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Autore: Elbeth    14/01/2012    1 recensioni
Mi sono sempre chiesta chi era Sirius Black e come mai un personaggio così affascinante come lui, non avesse mai avuto nessuna al suo fianco.
Ho liberato la fantasia e questo è il risultato!
Hogwarts, ultimo anno dei Malandrini, nuovi personaggi, nuovi avversari e l'atmosfera cupa dell'inarrestabile ascesa del Signore Oscuro...
Vi giuro solennemente di non avere buone intenzioni!
***
Dal capitolo XVII:
....
Nessuna anteprima.
Stavolta potete solo leggerlo...
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, I Malandrini, Sirius Black
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Smistamento

 

La Sala Grande era immensa e pareva ancora più grande, con tutto quel brulicare di persone. Il vociare confuso rendeva tutto più carico di eccitazione: i ragazzini del primo anno erano in parte paralizzati dal terrore ed in parte euforici. Dal canto suo, Lizzie non pensava a nulla, lasciando vagare lo sguardo altezzoso per la Sala.

Il Castello di Hogwarts aveva indubbiamente il suo fascino ed era arredato con buon gusto. In fondo le piaceva: forse non sarebbe stato così male rimanere lì.

Per quanto ci resterò…

Un battito deciso di mani fece tacere il brusio.

Ancora quella donna odiosa!

Doveva incutere un bel po’ di timore, per aver tacitato un’intera Sala di quelle dimensioni! Lizzie sospirò rassegnata.

Ridicolo!

Nulla le avrebbe fatto cambiare idea al proposito.

I ragazzini, ormai, erano tutti impietriti, anche quelli che prima si erano mostrati più spavaldi: davanti a loro si apriva, in mezzo ai tavoli gremiti di studenti, un enorme corridoio da percorrere e migliaia di occhi famelici ad attendere l’imminente “spettacolo”. In fondo al lungo corridoio campeggiava, in bella mostra di sé, poggiato su uno sgabello, il famoso Cappello Parlante: era lui che avrebbe proceduto allo smistamento nelle rispettive Case.

Ed eccolo lì iniziare a cianciare in rima.

Lizzie sospirò ancora (le sembrava di non aver fatto altro da quando era arrivata!), mentre aspettava che la tiritera del Cappello finisse. Era scocciata. Era annoiata. Ed era furiosa.

Finalmente il Cappello la smise di cianciare e la McGranitt iniziò a chiamare uno alla volta gli studenti del primo anno. Ogni nuovo smistamento veniva salutato con entusiasmo da questo o quel tavolo, a seconda della Casa di appartenenza.
«Delaroche Dulcinea!»
Sua sorella, dopo averle rivolto un timido sorriso, avanzò decisa per l’ampio salone.
Era fiera di lei: stava dimostrando maturità, compostezza ed il piglio dei Delaroche! Il cappello la smistò quasi subito.

«Grifondoro!»La sorella fu accolta con il solito entusiasmo dal tavolo dei nuovi compagni e lei sorrise compiaciuta.

«Delaroche Elisabeth Marie!»
Il sorriso le morì sulle labbra.

Eccolo!

L’avevano detto!

Ridicolo!

Lizzie si mosse, nonostante il disagio, ed i suoi occhi neri fissarono fieri il Cappello.

Dai, Lizzie, è solo un corridoio! Ed un cappello!

Ce l’aveva fatta Dulcy, lei non poteva essere da meno!

Si avviò a percorrere il corridoio.

Il silenzio era insopportabile, mentre il ticchettio leggero dei suoi passi risuonava nella Sala Grande. Le sembrò che l’atmosfera fosse diventata improvvisamente gelida. La sua sicurezza vacillò, mentre procedeva, ma la sua rigida educazione non le permise di abbassare lo sguardo.

Era ormai a metà strada, e stava pensando che in fondo non era andata poi così male, quando …accadde!

Fissò quel viso – un bel viso in fondo – e lo fulminò con i suoi occhi neri.

Ma lo studente, incurante dei suoi occhi fiammeggianti, continuò a ridere, prima sommessamente, poi sempre più forte. Nonostante l’amico accanto gli desse delle gomitate per fermarlo, quello continuava, rumoreggiando sempre di più... In maniera quasi imbarazzante!

Lizzie arrossì violentemente. Le mancava l’aria, così ne prese a pieni polmoni.

Idiota! Come osa?

Lizzie contrasse la mascella, mentre continuava a camminare, col volto pallido per la rabbia.

La bacchetta in fondo era a portata di mano, non c’avrebbe messo molto a lanciargli una maledizione! Ma fu distratta dalle sue idee bellicose, perché si accorse con orrore che la risata andava allargandosi a macchia d’olio: tutta la Sala era un rumoreggiare divertito con punte di riso più acute.

«Ehm, ehm» la McGranitt si schiarì la voce cercando di attirare l’attenzione, ma ottenne l’effetto contrario.
La risata dilagò ormai incontenibile.

Vecchia imbecille!

Se possibile, stava peggiorando la situazione.

Lizzie individuò il ragazzo che aveva riso per primo: voleva stamparsi bene nella memoria quel volto. Prima o poi gliela avrebbe fatta pagare. Due occhi scuri la fissarono a sua volta ironici e divertiti, mentre faceva finta di applaudire al suo passaggio.

«Un pò attempata come studentessa del primo anno» lo sentì commentare a voce neanche troppo bassa con l’amico. Le sue difese, quasi al limite, stavano per crollare: avrebbe solo voluto girare le spalle a tutti, scappare e mettersi a piangere. 

Ricordati chi sei…

Respirava a fatica, sempre più rabbiosa e fragile. Ma, con fierezza, continuò, dandogli definitivamente le spalle.

Non c’è bisogno della bacchetta! Se volessi, potrei ucciderti in questo istante, piccolo verme!

Era già in grado di utilizzare incantesimi non verbali - a Beauxbatons si insegnavano molto prima - e conosceva le Maledizioni Senza Perdono, anche se non le aveva mai usate. 

Ma c’è sempre una prima volta!

«SILEEEENZIO!»
Una voce tonante rimbombò nella Sala Grande e mise fine alla sua scaramuccia personale e, con suo enorme sollievo, anche alla risata collettiva. 

«Non giudicate prima di conoscere» lo sguardo di Silente, l’uomo a cui apparteneva la voce che aveva interrotto quel teatrino imbarazzante, fissò con gravità e rimprovero il ragazzo che aveva iniziato «Al posto vostro farei a gara per averla nella mia Casa: la signorina Delaroche potrebbe dare lezioni a molti di voi...»

Ora stava rivolgendo lo sguardo a tutta la Sala: Lizzie continuava a procedere, tirando un sospiro di sollievo.

«… inoltre, è stata la migliore battitrice della nazionale giovanile in Francia!»
L’ultimo commento di Silente, oltre a placare le ultime risate, le strappò un sorriso: era felice che le continue lotte con i suoi genitori per poter giocare a Quidditch, le dessero ora un motivo di vanto di fronte a quelle belve fameliche. Suo padre non lo riteneva uno sport adeguato: ad un “purosangue”, in generale, e ad una donna, in particolare.

 

Mentre saliva i gradini e prendeva la mano, che Silente galantemente le aveva teso, per aiutarla ad accomodarsi sullo sgabello, Lizzie lo fissò con gratitudine.
Il sorriso paterno del professore le scaldò il cuore.

«Mi scusi Mademoiselle Delaroche, di solito Hogwarts è molto più civile di come si è dimostrata oggi con lei»
Lizzie piegò il capo, accettando le scuse implicite a nome della Scuola. 

Silente era definitivamente il suo preferito!

Girò il capo a fissare, ora più sicura, la Sala ed i suoi studenti. Lasciò vagare lo sguardo fino a trovare ciò che cercava. Il ragazzo sembrava aver accusato il colpo, ma i suoi occhi ironici non la abbandonarono per un attimo. Leggeva ora…Cosa? Una punta di curiosità? Anche i suoi occhi non lo lasciarono, fissandolo con odio.

Almeno fino a quando il Cappello Parlante non le fu calato sul capo.

Ridicolo!

«Così pensi che sia ridicolo, cara signorina…» il sussurro del Cappello era udibile a lei sola.

Certo che pensava che fosse ridicolo: era lei a determinare ciò che era, non uno stupido cappello!

«Io farei molta attenzione al posto tuo: potrei smistarti nella Casa della McGranitt, una certa dose di spavalderia mi pare che non ti manchi e Grifondoro potrebbe aiutarti molto… come con tua sorella.»
NO! La megera, no!

 

«No? Sicura? E dove allora…. Complicato… Molto complicato!» aggrottò la fronte.

Cosa poteva esserci di così complicato in lei?

«Vedo grande intuito… E sicurezza e… Cos’altro? Ah! Interessante: questo sì che potrebbe essere determinante. Un dono raro. Ma sei proprio certa di non preferire Grifondoro?»
Lizzie iniziava a spazientirsi. Già era stato abbastanza ridicolo dover partecipare a quella buffonata, con gli studenti del primo anno, ora anche il Capello pareva prendersi gioco di lei!

Sono certa! Vogliamo deciderci? O passare qui  tutta la notte? Dimostrami chi sei, Cappello!

La risata sommessa del Cappello Parlante questa volta fu udibile da tutta la Sala, che – ne era certa – li fissava allibita.

«In bocca al lupo ragazza! Sei destinata a grandi cose… Se saprai usare bene ciò che possiedi.»
Ancora una volta aveva parlato solo a lei.

«SERPEVERDE!»
Il grido del Cappello risuonò sicuro e deciso per la Sala. 

Il tavolo della sua nuova Casa urlò festante, mentre quell’incubo finiva.

Si avviò verso i suoi nuovi compagni di classe, molti dei quali ora sorridevano felici e le facevano posto accanto a loro. Scelse di sedersi nel posto parallelo al misterioso ragazzo. In segno di sfida. Almeno non erano nella stessa Casa: lì pareva una cosa seria questa faccenda dello smistamento, più di quanto avesse pensato. Il ragazzo si girò dopo averle lanciato un ultimo sguardo di disprezzo, scuotendo il capo.

«Così altezzosa, non poteva che essere una Serpe!»
Lo sentì dire all’amico che ridacchiò.

Idiota! Cosa vuoi sapere di me!
«Non fare caso a lui: mio fratello Sirius ama sempre azionare la bocca prima del cervello...sono Regulus Black. Piacere!»
Gli occhi di Lizzie rimasero di ghiaccio, mentre sorrideva al compagno, che gli stava parlando e che le tendeva con fare aristocratico la mano. Con un sorriso di circostanza tese, asua volta, la mano al ragazzo. Sperava, vivamente, che il suo momento di gloria ad Hogwarts fosse definitivamente chiuso: non amava essere al centro dell’attenzione.

Fra qualche giorno nessuno ricorderà più nulla…

Voltando il capo, notò che Dulcinea la guardava preoccupata. Lizzie le sorrise, le strizzò l’occhio e le mostrò le due dita della mano destra incrociate: era il loro gesto segreto. 

Sempre unite, Dulcy!

La sorellina le rispose con lo stesso gesto e poi la salutò. Solo allora Lizzie si trovò a guardare il suo salvatore (come aveva definito dentro di sè Silente), ma quello che vide, la deluse più dei commenti sarcastici di Sirius Black. 

Silente la fissava gravemente. 

Lizzie cercò di metterlo a fuoco nella confusione dello smistamento che continuava a procedere.
Non vedeva bene da lontano: ma era possibile che il vecchio professore avesse scosso il capo?


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Note per i lettori (presenti, passati e - spero tanti - futuri!):

Salve a tutti!
Spero la storia vi piaccia, a me piace molto scriverla e finalmente ho trovato il coraggio di condividerla con altri.
Sarà narrata a due voci, anche se in questo capitolo, la protagonista femminile l'ha fatta da padrona!
Mi serviva per introdurre meglio il suo personaggio, ma già nell'Incipit, come nel seguito, le voci narranti saranno due: Elisabeth e Sirius.
Sono già arrivata a buon punto, ma ho due finali aperti e sono ancora indecisa su come chiuderla... E' questo il motivo per cui l'ho postata pubblicamente.
Decidere come chiuderla.
Ma è ancora presto... Ci vorrà del tempo.
Intanto, per chi passasse da questi lidi, grazie per il tempo dedicato e buona lettura!
El
  
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