttando le braccia lungo i fianchi e la testa all’indietro, gli vennero in mente quel banale nome e la scheda allegata.
 
DorothyWilson.
Elemento: Acqua.
Allenamento: (secondo le previsioni del prossimo attacco) un anno e un paio di mesi.
 
Una risata sommessa uscì dal petto stanco e affaticato.
“Un anno e un paio di mesi.” Pensò sogghignando. “Come mi potrà mai tenere testa” si disse, rimanendo nella sua posizione rilassata.
Tra un mese lui e il suo esercito avrebbero attaccato quegli “sciocchi” e un anno e un paio di mesi d’allenamento, per lei, erano troppi pochi per essere in grado di affrontarlo.
Era un tempo troppo ristretto per imparare a tener testa a una macchina da guerra come lui.
L’unica cosa che poteva imparare era salvarsi dalla brutta fine che gli avrebbe fatto fare, ovvero scappare più veloce di una lepre inseguita dal suo cacciatore.
Riportò la testa al suo posto ed  iniziò ad osservarsi le mani.
“Significa che avrà le nozioni basi del combattimento a corpo a corpo e del gestire le armi da taglio. Se è dotata, potrebbe solo fare del male con una pistola o un mitra. E poi il suo elemento …”
Un sorriso maligno, ma di piena soddisfazione, apparve sulle sue labbra, rendendo perfida la sua espressione.
“L’aria non dipende per nulla dall’acqua e viceversa, per così dire. Siamo perfettamente alla pari su questo campo”.
Rise di nuovo.
Sarebbe stato un gioco da ragazzo soddisfare il desiderio del padrone: finalmente avrebbe avuto la sua preda preferita rinchiusa in una cella adeguata.
Magari poi sarebbe diventata la sua schiava e la sua amante, o semplicemente la vittima delle sue torture.
E lui sarebbe stato ancora una volta elogiato e adeguatamente ripagato da Hojo.
 
-Ti ho in pugno.- disse stringendo forte i pugni delle mani che ancora fissava, prima che una voce interrompesse lo scorrere veloce dei suoi viscidi pensieri.
 
-Victor?- lo chiamò una sensuale voce femminile.
 
Una mora dai capelli lunghi e riccissimi era sbucata dalla porta della palestra.
La sua pelle chiara a contrasto con la chioma scura metteva in risalto gli occhi color del ghiaccio, e il fisico formoso e sexy era incorniciato in un’adorabile tuta aderente in pelle nera traslucida.
I tacchi, anche se già alta di suo, la slanciavano molto oltre a renderla più sensuale nelle sue movenze morbide.
 
- Fabiole- disse Victor, in perfetta pronuncia francese, sorridendo alla visione della donna.
Era la sua fidatissima seguace, oltre che un’attraente schiava e ad una perfetta compagna nelle sere più fredde.
Con i suoi passi felini decorati da un adorabile sobbalzare delle micro molle che portava in testa ad ogni passo, entrò nella palestra desolata.
- E’ tutto il pomeriggio che ti cerco in giro per il palazzo- disse con la sua calda e profonda voce.
- E’ tutto il pomeriggio che sono qui ad allenarmi- disse, ancora ammaliato del fascino della fanciulla.
Era bella, profumava di cioccolato fondente e pino ed era “completamente” al suo servizio.
- Capisco che è un ordine del padrone intensificare i tuoi allenamenti, ma non credi che tu stia esagerando?-  chiese con un tono leggermente preoccupato.
Il suo elemento era quello di controllare il ghiaccio, un elemento poco diffuso tra gli uomini ma non era mai scesa in campo a combattere: era una donna, e una donna non poteva combattere al servizio di Hojo.
Erano buone solo a servirli in tutto e per tutto, così aveva stabilito il padrone.
Dovevano semplicemente servire l’uomo che le aveva acquistate e guai a chi disobbediva.
Andava in contro a torture stremanti se non alla morte.
 
Victor non avrebbe mai dimenticato il giorno in cui l’aveva scelta: il padrone lo aveva posto davanti le dieci donne più belle del palazzo e gli aveva semplicemente ordinato di sceglierne una.
Non ci fu neanche bisogno di esaminarle una per una.
Con lo sguardo basso e le spalle ricurve, temeva di osservalo.
Aveva pensato subito a una specie di sottomissione che nei giorni seguenti non si era rilevata.
Si era sbagliato in quella supposizione, ma non nella scelta.
Perché era un osso duro, ma era riuscito a domarla comunque. E lei aveva imparato ad essergli fedele ed ubbidiente.
 
Fabiole, non avendo esperienza nel campo, era continuamente preoccupata per lui: per i faticosi allenamenti che praticava, per lo stress mentale che affrontava studiando strategie sempre nuove di combattimento, difesa e attacco, al suo benessere, non solo fisico, ma anche morale e, anche se non provavano assolutamente niente l’uno per l’altra, a lui non dispiacevano le sue affettuose attenzioni.
-Tranquilla, faccio attenzione. Perché mi cercavi?- chiese soffermandosi ora sui suoi occhi ghiaccio.
- Beh, per portarti alcune informazioni!- esclamò come se fosse ovvio.
La voce si trasformò da calda e premurosa a seria e scorrevole.
-Innanzi tutto credo che ti interessi sapere che si è appena conclusa la battaglia di Hairi, sai contro i ribelli di Guest-
Mentre Fabiola gli spiegava meglio com’era avvenuto lo scontro, chi lo controllava e chi ha avuto l a meglio, lui aveva accuratamente messo la maglietta, buttata fino a poco prima in un angolo della palestra, preso l’asciugamano e avviatosi verso la porta d’uscita.
 
- Si ne sono a conoscenza.- la interruppe.- il comandante in carica mi ha mantenuto costantemente aggiornato. Ma l’esito? Qual è?- disse ascoltando attentamente, salendo con calma le scale.
Ogni giorno inviavano varie truppe a combattere contro le diverse città di ribelli, createsi sostanzialmente ovunque.
Lui però partecipava solo alle battaglie più grandi, ovvero quelle che riguardavano Warmin, una sottospecie di capitale per i ribelli.
Era li che si riuniva il loro Gran Consiglio, il nemico reale della tirannia del Padron Hojo.
Comunque, anche se non c’era in campo, la maggior parte degli ordini impartiti erano suoi.
Era una delle mansioni principali che gli aveva assegnato il supremo e doveva dimostrare che possedeva capacità di controllo se mai un giorno avesse ereditato il suo impero.
Erano necessariamente importanti gli esiti, erano proprio quelli che facevano la differenza: più sopravvissuti vi erano, meno bisogno vi era di reclutare persone.
Dopotutto in quel periodo si dimostrava più difficile del solito trovare nuove reclute, dato che la maggior parte degli uomini sognava di far parte dell’esercito dei ribelli contro di loro.
-Li abbiamo battuti come sempre, padrone. Nel nostro esercito ci sono stati solo trecento morti e cinquecento feriti su duemila e cinquecento persone, rispetto ai loro cinquecento morti e circa ottocento feriti su duemila persone- annunciò con un accento di malinconia, sicuramente dedicato ai morti e ai feriti di quella battaglia.
- Straordinario!- rispose Victor con un pizzico di allegria che lo rendeva inumano, non avendo mai quel genere d’espressione sul suo viso gelido.
Era un ottimo bilancio a suo parere e in quel periodo non se ne sentivano tanti così.
I ribelli continuavano a reclutare sempre più persone e iniziavano seriamente a mettere a dura prova l’esercito di Hojo.
Ma sarebbero sopravvissuti ai continui attacchi che ricevevano perché rimanevano pur sempre i più armati, e con armi di ottima qualità, oltre al fatto che i loro soldati erano ben allenati.
Erano arrivati nel corridoio ove si trovava il suo appartamento, così provò ad allontanare la sua assistente: aveva bisogno di godersi la sua casa e una bella doccia tutto da solo.
- C’è altro?- disse arrivando davanti la porta e soffermandosi davanti ad essa.
- Si, la cosa più importante.- disse la mora intimorita.
Aveva cambiato atteggiamento e Victor, forse, aveva capito già il perché.
Fabiola era una donna sensibile e non sopportava comunicargli l’arrivo di qualche nuovo prigioniero, e la fine che avrebbe dovuto fargli fare.
Assumeva quell’espressione anche quando stava per arrivare una brutta notizia.
- Dimmi- disse preoccupato, credendo che qualcosa fosse andato storto.
- Ti ricordi i due uomini che sono scappati dalla squadra che, come obbiettivo, dovevano catturare quella ragazza? Mmm… Come si chiamava? Do-dorinta?- chiese incerta, soprattutto sul nome.
- Dorothy,- la corresse con una punta di fastidio - e si me li ricordo! Se quell’importantissima missione è fallita, è a causa loro.- disse più sicuro di sé.
- Poco fa hanno trovato uno di quei due fuggitivi. Lo hanno preso e lo stanno portando qua.- disse tristemente, abbassando lo sguardo e prendendo ad osservare il pavimento.
- Oh, bene! Fallo mettere nella cella piccola, che provvederò io a questo vigliacco! E dai ordine che nessuno lo tocchi se non sotto la mia supervisione- disse con una spruzzata d’aggressività.
“Così mi potrò divertire un pochino” pensò, immaginando già alla soddisfazione di torturare qualcuno.
- Agli ordini.- disse la ragazza, ancora giù di morale, sapendo quale sarebbe stata la fine del povero uomo.
Quando, la mano pallida del suo superiore, le prese mento e la costrinse a guardarlo nei suoi occhi, invece di continuare a tenere lo sguardo basso.
- Non ti preoccupare, Fabiole. Non lo ucciderò. Ma deve pagare il tradimento.- disse con voce fredda e distaccata.
Poi la mano dal mento, percorse la guancia, per immergersi nei suoi boccoli scuri.
Dopo essersi soffermato ad accarezzarli, scese sul collo, poi in mezzo alle scapole per fermarsi sulla schiena in una morbida carezza.
I loro visi, come i loro corpi, erano molto vicini, ma tra loro nessuna emozione, nessun sentimento.
I suoi occhi ghiaccio perforarono con uno sguardo quelli dolci e profondi di lei e in un sussurro le ordinò:
-Sta sera fatti trovare in casa- indicando, con un accenno della testa, la porta.
Poi la mollò e le voltò le spalle per aprirla.

Licenza Creative Commons
Questo opera è distribuito con licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 2.5 Italia.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Fantasy / Vai alla pagina dell'autore: Iolyna92