Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses
Segui la storia  |       
Autore: axlrosespack    15/01/2012    2 recensioni
Il 26 Settembre 1979. Quella sarebbe stata una fotocopia di tutte le giornate già trascorse. Quella sarebbe stata la stessa pioggia di sempre. William sarebbe stato lo stesso di sempre. Sarebbe cambiato però qualcosa il giorno dopo?
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Axl Rose
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Allora non finire mai di fumarla, perché un giorno la finirai e dovrai buttarla.
Se avessi voluto dirlo, ero felice.
Io lo amavo, e questo è sicuro.
Lui mi amava... ...aspetta.
E allora cosa mancava?
Nulla.
Solo quattro parole, fine della storia. 'Ti amo'. 'Anch'io.'
Non sapevo che ore fossero quando aprii la porta per rientrare in casa.
Erano già tutti nei loro letti.
Però qualcosa mancava.
Sì.
Dovevo parlarne con mia madre, ecco.
Lo desideravo più di ogni altra cosa, e lei non si sarebbe rifiutata di ascoltarmi.
"Domani", pensavo tra me e me.
La casa era buia, nessuno mi vedeva, potevo sorridere quanto volevo.
Andai a dormire, felice.
08:13.
Sono davanti scuola.
Mi avvicino alla porta e noto un cartellone o qualcosa del genere.
'Si balla anche sotto la fredda pioggia di Novembre' c'era scritto sopra.
Più in basso: 'Ballo scolastico Autunno - Inverno 1979, 10 Novembre presso istituto..'.
Ah, il ballo scolastico, quello dove ci vanno le ragazze coi ragazzi con la speranza di diventare reginetta e re.
Bene, non m'importa, penso tra me e me.
Non c'ero mai andata e nemmeno m'interessava.
Entro a scuola.
13:15.
Esco da scuola.
M'incammino verso casa.
Cammino su un marciapiede, quando ad un certo punto sento qualcosa che fa pressione sul mio polso.
Qualcuno lo ha afferrato.
Vengo come trascinata verso quell'albero -dietro al marciapiede vi era un albero- o tirata per un braccio, non so quale delle due sia l'espressione giusta da usare.
Di conseguenza vengo scaraventata -lentamente- vicino all'albero e sento d'improvviso qualcosa sulle mie labbra.
La stessa dolcezza, la stessa delicatezza, la stessa disinvoltura, la stessa calma, il calore, il cuore che va in cancrena della sera precedente.
Lui discosta le labbra dalle mie facendo scorrere il suo viso lungo la mia gota sinistra, come per sfiorarla, delicatamente.
Fino a che le sue labbra non si avvicinano al mio orecchio e sento sussurrare: Ciao, piccola.
A quel punto avvicino le mie labbra al suo orecchio gli sussurro: Ciao.
Lui allontana il viso dalla mia gota sinistra e i nostri visi si ritrovano a distanza di un filo d'aria l'uno dall'altro.
Riesco a guardarlo negli occhi.
Da così vicino.
Sembro cercare aria nei suoi occhi solo per respirare.
Adesso sorride.
Il ciuffo di capelli rossi gli sfiora la fronte e lui con la mano lo riporta indietro.
E' una cosa stupida, ma amo quando si discosta dalla fronte quel ciuffo rosso ribelle che poi ricadrà nuovamente pochi istanti dopo.
Lui poggia le sue mani sui miei capelli come per fargli una carezza.
Io gli sorrido.
E' lo stesso venire a prenderti a scuola anche senza la macchina? - Disse lui.
Meglio. - Io.
Dovremo camminare a piedi. - Lui.
Poco importa se a piedi o in macchina, basta io sia con te. - Io.
Lui sorride.
C'incamminiamo.
La tue dita sarebbero felici d'incrociarsi con le mie, così da formare cinque abbracci? - Lui.
Lo aspettavano. - Io.
Un attimo dopo sento il leggero tocco di un suo dito sfiorare la mia mano.
Si incrociano contemporaneamente le altre quattro dita.
Le mie, intanto, si godono quella sorta di abbraccio.
Durante il cammino lui mi chiede qualcosa.
Perché si ostinano a dire che si può ballare anche sotto "la fredda pioggia di Novembre"? Voglio dire, che senso ha? E' ovvio che si può ballare anche sotto la piggia, seppure fredda, nonostante sia Novembre. - Mi chiede lui, probabilmente aveva prima notato un altro di quei cartelloni che avevo notato anch'io.
Perché loro non sanno cosa significa, ballare sotto la freddissima e tristissima pioggia di Novembre. (Ridacchio) Loro usano gli ombrelli! Scherzi a parte, sarà un modo per attirare più gente, anche se non c'è bisogno di utilizzare frasi incoraggianti poiché tutti sono eccitati al solo pensiero di diventare re e reginetta del ballo.
E', dunque, lo stupidissimo ballo scolastico di fine Autunno - inizio Inverno, una cosa per quelli 'chic'. - Gli dico io sorridendo.
Se si può ballare sotto questa freddissima e tristissima pioggia di Novembre proviamoci anche noi, allora. - Lui.
Non ci sono mai andata... e non mi interessa comunque... Insomma non gli darei tanta importanza. - Io.
Lui rimane in silenzio per qualche secondo e poi mi dice qualche altra cosa.
Proviamoci per scherzo, sono convinto che sarà divertente. - Lui.
Massì alla fine...
A momenti divento rossa senza alcun motivo. Mi fa un effetto così strano.
Ma non è una cosa stupida? - Gli dico io.
Me lo dirai stasera alla quercia se sei sicura che sia stupida? - Lui.
Gli sorrido.
Finalmente arriviamo.
Avendo ancora le dita incrociate alle mie, avvicina così le sue labbra all'angolo sinistro delle mie, chiude gli occhi e contemporaneamente lo faccio anch'io, sospirando; sento la candida innocenza se non l'amore che racchiude quel gesto.
Le nostre dita si lasciano e ci allontaniamo.
Ciao. - Io.
Perché stasera vieni, vero? - Lui.
Certo. - Io.
Entro in casa.
Trovo mia madre seduta su una sedia, disinvolta.
Ciao, avrei bisogno di qualcosa. - Io.
Certo. - Mamma.
Andiamo in camera mia. - Io.
Come vuoi. - Mamma.
Saliamo le scale e arriviamo di fronte alla porta di camera mia.
Apro la porta ed entriamo.
Io mi siedo sul letto e mia madre su una sedia, che è lì forse da sempre, come se avesse sempre aspettato, quest'ultima, che prima o poi qualcuno, o meglio, chi avrebbe dovuto, si sarebbe seduto .

Sospiro, così, non per caso però.

Io lo amavo. Già da tempo.
Poi pioveva e lui ha poggiato le sue sottili labbra delicate sulle mie.
Continuava a piovere e lui mi ha detto che mi amava.
Era come tutto incasinato nello stomaco.
Ero in stato si ebbrezza.
Lui mi ha considerata. Ha scelto me tra tanta pioggia e tanti rametti.
Ogni volta che sfiora la mia pelle ho un male che mi fa bene allo stomaco.
I polmoni sono consapevoli di cercare affannosamente aria quando guardo i suoi occhi, e io non mi preoccupo del resto del mio corpo in quei splendidi momenti perciò devono arrangiarsi.
E il modo in cui si discosta i capelli, tanto ricadranno sulla fronte.
E perché si mette i pantaloni di pelle? Glielo devo ancora chiedere, solo che i pensieri vanno a farsi fottere quando lui è con me.
E' così perfetto che è quasi incredibile.
Poi mi ha chiesto se potevamo provare a ballare sotto la fredda pioggia di Novembre e io gli ho detto che non sapevo se ci sarei andata a quello stupidissimo ballo.
E sentivo il leggero tocco dei suoi capelli sulla mia gota destra quando lui ha avvicinato le sue labbra alle mie.
Forse dopo scenderò alla quercia.
Me ne sono andata e lo amavo ancora.
Lui intanto se ne andava con una risposta da avere ancora.
William poi ha cambiato i piani della mia vita. - Dissi a mia madre.
E non ti piacerebbe avvolgere le tue braccia alle sue spalle, avvolgere la sua schiena, poggiare le mani su queste ultime, e ancora poggiare la tua testa in corrispondenza della sua nuca sotto le note di una canzone? - Mamma.
Oh, certo che mi piacerebbe, mamma. Scenderò più tardi da a lui. - Io.
E' incredibile... è... è riuscito a riunire anche i fili che si erano spezzati tra noi due figlia mia. Riesce a catturarti con un singolo gesto. Il modo in cui si "discosta i capelli" è letale nei confronti delle tue reazioni.
Non ricadere di nuovo in una pozzanghera, ti prego. - Mamma.
Grazie. - Io.
Lei sorride e si avvicina alla porta, la apre e scende.
Non sarebbe ancora più letale stringergli le mani o abbracciarlo per quattro minuti di una canzone? Non riuscirei a respirare e nemmeno me ne accorgerei.
Però.
Infondo uno stupido ballo si dimentica. - Pensavo tra me e me.
Mi alzo dal letto, decido di scendere da William.
Arrivo in cucina e mi avvicino velocemente alla porta.
La apro ed esco fuori.
Riesco a vederlo poggiato alla quercia con le gambe incrociate.
Mi avvicino di più, siamo a distanza di pochi centimetri.
Ti sembro una che può ballare William? - Io.
Ti sembro uno che può indossare un vestito elegante? - Lui.
Ci arrangeremo. - Io.
Lui aveva sorriso abbassando il capo e chiudendo gli occhi, lasciando vedere solo il ciuffo rosso che gli cadeva sulla fronte.
E' come se i miei occhi, ad ogni suo gesto, vedessero ogni volta qualcosa di nuovo, che non hanno mai visto.
E il suo sorriso dolce, poi... lo rende più innocente di un filo d'aria che attraversa il cielo disperdendosi.
Bene allora... io rientro. (Un sorrisino fin troppo evidente mi segna le labbra) - Io.
Le tue gambe non preferirebbero venire qui e fare un po' di compagnia alle mie? Vieni qui, tu non vuoi andartene. - Lui.
Faccio solo due passi e mi siedo vicino a lui.
Porto la mia mano sul suo viso accarezzandolo.
Sai Will, quando sono con te i miei occhi sentono e le mie orecchie vedono.
Anche al buio i miei occhi riescono a sentire i tuoi, e sentono il loro bagliore attraversarli.
E riesci a prendermi in modo così letale con semplici gesti. - Gli dico io. Quello che sentivo in parte.
Non amarti sarebbe come bestemmiare sotto la pioggia perché non vuole cessare di piangere, inutile. - Lui.
Così, lui poggia le sue labbra sulle mie, ma questa volta velocemente.
Come se avesse voluto fare solo quello in quel preciso momento.
Stacca e riattacca le sue labbra alle mie, rapidamente, quasi violentemente, ma senza far male.
Sembra non ci vediamo da un'eternità.
Ogni mia certezza viene contrastata da ogni ogni sua certezza.
Continuamo con quel perfetto sincronismo e dopo una manciata di minuti le sue labbra si allontanano.
Riuscirei ad odiarti solo per il fatto di amarti troppo. - Io.
Non riuscirei a non amarti. - Lui.
Neanche io. - Io.
Non ti lascerei come si butta una sigaretta finita in un tombino. - Lui.
Allora non finire mai di fumarla, perché un giorno smetterai e dovrai buttarla. - Io.
Non mi importava a che ora sarei rientrata a casa.
Non mi importata cosa avrebbe detto mia madre o mio padre.
Non mi importava della pioggia.
In quel momento c'eravamo io e lui, e un giorno tutto sarebbe finito.
Poteva essere anche l'ultimo.
  
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Guns N'Roses / Vai alla pagina dell'autore: axlrosespack