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Autore: MandyHoran    20/01/2012    1 recensioni
"Credo di avere le idee ancora più confuse ora" confessò.
"Lascia che te le chiarisca allora" dissi lasciando scorrere il braccio lungo la sua schiena. Entrambe le mie mani si fermarono sul suo fondoschiena e le mie labbra scesero sul suo collo inumidendolo, poi sulla sua clavicola.
Percepii il sospiro di Kim così la spinsi verso il letto e una volta sopra di lei le tolsi la maglietta.
"No Niall..." mi bloccò

Si capisce quanto amo scrivere di quei ragazzi?! Ps. è la mia prima FF
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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This is the story of a girl who can not live without the one thing that she needs more than herself.

Non volevo mangiare, ero troppo emozionata; talmente agitata che quasi non riuscivo a respirare.Stavo per tirarmi indietro , ma Irina, la mia dolce e adorabile sorellina, m'impediva di fare qualsiasi movimento. Già sudavo freddo e per questa agitazione avevo gia perso molte forze. Dovevo andare in bagno la tenevo da circa un'ora e mezza, ma non potevo muovermi! Allora rimanevo ferma come in trans, seduta sulla sedia a guardare l'enorme schermo sopra le nostre teste. Una scritta bianca su sfondo nero diceva: "Otto minuti all'incontro!". Otto minuti, otto?! Pochi , pochissimi. Cominciai a sentire le mie labbra tremare per il freddo, il costume mi stringeva la vita tanto da non farmi circolare il sangue. Mi si era annebiata la vista e piano piano la scritta diventava sempre più sfumata.. Sbirciai dalla tenda scura per vedere il pubblico, ma un persona mi si mise davanti:
"Papà cosa diavolo stai facendo?!"
"Dio Kim, sei impazzita? Non puoi mica guardare, ti farai prendere dall'agitazione prima del tempo!"
 "Grazie papà mi hai evitato veramente un serio problema."
 "Non è il momento di essere spiritosi tesoro. Irina lasciala andare in bagno!"Bob, il mio carissimo papà dall'umorismo a zero, ma per una volta aveva detto qualcosa di sensato. Mi alzai per andare al bagno e corsi più forte che potevo per raggiungere il corridoio. Stranamente le luci erano spente e io non avevo idea di come si accendessero. Comunque conoscevo a memoria quel corridoio quindi non ebbi problemi per trovare il bagno: terza porta a sinistra. Mentre correvo avevo una strana sensazione come se tutti i muscoli fossero sciolti e il buio mi desse la forza di muoverli. Forse era l'emozione, oppure la fretta perché mancavano pochi minuti all'incontro. Fatto sta che feci tutti di corsa, ma il tempo di specchiarmi lo trovai (come sempre d'altronde). Ero sudata, anzi sudatissima. Le labbra viola per il freddo, ma non tremavano più. I miei capelli luccicavano per tutta la lacca che avevo messo, o meglio che Irina aveva messo. Ero l'immagine del terrore. Nei miei occhi il timore era talmente evidente che avrei voluto piangere dallo spavento. Dopo quella scena orripilante tornai indietro sempre allo scuro, ma sta volta camminando piano e respirando profondamente in modo da potermi "rilassare". La poltrona dove ero seduta prima, era occupata da mia sorella mentre mio padre misurava la stanza a grandi passi. La scritta sullo schermo diceva "1 minuto all'incontro".Ormai c'ero, c'eravamo tutti quanti. Era il mio momento, tolsi l'accappatoio e salii le scale per andare al ring. Corsetta sul posto, un sorso d'acqua ed ero pronta a partire. Una voce stava presentando l'evento: "SIIIIGNORI E SIIIIGNORE, RAGAZZI E REGAZZE BENVENUTI ALL'INCONTRO DECISIVO PER LA FINALE DEL CAMPIONATO DI QUEST'ANNO! CHI VINCERà LA SFIDA STA SERA ANDRà IN FINALE IL 19 GENNAIO!". Un clamoroso applauso risuonò per tutto lo stadio e anche parecchie urla e incitazioni. Un coro si alzò dalla parte centrale degli spalti "KIM! KIM! KIM!" . Ammetto che sentendolo mi sentivo sollevata, era come se tutti fossero lì per me e la mia avversaria fosse meno di zero. Allora mi caricai e corsi dentro scavalcando le corde rosse, saltellando e salutando il pubblico che scoppiò in un'ovazione. Poi entrò LEI, Jasmine, la mia avversaria col suo solito costumino viola che lasciava intravedere il suo ombelico con il piercing attaccato. Ho sempre avuto una gran voglia ti strapparglielo via con forza, ma sarei stata squalifica quindi non l'avevo mai fatto. In confronto a me lei era PERFETTA, corpo perfetto, capelli perfetti, nessun segno di paura nei suoi occhi azzurri. In compenso riceveva molto fischi e una serie di "buuuh". Questo mi regalava un po' di autostima, ma soprattutto autocontrollo. Suonò la campanella e le luci sugli spalti si spensero. Jasmine mi guardò torva e cercò subito di sferrarmi un pugno in pancia, ma io schivai il colpo la presi per il collo e la buttai a terra. Il pubblico era un delirio, in quel momento ero la regina del ring e niente poteva fermarmi. La box è sempre stata la mia passione fin da quando ero bambina e giocavo con le bambole, le facevo lottare fra di loro anche quando facevano il bagno. Poi più grandicella, cominciai a combattere con mia sorella che, ovviamente perdeva sempre. E' sempre stato il mio modo per sfogarmi, per staccare dalla scuola dagli amici da tutto. Vincere gli incontri per me era la soddisfazione più grande, essere sempre la più forte, la migliore, THE BEST. Le mie avversarie avevano paura di me e avvolte anche il mio allenatore. La cosa che più mi emozionava era che durante il combattimento pensavi solo a come atterrare l'altro e nient'altro. Ne ho passate tante insieme alla mia boxe, è sempre stata la mia migliore amica perchè l'amavo e la amo tutt'ora. Mi ha regalato gioie, dolori ed emozioni fortissime.. Proprio nel bel mezzo dei miei ricordi, Jasmine si rialzò e sferrò un colpo talmente deciso, veloce e forte che mi centrò in pieno volto. Barcollai per un momento sputai sangue e caddi a terra invasa dal dolore. Era arrivato il momento di vendicarmi, in ginocchio ai suoi piedi lanciai verso il suo ventre un pugno micidiale e non solo la colpii violentemente, ma le strappai anche il piercing senza volerlo. Il sangue aveva invaso il ring e Jasmine non dava segni di vita. "Cazzo, l'ho uccisa!" pensavo dentro di me. La campanella suonò la fine dell'incontro.. Avevo vinto, ma a quale prezzo? Cinque ragazzi della squadra di soccorso accorse e la portò via in barella. Non era morta, solamente svenuta per la perdita di tutto quel sangue. So che non avrei dovuto, ma ero preoccupata per lei, tanto da non realizzare la mia vittoria. Mai avevo steso così violentemente un'avversaria. Il frastuono del pubblico era solo un rimbombo nella mia testa, non distinguevo le voci, vedevo a rallentatore: stavo svenendo anch'io. Fortunatamente mio padre corse da me abbracciandomi e stringendomi riportandomi alla realtà. L'incontro più breve della mia vita (e credo proprio anche di quella di Jasmine), era stato anche il più violento. Non mi ero mai soffermata troppo a valutare la violenza dello sport che praticavo, io mi divertivo e provare dolore per me era normale. Alla festa della vittoria organizzata da Bob, ero felice, ma immersa nei miei pensieri. Pensavo a Jasmine al suo dolore, allo spavento che dovevano aver provato i suoi genitori. Pensavo alla mia forza e a dove avevo preso tanta violenza. Comunque questa fu solo la prima parte della festa, per il resto della notte mia sorella e la mia amica Joline mi fecero distrarre e non ci pensai più fino alle undici del giorno dopo quando mi svegliai molto affamata.
  
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