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Autore: Tanuki    19/01/2012    3 recensioni
Tsukiko viene abbandonata ancora neonata davanti alla porta di una casa del villaggio della Foglia. Grazie a due amorevoli genitori adottivi cresce sana e felice, ed ottiene il diploma di Genin.
Nel cuore della ragazzina però sboccia un dolcissimo sentimento verso un ragazzo che di donne, almeno per il momento, sembra che non ne voglia sapere...
Riuscirà Tsukiko, con le mille incertezze adolescenziali, a far breccia nel cuore del suo ragazzo dei sogni?
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Shikamaru Nara, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto prima serie, Naruto Shippuuden
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Ecco qui il secondo capitolo, sono molto felice che il mio personaggio sia piaciuto per via della sua lontananza siderale dall'odiatissima Mary Sue.
Prometto che dal terzo capitolo in poi ci sarà un po'più di azione (sono kunoichi e ninja, dopotutto, mica il cast di Dawson's CreekXDXDXDXD), adesso vorrei fare l'ennesimo zoom sul carattere di Tsukiko.
Per inciso, io non considero affatto Ino una stronza, sebbene a volte il suo comportamento possa rappresentare tutt'altro, è una ragazza con molta autostima, cioé ciò che manca a Tsukiko, per questo ho deciso di avvicinarle.


Detto ciò, spero che vi piaccia!^^

I personaggi appartengono a Masashi Kishimoto.
Ringrazio tutti coloro che leggeranno e recensiranno!





Tsukiko si svegliò presto, come tutti i giorni.

Aveva sognato Shikamaru, lo sognava quasi tutte le notti da quando l’aveva conosciuto, alcuni sogni non se li ricordava, ma era sicura che anche in quelle immagini che il suo inconscio aveva nascosto c’era lui.

Si alzò dal letto, la prima cosa che fece fu guardarsi allo specchio.

Il pigiama verde troppo largo, i capelli scompigliati, gli occhi ancora semichiusi, insonnoliti.

Sospirò, anche quel giorno era costretta in quel corpo che tanto odiava.

Sperava sempre che tutto fosse un sogno, che le sue braccia troppo magre fossero solo un’immagine inconscia, che quei capelli orrendi fossero solo un frutto della sua immaginazione notturna.

Sperava di svegliarsi un giorno con un altro corpo, un altro viso.

Era solo una piccola fantasia di una dodicenne innamorata.

 

Si vestì di malavoglia, i vestiti erano sempre cuciti su misura, perché se andavano bene sulle braccia, erano larghi sul seno; se andavano bene sulle gambe erano larghi in vita.

Scese per fare colazione, e mangiò circa cinque panini dolci ripieni di cioccolato, una ciotola di crema di riso e due mele, il tutto annaffiato da una generosa tazza di latte freddo.

Non mangiava per fame, il suo appetito era più equilibrato, Tsukiko mangiava sempre il giusto.

Era da quando sentì Shikamaru sentenziare che le ragazze non dovevano essere troppo magre che mangiava tutto quel cibo, voleva ingrassare un pochino, mettere un po’di ciccia in più su quell’agglomerato di ossicini che era il suo corpo.

Quando esagerava, però, il suo corpo rispondeva sempre con una bella indigestione, come a dirle “è inutile che tu ingurgiti tutto quel cibo, uno scheletrino sei e uno scheletrino rimani”.

“Tsukiko, non mangiare troppo” la redarguì la madre carezzandole la testa “Non ti ho mai visto così affamata…per caso ti senti troppo debole?”.

La ragazza scosse la testa con un movimento repentino.

“Allora perché ultimamente rischi sempre l’indigestione?”.

Tsukiko non rispose.

“Vuole ingrassare di proposito” intervenne il padre, seduto dall’altra parte del tavolo, assorto nella lettura di un libro.

“Ayumu! Non si legge a tavola! Quante volte te lo devo ripetere” esclamò la donna, sedendosi accanto alla figlia “Perché vuoi ingrassare, tesoro?” chiese poi alla ragazzina con un tono più conciliante.

“Sono troppo magra” borbottò Tsukiko “Non ho neanche un po’di seno”.

“Ma non cresce bene solo mangiando a dismisura! Poi non avevi mai avuto questi pensieri prima, perché adesso si?”.

Il padre chiuse il libro, poggiandolo sulla tavola ancora imbandita.

“Akane, non fare l’ingenua, Tsukiko è evidentemente innamorata di un ragazzino a cui non piacciono le magre”.

La ragazzina arrossì violentemente.

“Ascolta, cara” disse la madre risoluta “Da donna a donna, non è una bella cosa voler cambiare solo per farsi notare, se ti piace questo ragazzino devi solo mostrarti per quello che sei, gli puoi piacere oppure no, mica è costretto ad innamorarsi di te…ma una persona se ti ama davvero ti ama per quella che sei, non per quella che vorrebbe che tu sia, mi spiego? Se non gli piaci ci sarà sicuramente qualcun altro a cui piacerai!”.

Tsukiko rimase in silenzio.

“Io sono innamorata di lui, di tutti gli altri non me ne frega niente” mormorò, quasi stizzita.

“Parla correttamente, Tsukiko” la rimproverò il padre “Hai detto una cosa bruttissima, prova a metterti nei panni di un tuo ammiratore…”.

“Non ho ammiratori, nessuno mi nota” disse secca la ragazzina.

“Ma poniamo che tu lo abbia prova a guardarla dal suo punto di vista, innamorata di una persona che se ne infischia di te!”.

“Ma se è questo il problema!” urlò Tsukiko con gli occhi lucidi di lacrime, si alzò di scatto in piedi buttando a terra il tovagliolo, per poi uscire di casa correndo e sbattendo con violenza la porta.

“Ayumu…” sussurrò Akane preoccupata “Forse hai esagerato…”.

L’uomo sorseggiava una tazza di te fumante.

“Ah, stai tranquilla, è un’età molto critica, lasciala sbollire…non scapperà, fidati, anche se è arrabbiata è molto innamorata, e dubito altamente che scappi lasciando solo il ragazzo dei suoi sogni, ad ogni modo andrò a chiedere al signor Ishigawa di controllare l’ingresso del villaggio”.

Così dicendo si alzò lentamente da tavola, ma l’affermazione della moglie lo bloccò.

“Sono troppo ansiosa”.

“Come lo sono tutte le madri”.

Akane guardò pensosa il marito.

“Ma tu per caso sai chi è questo ragazzino? Di solito sai tutto di tutti”.

“Penso sia il figlio del Nara, Shikamaru”.

“E come fai a saperlo?”.

Ayumu scoccò alla moglie un’occhiata divertita.

“Siamo stati all’accademia ninja assieme, anche il padre diceva di non apprezzare le donne troppo magre”.

 

 

Tsukiko singhiozzava appoggiata al ponte del villaggio, nessuno capiva quello che provava, non si era mai sentita così sola come in quel momento.

Tirando su col naso, tirò fuori dalla tasca dei pantaloncini un kit da cucito, e una bambolina di stoffa .

Era la sua passione, cucire bambole di stoffa, le sue dita sottili saettavano sulla stoffa in mille imbastiture e punti catenella.

Aveva creato delle bambole identiche a tutte le persone che conosceva.

Tra le sue dita in quel momento aveva la bambola che rappresentava Shikamaru, stava ripassando gli ultimi dettagli degli abiti.

Fissò il pupazzetto per alcuni istanti.

“Ti amo tanto” sussurrò Tsukiko con il visino rigato dalle lacrime, avendo cura di non farsi sentire.

 

“Ciao! Perché piangi?”.

La ragazzina alzò il volto e vide una lunga coda biondissima, due occhi azzurri circondati da lunghe ciglia.

Deglutì nervosamente, quella era Ino.

Una delle ragazze più carine che conosceva, e anche quella che stava più vicino a Shikamaru.

“Ciao…Ino” rispose Tsukiko con voce malferma “Non…ho nulla…ho litigato con i miei…”.

La bionda le porse la mano.

“Oh, a volte i genitori sanno essere proprio delle spine ai fianchi!” esclamò tirandola su “Cosa stai facendo?” chiese incuriosita.

La ragazzina nascose velocemente la bambola dietro la schiena.

“N-niente” balbettò “è solo un pupazzetto, sai, mi piace cucirli di tanto in tanto…”.

“Oh, che bello! Me lo fai vedere?” insistette Ino ancora più incuriosita, cercando di guardare dietro le spalle dell’altra.

“M-m-meglio di no, non mi è venuto molto bene” Tsukiko non sapeva più che pesci prendere, non voleva sembrare scortese, ma al tempo stesso non voleva che vedesse il pupazzetto di Shikamaru, la imbarazzava troppo.

La bionda fu più lesta di lei ad afferrare la bambola.

“Ma che dici, è molto carino!” disse lei guardando attentamente il pupazzo “Un momento…ma questo non è…Shikamaru?”.

Tsukiko arrossì fino alla punta dei capelli.

“Come fai a dire che ti è venuto male, è così somigliante e cucito con cura…”.

La ragazza osservava la bambola di pezza sorridendo appena, mentre Tsukiko continuava a fissare il terreno con le guance in fiamme.

“Ti senti male, per caso?” le chiese la bionda poggiandole una mano sulla spalla, sorprendendosi nel vedere le guance della bruna imporporarsi sempre più.

Tsukiko scosse la testa, deglutendo.

Ino guardò nuovamente il pupazzetto raffigurante Shikamaru, e ci mise poco a fare due più due.

“Non dirmi che…”.

La ragazzina alzò il viso, ormai gli altarini erano stati scoperti, non aveva più senso nascondersi.

Annuì impercettibilmente, come se avesse paura che qualcun altro la scoprisse.

Ino si portò una mano alla bocca, sorpresa.

“Ecco perché all’esame ogni volta che ti diceva qualcosa facevi quell’espressione strana!” esclamo ridendo e puntandole il dito al petto.

Non era proprio la reazione che Tsukiko si aspettava.

“Perché non l’hai mai detto a nessuno? Penso sia difficile portarsi dentro un sentimento, quando si è innamorati si ha voglia di gridarlo al mondo…”.

“Pensavo che piacesse…anche a te” si giustificò la bruna.

Ino scoppiò in una fragorosa risata.

“Uno come Shikamaru? Non è male ma il suo carattere non è dei migliori!”.

“E allora a te chi piace?” chiese Tsukiko quasi offesa, non le piaceva sentire la gente elencare i difetti del ragazzo che amava.

Ino si ravviò la lunga coda bionda, sospirando.

“A me piace Sasuke”.

Tsukiko inclinò la testa da un lato.

“Davvero?”.

“Ma non te n’eri accorta?”.

La bruna fece spallucce, quando c’era Shikamaru nel suo campo visivo, poco le importava delle altre persone.

Sapeva che non era una bella cosa, soprattutto per un’aspirante kunoichi, ma sperava che dopo aver trovato il coraggio di dichiararsi quel difetto sarebbe evaporato.

“Se ti piace così tanto” insistette Ino maliziosa “Perché ancora non glielo hai fatto capire?”.

Tsukiko sospirò, allargando le braccia per mostrarsi ulteriormente.

“Come pensi che possa piacergli?” chiese, sconsolata.

Ino la osservò attentamente.

“Non sei male, non sai quanto vorrei avere un fisico asciutto come il tuo…”.

“Fidati, non è bello, non riesco a trovare dei vestiti che mi stiano perfetti, devo sempre riaggiustarli, non è un fisico asciutto, ma prosciugato”.

La bionda ridacchiò, mentre Tsukiko cominciò ad elencare il suoi difetti senza fermarsi, come una mitragliatrice.

“Guarda i miei capelli fragili e insignificanti! I miei occhi smorti! La mia pelle pallidissima! Niente seno alla mia età! Sono la mediocrità fatta persona!”.

“Certo che hai una bella opinione di te, eh?” rispose Ino avvicinandosi alla bruna “Per quanto mi riguarda non sei brutta, hai solo bisogno di un…restyling”.

“Eh?” Tsukiko non capiva.

“Con un look diverso ti vedrai molto più carina, fidati!” disse la bionda risoluta.

Tsukiko sorrise a labbra chiuse, un po’imbarazzata, dubitava di vedersi carina, un giorno.

“Senti, ora devo andare al negozio, ma domani se ti va possiamo vederci a casa mia, così ti do una mano a sentirti meglio e a trovare una tattica per farti notare da Shikamaru”.

Tsukiko annuì, poi, incuriosita, domandò.

“Perché mi vuoi dare una mano?”.

“Perché Shikamaru ha bisogno di una ragazza, ha la mente di un ottantenne!”.

La bruna non rispose, si limitò a salutarla sorridente mentre la vedeva andare via.

Poco importava della sua mente da ottantenne, lei  Shikamaru lo amava eccome.

  
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