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Autore: Aniel_    19/01/2012    4 recensioni
Qualcosa però riuscì a cogliere la sua attenzione: sotto il comodino antistante al letto di Sirius, riuscì a cogliere appena quello che doveva essere un quaderno, o un libro. Lo afferrò con cautela e soffiò via la polvere che sicuramente lo ricopriva da anni.
"Harry? Chi è Mary MacDonald?" chiese titubante Ron sfogliando il quaderno, scritto in una grafia femminile ed elegante.
"Non ne ho idea" ammise lui, afferrando il quaderno.
Ogni tanto, tra le pagine riusciva a cogliere nomi familiari come quello di Sirius, Remus, Peter e, con sua grande sorpresa, quello di James e Lily.
"Io so chi è Mary MacDonald!" tuonò all'improvviso Harry, facendo sobbalzare l'amico.
"A volte non hai l'aria proprio intelligente, Harry! Senza offesa..."
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Lily Evans, Mary MacDonald, Severus Piton
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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Ron scattò in piedi, dirigendosi lentamente verso la porta, senza dire una parola: l'aria imbarazzata e colpevole sul viso.
"Ehi, dove stai andando?" domandò Harry, sorpreso da quell'atteggiamento.
"Io...ehm..." iniziò il rosso "dai Harry, lo sai."
"Cosa so?" chiese ancora, prima che la risposta balenasse nella sua mente come un fulmine.
"Oh. Beh, portamene una, amico. Le ho tenute al fresco in cucina."
Hermione strizzò gli occhi, come le accadeva ogniqualvolta che un briciolo di curiosità e circospezione si impadroniva di lei.
Non appena Ron sparì oltre l'uscio, la voce della ragazza non si fece attendere: "Cosa deve portarti?"
"Qualcosa che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato!" rispose Harry, approfittando del momento di assenza dell'amico per stampare un bacio sulle labbra di Ginny.
"E sarebbe?" domandò la ragazza, divincolandosi tra le braccia di Harry, anche lei troppo curiosa per cedere.
"Una birra." concluse Harry, con un sorriso stampato in volto.
"Forse volevi dire una Burrobirra!" lo corresse gentilmente Hermione.
"No, no. Una birra. Una birra vera. Una birra babbana!"
"E che differenza c'è tra le due?" domandò Ginny, confusa.
Tante volte Harry si era sentito un completo idiota quando un qualsiasi mago domandava qualcosa la cui risposta doveva essere ovvia e lui, cresciuto in un mondo in cui la magia è solo un'idea, una scappatoia dai problemi quotidiani, non aveva idea di quale potesse essere la risposta.
Tuttavia, frequentando Ron per un anno intero fuori da Hogwarts, Harry passò lentamente dalla condizione di "idiota" (come lo amava definire Aberforth) a quella di maestro.
Ron, vuole il caso, che fosse il mago più ignorante del mondo babbano dell'umanità: non riusciva a comprendere la funzione di un telefono, di un tostapane, di un frigorifero, di un computer, persino di una penna ("Cosa diavolo è questa roba, Harry? Come scrivo? Dove sono le piume?" aveva detto la prima volta che Harry gli aveva chiesto di scrivere su un quaderno con una normalissima penna).
Eppure, pochi giorni addietro, Ron aveva scoperto quello che Harry continuava a chiamare "nettare degli dei", ovvero la birra in bottiglia. Attenzione, non in lattina, ma in bottiglia.
La sorpresa del ragazzo raggiunse il limite quando una notte trovò l'amico a trangugiare birra e arachidi nella propria cucina. "Che c'è? Sono buoni!" aveva commentato a mo' di scusa.
Ron tornò in camera di Sirius con un carico di quattro birre, pistacchi e arachidi.
"Non mi diventerai un alcolizzato, vero Ronald?" fece Hermione, mentre un sopracciglio iniziava pericolosamente ad alzarsi.
"Machodisiamori!Iobevotoascolaealcozzatomai!" rispose il ragazzo, con la bocca strapiena.
"Ho bisogno di un traduttore. Quando mangi sei incomprensibile!" disse la ragazza, afferrando una bottiglia.
"Ha detto 'Ma che dici amore! Io bevevo a scuola e non mi risulta che sia stato mai un alcolizzato'" risposero all'unisono Harry e Ginny.
Hermione spedì loro un'occhiata interrogativa, mentre Ginny si affrettava a rispondere:
"Sorella. Ormai riesco anche ad interpretare il suo grugnire nel sonno!"
"Migliore amico. Eh si, è inquietante anche per me, ma cosa posso farci!" rispose Harry a sua volta.
"Volete finirla di parlare di me e torniamo a leggere quel maledetto diario!" sbottò Ron.
"Sei diventato un pettegolo!" asserì Hermione, con una risata maliziosa.
"Si beh, segue Oprah adesso!"
"Sta' zitto Harry!"
Tutti scoppiarono in una fragorosa risata, persino Ron, anche se controvoglia.
"Ehi, ehi, ehi, ho trovato qualcosa di interessante!" fece Ginny, prendendo posto su una poltrona. Una volta schiaritasi la gola, iniziò a leggere...

Abbiamo un problema, un serio, serissimo problema. Dopo sette anni abbiamo accettato di essere un gruppo di scapestrati buoni a nulla, e nessuno ha niente da ridire! Ma perlomeno potevamo contare sui nostri leader indiscussi: Lily e Remus. Ci hanno sempre messi nella giusta strada, ma da quando Lily ha ufficializzato il suo fidanzamento col damerino Potter, sapevamo di poter contare solo su Remus. Ma come dicevo, abbiamo un problema. Non avrei mai pensato che persino Remus Lupin, il licantropo di turno, potesse incappare in quella che amo definire "crisi di identità a lungo termine". Non parla, non dorme, non mangia...no, diciamo che mangia, ma mangia cioccolata in quantità spropositate. Quindi dobbiamo trovare una soluzione prima che la nostra cara guida si trasformi in un lupo obeso da zoo...

"Allora? Ancora niente?" domandò Lily, alzando lo sguardo dal libro che stava leggendo.
"No, niente!" rispose Peter, con le braccia incrociate.
Un tonfo fece sobbalzare entrambi, mentre la voce di James si faceva sempre più violenta dal piano di sopra: "Remus? Hai due opzioni, o ci apri o butto giù la porta!"
Lily salì in fretta le scale che portavano al dormitorio maschile, e afferrò James per un braccio, allontanandolo dalla porta.
"Non credo che così lo farai uscire" suggerì la ragazza "dobbiamo chiamare lei!"
"Chi?" domandò Sirius.
"Lei!" rispose nuovamente Lily.
"Lei...lei?"
"Si."
"Oh no, non esiste, nel modo più assoluto!" tuonò James, come se quell'idea fosse la peggiore mai venuta in mente all'essere umano.
"Perché no? E' l'unica che possa scuoterlo, e non abbiamo bisogno di un Remus vegetale! Io la vado a chiamare.." sentenziò Lily, iniziando a scendere le scale, ma Sirius la bloccò.
"Aspetta, dobbiamo prima parlarne."
"Parlare di cosa, Sirius? Sai cos'è in grado di fare e dovete abbandonare questo codice d'onore che avete tra malandrini! Remus è anche mio amico, e ha bisogno che qualcuno gli parli!"
"Ma lo stiamo facendo noi!" rispose James con ardore.
"E non state facendo progressi! Sentite, so che Rose non vi piace, va bene? So quanto Remus è stato male dopo la rottura, credetemi, lo so. Ma se lei gli parla, magari arriviamo ad una soluzione."
"Dire che Remus è stato male è un maledetto eufemismo! Quella...stronza...lo ha annientato mentalmente! E se adesso la fai venire qui, Remus si incazzerà come una bestia, sai che ho ragione!"
"Certo che lo so. Ma la rabbia è pur sempre una reazione, James."
James si rivolse implorante all'amico, che ancora bloccava la ragazza sulle scale "perché non mi ascolta?"
"Non parlare di me come se non ci fossi, Potter!" tuonò Lily, con in viso il ricordo di quando quei due si detestavano a giorni alterni.
"Sai James, credo che stavolta abbia ragione lei." disse Sirius, con la sorpresa di entrambi.
"Cosa? Felpato ma da che parte stai?"
"La mia. Due contro uno, James. Fine della discussione." disse lei frettolosamente, dirigendosi verso il dormitorio femminile.

Sirius si accomodò su uno degli scalini, poggiando la schiena sul muro, deciso a non alzare lo sguardo.
"Smettila di guardarmi così." disse a James improvvisamente.
"Ma se non mi stai nemmeno guardando!" si lamentò lui.
"Riesco a sentire il tuo sguardo da 'sei proprio un idiota' sulla testa. Lo detesto, ordunque finiscila!"
"Ordunque? Fai sul serio?"
"So che credi che sia una pessima idea, e probabilmente mesi fa ti avrei dato ragione. Ma adesso le cose sono cambiate James. Siamo cresciuti!"
"Questo non c'entra assolutamente niente. Rose è una stronza! Hai visto come lo ha trattato nell'ultimo periodo?"
"Non puoi permetterti di giudicarla!" cantilenò a quel punto Sirius.
"La stai difendendo?"
"No."
"Oh si, invece, razza di idiota. Stai difendendo quella...quella..."
"...quella Lily?" concluse il ragazzo.
"Esatto...ehm...no! Cosa c'entra Lily con Rose?" domandò James, ancora più confuso.
"C'entra eccome. Amico, lasciatelo dire, e per favore non andare fuori di testa: io voglio bene a Lily, ho scoperto, conoscendola meglio, che non è poi quell'insopportabile so-tutto-io che credevo. Ma quando ti faceva penare, diciamo che potrei averle dato della stronza in molteplici occasioni!"
"Lily non è mai stata una stronza!"
"Oh si che lo è stata! E tu sei stato esattamente come Remus. Il fatto è che tu e Lily vi siete trovati, e loro no. Insomma, tu esattamente cosa sai di Rose?"
"....."
"Come volevasi dimostrare! Ora incassa, incassa con stile. Sirius Black ha sempre ragione!"
James si adombrò, prendendo posto accanto all'amico, conscio del fatto che magari non ci aveva nemmeno provato a capire l'indole di quella ragazza. Forse per via di Lily, forse perché riconosceva una ragazza come tale solo quando le si dedicava ventiquattro ore al giorno. Forse era stato troppo preso dai suoi problemi da non capire quelli degli altri. Non sarebbe stata la prima volta.
Il rumore di passi li fece alzare, ed entrambi notarono che Lily non era tornata da sola, come James si era augurato che facesse: una ragazza dai lunghi capelli castani e poco più bassa di Lily avanzava con lo sguardo alto, forte, come sempre era stata abituata a fare. Alzò il capo a mo' di saluto verso i ragazzi e bussò alla porta.
"Ragazzi, vi ho detto che non ho voglia di parlare" li raggiunse la voce sommessa di Remus.
"Rem? Sono io, apri per favore."
Per un attimo un silenzio imbarazzante piombò su di loro con una prepotenza inaudita, prima che il secco tintinnio della chiave scattasse all'interno della serratura e la porta aperta mostrasse un viso ancora più sciupato del solito.
"Cosa ci fai qui?" domandò Remus con un misto di rabbia e preoccupazione. Rose lo scrutò con attenzione, mostrando la stessa determinazione che aveva in volto mesi prima.
"Fammi entrare, non vorrai parlare qui sulle scale!"
"Io non voglio parlare affatto."
"Falla finita" rispose, spingendolo dentro "e chiudi la porta!"
Mentre la ragazza faceva capolino nella stanza, Remus spedì un'occhiataccia verso i propri amici, e James, di tutta risposta, fece spallucce, ancora convinto che quella fosse una pessima idea.

Remus tornò nella stanza, il cuore in palpitazione. Riusciva a sentire il pulsare del sangue sulla vena del proprio collo e in quella sulla fronte. Non voleva vederla, non voleva parlarle, ma non era possibile evitarlo: se quella forza della natura si era messa in testa di parlargli, niente, eccetto lo schianto di un meteorite all'interno della stanza, le avrebbe fatto cambiare idea.
Rose era fatta così.
Rose era una ragazzina di un metro e sessanta molto scarso che riusciva con un'occhiata a mettere sull'attenti ogni Serpeverde le capitasse a tiro.
Rose era la cacciatrice più forte dei Grifondoro, prima che decidesse di abbandonare la squadra.
Rose era intelligente, ma anche straordinariamente saccente.
Rose era vera.
E questo Remus lo sapeva fin troppo bene.
E forse sapeva anche che il motivo della loro rottura non era poi così sbagliato: non puoi amare totalmente qualcuno che coltiva fin troppi segreti, e sicuramente non puoi lasciarti amare.
Eppure, anche se riusciva a comprendere, Remus non lo accettava.
E' più facile arrabbiarsi, che accettare l'inevitabilità delle cose.
Si guardarono per alcuni secondi, o forse per anni: il tempo, alle volte, risulta essere così malleabile.
"Cosa stai combinando, Rem?" domandò lei, per prima, spavalda come al solito.
"Niente." rispose il ragazzo, con la voce più ferma che riuscì ad assumere.
"Questo non è niente!" tuonò lei.
"Anche se non fosse niente, non ti riguarda!"
"Certo che mi riguarda, brutto idiota! Niente non è restare in dormitorio tutto il giorno, Niente non è mangiare quasi nulla, Niente non è avere una crisi d'identità del cavolo. Sei intelligente, sei uno degli studenti migliori che questa scuola abbia mai visto, e adesso vuoi tirarti indietro? Vuoi fare l'Auror, è il tuo sogno, e quindi è questo che dovresti fare! Ho sentito dire in giro che vuoi iniziare una carriera al ministero...ma ti ci vedi tu a vivere tra le scartoffie dietro una scrivania? Non fare quest'errore!"
"Perché sei sempre così schietta?" domandò Remus, stralunato.
"E' un effetto collaterale dell'essere una stronza, a quanto pare." rispose Rose, accennando un sorriso.
Remus si avvicinò a lei, non troppo però. Si sedette a debita distanza, prima di dire le parole che da troppo tempo vagavano nella sua mente e cozzavano contro muri di orgoglio e testardaggine.
"Ti ho amata davvero, lo sai? E so di non avertelo detto, so di essere stato un idiota. Probabilmente adesso sarai andata avanti, avrai metabolizzato il fatto che sono un completo, maledettissimo idiota. Ma ti ho amata, e anche se questo non cambia nulla tra noi, adesso dovevo dirtelo e volevo solo che tu lo sentissi, almeno una volta, solo una..."
"Ti ho amato anche io, e te le ho dette non so quante volte quelle due paroline che ora sono in bocca a troppe coppie che vivono senza amore effettivo. Ma sui segreti non puoi costruirci sopra un rapporto...è insano!"
"Lo so."
"Ti sono stata accanto, ma a tutto c'è un limite...mi dispiace."
"Vorrei solo avere la forza di dire tutto..."
"E forse l'avrai, più in là, col tempo."
Rimasero in silenzio, a contemplare il vuoto, e sembrò quasi un ritorno al passato, quando finivano di litigare e si avvicinavano verso una riconciliazione. Ma quella volta al silenzio non seguì alcun bacio, solo altro silenzio.

"Wow" esclamò Harry "questa è da raccontare a Teddy!"
"Certo...quando avrà l'età per capire. Ancora è nella fase del mordere ciò che gli capita a tiro e del cambiamento di acconciatura. Due giorni fa avevo la T-shirt degli AC/DC..."
"Di chi?" lo interruppe Ginny.
"Gli AC/DC sorella, fatti una cultura dannazione! Dicevo, avevo questa T-shirt e all'improvviso i capelli di Teddy sono diventati lunghi e neri, alquanto spettinati..."
"E' il mio figlioccio! Non potrei essere più orgoglioso di lui!" bofonchiò Harry in preda alle risate.
"Sai Ronald che, al di là della tua recente inclinazione per la musica rock babbana, se mai noi due avessimo una figlia in un futuro lontanissimo, potremo chiamarla Rose...magari salta fuori una tipa tosta!"
"Perché non Molly scusa?"
"Perché no! A volte il tuo amore verso tua madre diventa preoccupante..."
   
 
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