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Autore: EverybodyHurts    15/01/2012    4 recensioni
Nina Dobrev, ricca diciannovenne cresciuta tra libri e vestiti firmati. Ian Somerhalder, ventiquattrenne disoccupato che per guadagnare qualcosa si dedica ad ogni genere di lavoro. I due s'incontrano per puro caso, chiamatelo se volete destino, e Nina dovrà fare i conti con la madre che vorrebbe che lei sposasse un ragazzo "alla sua altezza": ricco e che possa garantirle un futuro sicuro. Quali saranno le sue scelte? L'Amore, quello con la "A" maiuscola, è davvero in grado di vincere su tutto?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Ian Somerhalder, Nina Dobrev
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve, popolo di Efp! (:

Come va? Io sono stata travolta da un’ondata di gioia improvvisa e mi sento davvero bene, almeno per il momento. Di solito evito di dirlo perché è risaputo: quando si sta bene, dietro l’angolo c’è già un nuovo problema ad attenderci. Ma non voglio essere pessimista, il pessimismo non fa parte del mio carattere. Voglio sorridere perché amo vivere minuto per minuto (: Ecco perché oggi ho ascoltato ininterrottamente “Smile” di Avril Lavigne. Amo associare stati d’animo a canzoni. Non mi dilungo ulteriormente perché se avete aperto questa fan fiction probabilmente (anzi sicuramente xD) non v’interessa la mia vita ma il secondo capitolo. Ecco a voi il nuovissimo capitolo! :3

Ps. Cercherò di aggiornare ogni Mercoledì. Se dovessi avere qualche problema ritarderò di qualche giorno. Grazie davvero! Bacio! :)

 
Nina, sei davvero stupida: pensi davvero che rivedrai quel ragazzo? Come potrai offrirgli un caffè se non hai neanche un recapito telefonico, un indirizzo o qualcosa che possa aiutarti a ritrovarlo nelle tue mani? Inutile rimuginarci: un incontro casuale, niente più. E niente più doveva essere, volevo semplicemente sdebitarmi: era stato così gentile. Chiusi il libro distrattamente, non ero abbastanza concentrata nella lettura, di conseguenza non riuscivo ad immedesimarmi perfettamente come di solito facevo.
All’improvviso vidi il cellulare vibrare e lo raggiunsi. Sconosciuto. Chi poteva essere?
Premetti il tasto della risposta e risposi. «  Pronto? » beeep, beeep. Aveva attaccato.
Lo stesso si ripeté altre tre volte e la cosa cominciava ad inquietarmi.
Posai il libro sullo scaffale e mi diressi in sala da pranzo, dove Bells stava già apparecchiando.
«  La vedo pensierosa, signorina. » disse gentilmente invitandomi a parlare con lei, se avevo qualcosa da dire. Io e Bells avevamo un rapporto speciale: non era una semplice cameriera per me, era molto di più. Bells mi era stata vicina da sempre e mi aveva vista nascere. Era la cameriera dei miei genitori prima che si lasciassero e prima che mia madre decidesse di lasciarmi la villa per trasferirsi in una suite dall’altra parte del quartiere. Ovviamente in albergo mia madre non aveva bisogno di una cameriera, così decisi di assumerla al mio servizio. Fosse stato per mia madre, l’avrebbe licenziata.
«  Ho ricevuto delle chiamate anonime, ho risposto ma dall’altra parte non c’era nessuno. » bisbigliai, quasi per paura di essere sentita.
«  Saranno i soliti ragazzini che si divertono a digitare numeri a caso. Scherzi telefonici, quando ero giovane ne facevo moltissimi e nessuno riusciva mai a scoprirmi. » sorrise. Ogni volta che parlava della sua gioventù o della sua infanzia le brillavano gli occhi e brillavano anche a me nel vederla così assorta.
Le sue parole riuscirono a tranquillizzarmi.
Dopo cena il cellulare vibrò di nuovo e per un attimo pensai che fosse di nuovo “sconosciuto”, invece era Allie, la mia migliore amica.
«  Ninaaaaaaaaaaaa! » urlò dall’altro capo del telefono.
«  Al, come stai? » chiesi.
«  Mi manchi. » ignorò completamente la mia domanda.
«  Mi manchi anche tu! »
«  Ti va di uscire questa sera? Non ti vedo da tre giorni. »
Sorrisi. Certo che mi andava: avevo una gran voglia di rivederla. «  Certamente. Alle 21.30 al solito posto? » chiesi.
«  Va bene, a dopo. » riattaccò.
 
POV Ian.
«  Cosa significa che non le hai fatto pagare nulla? » chiese Mike allibito.
«  Significa che non ho con me nessun soldo. » risposi. Mike mi fissò infastidito.
«  Ho scelto di mandare te al posto mio perché so che hai bisogno di soldi ma a quanto pare non t’interessa nulla. » si accese una sigaretta.
«  Mike, non arrabbiarti, su! Era una stupida lampadina, quando dovevo farle pagare? » chiesi.
Lui non rispose, evidentemente perché non sapeva come rispondermi. In quel momento mi sembrava assurdo farle pagare una lampadina.
«  Sei riuscito a trovare qualche altro lavoretto? La casa? »
«  Si tira avanti. » lo liquidai.
«  Che farai stasera? » chiese.
«  I cazzi tuoi? »
«  Sai che se hai bisogno puoi venire a stare da me per un po’.. se non riesci a pagare l’affitto intendo. » posò la sua mano destra sulla mia spalla.
«  Ti ringrazio ma so cavarmela da solo. » risposi. Detestavo essere così scontroso anche nei confronti di chi voleva solamente aiutarmi, ma non potevo farci nulla, era un aspetto del mio carattere.
Lui annuì togliendo la mano dalla mia spalla. Sapeva che con me era una guerra persa in partenza. Il fatto era che a causa del mio orgoglio non avrei mai e poi mai chiesto aiuto, anche a costo di dormire per strada coperto da alcuni cartoni. Ero talmente convinto di cavarmela da solo perché ero dotato di una forte autostima.
«  Hai intenzione di ubriacarti? » chiese lui distogliendomi dai miei pensieri.
Alzai gli occhi al cielo. Lo avrei fatto volentieri ma l’ultimo briciolo di buon senso mi diceva che non dovevo sperperare soldi in quel modo, dovevo cercare di risparmiare.
«  Senti io vado, grazie per aver chiamato me per quella faccenda. »
«  Faccenda a dir poco inutile visto che hai deciso di non farti pagare. »
«  Senti basta, okay? » mi diressi verso la porta.
«  Ian.. tieni. » mi porse alcune banconote. Le guardai: racimolare tutti quei soldi era molto difficile. La tentazione m’invitava a prenderle e ad andarmene ma l’orgoglio ancora una volta mi bloccò. Chiusi gli occhi per un attimo. Ian, te la caverai sempre e comunque da te, giusto? Giusto, non dovrai contare mai su nessun’altro, solo su di te.
«  Non ho bisogno dei tuoi soldi. » lasciai il suo appartamento e mi diressi verso il centro. Non avevo voglia di andare a casa e starmene con le mani in mano, piuttosto preferivo starmene un po’ all’aria aperta ad osservare il viavai delle persone e immaginare le loro vite. In teoria, la prima opzione era decisamente migliore per me: il giorno seguente mi sarei dovuto svegliare prestissimo perché avrei dovuto aiutare un tizio a scaricare la frutta.
Smisi di pensare al lavoro nel momento in cui arrivai in centro. La notte in centro è sempre una cosa meravigliosa: tutte quelle voci, tutta quella gente, tutte quelle luci..
Entrai nel primo pub che trovai e mi sedetti vicino al bancone. La musica era altissima e anche se mi concentravo a fondo sulle bocche delle persone non riuscivo a percepire alcun suono. Vedere tutte quelle persone che consumavano demolì del tutto il mio buonsenso: avevo voglia di una birra. Infilai le mani nelle tasche per vedere se mi era rimasto qualcosa dalla mancia del giorno prima che, se ricordavo bene, era stata piuttosto generosa. Ricordavo perfettamente: avevo abbastanza soldi per farmi una birra, anche due se volevo. 
«  Una birra. » chiesi al barista.
Lui annuì senza rispondermi. Pochi secondi dopo mi porse il bicchiere pieno di birra che avevo ordinato. «  Sei solo? » chiese una voce femminile piuttosto giovane. Mi voltai verso la ragazza che mi si era accostata.
«  Sì. » risposi dopo aver sorseggiato qualche sorso della mia birra.
«  Posso sedermi? » indicò la sedia accanto alla mia.
«  Sì. »
«  Hai qualche altra parola nel tuo vocabolario? » continuò lei sorridente.
Misi a fuoco la sua immagine: una montagna di ricci biondi che incorniciavano un viso molto carino, occhi chiari e naso eccessivamente grosso per un viso così piccolo. Mi guardai intorno: era sola.
«  In realtà no. » ridacchiai.
«  Sono convinta che tu voglia mostrarmi personalmente il tuo vocabolario.. » fece l’occhiolino. Ragazza sola, si siede vicino a me, mi fa l’occhiolino. Mm, deciso di buttarmi.
«  Esattamente. Casa mia? » notai immediatamente i suoi occhi brillare.
«  Basta che non è troppo lontana, non ho tanta voglia di camminare. » si morse il labbro inferiore guardandomi fisso negli occhi.
Alzai il sopracciglio. «  Non molto. Se ci sbrighiamo arriviamo prima. »
«  Allora alza il culo. » sussurrò vicinissima al mio collo. Finii l’ultimo sorso di birra, lasciai qualche moneta sul bancone e la seguii verso l’uscita.
 
POV Nina.
Uscii di casa puntualissima come al solito e mi diressi verso il “solito posto” ovvero l’ultima panchina a destra del parco dove passavamo gran parte del nostro tempo da piccole. Quando arrivai lei non c’era, ovviamente. Scossi il capo sorridendo e mi sedetti sulla panchina. Guardai verso la direzione da dove ogni volta sbucava Allie ma non c’era traccia di lei. Quando arrivò le corsi incontro e l’abbracciai contentissima di rivederla.
«  Nina! » urlò appena mi vide.
Dopo un’infinità di tempo chiese: «  Dove si va? »
«  Non ne ho idea. Proposte? » domandai.
«  mm, andiamo a festeggiare al pub. » disse convinta. Amava andare i pub e soprattutto amava portarmici: anche lei era fissata con la storia del mio matrimonio, proprio come mia madre e di conseguenza sperava che trovassi un bel ragazzo da sposare. Chiunque potrebbe dire che vanno estremamente d’accordo invece non è così: quando portai a casa mia per la prima volta Allie (ai tempi dell’asilo) mia madre mi proibì tassativamente di vederla ritenendola troppo “stravagante”. Io non l’ascoltai minimamente, continuai a vederla come sempre. Non sarei mai riuscita a rinunciare alla mia migliore amica.
«  Cosa dobbiamo festeggiare? » sorrise.
«  Dopo tanto tempo ci si rivede, non è fantastico? »
«  Tre giorni! E va bene. »
Improvvisò un balletto e scosse i suoi capelli corti nero corvino. Io scoppiai a ridere: la sua espressione mi faceva sempre morire dalle risate.
 
POV Ian.
«  Insomma? Quando arriviamo? » chiese lei impaziente attaccandosi al mio braccio.
«  Siamo quasi arrivati. So che non vedi l’ora di vedermi nudo, però potresti benissimo dare un freno ai tuoi ormoni. »
Lei mi squadrò. «  A quanto pare hai trovato le parole, eh? »
«  Volevi che ti mostrassi il mio vocabolario se non sbaglio.. » risi facendole l’occhiolino. L’ironia era uno dei miei punti forti, concedetemelo. Lei sorrise e le si formò una fossetta deliziosa sulla sua guancia destra.
Arrivammo davanti al mio palazzo e salimmo velocemente le scale fino a raggiungere il mio appartamento. Cercai le chiavi nelle mie tasche e non riuscii a trovarle subito, poi finalmente le afferrai ed in fretta spalancai la porta. La tizia mi seguì spingendomi letteralmente dentro casa. Con i suoi tacchi richiuse la porta e mi fissò maliziosa. Poi si guardò intorno perplessa. «  Ehm.. sei ordinato. »
Cos’avevano tutti quel giorno con l’ordine? Prima la ragazza della lampadina, poi l’altra. Ignorai il suo commento. «  Allora? »
«  Giusto, non sono venuta qui per criticare il tuo.. ehm.. la tua arte moderna. »
Si avvicinò velocemente e mi baciò all’improvviso. Con le mani cominciò a palparmi gli addominali per poi scendere verso la cerniera dei jeans. Dritta al sodo, eh?
«  mm, senza preamboli.. » sussurrai.
«  Zitto e baciami. »
Inserì la sua lingua nella mia bocca. Le lingue s’incrociarono e le mie mani s’impossessarono dei suoi fianchi. Continuò a palparmi gli addominali, poi la schiena, poi ancora gli addominali. Le lasciai baci sensuali sul collo e lei intanto mi sbottonò la camicia. Passai al contrattacco e sbottonai la sua lasciando visibile il reggiseno. Si sbarazzò della mia camicia ed io della sua e andammo avanti così fino a che non restammo completamente nudi.
«  Aspetta, le protezioni? » chiesi. Diventare padre era l’ultima cosa che chiedevo, almeno in quel momento.
«  Tutto sotto controllo. »
La presi e l’avvinghiai attorno ai miei fianchi, poi, con forza la gettai sul letto e la raggiunsi. Movimenti meccanici, duri, forti, senza neanche un briciolo di sensibilità e dolcezza. Erano gesti brutali. Non avevo mai fatto sesso per amore, solo per piacere. Dentro di me avevo la convinzione che nessuna si sarebbe mai innamorata di me per davvero e che io non mi sarei mai innamorato di qualcuna. Non sapevo se avevo la capacità di fare l’amore e non il sesso, non lo sapevo perché non ci avevo mai provato.
Sentii il suo corpo sussultare lievemente quando entrai in lei. Con le braccia strinse forte la mia schiena mentre io le mordevo le labbra in preda all’eccitazione.
Quando il piacere raggiunse l’apice, uscii e mi scansai da lei quasi come fosse un mostro. Mi addormentai poco dopo.
 
POV Nina.
«  Allora che mi racconti, cosa ti è successo di bello in questi tre giorni? » chiese Allie davanti ad un enorme bicchiere di birra.
«  Mah, solite cose. Ho chiamato l’elettricista perché non sapevo montare una lampadina. » Al rise a crepapelle e subito dopo mi guardò storto.
«  Potevi benissimo chiamare me, risparmiavi! » esclamò.
«  Non mi ha fatta pagare.. »
«  E’ bello? » chiese interessatissima.
«  I suoi occhi sono molto belli. »
Lei sorrise con la faccia di chi la sa lunga. «  Ma l’ho visto oggi e non lo rivedrò mai più. » mi affrettai ad aggiungere.
«  Non puoi saperlo. »
La serata trascorse tra tante risate, risate che solamente Allie era in grado di strapparmi. Non ci rendemmo conto del tempo che trascorreva veloce e tornai a casa molto tardi. Mi feci una doccia e mi misi a dormire stanchissima.

POV Ian.
Quando mi svegliai la trovai al mio fianco, cosa che non accadeva mai. Di solito la mattina se ne andavano prima che mi svegliassi. «  Ancora qui? » chiesi svegliandola.
Sbadigliò. «  Che ore sono? »
«  Le 5.30. »
«  Eh, è prestissimo! » si voltò dall’altro lato e richiuse gli occhi.
«  Devo andare a lavorare, faresti bene ad andartene. »
«  Mi stai cacciando? » chiese offesa.
«  Devo andare, ti ho detto. »
«  E vai allora! » esclamò sorridendo. La fissai. «  Comunque sono Ian. » mi sorpresi a dirle. Di solito non mi presentavo mai.
«  Non te l’ho chiesto. »
Mi alzai dal letto e cominciai a rivestirmi. «  Mi stai seccando. Non voglio trovarti al mio ritorno, okay? » chiesi brusco.
Lei annuì distrattamente, continuando a sorridere. Mi diedi una sistemata ai capelli, mi sciacquai il viso e mi diressi verso la porta. «  Comunque sono Kate. » disse lei con voce impastata dal sonno. «  Kate, faresti bene a portare il tuo culetto d’oro fuori di qui prima del mio ritorno. »
«  Sìsì, va bene! Grazie per il complimenti. » mi disse facendomi l’occhiolino.
Uscii di casa e corsi all’impazzata verso il negozio di frutta. Non volevo arrivare in ritardo se la mia puntualità avesse contribuito in qualche modo nell’aumento della mia paga.
«  Buongiorno Signor Lewson. »
«  Buongiono giovanotto. Già da queste parti? » chiese dolcemente.
«  Non volevo far tardi. »
«  Bravo, amo le persone puntuali – risi tra me e me – vai a prenderti un caffè, è ancora presto. »
Mi diressi verso il bar più vicino ed entrai. Davanti al bancone c’era una ragazza che stava acquistando una bottiglia di latte. Quando si voltò la riconobbi immediatamente.
«  Nina? »
Lei alzò lo sguardo dal suo cellulare e mi fissò. Vidi un sorriso meraviglioso spuntare sul suo volto. «  Ian. »
«  E così ci si rivede. » dissi.
Lei annuì. «  E così posso finalmente offrirti il caffè che ti devo. » rise.
Controllai nelle tasche: se avevo qualche avanzo potevo offrirglielo io il caffè, da bravo gentiluomo. E invece con la foga della sera prima il portafogli era rimasto per terra in camera mia. Che idiota.
«  E va bene. »
Ci avvicinammo verso il bancone e lei ordinò due caffè.
«  Come mai a quest’ora in giro? » chiesi.
«  Sono una ragazza che ama svegliarsi presto. » disse.
«  Sei l’unica che io conosca, direi. » rise.
La barista ci portò i caffè ed io sorseggiai il mio di fretta. « Devo andare Nina, grazie per il caffè. » le sorrisi dolcemente.
Lei ricambiò il sorriso. « Già vai? Figurati, te lo dovevo. »
« Devo lavorare. Ci si vede in giro. »
« Ciao Ian, buona giornata. » disse lei.
Uscii dal bar e tornai al negozio di frutta. Proprio in quel momento passò una coppia che si scambiava effusioni. Eppure mi sarebbe piaciuto davvero tanto avere una ragazza da amare, non una ragazza a notte. Non dico che sarei riuscito ad amarla nel modo giusto ma almeno ci avrei provato con tutte le mie forze.
 
Spero che il capitolo vi sia piaciuto. Grazie di cuore. <3
   
 
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