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Autore: RobTwili    14/01/2012    8 recensioni
Mac e Zac.
Mac, innamorata di uno dei suoi migliori amici da quando, il primo giorno d'asilo, quel bambino con gli occhi blu, si è avvicinato a lei.
Zac, piccolo genio della matematica, che di donne non ne capisce.
Lei segretamente innamorata di lui.
Lui pubblicamente innamorato di Natalie Portman.
E se, una fatina bionda, spingesse Cupido a lanciare la freccia?
Spin-off di 'The revenge of the nerd'.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Nerds do it better'
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zmac
Questa storia è uno spin-off di ‘The revenge of the nerd’. Questi avvenimenti  sono collocati tra il capitolo 16 e il capitolo 17. Ricordo che questa storia si concentra sulla coppia di amici Zac e Mac.
 
 




«Che cosa ho fatto?» mormorai, portandomi una mano tra i capelli.
Socchiusi gli occhi, distogliendo lo sguardo dal soffitto verde.
Continuavo a ricordare la serata trascorsa, soffermandomi sulle immagini più importanti.
Zac, i suoi occhi, le sue labbra, il nostro bacio.
L’avevo baciato. Non una volta, non due.
Però ero stata ricambiata.
Non riuscii a trattenere un gemito frustrato tirando il lenzuolo fin sopra i capelli per nascondermi.
Perché avevo dato ascolto ad Ash?
Sì, certo, lei sapeva un sacco di cose sui ragazzi e non si era sbagliata nell’ipotizzare che potessi piacere a Zac, ma… Zac era uno dei miei migliori amici.
Il mio migliore amico, dopo Francis.
E ci eravamo baciati.
Precisamente che cosa avevo pensato quando si era avvicinato a me?
Che era bello, certo.
Ma…
«Oh». Strattonai il lenzuolo, mettendomi a sedere sul letto.
Dovevo assolutamente parlare con Ash, chiederle un consiglio.
Allungai il braccio per prendere il cellulare dal comodino e digitai un messaggio.
Erano le otto di mattina e probabilmente Ash stava dormendo, ma non mi interessava.
Doveva venire da me.
Era in debito con me, dopo che mi ero fatta conciare come Barbie Malibu in versione castana.
Aspettai qualche minuto, torturando le lenzuola gialle con le dita.
«Avanti» sbottai, prendendo il cellulare tra le mani e guardando lo schermo in attesa del messaggio.
Con una smorfia malefica, digitai il numero di Ash, prima di inviare la chiamata.
Se non si era ancora svegliata l’avrei fatto io per lei.
«Pronto?» mugugnò qualcuno, dopo svariati squilli.
«Ash, vieni a casa mia subito. Ho bisogno di te». Telegrafica e preoccupata.
«Ma chi parla?» chiese, la voce ancora roca a causa del sonno.
«Audrey Hepburn. Ash, chi vuoi che sia? Sono Mac» sbottai, arrabbiata.
Chi poteva mai chiamarla alle otto e mezza di domenica mattina?
«Mac? È successo qualcosa ieri sera?». Sembrò risvegliarsi improvvisamente.
«Sì. Ho bisogno di te» piagnucolai, calciando le coperte che scivolarono a terra.
«Qualcosa di male? Ti ha fatto qualcosa che non volevi?» chiese. Dal suo tono mi sembrava preoccupata.
«No. Cosa stai dicendo?». Spalancai gli occhi stupita.
Perché mai Zac avrebbe dovuto fare qualcosa di male?
Zac era… Zac.
Non avrebbe mai avuto il coraggio di fare qualcosa di male a qualcuno, non uccideva nemmeno un ragno perché secondo lui avrebbe sofferto.
Mi alzai, cominciando a camminare su e giù, lasciando che i miei piedi nudi sprofondassero nel morbido tappeto.
«Ok, arrivo tra mezz’ora» borbottò, prima di chiudere la chiamata.
Aprii la porta della camera lentamente, cercando di non fare rumore.
La porta della stanza di mamma era aperta e il letto vuoto; quindi lei era già andata al lavoro.
Mi avvicinai alla camera di Sally per controllare: era distesa nel suo lettino e dormiva.
Vederla così tranquilla e rilassata mi donò un sorriso che non riuscii a trattenere.
Socchiusi la sua porta perché non si svegliasse a causa del rumore e, dopo aver preso un paio di jeans e una maglia, andai a farmi una doccia.
Sapevo che Ash era sempre puntuale, per questo cercai di rimanere sotto al getto caldo il minor tempo possibile.
Era difficile però; trovavo sempre rilassante sentire i muscoli sciogliersi a contatto con l’acqua calda e in quel momento dovevo cercare di sgombrare la mente da quello che era successo la sera prima.
«Stupida» sbottai, tirandomi un pugno in testa. Quel gesto mi fece scivolare; sbattei contro la parete di vetro del box doccia.
Ci mancava solo una botta sul naso.
Meglio uscire da quella doccia, prima di ritrovarmi con il naso rotto o peggio, con una gamba ingessata.
Dopo essermi asciugata e vestita, scesi le scale chiudendo tutte le porte perché Sally potesse dormire.
Andai in cucina, aprendo un pacco di biscotti mentre camminavo attorno al tavolo rettangolare.
Non mi piaceva fare colazione seduta, dovevo sempre muovermi.
Quel giorno, poi, con tutto quello che avevo da dire, non riuscivo a rimanere ferma nello stesso posto per più di tre secondi.
Il mio cellulare vibrò, spaventandomi.
Era Ash, mi aveva mandato un messaggio perché le aprissi la porta.
Corsi all’entrata, rischiando di sbattere contro il legno: non ero riuscita a fermarmi in tempo.
Dovevo darmi una calmata.
Respirai a fondo, abbassando la maniglia e lasciando che Ash entrasse.
«Mio Dio, Mac! Che cosa è successo?» chiese spaventata, appoggiandomi le mani sulle spalle.
Non si era nemmeno truccata, riuscivo addirittura a vedere qualche traccia del trucco della sera precedente.
I suoi capelli erano raccolti in una coda scomposta, alcune ciocce ricadevano sulle spalle coperte da una magliettina verde scuro.
«Ho fatto un casino» ammisi, sedendomi sul divano di fianco ad Ash.
«Che cosa è successo? Raccontami». Era davvero in pensiero per me, potevo vederlo dal suo sguardo e dalla sua mano che stringeva la mia, per infondermi coraggio.
«Io… ci siamo baciati Ash». Scossi la testa cercando di scacciare quell’immagine che si presentava ancora una volta nella mia mente.
Mi sembrava di rivivere la sensazione di nuovo.
La morbidezza della sua bocca sulla mia, i suoi denti che torturavano il mio labbro.
«Ok, di questo parliamo dopo, che cosa è successo?» chiese, avvicinandosi un po’ di più a me.
«Il problema è proprio questo» piagnucolai, portandomi una mano tra i capelli e tirandomi qualche ciocca.
«Credo di non capire» mormorò confusa, irrigidendosi appena.
Come faceva a non capire?
Era semplice: l’avevo baciato e mi ero pentita di quel gesto.
«Ash, l’ho baciato. Cioè, ci siamo baciati, ma… è Zac! Ho fatto un errore, non dovevo. Ed è tutta colpa tua». Se Ash non avesse scoperto che avevo una cotta per Zac fin dall’asilo probabilmente non ci sarebbero stati problemi.
«Colpa mia? Perché è colpa mia?». Il suo volto assunse un’espressione divertita, mentre si sistemava meglio sul divano e prendeva un cuscino per stringerlo tra le braccia.
L’avevo vista fare quel gesto molte volte, anche mentre guardavamo un film.
«Perché tu mi hai detto di provarci, e io alla fine gli ho detto che mi piace e adesso lui mi ha detto che gli piaccio e…» cominciai, fermandomi poi per prendere fiato.
«Ti ho detto, gli hai detto, ti ha detto… sei ripetitiva, Mac» ghignò, senza nascondere il suo sarcasmo.
«Senti, Ash, per me non è tutto così facile, non è che tutti cadono ai miei piedi o altro, ok? Sono timida, non faccio parte delle cheerleader o delle infermiere, non vado alle feste ubriacandomi e non credo nemmeno che qualcuno mi abbia mai vista come una vera ragazza. Non ho una lista infinita di amici che si credono tali solo perché sanno il mio nome, ma posso giurare di averne tre che conosco dall’asilo. Francis, John e Zac. Ora, che io abbia una cotta per uno di loro da circa…» mi fermai un attimo, per capire da quanti anni mi piacesse Zac, «… quattordici anni lo sapevo solo io. Il fatto che tu l’abbia scoperto mi sta bene, non lo dirai a nessuno, almeno così hai detto, ed è perfetto. Ma non puoi venirmi a dire che non ho ragione se dico di non voler stare con Zac» conclusi, respirando per riprendere fiato.
«Mi sarebbe piaciuto registrarti. Hai esattamente elencato tutti i motivi per cui tu devi frequentarlo». Era seria, tremendamente seria.
Perché non riusciva a capire quello che le stavo dicendo?
«No, Ash, non capisci. Tu non conosci Zac come lo conosco io…» iniziai, prima che Ash battesse le mani soddisfatta.
«Appunto, e questo è già un bene. Conosci tutti i lati del suo carattere e sai quello che gli piace e quello che gli dà fastidio, capisci?» concluse, soddisfatta.
«Quello che capisco è che non è giusto che due amici decidano di frequentarsi». Eccolo, il vero problema.
Distolsi lo sguardo da Ash per concentrarmi sul ricamo delle tende dietro di lei.
Qualcosa bruciava vicino ai miei occhi, costringendomi a socchiudere le palpebre.
«Oh, Mac» sussurrò Ash, abbracciandomi.
«Che c’è?». Rimasi immobile, stupita da quel gesto improvviso.
Perché mi aveva abbracciata?
«Non devi piangere. Perché vedi il lato negativo in tutto? Tu e Zac siete perfetti assieme, e sono sicura che non succederà niente di male se vi frequentate». Mi sorrise, sciogliendo l’abbraccio.
«Primo non sto piangendo» puntualizzai, togliendomi una lacrima che stava scendendo lungo la mia guancia, «e secondo… sì. Succederà qualcosa, ne sono sicura. Se dovessimo litigare Francis e John che cosa faranno? Di chi rimarranno amici? Non voglio obbligare nessuno a fare delle scelte. Non mi piace pensare di poter avere questo potere su una persona». Guardai le mie mani cercando di sfuggire al suo sguardo.
«Adesso riesco a capire perché tu e Francis siete amici da così tanto tempo. Dio, lo sapete che esiste anche l’ottimismo? Che cosa ci guadagnate a essere così pessimisti?»
«Che cos’ha Francis?». Perché Francis doveva essere pessimista?
Sì, ero la prima a pensarlo, ma non l’avevo mai detto a nessuno.
Tranne a Francis, ovviamente.
«Sembrava posseduto ieri sera quando vi ha visti. Perché ha detto che se vi lasciate non può scegliere. Dio, un po’ di ottimismo! Siete così belli assieme» concluse, con un sorriso.
Possibile che per lei fosse tutto così semplice?
Se due persone stavano bene assieme il gioco era fatto?
Funzionava così?
«Ash» sospirai, pronta per dirle che forse non era il caso di continuare quella storia, se così si poteva chiamare, visto che era durata per qualche ora.
«No, Mac. Adesso mi ascolti e fai quello che ti dico. Tu, oggi, vai da Zac e ci parli. Gli fai capire che hai intenzioni serie e che ti piacerebbe stare con lui. Fate quello che volete, baciatevi, graffiatevi, urlate, cantate, ballate, saltatevi addosso… quello che volete, ma assolutamente non devi lasciarlo, ok? Perché posso garantirti che per la prima volta in quasi sei mesi, ieri sera sono riuscita a vedere Zac davvero felice. E sai qual è stato il momento esatto in cui me ne sono accorta? Quando vi stavate tenendo per mano. Non so chi dei due fosse più contento, se tu o lui. Posso garantirti che eravate davvero perfetti. E non ti sto dicendo questa cosa perché ho qualche scopo o altro, semplicemente perché tu sei una mia amica e ci tengo. Voglio vederti felice e so che questo può succedere se tu e Zac sarete una coppia». Ammiccò verso di me, sistemandosi una ciocca di capelli.
Abbassai per un attimo lo sguardo concentrandomi su un piccolo elefantino di vetro che c’era sopra al tavolino davanti al divano e, dopo aver preso un po’ di coraggio, decisi di affrontarla.
«Sai, non ti ho mai sentito parlare così tanto» sogghignai, guardandola. «Forse hai ragione, non dico di no, però… non lo so, Ash…». Respirai profondamente, non sapendo che dire.
«Vedi? Non riesci a trovare una giustificazione per non farlo. Provaci Mac, per una volta fai qualcosa di istintivo. Ieri sera ti sei divertita, no? Mi hai detto che vi siete baciati»
«Sì, è stato… bello. Però non ci ho pensato. Cioè, l’ho fatto stamattina quando mi sono svegliata. Forse perché ieri sera era tutto strano». Feci spallucce.
Mi stavo comportando come una bambina.
Peggio, stavo parlando come una bambina cocciuta.
«Siete davvero belli assieme» mormorò, incapace di nascondere un sorriso.
«Dovrò parlarci, insomma» mi arresi, capendo che forse era giunto il momento di pensare un po’ meno e agire di più.
«Fallo, vai da lui e parlagli. Discutete di qualcosa, sono sicura che andrà tutto bene. Ho un certo sesto senso per queste cose» si vantò, facendomi una linguaccia.
«Se non dovesse funzionare almeno avrò un motivo per odiarti» la punzecchiai, facendola ridere. «E con Francis? Come è andata?».
Non ne avevamo mai parlato espressamente, ma ero sicura che il sentimento di Francis fosse corrisposto.
Ash sembrava imbarazzarsi quando parlavamo di lui, e molte volte chiedeva tante piccole cose, come se le interessasse conoscerlo.
Forse, in fin dei conti, Ash non era l’unica ad avere un certo senso per quelle cose.
«Bene… hai visto, no? Ci siamo salutati, così». Fece spallucce, distogliendo lo sguardo dal mio e cominciando a guardare il televisore spento e la libreria piena di libri.
«Ash?» la chiamai, sperando che tornasse a guardarmi.
Mi stava nascondendo qualcosa, ne ero sicura.
«Eh?» ribatté, fingendosi interessata alla trama del cuscino che stava ancora stringendo tra le braccia.
«Che cosa è successo?» chiesi, curiosa.
Sapere che i ruoli si erano invertiti mi faceva ridere.
«Come?» domandò, tergiversando la mia domanda.
«Che cosa è successo tra te e Francis ieri sera?». Non potevo chiederlo in modo più esplicito.
«Diciamo che… ecco, volevo dirgli che… mi ero divertita al ballo. Volevo ringraziarlo». Arrossì, distogliendo di nuovo lo sguardo dal mio.
«È così, insomma? Io devo dirti tutto e tu mi racconti bugie?». Perché stava mentendo, lo sapevo.
In quei mesi avevo imparato a riconoscere i gesti del suo corpo mentre raccontava una bugia.
«Mac, sei insopportabile» sbuffò, appoggiando la nuca sullo schienale del divano. «Sono andata da lui per parlare, ok? Abbiamo parlato e poi me ne sono tornata a casa. Tutto qui, non c’è altro e non è successo niente. Tra le due sei quella che ha fatto più esercizio, baciando Zac» concluse.
Sembrava che per fare quella confessione si fosse sforzata.
«Sei andata a casa di Francis dopo il ballo?» domandai, non riuscendo a trattenere una risatina.
«Sì, dovevo chiarire, non l’avevo fatto a scuola e volevo farlo. Abbiamo parlato per un paio di minuti, l’ho salutato e sono tornata a casa, non c’è davvero altro» mi assicurò.
Sentimmo lo scatto di una serratura e entrambe ci zittimmo.
«Zy?» bisbigliò Sally, sbadigliando.
«Ehi, dormigliona» ridacchiai, avvicinandomi a lei e prendendola in braccio, «hai riposato o no?» chiesi, facendole il solletico.
Sally cominciò a contorcersi tra le mie braccia, costringendomi a sedermi sul divano per non cadere.
Non era più così piccola e iniziavo a non avere più forza per rimanere in piedi tenendola in braccio.
«» riuscì ad articolare con fatica, tra una risata e l’altra. «Zy, basta». Le sue manine fecero forza perché la smettessi di farle il solletico.
Mi fermai, aspettando qualche secondo perché potesse riprendere a respirare.
«Zac?» chiese Sally, guardando prima me e poi Ash.
Ashley non riuscì a trattenere una risata e cominciò a ridere, riparandosi con il cuscino.
«Zac è a casa, Sally» spiegai, cercando di frenare l’istinto omicida verso Ash.
«Credo lo vedrai spesso, però» ghignò la mia amica.
«Ash» strillai, ammonendola.
Perché doveva sempre dire cose senza senso?
Sally avrebbe cominciato a fare domande all’infinito, costringendomi a dire molto più di quanto volessi.
«Perché lo vedrò spesso? Anche Francis?» chiese Sally, allargando il suo sorriso a dismisura.
«Lo vedrai spesso perché assieme a Francis e Ash guarderemo tanti film». Come giustificazione per una bambina di cinque anni andava bene.
«Che bello! E posso guardare anche io i film con Francis?». Alla sua domanda non riuscii a trattenere un sorriso.
La cotta che Sally aveva per Francis mi faceva sempre ridere.
Era divertente vedere quanto diventasse timida quando c’era Francis in casa. Forse sarebbe stato ancora più divertente se Ashley e Francis fossero riusciti a fare qualche passo avanti nel loro strano rapporto.
Possibile che nessuno dei due avesse il coraggio di fare la prima mossa?
Dovevo strigliare per bene Francis.
«Mac, io andrei a casa, Eric è tornato e dovevamo andare in spiaggia» mormorò Ash, alzandosi dal divano e prendendo la sua borsa blu tra le mani.
«Certo, vai pure. Ci sentiamo più tardi, ok?» le dissi, facendo scivolare Sally dalle mie ginocchia al divano.
«Sicuro. Ciao Sally». Ashley fece un gesto con la mano, per salutare la mia piccola sorellina che ricambiò con il suo sorriso sdentato.
Senza quel dente davanti diventava buffa ad ogni risolino.
Non appena Ashley si chiuse la porta alle spalle, mi avvicinai a Sally, accucciandomi davanti a lei perché potesse guardarmi dritta negli occhi.
«Sally, voglio fare una sorpresa a Francis, ma ho bisogno del tuo aiuto». Il suo sguardo si illuminò, quando sentì il nome di Francis.
Annuì solamente, senza interrompermi.
Quel suo stare attenta a quello che stavo per dire mi fece sorridere.
«Devo andare da Francis per parlare di una cosa, però non puoi stare a casa da sola. Posso portarti dalla nonna? Passo a prenderti tra un’oretta. Che ne dici?» proposi, quasi sicura che avrebbe accettato.
«Ok» acconsentì, scendendo dal divano e saltellando verso le scale.
«E al ritorno ci fermiamo a mangiare nel ristorante che ti piace tanto e poi andiamo a prendere uno di quei lecca-lecca giganti, ti va?». Quando sentì le mie ultime parole, Sally si fermò, guardandomi.
«Lecca-lecca?» domandò, mentre i suoi occhi si illuminavano.
«Gigante» precisai, quando corse verso di me per abbracciarmi.
«Andiamo dalla nonna».

 
 
 
 
 
Buonasera ragazze!
Eccomi con il secondo capitolo Zmac.
So che è pesante, ne sono consapevole e mi scuso!
Prometto che i prossimi tre saranno totalmente diversi, con tante battute e tanto movimento (in tutti i sensi).
Non ho altro da dire, spero che siate ancora vive, nonostante la pesantezza, però mi sembrava giusto che Mac riuscisse a capire quello che era successo la sera precedente, ecco.
Come al solito QUI c’è il gruppo spoiler e QUI il mio profilo.
Alla prossima settimana!
   
 
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