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Autore: Amy_    14/01/2012    1 recensioni
Un ragazzo sensibile e determinato, un albero di amamelide e una radura che compare solamente nelle notti di luna piena.
Siamo nel XVII secolo, in un piccolo paese sperduto nel verde che nasconde nella sua foresta la presenza di una misteriosa fanciulla.
Riuscirà Alessandro a scoprire cosa si nasconde dietro la luce della luna?
Dal 3° capitolo:
Alessandro sbuffò e si stese sull’erba.
“Suona il flauto. Sei davvero brava. Lo puoi fare, almeno questo, per me?”
La faccia della fanciulla fu immediatamente a un centimetro dalla sua.
“Solo se mi dai un bacio”.
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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INNAMORATO DELLA LUNA.

 
Si risvegliò, come al solito, nella radura  completamente vuota.
Aprì gli occhi.
Poi li richiuse.
Sbuffò e si girò pancia in giù.
Non aveva nessuna voglia di ritornare alla fattoria.
Rimase lì, steso, per altre due-tre ore fino a quando il suo stomaco non iniziò a reclamare cibo. Si alzò e camminò, strascicando i piedi, fino alla fattoria. Mangiò. Non aveva nessuna voglia di lavorare. Si abbandonò sul letto deciso a rimanervi per tutto il giorno, ma le pecore iniziarono a belare perché volevano andare al pascolo. Le ignorò, ma loro non desistevano.
“Va bene, va bene! Ho capito!” gridò.
Poi si alzò e contro voglia portò il gregge a pascolare.

 
Finalmente il giorno finì e il sole tramontò, portando con sé rosa e arancione, per lasciare il posto al blu della notte.
La luna in semplice forma di falce, troneggiava in quel cielo pieno di stelle governate dalla cetra di Orfeo.
Alessandro si avvicinò al suo albero di amamelide. Era da un po’ di tempo che non si sedeva più sotto i suoi rami, gli era mancato, anche se la ragione di questa sua assenza era più che valida. Sfiorò la corteccia, accarezzò le foglie e ammirò i fiori. Fin da quando era nato, si era sentito legato a quell’albero. Si sedette appoggiando la schiena al tronco e volse gli occhi al cielo.
La salutò, salutò la luna e la fanciulla allo stesso tempo. Allungò una mano verso il cielo come a volerla toccare, a voler sentire ancora il calore della sua mano.
“Mi manchi già!” disse.
Poi il silenzio. Si fermò a guardarla. Adesso lui sapeva, adesso lui era consapevole che anche lei lo stava guardando. La contemplò per tutta la notte, fino a quando non si ritirò dentro casa perché il sonno iniziava a farsi sentire, la contemplò senza nessuna parola perché, in quella prima volta che guardò la luna con la consapevolezza di amarla, era proprio di quello che aveva bisogno . Fu in quel silenzio carico di soli pensieri e sentimenti che Alessandro capì nel profondo di sé stesso di aver trovato il motivo per il quale era nato in questo mondo.
I giorni si susseguivano come le notti e appena la luna compariva nel cielo Alessandro si sedeva, a volte sotto l’albero di amamelide, a volte nella radura vuota, e poi la salutava. A volte parlava, a volte restava semplicemente in silenzio, ma ogni volta fissava dentro la sua mente l’immagine della luna che illuminava il blu della notte. Pensava a tutti quei giorni in cui, ignaro di tutto, si era sentito un po’ stupido a considerare la luna come un’amica e adesso…adesso la sua voce gli risuonava nella mente come una dolce melodia, perché lei era reale. Pensando a tutto quello che lei poteva vedere, dalle distese di acqua alle enormi montagne, si incantava a guardarla, sia quando risplendeva in un cielo limpido, sia quando si vedeva solo la sua luce attraverso le grigie nubi che oscuravano il cielo.
“Lo sai,” disse in una di quelle notti “non avrei mai pensato di potermi innamorare così. Eppure eccomi qua, e l’unica cosa che desidero è averti accanto. E’ così difficile poterti vedere solo tre volte al mese, ma purtroppo non possiamo farci niente.” sospirò, abbassò la testa e poi ritornando con lo sguardo alla luna proseguì.
“Non mi importa però!” disse per tornare a far sorridere la fanciulla che sicuramente si era intristita ”Mi basta sapere che tu ci sarai sempre per me!”
Poi rise di gusto.
“Cavolo, non avrei mai pensato di poter dire delle cose tanto…dolci. Sto diventando davvero romantico ed è tutta colpa tua!” rise ancora tra sé e si perse nei suoi pensieri.
Fino a qualche mese fa quello che vedeva davanti a sé era solo una vita di lavoro tra la fattoria e il villaggio. Certo non aveva mai disdegnato ciò che lo attendeva, era un’ottima vita, con una casa e di che mangiare, gli abitanti del villaggio dicevano che era molto fortunato, ma a lui quella vita sembrava vuota. Tutti erano molto gentili con lui, come d’altronde lo era lui con loro, ma nessuno si interessava veramente ad Alessandro. Nessuno voleva sapere veramente chi fosse lui, ma soprattutto nessuno si era fidato di lui, era solo tutto un saluto e lavoro, niente di più. Così si era arreso alla via che gli si presentava davanti. Poi, però, aveva conosciuto lei: lei che lo aveva ascoltato in silenzio, lei che si era fidata. Adesso nella via davanti a lui c’era la fanciulla, si era seduta lì proprio nel centro e poi gli aveva sorriso.
“Ti amo.” gli passarono fulminee nella mente quelle tre parole.
Lasciò cadere il sasso che aveva tra le mani e con il quale stava giocherellando. Era la prima volta che la voce del suo pensiero riecheggiava in quelle parole. Era come spaventato, potremmo dire, era stato colto di sorpresa. Poi si ricordo della promessa fatta alla fanciulla, pensò a come la sua vita era cambiata e accolse quelle parole dentro di sé perché aveva capito che non erano una sorpresa, ma solo quello che provava detto nel modo più bello e semplice possibile. Doveva dirglielo, doveva farglielo sapere. Mosse le labbra e… non ne fece uscire alcun suono. Mancava qualcosa, era come se non fosse ancora il momento.
“Fa niente!” pensò cercando di consolarsi “quando arriverà il momento sarà fantastico!”
La salutò e rientrò in casa.

 
I giorni si susseguivano, come le notti e ne mancavano solo tre alla prima luna piena da quando Alessandro aveva scoperto chi era la fanciulla.
Quella mattina si svegliò dopo aver fatto lo stesso sogno che, ormai, faceva dall’ultima volta che aveva incontrato la fanciulla. Era sempre lo stesso sogno che aveva fatto da quando aveva visto l’albero di amamelide al centro della radura, e, come al solito, il finale cambiava. Questa volta dopo il buio gli appariva, nitida, l’immagine di lui e la fanciulla uniti in un dolce bacio. Non sapeva proprio perché quel sogno lo perseguitava. Forse il suo inconscio voleva aiutarlo a scoprire il segreto della fanciulla, ma lui non riusciva proprio a capirlo.
Intanto mancavano solo tre giorni alla notte in cui la fanciulla sarebbe scesa sulla Terra e lui non poteva vederla. Cavolo!
Si buttò sul letto e si coprì la testa con il cuscino. Un, due, tre minuti e i pensieri diventarono più confusi. Sentì il sonno prendere il sopravvento: non era possibile, si era appena svegliato. Si preoccupò, non era la prima volta che gli succedeva. In quelle due ultime settimane, dalla notte in cui era svenuto nella radura, era sempre più stanco. Non riusciva proprio a capire. Un ultimo pensiero alla fanciulla e poi si addormentò.

 
Quella notte nessun saluto fu portato dalla notte alla luce della luna che risplendeva quasi piena in un oscuro cielo.

 
NOTE DELL’AUTRICE:
Ecco il capitolo 6. Non è un capitolo molto lungo, più che altro è un capitolo introduttivo al prossimo.
Intanto sto scrivendo il capitolo prima dell’epilogo.
Ciao!!!=)

 

  
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