SECONDA PARTE
FESTE
SULLA SPIAGGIA E PARANOIE DEMENTI
Roma, estate 1992
Una Selene abbronzata e
sudaticcia, provata
dall’afoso clima italiano, così diverso da quello freddo e piovoso a cui era
abituata, correva agitata per il sentiero sassoso che saliva la collina
deserta. Dopo essersi assicurata che nessuno la stesse
seguendo, attraversò decisa il grande arco di pietra, una delle tante impronte
del glorioso passato della città eterna. Non appena il suo piede si staccò dal
prato che ricopriva la collina, la ragazza fu catapultata in un luogo
completamente differente: tanto il primo era deserto e silenzioso quanto il
secondo era vivace e affollato, pieno di persone vestite in
modo bizzarro che si intrattenevano allegramente per una delle vie laterali del
quartiere magico Roma. Qui mamme indaffarate che completavano
le ultime commissioni della giornata. Di là ragazzine ridoline che flirtavano con qualche compagno o si appostavano davanti
alla vetrina della libreria, in attesa dell’uscita del nuovo affascinante assistente
della proprietaria. Ovunque intellettuali distratti che,
formando gruppetti eterogenei ai lati della strada, discutevano di questo o
quell’altro argomento di vitale importanza per la comunità magica, senza
accorgersi del furbo di turno che prontamente spillava qualche galeone dai loro
borselli gonfi. C’era anche chi, dopo un’intera giornata trascorsa nel
mondo dei Babbani, sbucava all’improvviso dall’arco incantato, prendendo la via
di casa.
A quest’ultima categoria apparteneva
appunto Selene, che si affrettava a raggiungere la pensione dove alloggiava con
la sua famiglia. Poteva trascorrere liberamente le sue giornate nel quartiere
magico, ma dopo settimane che percorreva le solite viette cominciava ad
annoiarsi del panorama, così aveva deciso di avventurarsi nel mondo Babbano. Uno strappo alla regola che aveva dato i suoi frutti: aveva trovato
un enorme negozio di dischi dove era riuscita a scovare un’edizione rarissima
del primo album del suo cantante preferito, Michael Jackson. Aveva scoperto il
cantante solo l’anno prima, in occasione dell’uscita dell’album “Dangerous”, e l’aveva completamente stregata. Infilò
velocemente il disco nella capiente tracolla che portava sempre con sé prima di
salutare con un sorriso raggiante il portiere, Marco.
< Buonasera Selene! Com’è andata la
giornata? Ancora in giro per il quartiere con quel perditempo di mio fratello?
> le chiese il giovane cordialmente, parlando inglese.
< No, oggi sono stata per conto mio. Mi
sono alzata presto e ho fatto un giro fuori, anzi se lo vedi dì a Matteo che mi
dispiace di non averlo aspettato, ma so che lui dorme fino a tardi... Devo
scappare adesso, sai che mia zia vuole che ceniamo tutte
insieme >
Si congedò quindi dal moro sventolando la
mano, per raggiungere rapidamente il mini appartamento
che divideva con Charlotte. Non si stupì di trovarlo vuota, così, dopo essersi
data una rinfrescata e dopo aver indossato un colorato vestitino di cotone che
aveva comperato qualche giorno prima, andò a cercare
la famiglia nelle stanze di Tiffany e di zia Pauline.
Trovò Charlotte sola nella camera della zia,
che leggeva un libro seduta in poltrona.
< Ehilà Charlie! Ancora in lettura? >
< Aspetto che zia Pauline e Tiffany finiscano di prepararsi... >
< Sì, come se per
tutto il giorno avessi fatto qualcos’altro oltre ad ammuffire su quei maledetti
libri. E poi non sono
neanche compiti quelli, dai, solo Tiffany ha fatto le “letture
preparatorie” prima di entrare ad Hogwarts. Dovresti uscire con me ogni tanto,
non seppellirti viva qui come fa qualcun altro > disse Selene scandendo bene le ultime
parole.
< Dai Len, smettila. Tiffany è già
abbastanza giù di morale senza che ti ci metti tu. E
io sto solo cercando di farle un po’ di compagnia. >
< Compagnia? Sbaglio o sei qui da sola
adesso? Sbaglio o ti ho trovato qui da sola anche ieri
sera, la sera prima e ogni sera? >
Selene era sempre più agitata, mentre la
più piccola sospirò, stanca.
< Ne abbiamo
già parlato, Len. Dalle tempo. >
< Tempo? Quanto tempo dovrei darle? E’
dall’inizio dell’estate che aspetto e sto zitta, ma mi sembra che stia
esagerando, non può pretendere che stiamo tutti qui ad aspettare i suoi comodi!
>
< E a me invece non sembra affatto che tu stia qui ad
aspettare me. A dire la verità non mi sembra nemmeno che tu sia qui, non ti si vede mai, sempre in giro
a farti gli affari tuoi con quell’italiano... Bell’ipocrita
che sei, a dare a me dell’egoista! >
Selene si girò lentamente per affrontare la
sorella, fissandola con gli occhi verdi ridotti a fessure.
< Scusami tanto se non voglio rovinarmi le vacanza per te. Non sono certo venuta fino a Roma per
passare le giornate a guardarti mentre ti piangi
addosso perché Percy Weasley sta con un’altra! >
Girò sui tacchi e uscì dalla stanza come
una furia, nemmeno l’occhiata supplichevole che Charlotte le rivolse riuscì a
fermarla o a farla sentire in colpa, era troppa la rabbia che sentiva.
Aveva portato pazienza
quando, dopo le vacanze di Natale, la sorella si disperava perché Percy
l’aveva lasciata.
Le era stata vicina, l’aveva capita. Ma erano passati mesi, pensava che Tiffany sarebbe andata
avanti, invece, quando a giugno sull’Espresso di Hogwarts aveva scoperto che il
ragazzo in questione si vedeva con un’altra Corvonero, era piombata nella
depressione più totale.
Zia Pauline aveva cercato di tirarla su di
morale prenotando quella vacanza in Italia, ma già dal loro arrivo a Roma aveva
compreso che le cose non sarebbero andate come lei desiderava. Avevano passato
i primi giorni visitando i più bei monumenti babbani della città, attività che
in un qualsiasi altro momento avrebbe mandato Tiffany in brodo di giuggiole; la
ragazza però appariva sempre annoiata e distante, così anche la zia si era
arresa all’evidenza e le aveva accordato il permesso
di rimanere nella pensione. Le gite turistiche nel mondo babbano si erano
arenate per tutta la famiglia: zia Pauline rimaneva sempre nella pensione con
la nipote, Charlie e Selene trascorrevano le giornate
nel quartiere magico. Quando però Marco aveva
presentato loro il fratello minore Matteo, e questi e Selene avevano cominciato
ad andare d’accordo, Charlotte aveva preferito abbandonarla per fare anche lei
compagnia alla sorella maggiore.
Selene rifiutava categoricamente di
rovinarsi la vacanza per colpa di Tiffany, così quando
Matteo era occupato usciva da sola, come quel giorno. Non le dispiaceva la
solitudine, o meglio, la preferiva allo starsene chiusa nella pensione a
combattere una causa persa contro la sua depressa sorella maggiore: oltre al
nervosismo provocatole dal non potersi muovere liberamente, vederla in quello
stato catalettico le faceva salire una rabbia difficilmente reprimibile, quindi
cercava di evitare Tiffany il più possibile.
Sopportare la sua acidità però le era
riuscito impossibile quella sera: non aveva intenzione di rivederla almeno fino
al giorno successivo, così i suoi piedi, guidati dalla
furia, raggiunsero inconsciamente il parco silenzioso dove era solita
trascorrere le ore più tranquille della giornata. Fortunatamente non c’era
nessuno, così si sedette appoggiata al tronco di una quercia secolare e,
respirando profondamente con gli occhi chiusi, aspettò che la rabbia sbollisse.
< Hola chica! Todo bien?
>
Selene si voltò sorridendo, incontrando gli
occhi castani e vivaci di Matteo. Solo lui poteva rivolgersi a qualcuno in quel
modo: aveva cominciato a farlo da quando era tornato
da una vacanza in Spagna. Non conosceva che poche parole di spagnolo,
probabilmente nemmeno completamente corrette, ma lui si divertiva a
pronunciarle, e non c’era verso di farlo smettere. Spesso Marco lo rimproverava
perché diceva che gli faceva fare brutta figura con i
turisti, ma Selene trovava la sua parlata piuttosto spassosa.
< Ciao Teo. Che
ci fai da queste parti a quest’ora? >
< Un certo fratello apprensivo mi ha
mandato a cercarti quando ti ha visto uscire dalla
pensione che assomigliavi a una Banshee...Parole sue,
ambasciator non porta pena! > aggiunse alzando le mani, cogliendo l’occhiata
indispettita di Selene < A cosa è dovuta la tua
improvvisa trasformazione? >
< Ma niente. Ho
solo litigato con mia sorella, quella stupida. >
< Quella depressa che non esce mai? >
< Quella. > confermò Selene sbuffando
e cominciando a strapare accanitamente alcuni ciuffi d’erba.
< Mmm... Senti, invece di tormentare il povero prato che non ti ha
fatto niente, ti va di venire a sfogarti da qualche altra parte? >
< Per esempio? > chiese la ragazza,
incuriosita. L’amico era già scattato in piedi, scrollandosi l’erba dai jeans.
< Per esempio alla spiaggia. Un mio
amico organizza una festa. Tranquilla, è qua vicino.
Prometto di riaccompagnarti in albergo appena ti sarà passata
la rabbia! >
< Okay,
andiamo. Così vediamo se le feste romane sono veramente migliori di quelle
inglesi.!>
< Ci puoi giurare! > replicò l’altro
sorridendo e afferrandole la mano per aiutarla a rialzarsi.
Ballando scatenata a
piedi nudi sulla sabbia, Selene potè constatare che le feste italiane erano
molto simili a quelle inglesi, anche se guadagnavano sicuramente un sacco di
punti nell’atmosfera.
Sarebbe stato impensabile organizzare una festa come quella nelle spiagge
inglesi, ed era un vero peccato.
Matteo le si avvicinò
e, continuando a ballare vicino a lei, le gridò qualcosa all’orecchio. Selene
gli rivolse un’occhiata interrogativa, inarcando le sopracciglia: non aveva
sentito assolutamente nulla. Il ragazzo rise e, inaspettatamente, la sollevò
tra le braccia e cominciò a correre verso il mare. Selene vide alcune ragazze
urlare, mentre venivano trascinate allo stesso modo tra
le onde. Lei e Matteo continuavano a ridere. Il ragazzo la lanciò in aria sopra
l’acqua scura, per poi tuffarsi subito al suo fianco. Completamente zuppi, i
due ricominciarono a ridere e a schizzarsi a vicenda, fino a quando un ritmo
lento, che giungeva magicamente amplificato dalla radio incantata sulla
spiaggia, non li zittì. Matteo la abbracciò e cominciarono a ballare,
muovendosi un po’ impacciati a causa dell’acqua che arrivava loro alla vita. Attorno
a loro, le ragazze che prima urlavano danzavano sorridendo aggrappate
a quelli che dovevano essere i loro fidanzati.
< Siamo circondati da coppiette! >
esclamò ridendo Selene.
< Ti dà fastidio? > le chiese Matteo,
fissandola con un sorriso sghembo.
< No ma è una situazione strana no? Voglio dire, mi fa ridere! >
< Allora ridi,
mi piace quando ridi! > sussurrò lui. Con una mano
le carezzò la guancia fradicia. Avvicinò ancora i suoi occhi a quelli di Selene
e, chinandosi leggermente, sfiorò le sue labbra in un bacio salato.
Il cervello della ragazza pareva essersi
momentaneamente inceppato, non riusciva a focalizzarsi sul più piccolo pensiero
che avesse un briciolo di senso compiuto. Per un
attimo Selene visse il momento magico tanto decantato dalle protagoniste dei
romanzetti babbani di sua sorella Tiffany: baciare un bel ragazzo italiano tra
le onde del mare, ballando sulle note di una canzone romantica. Bellissimo.
“Ma non fa per me”
si rese conto Selene non appena il suo cervello riassunse le proprie consuete
facoltà. Si allontanò da Matteo, forse troppo bruscamente: il ragazzo la
guardava turbato.
< Ehm è meglio se mi riaccompagni a casa
adesso. Sai, credo di aver fatto arrabbiare mia zia a sufficienza. > gli
disse sorridendo, prima di voltarsi e uscire dall’acqua a passo spedito.
Matteo la accompagnò alla pensione
silenziosamente, guardandola appena. Quando però lei stava per raggiungere le sue stanza senza la minima spiegazione, come se non fosse
successo nulla tra loro due quella sera, il ragazzo la fermò,stringendole
lievemente un polso.
< Che succede?
Ho fatto qualcosa che non va? > le chiese, costringendola a voltarsi lentamente.
< No figurati, è
che sono stanca, io... >
< Selene > la interruppe lui
alzandole il viso con due dita, in modo che lo guardasse negli occhi.
< Okay, senti.
Mi sono divertita alla festa, moltissimo. Ed è stato bello ballare nell’acqua
con te però... io non credo che tutto questo faccia
per me... >
< Non è che
sono io a non fare per te? >
< Forse. > asserì
lei dopo un secondo di silenzio < Non lo so io... penso di vederti
solo come un amico, Teo. >
< Okay. Non serve che mi guardi così, non mi devi chiedere scusa. Possiamo rimanere
amici come siamo stati finora. > la rassicurò sorridendo. Poi le posò un
lieve bacio sulla fronte, augurandole la buonanotte, girò i tacchi e sparì.
Selene raggiunse la sua stanza in silenzio.
Nessuna traccia della zia o di Tiffany, e Charlotte dormiva. “ Benissimo” si disse lei “per lo meno la sgridata è rimandata a domani. Non
saprei gestire anche quella stasera.”
La pelle le pizzicava per via del sale
così, gettato il vestito umido in un angolo del bagno, si immerse
nella grande vasca piena d’acqua calda.
Chiudendo gli occhi, cominciò a riflettere.
Pensava a Teo, con i suoi ricci castani e gli occhi grandi, con le spalle
larghe e il fisico asciutto. Un gran bel ragazzo, obiettivamente. Era anche
molto dolce e romantico, come le aveva dimostrato
durante la festa. Qualunque ragazza avrebbe desiderato baciarlo tra le onde del
mare.
Ovviamente, lei non condivideva i desideri
di qualunque ragazza.
Semplicemente, Teo non era il tipo di
ragazzo che faceva per lei. Era dolce, con tutte le attenzioni che le rivolgeva, ma alla lunga stare in sua compagnia la faceva
sentire soffocare. Charlie e Bethany erano quelle che adoravano le
romanticherie, a lei serviva di più. Le piacevano certo, a piccole dosi, ma
aveva bisogno anche di un briciolo di brio, di follia nella sua vita.
Lei aveva bisogno di qualcuno di abbastanza
folle da poterle stare accanto. Teo non era pazzo a sufficienza.
Stare con lui sarebbe stato come
accontentarsi di un fuoco d’artificio babbano quando
lei adorava i magnifici Filibuster...
“Che paranoie
dementi che devo avere! Persino il Dottor Filibuster vado a scomodare! Che poi non c’entra niente con i miei
problemi sentimentali...” si
disse Selene uscendo dalla vasca e mettendosi a dormire.
“Stupida ragazzina che non sono altro!”
Cara
Len,
E così sei riuscita a combinare
un altro bel casino eh?
“Teo
aveva detto che gli andava bene rimanere amici, ma poi
non si è più fatto vedere come prima”, scusa ma che ti aspettavi? Lui ti ha
baciato nella maniera più romantica possibile e tu gli hai
detto che lo vedi solo come un amico! Come ti aspettavi che reagisse??
Vuoi
la mia opinione al riguardo, comunque? Bene eccola: magari
non puoi stare con Matteo non perché hai bisogno di qualcun altro diverso da
lui, ma perché quel qualcun altro l’hai già trovato. E tutte le tue “paranoie dementi” non sono altro che
giustificazioni per non ammetterlo.
Dicevi
di stupirti perché hai paragonato il tuo fantomatico “uomo ideale” ai fuochi
d’artificio Filibuster? Secondo me
è l’unica conclusione sensata a cui sei arrivata... Proprio non capisci da sola
il perché?
Sinceramente,
Len, chi è il primo ragazzo a cui pensi quando si
parla di fuochi d’artificio Filibuster???
Baci
e Abbracci
Beth