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Autore: Lully Cullen    20/01/2012    7 recensioni
<< Scusami, ti ho fatto male? >> Afferrai la sua mano e mi alzai; cercando di non essere investita dalle persone che correvano verso l'uscita.
<< No, tranquillo. >> Risposi sorridendo e abbassando lo sguardo. Era Edward Cullen, capitano della squadtra di Football, studente modello, sogno erotico del corpo studentesco femminile, e fidanzato di Tanya Cooper, capo cheerleader.
<< Sicura? Ti sono venuto addosso come se fossi un elefante >> Alzai gli occhi, e vidi sul suo volto comparire un sorriso.
<< Sicurissima. Ora è meglio andare, se ci fosse stato davvero il terremoto saremmo già morti. >> Dissi mentre iniziavo ad incamminarmi verso l'uscita, seguita da lui.
<< E dimmi, esaudiresti l'ultimo desiderio di un povero ragazzo? >> continuò iniziando a camminare all'indietro, con le spalle rivolte all'uscita e il viso rivolto a me.
<< Dipende da quale. >> rallentai il passo in modo da vedere cosa aveva da dirmi.
<< Mi diresti il tuo nome? >> Scossi il capo e mi portai una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
<< Isabella, Isabella Swan >>
<< Bene Isabella, credo di essere già in paradiso >> E riservandomi un ultimo sorriso, uscì dall'istituto.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Coppie: Bella/Edward
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Toc- Toc!
C’è nessuno?
*Grilli di sottofondo*
Buonasera ragazze, scusate il ritardo, ma questa settimana è stata davvero pesantissima!
Bon, dovrei chiedervi una cosa: vorrei fare una pagina facebook, ma la mia incompetenza tecnologica non me lo permette -.- Devo fare un account o creare una pagina? Vi ringrazio già da ora!
Ringrazio come sempre tutte per il vostro affetto, se siete arrivate fin qui vuol dire che questa storia vi piace e ne sono davvero felice.
Vi lascio al capitolo, Buona lettura, Lully ^^

 

 

 

 

Capitolo 7.

 

 

 

 

 

 

Così, giacendo sotto i cieli in tempesta
Lei disse “io so che il sole dovrà sorgere,
e sarà il paradiso”.
 Coldplay- Paradise



 

 

 

 

 

 

 

Chiusi gli occhi e sospirai, era tutta la notte che pensavo al comportamento che avevo avuto con Edward la sera precedente. Troppo affrettata? Sì. Pentita? No. Nonostante sapessi che in passato Edward avesse sbagliato, ora ero più che sicura che non mi avrebbe fatto soffrire più, glielo avevo letto negli occhi, in quel verde smeraldo che risplendeva come in passato, quando sorrideva e diceva di amarmi.
Non volevo tornare indietro, non volevo che i miei presentimenti fossero sbagliati, ero piuttosto ottimista, ma un senso di angoscia mi attanagliava lo stomaco.
E poi c’era Jake, cosa gli avrei detto? Ti lascio per Edward Cullen, è stato bello conoscerti, ciao.  No, assolutamente no.Jacob era una persona squisita, lo avevo conosciuto in un pub piuttosto desolato, stile anni Sessanta e nonostante lo stile “ sono vecchio e depresso “ la cucina avrebbe potuto far resuscitare persino un morto. Provavo un profondo affetto verso di lui, ma non era amore… non provavo i brividi quando mi sfiorava, non sentivo le farfalle nello stomaco quando mi diceva di amarmi, prima che ricomparisse Edward nella mia vita pensavo che Jacob era tutto quello di cui avevo bisogno: un ragazzo dolce, che mi amava, che mi faceva stare bene. Ma pensandoci Jake era solo una vittima di quella questione e io dovevo trovare il modo per fargli capire che non ero la persona giusta per lui; infondo era davvero così, Jacob meritava il meglio e io non lo ero.


 

 

 

<< Buongiorno Dottoressa Swan, come sta? E’ un po’ palliduccia >> Renata, l’infermiera del mio reparto mi salutò con un grandissimo sorriso. Era una donna sulla cinquantina, con capelli color del grano e gli occhi cerulei, i suoi tratti trasmettevano la dolcezza del suo animo e i bambini la consideravano come una nonna.
<< Buongiorno Renata, questa notte non ho chiuso occhio. Lei come sta? >>
<< Bene grazie >> la salutai e mi diressi nel mio studio, afferrai il camice bianco, lo stetoscopio,la cartella clinica con tutti i referti e mi sedetti sulla poltroncina per visionare i dati.
Bussarono alla porta ed entrò Edward.
<< Buongiorno Isabella >> mi salutò sorridendo.
<< Ciao Edward >> mormorai arrossendo. Ripensai alle sue labbra sulle mie e abbassai lo sguardo.
<< Come stai? >> arrivò davanti la mia scrivania e poggiò i polpastrelli sul legno liscio di essa.
<< Bene… bene, tu? >>  
<< Bene, grazie. Volevo chiederti se hai qualcosa da fare a pranzo, magari potremmo mangiare un boccone insieme e parlare >> affermò con titubanza.
<< Sì, per me va bene >> risposi sorridendo. Abbassai nuovamente lo sguardo e vidi la sua mano destra avvicinarsi alla mia, i suoi polpastrelli percorsero la mia pelle delicatamente e mille brividi mi scossero.
<< Allora ti aspetto giù, andiamo a mangiare un boccone  e ci andiamo a fare un giro. Possiamo andare con la mia macchina, e poi ti riaccompagno qui, oppure se ti da fastidio possiamo andare con due macchine. >>
<< Va bene anche andare con una, basta che non mi lasci a piedi al ritorno >> scoppiò a ridere e ritirò la mano.
<< Ci vediamo dopo Isa >> si mise le mani nel camice e così come era venuto se ne andò.

 

 

L’ora di pranzo arrivò subito e io ero ancora nel mio ufficio chiusa nel bagno davanti allo specchio.
<< Sono in uno stato pietoso, guarda che sopracciglia! Sembrano la foresta amazzonica! Per non parlare dei baffetti, dovrei farmi la barba, altro che ceretta! >> mi misi le mani tra i capelli e li tirai all’indietro, mi avvicinai allo specchio e mi guardai.
<< Oh, insomma non ti stai per sposare, è un pranzo di lavoro! >> annuii e mi diressi verso la porta; mi bloccai e tornai indietro, poggiai le mani sui bordi del lavabo e mi fulminai da sola.
<< Ormai il danno lo hai fatto Isabella, ora esci da quella fottutissima porta e scendi giù >> mi feci forza e scesi giù nel parcheggio, dove trovai Edward intento a guardarsi le scarpe con la faccia scura.
<< Scusa il ritardo, avevo perso la borsa >> quando sentì la mia voce alzò il viso di scatto e mi sorrise.
<< Tranquilla, vieni Sali >> mi aprì la portiera ed entrai in auto dove presto mi raggiunse anche lui.
<< Hai qualche preferenza? >> mormorò ingranando la prima e uscendo dal parcheggio.
<< No, come ben sai io mangio di tutto. L’importante è che si mangia >> scosse il capo sorridendo e iniziammo a chiacchierare.
Dopo dieci minuti arrivammo al  Little Italy, parcheggiammo ed entrammo in un ristorante italiano dall’atmosfera tranquilla; ci accomodammo ad un tavolino e quando arrivò il cameriere ordinammo.
<< Isabella, dobbiamo parlare >> il sorriso che avevo sulle mie labbra svanì in un nanosecondo e il mio umore scese allo stesso livello del nucleo  terrestre.
<< E’ difficile da spiegare, ma non voglio più mentirti.. e ti prego di non interrompermi altrimenti non andrò avanti >> i suoi occhi divennero più scuri e io non potevo fare altro che annuire.
<< Vedi, quando ti dissi che non volevo più stare con te… mentivo. Tanya a quel tempo mi minacciò, se io non ti avessi lasciato ti avrebbe fatto del male, e ti avrebbe reso la vita impossibile. All’inizio pensavo che scherzasse, ma quando vidi la cattiveria nei suoi occhi mi spaventai e venni da te inventandomi che tenevo alla popolarità più di qualsiasi altra cosa. Tanya aveva giurato che se non fossi stato con lei ti avrebbe potuto fare del male in qualsiasi momento, e io ero diventato un burattino nelle sue mani. Poi Tanya mi lasciò, e quando io tornai da te per spiegarti tutto tu non c’eri più. Non voglio giustificarmi Bella, ero uno stupido allora, se potessi tornare indietro prenderei Tanya e la butterei da un ponte. Mi dispiace Bella, non sai quanto. Ma come ti ho detto ora sono qui, voglio riparare ai miei sbagli e voglio dimostrarti che ti amo >>  restai in silenzio un paio di minuti per assimilare il fatto e chiusi gli occhi.
<< Hai fatto tutto tu… hai deciso anche per me. Perché non mi hai detto nulla? Potevamo trovare una situazione insieme! >> mormorai amareggiata. Eravamo arrivati a quel punto per colpa di quella stronza rifatta?
<< Cosa avrei potuto dirti? Scusa ti devo lasciare, Tanya mi vuole per sé, e se non mi avrà potrebbe cavarti gli occhi nel sonno >> rispose alzando il tono della voce. Scossi il capo e presi il mio trench.
<< Ho bisogno di stare sola >> Uscii dal locale,  e iniziai a camminare.
Ero arrabbiata. Perché ero sempre l’ultima a sapere le cose? Probabilmente sapevano di più i cammelli del deserto del Sahara rispetto a me. Tornai indietro e andai incontro ad Edward che mi stava raggiungendo.
<< Sai che ti dico? Che quella stronza avrebbe anche potuto torcermi un capello, ma saperti con me, mi avrebbe resa la ragazza più forte del pianeta. E invece tu hai fatto tutto da solo Edward. Cosa ti aspettavi, un premio? >>
<< Bella io..>>  
<< Stai zitto >> lo fissai  e mi gettai tra le sue braccia, appoggiando le mie labbra sulle sue. Mi strinse forte a sé  e mi prese il volto tra le mani.
<< Ti amo Bella.>> Sorrisi alle sue parole e abbassai lo sguardo
<< Cosa c’è? >> mi domandò alzandomi il mento con due dita.
<< E’ arrivata l’ora di dirlo a Irina e Jake >> puntai i miei occhi su di lui  e lo vidi sorridere.
<< Hai ragione. Prima lo facciamo, prima potremmo stare insieme e stare insieme implica il poterti baciare, abbracciare, stringere, mordere e .. >>
<< Okay basta Edward, ho capito l’antifona >> risposi arrossendo.
Scoppiammo a ridere e Edward tornò a posare le sue labbra sulle mie.



--
Beh, cosa ne pensate?? *-*
Recensite, recensite, recensite!!!


Ps: come sempre vado di fretta, quindi se sarà possibile vi risponderò dal cellulare, o in caso contrario appena potrò vi risponderò!


   
 
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