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Autore: split your soul    16/01/2012    3 recensioni
“La Bibbia è solo un grande racconto fantastico, Dio non esiste. L’unico che comanda è il Grande Arcangelo.
Gli uomini non sono figli del divino, ma umili servi dei Celesti.”
Genere: Erotico, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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CAPITOLO I.


Il cielo d’ autunno era ricoperto da uno spesso strato di nuvole, che non permettevano di ammirare il meraviglioso tramonto.
Amy camminava per la strada, stretta nel suo pesante cappotto nero, cercando di ripararsi da quel tremendo vento gelido, che le entrava persino fino alle ossa. Odiava il freddo!
Cassy era già uscita, aveva le prove, quindi lei aveva passato un ozioso pomeriggio a leggere, che per loro era più illegale che spacciare droga ai bambini.
Svoltò a sinistra, ritrovandosi davanti ad un altro enorme portone di legno. Il primo piano dell’alto grattacielo era vuoto, solo due enormi ascensori gli facevano da padrone. Gli angeli non si abbassavano a camminare.
Era ancora troppo freddo, perché potesse provare un po’ di tepore.
L’ascensore portava agli spogliatoi, dove la ragazza si cambiò velocemente indossando la succinta uniforme da barista, composta da un semplice reggiseno nero di paillettes che non copriva nemmeno tanto, un paio di shorts con le bretelle che non lasciavano troppo all’immaginazione, una bombetta e un paio di stivali di vernice con il tacco a spillo, che arrivavano al ginocchio.
Entrata nel locale fu sommersa dagli ordini del proprietario così che, arrivato l’orario di apertura, era già stanca.
I primi angeli arrivarono e si misero ai tavoli più prossimi al palco, lo spettacolo era l’attrattiva principale del club, anche se c’era comunque una sala dove poter fare semplicemente conversazione.
Iniziò lo show, ma lei era troppo sommersa dai cocktail da preparare e tutto il resto per prestare attenzione alle ballerine e alla sua migliore amica.
Guardò alla sua destra e, come sempre, lui era lì, all’ultimo sgabello del bancone. Aveva lunghi capelli biondi, lisci come la seta, due enormi azzurri, sempre freddi e distaccati, superiori a tutti e a tutto, aveva i soliti lineamenti delicati che contraddistinguevano gli angeli, come se le grandi ali bianche non bastassero. Portava sempre una mantella rossa e un’enorme spada al fianco, Amy aveva fatto delle ricerche e aveva scoperto che si trattava della spada dei Comandanti Supremi, i due angeli, scelti dal Grande Arcangelo in persona, per comandare le Truppe Celesti e incaricati della sua sicurezza. Non guardava mai lo spettacolo, osservava sempre lei, infatti anche quella volta incrociò il suo sguardo glaciale, che la costrinse a distogliere il suo.
 
 
Cassy si stava preparando per incontrare il suo cliente esclusivo. Per arrotondare aveva accettato di soddisfare gli appetiti carnali del Comandante Supremo Hyperion, era grazie a quell’incentivo in più  che riuscivano a pagare l’affitto.
Si guardò allo specchio un’ultima volta, stava bene nel suo baby-doll, si poteva ritenere soddisfatta.
Era in ritardo, lo sapeva, e sapeva anche che lui odiava i ritardi, sperava che non fosse ancora arrivato, di certo non era un tipo paziente.
Entrò nella lussuosa stanza e con sollievo si accorse che lui non c’era, ma non fece in tempo a fare un passo verso il letto che due gigantesche ali nere la avvilupparono, imprigionandola in una gabbia senza uscita.
- Lo sai che detesto quando arrivi in ritardo- disse una voce roca e profonda alle sue spalle. Dannatamente sexy!
Era terrorizzata ed eccitata allo stesso tempo. Le tremavano le gambe.
- Mi… mi dispiace- disse tremante.
- Come hai intenzione di farti perdonare?- fece, lasciando una scia di baci bollenti lungo il suo collo.
Scostò la testa di lato, per fargli spazio, e premette il sedere contro il suo bacino, gemendo.
Si girò e lui le ficcò violentemente la lingua in gola, tanto da toglierle il respiro.
La condusse velocemente sul letto e le strappò di dosso quel misero pezzetto di stoffa.
Le divaricò le gambe e le prese un capezzolo con la bocca, morse, succhiò e leccò, strusciò la sua erezione sulla sua intimità, facendola gemere oscenamente, ma non riusciva mai a trattenersi quando era con lui.
- Voglio che urli il mio nome- le sussurrò all’orecchio, morsicando leggermente il lobo.
E, detto ciò, la penetrò.
Dentro.
Fuori.
Dentro.
Fuori.
Hyperion.
Hyperion.
Hyperion.
Inarcò la schiena ed arrivò all’apice del piacere. Lui la seguì poco dopo.
L’angelo uscì dal suo corpo e si alzò dal letto, riallacciandosi i pantaloni, non si spogliava mai, li calava semplicemente, qual tanto che bastava per liberare il suo fallo.
Cassy si coprì con il lenzuolo, il comportamento di Hyperion la faceva sentire squallida, ma non poteva farci nulla, era lui il capo, così stette in silenzio aspettando che se ne andasse.
- Ci vediamo domani. Sii puntuale!-
Quello era troppo, era vero che non era lei a comandare, ma già si sentiva abbastanza puttana, non permetteva a nessuno di dargli ordini.
- Chi ti dice che domani ci sarò?- disse impulsivamente.
Hyperion si girò di scatto, con la furia negli occhi.
Le volò addosso e le bloccò i polsi.
- Perché, se non ti trovo, vengo a prenderti personalmente e ti trascino qui con la forza, poi ti faccio vedere io chi comanda!
La lasciò e uscì velocemente dalla stanza.
Il cuore di Cassy batteva all’impazzata, sembrava volesse uscirle fuori dal petto.
Avevano imparato, lei ed Amy, che solo loro, e nessun’altro, erano padrone della loro vita, avevano libero arbitrio, capacità di capire, pensare e decidere per loro. Nessuno poteva portar via loro niente di tutto ciò.
Ne andava del suo onore, il giorno dopo non ci sarebbe stata, così aveva deciso.
 
 
Cassy sarebbe rincasata sul tardi, quindi Amy aveva deciso di tornare a casa da sola, come faceva la maggior parte delle sere, effettivamente.
Eppure da un po’ si sentiva osservata. Si guardava intorno, però non c’era mai nessuno, di conseguenza credeva che fosse frutto della sua immaginazione, ma ad ogni modo affrettava il passo per l’ansia.
Sentì un rumore, girò di scatto la testa verso quel punto, per accorgersi che era solo un gattino.
Sospirò sollevata. “ Ti stai facendo condizionare troppo” si disse.
Voltò di nuovo la testa e vide chiaramente l’angelo del bar immobile di fronte  a lei.
Urlò terrorizzata.
- Non credevo ti facessi questo effetto-
- Ma quale effetto? Mi hai fatto prendere un colpo- disse mettendosi una mano sul cuore, che batteva impazzito.
Non sapeva il perché, ma era sicura che lui non le avrebbe fatto del male. O almeno lo sperava.
- Sei tu che mi segui?-
- Sì- fece con tutta la calma del mondo.
- E potrei sapere il perché, di grazia?- lei non poteva nulla contro l’affascinante e potente angelo di fronte a lei, ma comunque non accettava di essere braccata. Si sentiva troppo allo stretto, quando era con lui. Quel suo sguardo distaccato, freddo, superiore, le metteva soggezione.
- Semplice, ti desidero-
Quella calma le faceva perdere la pazienza, soprattutto perché cominciava seriamente ad avere paura.
- Non credo che il mio padrone lo apprezzerebbe- disse andandosene, ma lui le si parò davanti, mettendole un braccio attorno alla vita, stringendola a sé.
Quel contatto le fece diventare le gambe come due budini, era sicura che, se non ci fosse stato lui a sorreggerla, sarebbe rovinata a terra.
- Un angelo del tuo calibro non dovrebbe mantenere un certo contegno?- disse sarcastica, cercando di nascondere la sorpresa mista a paura con uno sguardo irritato.
Baltazar non le prestò minimamente attenzione, la prese da sotto le gambe e spiccò il volo.
- Ma sei matto!- era terrorizzata- soffro di vertigini- urlò.
Di nuovo la snobbò, continuando a volare indisturbatamente. Amy si aggrappò disperatamente al suo collo e affondò il viso sul suo ampio petto, per non guardare di sotto.
Quando sentì che le ali avevano smesso di battere, distolse cautamente il volto e ringraziò il cielo vedendo dell’erba sotto i suoi occhi.
- Terra!- urlò sollevata, smontando dalle sue braccia e tastando il terreno con le mani.
- Bé, non proprio. Siamo al duecentesimo piano di un grattacielo- fece l’angelo con nonchalance.
- Cosa?- gracchiò Amy.
Solo allora la ragazza notò i bordi del giardino.
Si alzò di scatto e si aggrappò alla maglia del biondo, supplicando – Fammi scendere. Fammi scendere. Fammi scendere.
- Perché dovrei?
- Come perché dovresti? Che razza di domande sono? Vuoi lasciarmi qui a vita?- disse tagliente. Era proprio questo che lo affascinava: nonostante fosse più potente di lei, Amy lo trattava alla pari, teoricamente avrebbe dovuto punirla per la sua esuberanza, ma era stufo di tutti quegli stupidi pomposi servetti, che lo elogiavano, per ottenere qualche privilegio o per paura, e di tutte quelle donne, che cercavano di infilarsi nel suo letto.
- No, voglio solo passare un po’ di tempo con te. È una proposta così indecente?
- Sarebbe un appuntamento? Dannazione, non mi sono preparata, potevi avvertire con un po’ di anticipo- ironizzò.
- Potrei fartela tagliare quella lingua, sai?-
“ Cattivo!” pensò.
La ragazza abbassò lo sguardo, intimorita.
- Quello che non capisco è il perché- fece più a se stessa che a lui, vagando per il giardino.
Si sedette su una delle panchine, era stata in piedi tutta la sera a servire i clienti, le gambe le dolevano da morire.
- Mi annoiavo.
- Ah, e quindi hai pensato bene di rompere a me?
La guardò così freddamente, che le si gelò il sangue nelle vene. Forse stava esagerando.
- Scusa- sussurrò, mettendosi le mani attorno alle braccia, come se si stesse abbracciando, per darsi un po’ di calore. Lassù faceva troppo freddo per il suo debole corpo umano, mentre lui sembrava stesse benissimo.
Ad un certo punto sentì qualcosa posarlesi sulle spalle, era la giacca di Baltazar.
- Grazie- arrossì per il bel gesto, non se lo aspettava minimamente da lui.
Baltazar stesso era sorpreso: non aveva mai avuto accortezze per nessuno, non era il tipo da preoccuparsi per gli altri, non erano degni della sua attenzione.
Non capiva perché con lei era diverso.
Osservò bene la ragazza al suo fianco. I lunghi capelli neri arrivavano fino alla vita, terminando in dolci boccoli, incorniciavano un viso un po’ ovale, dai lineamenti delicati, su cui risaltava una bocca rosea e carnosa, così invitante, due enormi occhi verdi dalle ciglia folte spiccavano sulla carnagione chiara. Era bellissima.
Da quanto non provava vera attrazione per una donna, che andava oltre il richiamo fisico.
Di punto in bianco la baciò, senza preavviso. Eppure era troppo curioso di sapere che sapore avevano quelle labbra.
Amy sgranò gli occhi per la sorpresa e, appena fece mente locale, si dimenò tra le braccia del biondo.
Baltazar la lasciò subito andare, perché sapeva che non avrebbe dovuto farlo.
La mora, indignata, indirizzò una bella cinquina contro il volto dell’angelo, ma, senza neanche troppa fatica, intercettò il colpo, bloccandole il polso.
- Scusa- disse- riflesso condizionato. Me lo merito, forza, dammi uno schiaffo.
Amy si alzò velocemente e, dandogli le spalle, disse- Voglio tornare a casa- lapidaria.
 
 
Tornata a casa Amy venne travolta da un uragano dalla testa rossa.
- Dove diavolo sei stata?- la rimproverò Cassy.
- Non ci crederai mai: un angelo mi ha baciata, e contro la mia volontà!
- Si, e io ho cenato con Santa Claus in persona, ma per piacere...
- È vero! Sei la mia migliore amica, credere ad ogni parola che dico è un tuo dovere!
- Come no! Anche il mostro viola nello scantinato era reale, vero?- fece sarcastica.
- Avevo quattro anni!- disse stizzita- ero una bambina, per esisteva.
- Vabbè, sei ubriaca. Ne riparliamo domani, eh?- fece la rossa sbadigliando.
- Ti dico che è vero. È uno dei Comandanti Supremi, quello biondo.
Cassy si bloccò all'istante.
- Quello là è il fratello del mio cliente, Amy. Se è solo un po’ uguale a lui, devi stargli lontano, potrebbe diventare pericoloso- fece preoccupata.
- Ti fa del male?- chiese la mora, con le lacrime agli occhi.
- No, no- si affrettò a specificare- è solo un po’ rude. Ma, quando si arrabbia, può essere violento.
- Tu non lo fai arrabbiare, vero?- fece con apprensione Amy.
Cassy guardò gli occhi dell’amica, non riuscì a reggere quello sguardo colmo di angoscia – No- mentì.



ANGOLO DELL'AUTRICE.

Scusate la lunga attesa, ma gli impegni scolastici ci hanno tenute molto occupate, oltre ai problemi personali.
Spero che il capitolo vi piaccia e che non abbandonerete la nostra storia, nonostante i ritardi, perchè vi assicuro che ce ne saranno altri. XD.
Commentate, commentate, commentate.

Arianna.

  
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