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Autore: skeight    18/01/2012    3 recensioni
Inuyasha, commesso in una boutique di alta moda, tiranneggiato dal fratellastro e padrone del negozio Sesshomaru, trova in uno strano manichino l'incontro che cambierà la sua vita. Liberamente ispirato al film "Il bacio di Venere" di William A. Seiter (1948).
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Inuyasha, Kikyo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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“Allora, come è andata oggi con Kikyo?”

“Non è andata proprio. Sono tornati i clienti rompiscatole dell’altra volta proprio sul più bello, e alla fine della giornata Sesshomaru la ha accompagnata alla sua nuova residenza, e io non le ho potuto parlare per niente.”

“Accidenti... mi spiace per te.”

“Come mai tutto questo interessamento, Miroku?”

“Beh, mi sembra che ti piaccia molto, quindi speravo che ci combinassi qualcosa.”

“E cosa ti fa pensare che mi piaccia molto Kikyo?”

“Beh, ad esempio il fatto che di solito se frequenti ragazze non sopporti che io ti faccia domande a proposito. Adesso invece ne parli diffusamente.”

Inuyasha ammutolì. Per quanto il suo amico fosse donnaiolo, pervertito, maniaco e assatanato, quando voleva riusciva a capire molte cose.

“Hai ragione” sospirò “Mi piace davvero, quella ragazza. Incredibile che in così poco tempo mi abbia preso tanto.”

“Di sicuro è una speciale, basta vederla.”

“Già... pazienza.”

“Ma che pazienza e pazienza? Non mi dire che ti dai già per vinto?”

“E che posso fare?”

“Insisti! Oggi non sei stato fortunato, ma perseverando l’occasione giusta arriverà! Altrimenti non ci sarebbe possibilità per nessun uomo al mondo.”

Era in momenti come quelli che Inuyasha ricordava il motivo per cui considerava Miroku un amico. Gli sorrise con simpatia.

“Hai ragione; ma basta parlare di me, dimmi piuttosto... come mai stasera posso dormire nel letto? Niente ragazze?”

“No, è che voglio fare pace con Sango, quindi per qualche giorno mi asterrò da altre avventure. Però per favore non farmici pensare, l’idea che ora potrei essere in piacevole convegno con una giovane e invece condivido il letto con te mi fa venire i brividi di orrore.”

Risero entrambi, e si diedero la buona notte.

 

Il giorno dopo fu molto migliore, se non altro perché la famiglia Kawasaki non si fece vedere. Una faccia nota che apparve in negozio fu invece quella della duchessa, che venne ad osservare i bozzetti per gli abiti del matrimonio. Sesshomaru si mise di impegno per realizzare un modello il più dettagliato possibile, e il lavoro si prolungò ben oltre l’orario di chiusura.

“Sarà una serata campale” commentò, osservando l’orologio che segnava le ventitre. Poi il suo sguardo si posò su Kikyo.

“Mia cara, temo che non potrò accompagnarti all’hotel, vedi come sono impegnato. Ti dispiace se lascio l’incarico ad Inuyasha? Almeno a guidare è buono.”

“Non c’è problema per me” disse Kikyo. A quelle parole Inuyasha fu preso da una gioia tale che passò sopra all’apprezzamento del fratello, e subito andò a prendere la giacca per uscire e accompagnare Kikyo, e mentre la prendeva ne approfittò per guardarsi allo specchio e sistemarsi i capelli. Dieci minuti dopo erano nella Panda e sfrecciavano, si fa per dire, per le strade della città. Non parlarono molto, Inuyasha stava riflettendo bene su cosa dire una volta arrivati, per evitare di ricadere nei balbetti del giorno precedente, e Kikyo osservava la gente oltre il finestrino, pensierosa.

Quando arrivarono all’hotel, il mezzodemone con gran galanteria andò ad aprire lo sportello a Kikyo, che però non sembrò apprezzare più di tanto il gesto.

“Grazie del passaggio” si limitò a dire.

“Di nulla. Ma ti posso chiedere una cosa?”

“Cosa?”

“Ma niente, mi chiedevo se potevo invitarti a cena... così, per parlare...”

“Potevi trovare una scusa migliore.”

Inuyasha esitò, confuso da quelle parole aspre.

“Pensi che non si capisca che ci vuoi provare con me? È dal primo momento che ci siamo visti che te lo si legge in faccia. Ma comunque mettiti in testa che non mi interessi, non mi interessa nessuno e men che meno tu.”

La confusione si trasformò in rabbia.

“Ah davvero? D’accordo, fai come vuoi. Ma cosa ti autorizza a usare questo tono? Solo perché ti faccio da autista pensi di potermi trattare a pezza da piedi? Grazie tante ma io non ci sto, già sono abituato a sopportare di tutto, a partire da mio fratello che mi fa lavorare come un dannato nel negozio che è anche mio solo perché il mio sangue non è abbastanza puro e sono la vergogna della famiglia, ma non sono disposto a sopportare di essere trattato come uno stupido solo perché ho voluto essere gentile con te e conoscerti meglio. Bene, vedo che non c’è nulla da conoscere di buono, le apparenze ingannano! Buonanotte.”

E così dicendo ritornò in macchina, e fece per rimettere in moto. Ma si accorse che Kikyo si era avvicinata, e sbuffando abbasso il finestrino e si sporse. “Che vuoi?” stava per chiedere, ma si interruppe quando osservò il volto della donna, e in particolare gli occhi, da cui trapelava una tristezza sconfinata.

“Vuoi venire con me su in hotel?” gli chiese Kikyo. Inuyasha la seguì, stupito da quell’improvviso cambiamento.

Una volta in camera, Kikyo lo invitò a sedersi sul divano a fianco a lei, e subito iniziò a parlare.

“Ti devo chiedere scusa per prima. Certo, sono stata brusca, maleducata. E mi dispiace in particolare di esserlo stato con te, ora che vedo che siamo così simili.”

“Simili? Noi?” ripetè Inuyasha, senza comprendere.

“Sì. Abbiamo storie diversissime, ma in comune c’è che ci troviamo in un ruolo che non abbiamo scelto, e che ci opprime. Quando ero viva, tutti pregavano per avere il mio aiuto, ma in realtà le loro preghiere erano ordini. Siccome ero nata con un grande potere spirituale, era naturale usarlo per il bene di tutti, e all’inizio ero contenta di farlo. Ma presto gli uomini hanno iniziato a considerarlo come un atto dovuto, e se per qualsiasi ragione avessi rifiutato di usare i miei poteri per i loro desideri, non sempre giusti, essi la avrebbero vista come un rifiuto insopportabile, e mi avrebbero cacciato dai loro villaggi. Così la mia condizione di apparente privilegio mi ha portato ad essere meno libera di tante schiave, al punto che oggi fare da serva ad una strega è per me una libertà che mai ho avuto in vita. In fondo, anche per te è così, no? Sei figlio di uno dei più importanti demoni della storia recente, e per questo devi vivere nell’ombra e accettare ogni angheria.”

“Ma non sarà sempre così” esclamò Inuyasha “le cose presto cambieranno, quando avrò i mezzi per mettermi in affari sarò autonomo, per questo riesco a tollerare tutto. C’è una speranza.”

“Perché sei vivo. Forse ci sarebbe stata speranza anche per me, in vita, ma ora è troppo tardi...” disse Kikyo, tristemente.

“E invece no! C’è speranza anche per te!”

La miko guardò Inuyasha, con un’espressione di stupore. Il mezzodemone parlava con voce vibrante.

“Sì che c’è speranza. Forse il tuo corpo è morto, ma la tua anima è viva, ed è quello che conta, quello che ti permette di fare delle scelte. Se anche tutto va male, come puoi perdere la fiducia che un miglioramento possa avvenire? In un modo o nell’altro, è possibile.”

Era così accalorato in quel discorso che non si era accorto che Kikyo gli si era avvicinata.

“... anche io spesso vengo preso dallo sconforto, ma so che prima o poi le cose cambieranno, che se mi impegno posso arrivare ad ottenere, finalmente, una vera libertà...”

La miko gli prese con delicatezza una mano, e solo allora Inuyasha interruppe l’eloquio, e la fissò stupito, arrossendo violentemente.

“Non solo la libertà può rendere le cose migliori...” gli sussurrò dolcemente Kikyo.

Si fissarono a lungo negli occhi.

 

La mattina dopo Inuyasha abbandonò l’hotel abbastanza presto, per andare a lavorare. Era domenica, ma nel magazzino doveva sempre svolgere mansioni secondarie. Quel giorno però non c’era in lui svogliatezza o malumore, anzi, per la prima volta sentiva di avere una completa serenità d’animo.

Kikyo lo accompagnò sino all’ingresso dell’albergo, e lo osservò raggiungere l’auto, salire e, prima di mettere in moto, lanciarle uno sguardo pieno di un sentimento nuovo, che lei mai aveva conosciuto.

Lo vide allontanarsi. Pensò intensamente a come mostrargli la sua vicinanza, in ogni momento. Ed ebbe l’intuizione.

 

Inuyasha guidava fischiettando. IsoRanma trasmetteva la solita musica orribile, ma nemmeno il peggior frastuono avrebbe potuto turbarlo. Nemmeno la coda di auto in cui, come al solito, andò ad infilarsi.

Era una giornata calda. Abbassò il finestrino e si sporse, ad osservare il cielo, e mentre era così perso nella contemplazione, gli parve di sentire un qualcosa che cambiava. Cos’era? Era un suono... pareva che la radio stesse cambiando trasmissione. Incuriosito, ritornò con la testa nell’abitacolo, e sentì distintamente dalle casse uscire una musica nuova, dolcissima.

 

I wake from my sleep and face the day
That I have the hope to reach you someday
I cannot go on take other step,
'cause my way is not easy to go

 

Gli occhi chiusi, e le mani poggiate su un radio: Kikyo si stava concentrando.

 

No, even I do really wanna see you,
I need to take my time,
Spend some days alone, being be myself, will be all I do
If doesn't exist an everlasting love in which I could believe,
I got hurt because, I was very awkward
Know it but I don't want no losing, no

 

Strano davvero, quando mai su IsoRanma avevano trasmesso musica così? Ma mentre se lo domandava, a Inuyasha tornò in mente l’episodio del giorno prima, e capì cosa stava accadendo.

 

Thinkin' of you made me cry,
So my eyes, they were filled with tears,
And all I've got is my will to be with you again.
Thinkin' of you made me cry so many times,
The only thing that made me strong was you,
And I have my will to be with you someday

 

E pensare che di solito quelle pratiche spirituali la stancavano! Ma nella sua concentrazione Kikyo non sentiva sfinimento o stanchezza, c’era qualcosa di nuovo in lei che le dava forza e teneva in piedi il suo corpo fittizio, più di ogni magia o incantesimo.

 

Inuyasha sorrise. Come si poteva perdere la fiducia nell’arrivo di un miglioramento?

 

I felt like I was so independent,
And I kept the words, and I want you to know.
You were the one who made me smile

 

   
 
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