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Autore: Rostislav    15/01/2012    1 recensioni
Snake e Otacon hanno fondato la Philanthropy, un'organizzazione indipendente dedita a combattere i vari Metal Gear. Questa gli indizi li porta in un posto molto freddo...
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 3

La fioca luce della camera metallica illuminava quattro uomini, occupati a parlare tra loro. A terra giacevano due uomini morti, trivellati di proiettili. Il sangue era sparso per tutta la stanza, ma i quattro sembravano puliti come dopo una doccia. Continuando a parlare uscirono dalla camera e si diressero nel centro comando. La sala, rotonda con un disegno sul pavimento che raffigurava la testa di una mangusta era piena di computer e degli operatori intenti a controllare, guardare e aggiustare dei dati. Al centro, su una sedia c’era seduto un uomo di mezz’età. I lineamenti irregolari e gli occhi freddi come il ghiaccio incutevano paura in tutti quelli che lo incontravano. I capelli neri gli scendevano fino alle spalle e qualche ciocca bianca spuntava di qua e di là come a voler dire che lui è un uomo di una certa età. Era lui che controllava tutte le operazioni dentro la base, Edwyn.

I quattro si avvicinarono al capo e gli diedero un foglio con degli appunti. Dopo aver letto più di una volta la pagina, Edwyn la piegò accuratamente e la mise nel taschino della sua giacca nera. Prese un sigaro dalla tasca destra e la accese senza preoccuparsi dell’ambiente in cui si trovavano. Guardo i quattro uomini senza battere ciglio per poi concentrarsi su uno dei schermi appesi sul muro. Lo schermo mostrava un uomo mentre ne uccideva un altro con un fucile da precisione. Poi l’uomo entro in una porta e si ritrovò in un lungo corridoio ben illuminato.

  • Come previsto è riuscito a penetrare dentro la base senza alcuna difficoltà. Si vede che lui è il figlio di Big Boss. –disse Edwyn senza togliere gli occhi dallo schermo. –Ho bisogno che qualcuno che lo vada a prendere e me lo porta vivo, non morto. Voglio fare una chiacchierata con lui. Madison, la missione è affidata a te quindi portamelo qui, vivo ed intero.

  • Niente di più facile. – risposte l’altro. Madison, giovane membro delle Mongoose Troops, di bell’aspetto strinse i pugni facendo uscire scariche elettriche dal corpo. L’aria inizio a scoppiettare e presto l’uomo diventò avvolto in una nube di scariche elettriche. – Lo porterò qui vivo, solo un po’ confuso. Voi invece guardate e cercate di imparare dai più giovani.

  • He he he, attento però, perché non verremo ad aiutare il tuo culo nel caso di difficoltà. –disse uno dei Mongoose. Un uomo alto, con il fisico di un wrestler e la faccia piena di cicatrici e bruciature.

  • Ben detto Ivan, questi giovani non sanno fare niente, non hanno la nostra esperienza. Vedrete che alla fine saremo noi a risolvere tutti casini che Madison ci procurerà. –Disse un uomo di colore vestito con una mimetica deserto.

  • Lo vedremo, lo vedremo. Intanto voi state qui e giratevi i pollici, io vado a divertirmi. –disse il giovane mentre usciva dalla sala accompagnato dalle continue esplosioni di scariche elettriche. Gli altri rimasero dov’erano, osservando il giovane lasciare la stanza. Madison non era un semplice soldato, era un guerriero, e tutti lo sapevano. Ognuno dei quattro era un professionista che sapeva il suo lavoro.

  • A proposito, dov’è Sam? Perché non è venuto?- chiese Edwyn guardando i schermi. Gli occhi erano freddi, come il ghiaccio che ricopriva il monte.

  • E’ fuori ad osservare il nostro intruso. Ha detto che vuole vederlo dal vivo, ma onestamente Sam non era se stesso. Era troppo ansioso e il che non è da lui. Penso che vuole affrontarlo in battaglia. –disse il terzo uomo, di media altezza, con una fisionomia da attore hollywoodiano. Vestito con una mimetica nera era il più composto degli altri

  • Antonio, Sam non farà niente. Senza il mio ordine non farà niente. La fedeltà è l’unico concetto che conosce, come ogni soldato. Voi tre, siete liberi per adesso. Potete tornare alle vostre faccende.

Senza fare domande i tre abbandonarono la sala. Appena usciti dalla stanza si separarono e ognuno prese una via diversa, senza un saluto.

***

Solid Snake si muoveva con cautela, cercando di evitare ogni contatto visivo con altri soldati e la nuova tuta aiutava non poco nel suo intento. Quando l’essere umano osservava nel buio una forme dalle sembianze più strane non ci faceva caso, perché il cervello non mandava il segnale d’allerta.

Mentre quando l’occhio riconosceva la forma dell’essere umano (anche nella sua forma più vaga), scattava l’allerta e in quel caso il contatto con il nemico era inevitabile. Dal momento dell’infiltrazione l’agente uccise quattro guardie che stavano per scoprirlo. Nessuno dei quattro riuscì a capire chi li stava colpendo. Ormai l’invisibilità era diventata un abitudine, e non abbandonava nemmeno durante le giornate di riposo. La vera vita di Snake sul campo di battaglia e lui, più di chiunque altro lo sapeva. Sapeva che non avrebbe mai avuto una vita tranquilla, una famiglia. I stessi geni, appartenenti al leggendario Big Boss lo condannavano ad essere diverso. Non c’era verso di combatterli, non c’era modo per opporsi. Una persona cresciuta su un campo di battaglia, morirà sul campo di battaglia. Chissà, forse senza i geni di Big Boss adesso Solid Snake sarebbe un padre di famiglia, un uomo ordinario che lavora in un ufficio. Lo stesso Solid sperava che prima o poi le cose si sarebbero messe su questo piano, ma adesso non era più cosi ottimista. Sapeva che è questa la sua casa e che l’unica persona che lo accompagnerà sempre è il suo amico Otacon. L’unica persona che non ha mai cercato di ingannarlo, ma che al contrario si è rivelato per ciò che è, un buon amico.

I palazzi erano uno uguale all’altro e senza l’aiuto del Codec sarebbe molto difficile uscire da lì. La mappa della città sembrava quella di New York, tutti palazzi quadrati formati nei quartieri quadrati. Forme poco gradevoli per una persona normale, ma un soldato ci vive benissimo. Perdersi lì era facile come bere un bicchiere d’acqua.

Arrivato fino all’ascensore Snake si trovo davanti ad uno scenario al quanto strano. L’ascensore non aveva i tasti per scendere, ma solo quelli per salire di qualche piano. L’esistenza dei piani sottostanti era sicura al 100% eppure l’ascensore non segnava niente. Senza pensarci due volte il soldato schiacciò il tasto per il piano superiore e attese con pazienza che l’arrivo al piano superiore. Il piano “D”, che contiene i laboratori di ricerca e le infermerie. Dall’uscita dell’ascensore partivano tre vie, a destra, a sinistra e una che portava in fondo. Il piano “D” era un po’ più piccolo di quello precedente, ma la forma era pressoché uguale. I laboratori erano delle stanze quadrate, divise da delle vie, che formavano una grossa scacchiera. A differenza del paino “F”, questo era ancora più illuminato e l’aria impregnata di uno strano odore, un odore dolciastro.

Il Codec non segnava nessuna presenza nemica nelle vicinanze, ma questo non rallegrò lo stato d’animo dell’infiltrato. Anzi, questa calma lo mise in guardia. Senza fare minimo rumore egli si diresse verso la porta del laboratorio più vicino. Le porte, fatte di metallo, avevano una piccola parte fatta di vetro, il che permetteva di vedere l’interno. Un gruppo di scienziati attorno ad un tavolo osservavano qualcosa che si muoveva su di esso. Una persona si contorceva, cercando di urlare, ma le parole morivano prima di uscire dalla bocca. Infine lo scienziato più alto, con la faccia dai lineamenti irregolari prese una siringa e la iniettò direttamente nel petto del poveretto. Dopo pochi secondo i scienziati erano vicino ai propri pc, mentre l’uomo sul tavolo esalava l’ultimo respiro con le lacrime agli occhi. Senza farsi accorgere, Snake passò senza farsi accorgere dai scienziati, ora intenti a scrivere cose sui pc. Arrivato alla fine del laboratorio, il Codec iniziò a segnalare varie telecamere poste all’entrata di tutti laboratori, controllando praticamente tutto il piano. Non c’era nessun modo per aggirarle e passare inosservato. Nessuna via d’uscita se non tornare indietro, ma l’ascensore va solo in una direzione e l’ultima fermata è quella dove Snake si trovava. Controllando dentro lo zaino l’agente trovo una granata chaff, che prese e richiuse lo zaino. Una granata chaff, esplodendo rilasciava tanti piccoli filetti metallici che disturbavano tutte le comunicazioni elettroniche, quindi oscurando per un breve tratto tutte le videocamere. Oltre che nelle granate, lo usavano anche gli aerei per togliere l’attenzione dei missili. Snake controllò la distanza che lo sperava dalla parte opposta della stanza e dopo aver contato i passi ed i secondi necessari per arrivarci, si preparò ad una folle corsa contro il tempo. Lanciata la granata e aspettato lo scoppio, la corsa ebbe inizio, senza prestare attenzione alle possibili guardie o scienziati il percorso fu raggiunto in tempo minore della scomparsa delle particelle metalliche. La velocità era uno dei requisiti fondamentali per un agente d’infiltrazione solitaria come Solid Snake. La forza fisica è una necessaria, ma senza tecnica e velocità è inutile.

Dall’altra parte del piano c’era un altro ascensore, con il segnale occupato e lo schermo mostrava che la direzione in cui si stava dirigendo era il piano D. Tra un minuto al massimo si sarebbe aperto con qualche agente o qualche scienziato che avrebbe dato l’allarme, la decisione andava presa in millesimi di secondi. Per un civile, la cosa avrebbe prodotto un gran problema, ma per un agente come Solid Snake, l’agire velocemente gli aveva salvato la vita diverse volte. In pochi secondi la posizione dell’uomo era dietro vicino muro alla destra dell’ascensore. Aspettare con calma, respirando in modo regolare e non fare mosse azzardate era il modo migliore per non commettere errori e non uccidere un innocente. La porta si aprì, ma dall’ascensore non uscì nessuno, era vuoto. Come se qualcuno si divertisse a prendere in giro Snake, che in effetti si sentì preso in per i fondelli. Dopo aver atteso altri cinque secondi ed esseri accertato che l’ascensore era vuoto, l’uomo ci entrò senza indugiare, ma con il grande rammarico constatò che il tasto per andare ai piani inferiori era bloccato e l’ascensore iniziò ad andare verso l’alto. Non c’era nessun dubbio ormai, qualcuno sapeva che c’era un infiltrato e che era seguito passo per passo.

-Otacon, sono Snake, mi ricevi?- disse l’agente al Codec

-Forte e chiaro, come sta procedendo il piano?- chiese Otacon con il suo solito spirito giovanile, in effetti, per quanto fosse stressante a volte, era sempre lui a mettere un po’ di allegria nei momenti difficili.

-Qualcuno sa che sono qui e si sta prendendo gioco di me. Sono nell’ascensore e sto salendo sempre verso l’alto, i tasti manuali non funzionano. Credo che non passerà molto tempo prima di un combattimento.-

-Ti sto seguendo dal mio monitor. Grazie alle nano macchine riesco a vedere la tua posizione dentro la base. In effetti, mi sembra strano che tu non abbia incontrato nessuna guardia su quel piano. Stai in guardia, io cerco di capire che sistema di controllo hanno dentro la base. Se riuscirò ad infiltrarmi nel sistema, potremo controllare tutti gli ascensori e le telecamere.-

-Va bene, passo e chiudo- disse Snake chiudendo la comunicazione.

La porta dell’ascensore si aprì e l’agente si ritrovò in un campo pieno di edifici distrutti, simile a quello F per altezza e a quello D per la dimensione. L’odore che regnava in questo piano era un misto di sangue e polvere da sparo, l’odore della guerra.

-Snake, mi senti?- disse una voce al Codec

- Forte e chiaro, Brandon, qui c’è qualcosa che non va. - rispose l’agente

- Infatti, a quanto sembra la tua infiltrazione è stata notata dalla sala controllo. Ti stanno tenendo d’occhio. Adesso ti trovi nel campo d’addestramento. Qui si allenano tutti soldati che vengono reclutati e credimi, è uno dei posti peggiori. Se ti hanno portato qui allora vuol dire che voglio fare qualcosa. Stai in guardia Snake, noi monitoreremo i tuoi passi e nel caso le cose dovessero peggiorare, entreremo in azione.- Disse Brandon chiudendo la conversazione

Dopo aver fatto i primi passi Snake si accorse che tutto questo era una trappola. Come ha detto Brandon, era sempre osservato, la sua entrata è stata vista dalle persone che volevano vederlo. Ora riusciva a percepire i nemici, più di uno, nelle vicinanze. Sapeva che lo vedevano e che l’avrebbero attaccato da un momento all’altro, quindi fece l’unica cosa che poteva fare, proseguire in avanti. Passo dopo passo l’aria si faceva più pesante, piena di zolfo, come prima di un temporale. Dopo aver percorso altri venti metri, dal palazzo alla destra di Snake uscì un uomo. Un giovane con un fisico atletico ed un viso di bella presenza. Addosso aveva una tuta marrone a quadrati, che sembravano muoversi come se fossero vivi. Sulle spalle spuntavano tre punte metalliche per spalla, da ogni punta partiva una scarica elettrica che toccava quella successiva. Gli occhi non esprimevano nessun’emozione, come se fossero morti. Dietro il giovane spuntarono altri cinque uomini, vestiti con una mimetica nera che copriva perfino la testa… Tra le mani gli uomini stringevano una H&K USP Compact, piccola, ma letale. I sei si avvicinavano senza parlare, il giovane per primo, mentre i cinque puntavano le pistole sull’agente.

Snake, con un movimento felino scattò verso il primo palazzo più vicino, accompagnato dai proiettili che gli sfioravano la testa. Dopo aver trovato un riparo ed aver constatato d’avere tutte le parti del corpo al posto giusto, l’uomo mirò alla testa del giovane, che camminava piano senza temere d’essere colpito. Il proiettile partì dalla canna del M23 e volò in direzione del giovane. Prima di raggiungerlo però, il proiettile esplose in mille pezzi. Incredulo, Snake sparò altri quattro colpi, ma tutti quanti esplosero senza raggiungere il bersaglio. Quindi correndo via digitò la frequenza di Brandon, dopo qualche secondo il volto del giovane apparve nello schermo del Codec.

  • Snake, non dirmi niente, adesso sei di fronte ad uno dei membri dei Mongoose Troops. E’ il giovane Madison, detto anche Volt. Ha addosso una tuta che sprigiona una potentissima scarica elettrica. E’ molto simile ad un pesce coltello elettrico, detto comunemente l’anguilla elettrica. Quelle punte sulle sue spalle e sulla schiena generano una scarica capace non solo di uccidere, ma anche di deviare o far esplodere i proiettili. – disse Brandon - Quelle punte sprigionano una massa di ioni di carica positiva che rientra nelle cellule e le rende negative, quindi parte la scarica. Il tutto accade in pochissimi istanti, quindi è impossibile prevenire questo processo.

  • Non ho il tempo per le spiegazioni scientifiche, dimmi solo come si uccide..- sbottò secco l’agente, cercando un nuovo riparo dai proiettili dei nemici, che avanzavano lentamente- Dimmi come si fa ad abbatterlo, dopo potrai spiegarmi tutto quello che desideri.

  • Bene, allora, non esiste un modo per uccidere normalmente il tuo nemico. Però forse se tu usassi una granata chaff, potresti spegnere i suoi dispositivi che gli permettono la carica elettrica, ma non è detto che funzioni il metodo. La cosa migliore sarebbe quella di colpire la granata mentre quella non ha ancora raggiunto la distanza che può raggiungere il suo campo.

  • Bene, niente di più facile, vero? Vado a farlo se non ci sono alternative. A dopo.- chiuse la comunicazione e si diresse verso il palazzo successivo. Madison continuava ad avvicinarsi assieme ai suoi uomini, lento e paziente.

Entrato in un palazzo in un palazzo di tre piani, Snake decise di andare al primo piano e attendere lì il proprio avversario. Sparare ad una granata in volo non era un'impresa fattibile e l'agente lo sapeva bene. La cosa migliore era appoggiare la granata vicino alla scala e spararle quando il nemico sarà appena salito. Nascosto nella parte più lontana del corridoio che portava dalle scale alle varie stanze, tutte distrutte dai vari addestramenti militari. L'odore della polvere da sparo e del piombo era talmente forte da battere quello dello zolfo. Ogni muscolo era pronto allo scatto, perché l'effetto della chaff durava pochissimo tempo. In mente aveva programmato già tutto, previsto i propri movimenti e i colpi da eseguire. In battaglia la cosa più importante è il funzionamento delle armi, la grande paura di Snake. Se una delle due armi non dovesse funzionare, sarebbe la fine, in quel corridoio non c'erano vie di fuga e ne i modi per colpire il nemico. Nel caso di difficoltà, l'unico modo per fuggire sarebbe buttarsi da una finestra, ma la distanza dalla prima finestra è troppo grande e sicuramente un proiettile avrebbe raggiungo Snake in testa o nel petto. Come al solito, il dovere di scontrarsi con la morte era più alto di quello della vita.

-O la va o la spacca- si disse l'agente

Passarono due minuti, che per l'infiltrato apparvero come un eternità. Poi i passi iniziarono a farsi sentire dei passi, molto rumorosi. Evidentemente al gruppo non importava essere silenziosi, avevano la piena sicurezza di vincere. Era proprio questo un errore degli esperti, erano troppo sicuri di se ed eseguivano le azioni da manuale. Era l'unico vantaggio che Snake aveva, lui ragionava in modo differente grazie agli anni d'esperienza, e la cosa che imparò e che non doveva mai sottovalutare un nemico. Quindi quel poco di tempo che restava Snake lo passò a ripercorrere mentalmente il piano, e si rese nuovamente conto che le possibilità di farcela erano del 50%, ma anche questa diventava un abitudine dopo tanti anni di esperienza. L'importante è agire sempre con la mente lucida e non buttarsi sugli istinti. I passi si facevano sempre più vicini, ormai i nemici erano sulle scale e tra meno di trenta secondi. Quando il passo si fece più pesante per via della vicinanza, e un piede sbuco dall'angolo del muro l'agente prese la mira e appena il capo usci nel corridoio due proiettili che perforarono la granata chaff. Milioni di particelle metalliche si dispersero nell'aria rendendo il corridoio luminescente. Al suono delle esplosioni i cinque uomini corsero su per le scale a velocità da sportivi, ma cinque colpi di proiettile erano già in serbo per loro. Il primo uscì dalle scale e prima ancora di potersi girare, cadde a terra con un buco in testa. Gli altri videro il corpo dell'amico morto e corsero ad una velocità ancora più grande, ma stavolta preparati per un combattimento. Uscito il secondo, il proiettile si conficco nella gola lasciandolo morire in preda al dolore. A quel punto ne mancavano solo tre più il capo, che si era rifugiato in una stanzetta per non ricevere un proiettile. I tre uscirono dall'angolo all'unisono, ma una raffica di FN F2000 sputò una decina di colpi, che andarono a conficcarsi nelle varie articolazioni dei corpi dei nemici. Una seconda raffica finì con uccidere i tre feriti. I cinque uomini erano morti, mentre il capo era nascosto in una delle stanze del piano. Mancava solo un minuto prima che l'effetto della granata chaff avrebbe smesso di fare effetto. Preso una seconda granata Snake corse da una stanza all'altra, contando i secondi e preparandosi a lanciarla per avere altro tempo a disposizione. Il nemico si trovava in una stanza senza finestre, con una sola porta d'ingresso, con la pistola spianata verso l'unica via d'uscita. Se i riflessi dell'agente non fossero quelli di un soldato ben addestrato, sarebbe morto appena la sua testa si era esposta dal muro dell'uscita. Nascosto dietro al muro Snake fece esplodere l'altra granata chaff e si preparò una strategia per il seguito. Doveva giocare con lui molto velocemente, lo sapeva, senza le particelle metalliche il nemico avrebbe riacquistato la sua carica elettrica e avrebbe fritto l'agente. Tentare il tutto per tutto, era questa l'unica possibilità.

Cacciò una granata a frammentazione e tirò l'anello di sicurezza, aspettò altri due secondi e lancio la granata all'interno della stanza. Come aveva sperato il nemico uscì di corsa, seguito da Snake che correndo mirava alla gamba di madison e sparava, ma senza colpirla. Una grande esplosione fece tremare tutto il palazzo e i due si trovarono su un terreno somigliante ad una tavola da surf, dove tenere l'equilibrio era la cosa pi complicata. Senza pensarci due volte Snake si gettò sul nemico immobilizzandolo per il collo. Madison si trovò a terra, con la pancia in giù e le mani immobilizzate da una mano, mentre l'altra stringeva attorno al collo facendogli mancare l'ossigeno. Dopo una decina di secondi l'effetto iniziò a funzionare ed il giovane si trovò a lottare contro lo svenimento, prossimo ad arrivare. Dopo che il giovane perse i sensi Solid Snake prese M23 e sparò alcuni colpi nei punti dove veniva generata l'energia, cosi da rendere innocuo Madison dopo il suo risveglio e lo trascinò fuori dall'edificio.

Svegliatisi, il giovane si ritrovò privato di qualsiasi arma da fuoco, ma con un Ka-Bar appoggiato alla sua destra. Snake era seduto su una cassetta di legno con in mano un coltello da combattimento Fox Survival Explorer. Il coltello militare di fabbricazione italiana era uno dei pezzi preferiti dall'agente, progettato appositamente per lui da Oreste Frati. Dopo la sua creazione, il coltello è stato duplicato in tantissime copie e venduto come ogni normale coltello militare, ma quello di Snake era di una qualità superiore. L'accciaio scuro non dava segni della classica freddezza del metallo e la mano che lo reggeva non dava nessun segno di tremolio, classico degli soldati che hanno combattuto troppo.

  • Ed eccoti sveglio, mettiamo in chiaro alcune cose. Se provi a fare qualche scherzetto finirai all'altro mondo prima ancora di poterti rendere conto di cosa stia succedendo. Ti ho levato ogni mezzo per attaccarmi a lunga distanza, cosi sono sicuro che non farai degli scherzetti.- disse Snake con un sorriso forzato

  • Allora perché hai rimasto il coltello? Pensi che non lo sappia usare?- sbottò Madison

  • So che lo sai usare, ed è lo stesso motivo per cui ti ho rimasto vivo. Voglio divertirmi con te e sapere tutto ciò che sai sul nuovo tipo di Metal Gear. Se farai il bravo e collaborerai non avremo bisogno dei coltelli, altrimenti dovrò farti molto male.- disse contorcendo il viso in un sorriso sarcastico.

  • Muori...- rispose il giovane con arroganza. S'alzò di scatto e prese il coltello poggiato a terra. Snake era già nella posizione difensiva filippina rovesciata, con una mano posta all'altezza della gola e l'altra un po' più in basso, con il coltello nella posizione icepick grip. I piedi erano in un continuo footwork, un modo per essere sempre pronti a cambiare direzione, mentre le mani mai ferme perché durante un combattimento con il coltello una mano ferma è una mano tagliata.

Madison invece assunse in pochi secondi la tipica guardia militare, molto utilizzata durante la seconda guerra mondiale. La mano armata avanzata e la mano libera vicino al petto per difendersi. Come era ovvio aspettarsi, il giovane conosceva bene il grande svantaggio della posizione e attaccò senza pensarci due volte. Un fendente al basso ventre che Snake contrasto con la presa a farfalla del braccio. Chiuse il braccio del nemico mandando il pugnale a finire quasi nella spalla, poi diede un calcio nel fianco destro e si allontanò nella misura di sicurezza. Conosceva bene i tipi come Madison, calmi, ma dopo un paio tentativi malriusciti furiosi e troppo frettolosi. Dopo qualche secondo partì il secondo attacco del giovane, ma qui Snake decise di dare un taglio al combattimento, aveva una missione e non aveva tempo per giocare un novellino. Un fendente all'altezza della gola partì fulmineo dal giovane. L'agente si sposto quel che basta per non finire con la lama nella gola, ma allo stesso momento abbastanza vicino per prenderlo nuovamente con la presa farfalla, ma stavolta al contrario. In pochi istanti il braccio del giovane si ruppe con un rumoroso crack, accompagnato dal rilascio del coltello e dall'urlo del giovane. Lasciato il braccio Snake si avvicinò e diede a Madison un pugno nel Plesso solare e senza lasciar tregua lo prese per la gola lo buttò a terra con tutta la potenza che aveva nelle braccia. Il corpo del giovane, rimasto senza fiato, cadde a terra con un tonfo simile ad un sacco da boxe. La sua faccia rossa era la chiara dimostrazione che l'ossigeno era troppo poco e che il dolore procurato dal braccio rotto toglieva quel poco che ne rimaneva. Dopo pochi istanti però una grande chiazza rossa usci da sotto al giovane. Era caduto sul coltello. In preda al panico egli chiedeva aiuto all'unica persona che c'era, Snake, che posò il suo coltello e lentamente si avvicinò.

  • Ecco vedi, te l'avevo detto che ti saresti fatto del male. Ne valeva la pena? Hai tempo adesso, quindi dimmi ciò che voglio sapere. Dimmi chi siete, dove si trova il passaggio per il Metal Gear e quali sono i vostri piani. - domandò Snake senza curarsi delle condizioni del giovane

  • Il Metal Gear si trova al piano inferiore, ma questo... lo sai già. Come arrivarci? Perché dovrei dirtelo? Tanto morirò ugualmente. Mi hai battuto solo perché la tuta non funzionava più- sbotto tra mille dolori

  • Me lo devi dire per un motivo, posso rendere la tua vita un inferno oppure posso addolcirla. Sta a te decidere. E ricorda, mai fidarsi della tecnologia, devi fidarti solo del tuo istinto e dell'addestramento. Credo che però non ti serviranno più questi consigli. Allora, mi vuoi dire come fare ad arrivare al piano inferiore?- domandò mentre la mano destra ficcava la lama del suo FOX nella coscia recidendo il muscolo sartorio. Il giovane urlò di dolore, ma presto si riprese.

  • Devi uscire dall'edificio e scendere lungo il sentiero che troverai. La porta d'uscita si trova in fondo a sinistra di questo piano. Tutte le coordinate le troverai qui- disse mentre scriveva le coordinate sul suo palmare. Sceso al piano dove è nascosto il Metal Gear non ti resta che distruggerlo. - In quanto a me, sono pronto per morire. Infondo non ho niente da lasciare a questo mondo. Non sono nemmeno un bravo combattente. Faccio parte dei Mongoose Troops perché avevo soldi a sufficienza per finanziare i loro progetti e per via della mia tuta, che mi rendeva praticamente invincibile. Tu sei il primo che capisce il suo funzionamento e distrugge i meccanismi. Non sei una preda facile, nemmeno per una mangusta. Stai attento però, gli altri non usano i miei metodi. Sono preparati con i tuoi metodi...

  • Un vero soldato non dovrebbe mai riporre la sua vita in un aggeggio tecnologico. Tu l'hai fatto e hai visto com'è andata a finire.

  • Beh... almeno... mi sono confrontato il miglior guerriero di quest'epoca.- disse il giovane e poi spirò il suo ultimo respiro.

Troppe cose sono accadute in una ventina di minuti, e il tempo per capire il perché dell'omicidio non c'era. Nella mente di Snake balenavano dei sensi colpi, mai provati prima per un morto. Forse perché era giovanissimo, forse perché non era molto esperto. Dopo un po' si disse che è la guerra e il giovane ha deciso di partecipare a qualcosa che non è come lo descrivono i film o i videogiochi. La guerra significava morte, e i vittoriosi dovevano combattere per morire. In momenti come questo, la mente dell'agente desiderava solo un lungo riposo, magari in una cittadina sperduta tra i monti, abitata da qualche centinaio di persone. La pensione però, non era un lusso che poteva permettere di prendere, non ancora per lo meno.

  • Snake, ce l'hai fatta... E' morto. - disse Brandon contattando Snake con il Codec -Un po' mi dispiace, una giovane vita, ma è guerra e non sarà l'unica vita ad essere sacrificata in quest'avventura.

  • Gia... non so cosa mi ha preso, potevo evitare la sua morte.

  • Non farti prendere dai sensi di colpa, non ancora almeno. Dopo la missione potrai fargli il funerale e anche una statua, ora hai una missione da sbrigare.-concluse Brandon con tono irrequieto- Abbiamo saputo che tra non molto il robot sarà operativo, ma non sappiamo il motivo della sua costruzione, non abbiamo contatti cosi in alto. La cosa che mi preoccupa sono i restanti membri mongoose. Ti daranno la caccia, è certo. Però ci penseremo più tardi, ora cerca di uscire da qui.

Snake spense il Codec e in mente iniziò a odiare questo luogo e questa gente. Soldati che chiedono il suo aiuto per fare qualcosa che potrebbero benissimo fare da sé. I mongoose troops che altro non erano che un gruppo di guerrieri sopravalutati per via della tecnologia. Davvero un posto da lasciarci la pelle. Cercando di dare un senso a tutti gli avvenimenti, Snake proseguì come detto da Madison e presto si ritrovo di nuovo fuori dal monte, in mezzo ad una bufera e con la sera che iniziava ad avvicinarsi e la peggiore delle cose era quella di rimanere in mezzo alla neve nel buio. Il visore notturno non sarebbe servito un gran che, visto che la tempesta di neve riduce la visibilità a una decina di metri. Quindi la parola d'ordine era agire subito.

 

   
 
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