Hermione e Ginny si sistemarono al grande tavolo della Sala Grande, cominciando a riempire i piatti di cibi e bevande varie.

Ginny iniziò una conversazione con il Bambino-che-è-Sopravvissuto, stregando letteralmente il giovane mago, interessato a tutt'altro che gli occhi della ragazza.

Ron stava ingozzandosi come un maiale; proprio per questo si meritò un'occhiata colma di disappunto da parte di Hermione.

Proprio mentre ella si accingeva ad addentare il toast, la calda voce di Silente, il preside, si diffuse nella sala.

“Buon giorno, miei cari ragazzi. Avrei una comunicazione da farvi” cominciò.

Tutti e quattro i tavoli puntarono gli occhi verso di lui, attenti.

Silente sorrise apertamente, poi annunciò con voce squillante: “Giovedì sera, dalle ore ventuno, qui in Sala Grande, si terrà un ballo in maschera! Il tema è assolutamente libero. A mezzanotte precisa, prima dei fuochi, tutti toglieranno la maschera, mostrando la propria identità!”

Urla di giubilo si riversarono in tutta la Sala, in particolare dal tavolo dei tassi e da quello dei corvi.

Ginny lanciò un urletto, pensando al fantastico abito visto a Hogsmeade.

L'occasione giusta per comprarlo!

Hermione si limitò ad alzare gli occhi al cielo.

Quanta confusione per un semplice ballo!

“Mione, noi andiamo a Hogsmeade questo pomeriggio, va bene?” domandò Ginny, lasciando intendere che quella fosse tutto, fuorché una domanda.

“Gin, io no-” cominciò Hermione, interrotta immediatamente dalla rossa.

“Vedrai, ho già in mente un abitino sexy tutto per te, tesoro!”

“Ma Ginny, io no-” cercò di ricominciare a parlare, ma l'altra la interruppe ancora.

“Oh, non fare la bacchettona, Herm! Oggi pomeriggio tu verrai ad Hogsmeade con me... e non te ne pentirai!”

“Ho altra scelta?” domandò la strega con tono arreso.

“No!” rispose Ginevra, confermando i pensieri dell'altra.

L'aspettava un lunghissimo pomeriggio...

Intanto, il Principe delle Serpi fissava il tavolo rosso-oro, lo sguardo fisso su una chioma castana.

“Dray, verrai al ballo con me, vero?” chiese Pansy Parkinson, tortura personale del giovane mago.

“No, Parkinson, non verrò con te” la liquidò lui, freddo.

“Ma Dray! Ti pare il modo di tratta-” cominciò ella, indignata, interrotta dall'altro.

“Sì, Pansy, va benissimo, tutto ciò che vuoi... ora, se vuoi scusarmi, io avrei da fare” disse il giovane alzandosi, lo sguardo fisso su una cascata di boccoli color caramello che si allontanava a passo veloce dalla Sala Grande.

“Verrai con me, allora?” chiese Pansy.

Draco la salutò con la mano, allontanandosi da lei.

Quanto avrebbe voluto poterlo fare per sempre...