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Autore: madoka94    15/01/2012    1 recensioni
Salve a tutti! Ho voluto lanciare una sfida a me stessa:provare a fare una fic su Assassin's Creed!Mi sono appena cimentata nel videogioco e non ho potuto resistere a fare questa storia X3
L' unica cosa è che vorrei un vostro parere se continuarla o meno, altrimenti la toglierò e lascerò perdere U.U .
Se c' è qualcosa che non va nel testo e nel resto della storia ditemelo che rimedierò subito.
Ed ora vi lascio, buona lettura (spero)! ^_^
PS(ho voluto cambiare la storia mettendola a capitoli)
Genere: Avventura, Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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"Il cielo è malato oggi, come lo è il sole."
Guardai le nuvole grigie che oscuravano tutto.
Sospirai,ormai quel cielo non era più quello di una volta, da quando arrivarono quei Crociati con i loro incendi e i loro omicidi, bruciando i corpi della povera gente per non lasciare le loro tracce.
Gerusalemme era come quel cielo malato,la mia amata Gerusalemme era malata..
Stavo per lasciare il mio balcone per rientrare nelle mie stanze, quando ad un certo punto credetti di aver visto qualcuno camminare sui tetti.Strofinai gli occhi incredula.
"Non è possibile!Che ci fa' un uomo sui tetti?!"
Subito dopo mi diedi della stupida,mi ricordai che anche i soldati potevano andare sui tetti per sorvegliare meglio la zona.
"Che ingenua che sono,sarà sicuramente stato un arciere.Anche se non avevo mai notato che gli arcieri avessero cambiato la loro divisa con il bianco.."
Ritornai nelle mie stanze sentendo delle stride acute che potevano provenire soltanto da una mia certa, piccola conoscenza..
-Tharanis!Calmo!Lo so che vorresti tanto prenderti una boccata d' aria fresca, ma devi aspettare.-
Il mio falco si dimenava sul suo grande trespolo,tutta agitata.
Era un pò che non andavamo a caccia al di fuori delle mura,mio padre non lo consentiva ultimamente.
Sentì aprirsi le porte delle mie stanze e ne uscì la mia fidata serva,Sarah.
-Madamigella Astrid,vostro padre vi attende giù nel salone.-
-Digli di attendere ancora un pò,devo dare da mangiare a Tharanis.-
-In effetti mi chiedevo quale fosse il motivo del suo tanto urlare.-disse con tono un pò scocciato.
-Non è colpa sua..-lo giustificai andando a prendere un bocconcino di carne nel sacchetto che tenevo attaccato alla mia cinghia che avevo attorno alla mia vita.
-..è solo annoiato.Gli manca volare e andare a caccia di prede succulente.-
Gli diedi il pezzo di carne che ingoiò in un sol boccone,affondando il becco nel nervo.
A quella vista, Sarah, stava quasi per rimettere la colazione.
-Ehm..certo..sarà come dite voi..-
Detto questo ritornò nel piano di sotto,cercando di restare ancora in piedi.
A Sarah non piaceva assistere ai momenti in cui davo da mangiare a Tharanis,si vedeva che era di stomaco delicato.
A proposito,io sono Astrid,Corvina Astrid .
Mio padre, Corvina Gianni , è uno studioso Italiano proveniente dal Veneto.
Quando egli era giovane,con mia madre si trasferì a Gerusalemme per apprendere le leggende e le storie antiche dell' Oriente.Dopo un anno dalla mia nascita mia madre mancò a causa di una grave malattia che mio padre non mi volle mai spiegare e rimanemmo definitivamente qui.
Scacciai quei pensieri dalla mia testa dando una lieve carezza sotto al collo di Tharanis.
Lui si lasciò coccolare, era l' unico che riusciva a capire come mi sentivo, il mio unico amico.
Poco dopo uscì dalla stanza, scesi per la lunga scala a rampe raggiungendo poi lo studio personale di mio padre bussando alla sua porta.
-Avanti!-sentì dall'altra parte del legno ed entrai.
Come al suo solito era immerso nella lettura di chissà quale vecchio libro a curiosare e cercare di prendere appunti sul suo diario, scrollai la testa nel vederlo ancora con la testa china, quell' uomo era tanto curioso quanto un gatto.
-Astrid, cosa combinavi la sopra?Stavi perdendo tempo a scegliere quale acconciatura fare insieme al tuo Tharanis?- mi disse con falso tono di rimprovero.
-Padre mio, sapete quanto me che una fanciulla deve essere sempre presentabile con l' aiuto del suo falco.- gli dissi per prenderlo in giro.
-Peccato che una fanciulla di mia conoscenza lo è poche volte.-mi schernì a sua volta dandomi un piccolo buffetto sulla guancia sinistra.
Tra di noi era sempre così, ci predevamo in giro a vicenda.L' unica cosa su cui non mi azzardavo parlare era delle sue orecchie simili a quelle di un elefante piatte com' erano.
A parte quei due piccoli particolari lui era un semplice e onesto cittadino di cinquanta anni con i capelli corti neri, una volta ricci, gli occhi castani scuri che brillavano quando vedeva qualcosa che lo rendeva felice o entusiasta e la corta barba ormai grigia tendente al bianco.
Lo guardai negli occhi, lui mi guardò.
Entrambi sorridemmo divertiti e d' impulso, abituata com' ero, mi tenne stretta nel suo abbraccio paterno, come se non mi volesse lasciare andare da nessuna parte.
Quel giorno però sentì che c' era qualcosa di diverso in quell' abbraccio, un non so che di protettivo.
-Papà, qualcosa non va?- gli chiesi scostandomi da lui per guardare meglio la sua faccia.
Il suo sguardo era tra il preoccupato e il spaventato.
Si staccò del tutto da me, ridirigendosi sulla sua scrivania, chiudendo lentamente il libro che stava leggendo accarezzando il dorso della copertina.
-Mi duole dirtelo, ma per un pò di tempo dovrai stare in casa.-
Socchiusi gli occhi, triste e preoccupata nel medesimo modo in cui lo era lui.
-In verità è da un mese che lo dici..ma non mi hai ancora detto il motivo.-
-è per le guardie.Si sono fatte molto più violente e irrazionali da quanto mi è stato riferito.-
-"Siamo sicuri che sia solo per le guardie?Perchè dalla tua faccia non sembra sia veramente così."-gli avrei voluto dire ma mi trattenni per cercare di non attaccare briga con lui.
-Capisco la tua preoccupazione, ma non mi sono mai fatta vedere da nessuno di loro, li ho sempre evitati e restando in casa non potrà cambiare qualcosa.-
-Cambierà qualcosa se so che stai bene in questa casa.-
Sentì dell' agitazione nell' aria che era pronta ad esplodere in collera ed oltre a lui, la persona in collera, lo stava diventando anche la qui presente.
-Non puoi farmi restare qui in casa per l' eternità!-
-Certo che posso farlo, essendo tuo padre ne ho tutto il diritto.-
La sua voce stava diventando alta e roca, segno che si stava veramente arrabbiando.
-Sai cosa c'è?Penso che i soldati non siano l' unico motivo, ma che ci sia qualcos' altro che hai paura di dirmi perchè pensi che andrei in uno stato di perdita di autocontrollo se me lo dicessi!!- notai che avevo alzato anche io la voce,la situazione stava degenerando.
-Stai esagerando figlia.-
-E tu, padre, non mi dici la verità.-
Ci stavamo sfidando, ecco cosa stava accadendo in quella stanza piena di scaffali e libri, non esisteva che dovessi per forza stare in casa e che nessuno mi dicesse la verità, ripeto non esisteva!
-La nostra conversazione è finita.Puoi andare.-
-Bene.-feci con tono avvolto dalla rabbia avviandomi alla porta e sbattendola con forza uscendo dalla stanza.
Percorrendo il corridoio che andava verso l' uscita andai a prendere la mia mantella e mi diressi di nuovo nella mia stanza.Purtroppo fui notata da Sarah mentre stava pulendo il pavimento e sicuramente aveva sentito ogni parola scambiata con mio padre.
"Accidenti!"
Sentì la voce preoccupata della mia serva richiamarmi,ma ero talmente fuori di me che in quel momento neanche il suono stonato del campanile che avevamo a qualche isolato da casa nostra poteva risvegliarmi.
Volevo uscire, volevo risentire l' aria fresca dello spazio aperto.
Disubbidire a papà non mi era mai piaciuto, però alcune volte pensavo che era troppo protettivo e che esagerava su alcuni punti.Quindi, per quanto mi riguardava, poteva anche leggersi di nuovo tutti i libri della sua biblioteca, io me ne volevo andare via per un attimo da quella casa.
Sarebbe stato solo una piccola fuga, poi sarei tornata prima di mezzodì.
La mia mano stava raggiungendo il pomello della mia camera quando fu fermata da Sarah per il polso.
-Madamigella Astrid, cosa fate con la vostra mantella?-
-Sarah!-feci con voce contrariata.
-Non ditemi che volete disubbidire a vostro padre?-mi chiese con voce ferma sapendo già quale fosse la mia risposta.
Una smorfia scocciata mi si disegnò sulle labbra, in quel momento mi sentivo come una bambina cappricciosa che vuole ottenere ciò che vuole e in effetti la situazione era più o meno quella, solo che era per un motivo che dal parere mio era ben più che giusto.
Mentre abbassavo lo sguardo per non incontrare i suoi occhi smeraldini la  vidi mollare la docile presa dal polso, la guardai solo di sottecchi per vedere che faccia avesse fatto: era comprensivo e severo come quello di una madre con la propria figlia.
-Papà..non può segregarmi per il resto della vita..non sono come i suoi libri impolverati che stanno sui suoi scaffali!Lo capisce quanti anni ho?!-
-Oh, credetemi, lo sa bene.Ma sa bene anche quanto tiene a voi e questo lo dovreste capire.-
Sospirai con un groppo che si fermò alla gola.
Capivo tutto quello che provava nei miei confronti e sapevo già da me che avrei dovuto essere più matura e responsabile, visto che avevo già diciotto anni. E molte volte lo sono stata rispettando ogni sua decisione.
Mi prese il mento con il pollice e l' indice tirando su il mio viso e togliendo qualche ciocca della mia frangia, lasciando liberi gli occhi, sorridendomi dolcemente.
-In fondo però avete ragione, una fanciulla della vostra età ha bisogno di stare fuori a confrontarsi con gli altri vostri compaesani e poi se resterete in quella stanza per tutta la vita il vostro fisico ne risentirà e chi baderà a quel vostro uccellaccio?Di certo non voglio farlo io!-
Mi illuminai e mi fiondai fra le sue braccia, ringraziandola con il sorriso che se mi fossi vista allo specchio avrei detto che era ampio come una casa.
-Non ringraziatemi e aspettatemi qui.Andrò a far ragionare il padrone.-
Feci come mi era stato detto saltellando per tutta la stanza allegra.
Tharanis mi guardò piegando la testa di lato incuriosito sbattendo un pò le ali, penso che si fosse chiesto cosa stava facendo quella matta della sua padrona.
Appena mi sedetti sul letto mi attraversò un pensiero che non aspettò nemmeno un attimo per distruggere tutti i miei sogni sulla libertà:e se papà non avesse consentito?
Di certo tra loro ormai c' era rispetto e fiducia da quando ero in fasce, ma se l' egocentricità di papà avesse avuto vinta sulla testardaggine di Sarah?(perchè se voleva, quella donna sapeva essere testarda!)
"Non lasciare troppo spazio ai dubbi,altrimenti non so nemmeno io come andrà a finire, quindi quel che deve accadere accadrà e basta!"
Il tempo passava ed io ero nervosa.
Quanto tempo poteva essere passato?5..10..15 minuti?..mezz' ora?
Sentì bussare, sobbalzai dal materasso irrigidendomi sul posto.
-A-avanti!-dissi con voce tremolante.
Dalla porta spalancata vidi sia mio padre che Sarah entrambi seri, poi papà fece che muovere quasi incerto la bocca facendo uscire uno strano suono distorto dalla sua voce, ma abbastanza capibile.
-Hai il mio consenso di uscire, a patto che starai sempre al fianco di Sarah quando sarete per la città.-
Era come essere sorvegliati ma era sempre meglio di niente.
Guardai dietro alle sue spalle Sarah che mi fece un occhialino sorridendo e io ricambiai sorridendole a sua volta.
-Avanti allora, dovete prepararvi entrambe.-disse in modo sbrigativo per poi ritornare al piano inferiore.
Non me lo feci ripetere due volte e mi preparai alla svelta.
Mi misi una semplice veste rossa con le maniche che si fermavano ai gomiti e raccolsi i miei capelli in una coda e mi misi la mantella tirandomi su il cappuccio.
Scesi le scale raggiungendo Sarah che era già alla porta.
Finalmente potevo uscire, dopo giorni chiusa dentro casa finalmente potevo uscire!
La città era molto viva, le vie erano piene di gente che andava e veniva per le strade e il Mercato era pieno come un uovo.
Facemmo un giro per i banchi e le bancherelle sentendo l' odore delle spezie e della frutta, guardando cosa avevano da offrire i mercanti.Ero così sovrapensiero che non mi accorsi di esser inciampata in un buco.
-Ohiohi...-mi lamentai massaggiandomi la caviglia dal male.
Sentì però che mi mancava qualcosa e un brivido mi percorse su tutto il corpo.
-"No no!Dimmi che non l' ho perso,ti prego!Dimmi che non l' ho perso!!!"-
Cercai disperata a terra l' oggetto che era molto importante per me, l' unica cosa che legava me e mia madre..
-Avete per caso perso qualcosa, Mylady?-
Una voce inquietante riuscì a distogliere la mia attenzione facendomi alzare il viso, un Crociato mi guardava dall' alto in basso con un sorriso beffardo stampato sul volto.
Cercai di rimanere calma alzandomi senza perdere il contatto visivo.
-U-un anello, Messere.-dissi con voce bassa.
-Oh, un anello..beh, mi stupisce che una giovane come voi possa avere un anello.-
-Come dite prego?-
Stava per ribattere quando sentì qualcuno che mi arrivò di fianco prendendomi la spalla mostrando quel che aveva nella mano destra, era l' anello intrecciato in argento di mia madre.
-Credo che questo sia suo.-mi disse l'uomo misterioso con voce profonda.
Mi voltai per ringraziarlo, mi accorsi che il suo volto era celato dal suo cappuccio a forma di testa d' aquila in una veste bianca, quasi assomigliante a quella di un monaco, ma si vedeva che il suo portamento e l' abbigliamento non erano quelli di un uomo di chiesa e non solo quello! Aveva più arsenali lui che quelli di un soldato al servizio di un nobile o di un re.
-La ragazza è con voi?- si intromise il Crociato con tono infastidito mascherato con quello autoritario.
-Sì, è con me.-rispose l' incappucciato.
Io lo guardai interrogativa nel pieno panico.
-Eh?!-
Non feci in tempo di dire altro che mi trascinò con forza lontano dal soldato, per me era un sollievo ma pensare che ero con uno sconosciuto che mi portava chissà dove mi preoccupava ancor di più.
-Continua a camminare, non ti voltare e non fare domande.-mi disse a bassa voce.
Perfetto, pensai, stavo per essere rapita!Cercai con lo sguardo la lunga chioma nera di Sarah ma non riuscivo a guardare bene tra la folla e lui che mi teneva.
-P-posso sapere chi siete almeno?-
-Qualcuno che vi ha appena salvato da una falsa accusa, da un arrestro o...qualcosa di ancora più peggiore. Tenete.-
Mi ridiede l'anello che avevo perso e lo rimisi al medio sinistro.
Alle spalle sentì di nuovo la voce del Crociato e di altri soldati.
-Quell' uomo!L' ho riconosciuto!è lui, prendiamolo!!!-indicò dalla nostra parte.
Voltai di scatto la testa per sapere se cel' avevano proprio con noi ma come l' avevo voltata la figura dell' incappucciato era sparita, così, come un fantasma!
I soldati scansarono violentemente le persone che erano lì attorno prendendo una via un pò buia e stretta che era davanti a me.
-Astrid!-
Finalmente vidi il viso di Sarah, finalmente un viso famigliare.
-Astrid, va tutto bene?-
Io ero ancora rimbambita per quel che era appena successo, a malapena riuscivo a parlare.
-Io..avevo perso l' anello e...-
-L'anello?L' avete poi recuperato?-
-S-sì, sì, l' ho recuperato p-però..-
-Allora venite, dobbiamo ancora fare una piccola tappa dal pescivendolo e poi potremo tornare a casa.-
Mi prese per mano portandomi via da quella strada.
Provai con la coda dell' occhio a cercare il cappuccio bianco del ragazzo, non vidi niente.

                                                                                          ___________§.§___________


  
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