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Autore: _lu    20/01/2012    1 recensioni
Selene Felicity De Vrie, lunghi boccoli neri, occhi verdissimi, orfana dei genitori a causa di un attacco misterioso e improvviso della Mangiamorte Bellatrix Lestrange, si prepara ad affrontare il suo primo anno ad Hogwarts...Qui seguiremo la sua vita tra una migliore amica timida ma simpaticissima, due grandi amici burloni e combina guai (indovinate chi sono?), lezioni interessanti e malefatte di ogni genere.
Che dire, spero di avervi incuriositi almeno un pochino! E' la mia prima ff quindi vi chiedo di essere un po' clementi e di lasciare qualche recensioncina. Anticipo già che la storia farà parte di una serie che durerà all'incirca fino a dopo la seconda guerra magica...ne vedrete delle belle!
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix, Lestrange, Fred, Weasley, George, e, Fred, Weasley, George, Weasley, Nuovo, personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: Incompiuta | Contesto: Durante l'infanzia di Harry
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SECONDA PARTE

SECONDA PARTE

FESTE SULLA SPIAGGIA E PARANOIE DEMENTI

Roma, estate 1992

Una Selene abbronzata e sudaticcia, provata dall’afoso clima italiano, così diverso da quello freddo e piovoso a cui era abituata, correva agitata per il sentiero sassoso che saliva la collina deserta. Dopo essersi assicurata che nessuno la stesse seguendo, attraversò decisa il grande arco di pietra, una delle tante impronte del glorioso passato della città eterna. Non appena il suo piede si staccò dal prato che ricopriva la collina, la ragazza fu catapultata in un luogo completamente differente: tanto il primo era deserto e silenzioso quanto il secondo era vivace e affollato, pieno di persone vestite in modo bizzarro che si intrattenevano allegramente per una delle vie laterali del quartiere magico Roma. Qui mamme indaffarate che completavano le ultime commissioni della giornata. Di là ragazzine ridoline che flirtavano con qualche compagno o si appostavano davanti alla vetrina della libreria, in attesa dell’uscita del nuovo affascinante assistente della proprietaria. Ovunque intellettuali distratti che, formando gruppetti eterogenei ai lati della strada, discutevano di questo o quell’altro argomento di vitale importanza per la comunità magica, senza accorgersi del furbo di turno che prontamente spillava qualche galeone dai loro borselli gonfi. C’era anche chi, dopo un’intera giornata trascorsa nel mondo dei Babbani, sbucava all’improvviso dall’arco incantato, prendendo la via di casa.

A quest’ultima categoria apparteneva appunto Selene, che si affrettava a raggiungere la pensione dove alloggiava con la sua famiglia. Poteva trascorrere liberamente le sue giornate nel quartiere magico, ma dopo settimane che percorreva le solite viette cominciava ad annoiarsi del panorama, così aveva deciso di avventurarsi nel mondo Babbano. Uno strappo alla regola che aveva dato i suoi frutti: aveva trovato un enorme negozio di dischi dove era riuscita a scovare un’edizione rarissima del primo album del suo cantante preferito, Michael Jackson. Aveva scoperto il cantante solo l’anno prima, in occasione dell’uscita dell’album “Dangerous”, e l’aveva completamente stregata. Infilò velocemente il disco nella capiente tracolla che portava sempre con sé prima di salutare con un sorriso raggiante il portiere, Marco.

< Buonasera Selene! Com’è andata la giornata? Ancora in giro per il quartiere con quel perditempo di mio fratello? > le chiese il giovane cordialmente, parlando inglese.

< No, oggi sono stata per conto mio. Mi sono alzata presto e ho fatto un giro fuori, anzi se lo vedi dì a Matteo che mi dispiace di non averlo aspettato, ma so che lui dorme fino a tardi... Devo scappare adesso, sai che mia zia vuole che ceniamo tutte insieme >

Si congedò quindi dal moro sventolando la mano, per raggiungere rapidamente il mini appartamento che divideva con Charlotte. Non si stupì di trovarlo vuota, così, dopo essersi data una rinfrescata e dopo aver indossato un colorato vestitino di cotone che aveva comperato qualche giorno prima, andò a cercare la famiglia nelle stanze di Tiffany e di zia Pauline.

Trovò Charlotte sola nella camera della zia, che leggeva un libro seduta in poltrona.

< Ehilà Charlie! Ancora in lettura? >

< Aspetto che zia Pauline e Tiffany finiscano di prepararsi... >

< Sì, come se per tutto il giorno avessi fatto qualcos’altro oltre ad ammuffire su quei maledetti libri. E poi non sono neanche compiti quelli, dai, solo Tiffany ha fatto le “letture preparatorie” prima di entrare ad Hogwarts. Dovresti uscire con me ogni tanto, non seppellirti viva qui come fa qualcun altro > disse Selene scandendo bene le ultime parole.

< Dai Len, smettila. Tiffany è già abbastanza giù di morale senza che ti ci metti tu. E io sto solo cercando di farle un po’ di compagnia. >

< Compagnia? Sbaglio o sei qui da sola adesso? Sbaglio o ti ho trovato qui da sola anche ieri sera, la sera prima e ogni sera? >

Selene era sempre più agitata, mentre la più piccola sospirò, stanca.

< Ne abbiamo già parlato, Len. Dalle tempo. >

< Tempo? Quanto tempo dovrei darle? E’ dall’inizio dell’estate che aspetto e sto zitta, ma mi sembra che stia esagerando, non può pretendere che stiamo tutti qui ad aspettare i suoi comodi! >

< E a me invece non sembra affatto che tu stia qui ad aspettare me. A dire la verità non mi sembra nemmeno che tu sia qui, non ti si vede mai, sempre in giro a farti gli affari tuoi con quell’italiano... Bell’ipocrita che sei, a dare a me dell’egoista! >

Selene si girò lentamente per affrontare la sorella, fissandola con gli occhi verdi ridotti a fessure.

< Scusami tanto se non voglio rovinarmi le vacanza per te. Non sono certo venuta fino a Roma per passare le giornate a guardarti mentre ti piangi addosso perché Percy Weasley sta con un’altra! >

Girò sui tacchi e uscì dalla stanza come una furia, nemmeno l’occhiata supplichevole che Charlotte le rivolse riuscì a fermarla o a farla sentire in colpa, era troppa la rabbia che sentiva.

Aveva portato pazienza quando, dopo le vacanze di Natale, la sorella si disperava perché Percy l’aveva lasciata.

Le era stata vicina, l’aveva capita. Ma erano passati mesi, pensava che Tiffany sarebbe andata avanti, invece, quando a giugno sull’Espresso di Hogwarts aveva scoperto che il ragazzo in questione si vedeva con un’altra Corvonero, era piombata nella depressione più totale.

Zia Pauline aveva cercato di tirarla su di morale prenotando quella vacanza in Italia, ma già dal loro arrivo a Roma aveva compreso che le cose non sarebbero andate come lei desiderava. Avevano passato i primi giorni visitando i più bei monumenti babbani della città, attività che in un qualsiasi altro momento avrebbe mandato Tiffany in brodo di giuggiole; la ragazza però appariva sempre annoiata e distante, così anche la zia si era arresa all’evidenza e le aveva accordato il permesso di rimanere nella pensione. Le gite turistiche nel mondo babbano si erano arenate per tutta la famiglia: zia Pauline rimaneva sempre nella pensione con la nipote, Charlie e Selene trascorrevano le giornate nel quartiere magico. Quando però Marco aveva presentato loro il fratello minore Matteo, e questi e Selene avevano cominciato ad andare d’accordo, Charlotte aveva preferito abbandonarla per fare anche lei compagnia alla sorella maggiore.

Selene rifiutava categoricamente di rovinarsi la vacanza per colpa di Tiffany, così quando Matteo era occupato usciva da sola, come quel giorno. Non le dispiaceva la solitudine, o meglio, la preferiva allo starsene chiusa nella pensione a combattere una causa persa contro la sua depressa sorella maggiore: oltre al nervosismo provocatole dal non potersi muovere liberamente, vederla in quello stato catalettico le faceva salire una rabbia difficilmente reprimibile, quindi cercava di evitare Tiffany il più possibile.

Sopportare la sua acidità però le era riuscito impossibile quella sera: non aveva intenzione di rivederla almeno fino al giorno successivo, così i suoi piedi, guidati dalla furia, raggiunsero inconsciamente il parco silenzioso dove era solita trascorrere le ore più tranquille della giornata. Fortunatamente non c’era nessuno, così si sedette appoggiata al tronco di una quercia secolare e, respirando profondamente con gli occhi chiusi, aspettò che la rabbia sbollisse.

< Hola chica! Todo bien? >

Selene si voltò sorridendo, incontrando gli occhi castani e vivaci di Matteo. Solo lui poteva rivolgersi a qualcuno in quel modo: aveva cominciato a farlo da quando era tornato da una vacanza in Spagna. Non conosceva che poche parole di spagnolo, probabilmente nemmeno completamente corrette, ma lui si divertiva a pronunciarle, e non c’era verso di farlo smettere. Spesso Marco lo rimproverava perché diceva che gli faceva fare brutta figura con i turisti, ma Selene trovava la sua parlata piuttosto spassosa.

< Ciao Teo. Che ci fai da queste parti a quest’ora? >

< Un certo fratello apprensivo mi ha mandato a cercarti quando ti ha visto uscire dalla pensione che assomigliavi a una Banshee...Parole sue, ambasciator non porta pena! > aggiunse alzando le mani, cogliendo l’occhiata indispettita di Selene < A cosa è dovuta la tua improvvisa trasformazione? >

< Ma niente. Ho solo litigato con mia sorella, quella stupida. >

< Quella depressa che non esce mai? >

< Quella. > confermò Selene sbuffando e cominciando a strapare accanitamente alcuni ciuffi d’erba.

< Mmm... Senti, invece di tormentare il povero prato che non ti ha fatto niente, ti va di venire a sfogarti da qualche altra parte? >

< Per esempio? > chiese la ragazza, incuriosita. L’amico era già scattato in piedi, scrollandosi l’erba dai jeans.

< Per esempio alla spiaggia. Un mio amico organizza una festa. Tranquilla, è qua vicino. Prometto di riaccompagnarti in albergo appena ti sarà passata la rabbia! >

< Okay, andiamo. Così vediamo se le feste romane sono veramente migliori di quelle inglesi.!>

< Ci puoi giurare! > replicò l’altro sorridendo e afferrandole la mano per aiutarla a rialzarsi.

 

Ballando scatenata a piedi nudi sulla sabbia, Selene potè constatare che le feste italiane erano molto simili a quelle inglesi, anche se guadagnavano sicuramente un sacco di punti nell’atmosfera. Sarebbe stato impensabile organizzare una festa come quella nelle spiagge inglesi, ed era un vero peccato.

Matteo le si avvicinò e, continuando a ballare vicino a lei, le gridò qualcosa all’orecchio. Selene gli rivolse un’occhiata interrogativa, inarcando le sopracciglia: non aveva sentito assolutamente nulla. Il ragazzo rise e, inaspettatamente, la sollevò tra le braccia e cominciò a correre verso il mare. Selene vide alcune ragazze urlare, mentre venivano trascinate allo stesso modo tra le onde. Lei e Matteo continuavano a ridere. Il ragazzo la lanciò in aria sopra l’acqua scura, per poi tuffarsi subito al suo fianco. Completamente zuppi, i due ricominciarono a ridere e a schizzarsi a vicenda, fino a quando un ritmo lento, che giungeva magicamente amplificato dalla radio incantata sulla spiaggia, non li zittì. Matteo la abbracciò e cominciarono a ballare, muovendosi un po’ impacciati a causa dell’acqua che arrivava loro alla vita. Attorno a loro, le ragazze che prima urlavano danzavano sorridendo aggrappate a quelli che dovevano essere i loro fidanzati.

< Siamo circondati da coppiette! > esclamò ridendo Selene.

< Ti dà fastidio? > le chiese Matteo, fissandola con un sorriso sghembo.

< No ma è una situazione strana no? Voglio dire, mi fa ridere! >

< Allora ridi, mi piace quando ridi! > sussurrò lui. Con una mano le carezzò la guancia fradicia. Avvicinò ancora i suoi occhi a quelli di Selene e, chinandosi leggermente, sfiorò le sue labbra in un bacio salato.

Il cervello della ragazza pareva essersi momentaneamente inceppato, non riusciva a focalizzarsi sul più piccolo pensiero che avesse un briciolo di senso compiuto. Per un attimo Selene visse il momento magico tanto decantato dalle protagoniste dei romanzetti babbani di sua sorella Tiffany: baciare un bel ragazzo italiano tra le onde del mare, ballando sulle note di una canzone romantica. Bellissimo.

Ma non fa per me” si rese conto Selene non appena il suo cervello riassunse le proprie consuete facoltà. Si allontanò da Matteo, forse troppo bruscamente: il ragazzo la guardava turbato.

< Ehm è meglio se mi riaccompagni a casa adesso. Sai, credo di aver fatto arrabbiare mia zia a sufficienza. > gli disse sorridendo, prima di voltarsi e uscire dall’acqua a passo spedito.

Matteo la accompagnò alla pensione silenziosamente, guardandola appena. Quando però lei stava per raggiungere le sue stanza senza la minima spiegazione, come se non fosse successo nulla tra loro due quella sera, il ragazzo la fermò,stringendole lievemente un polso.

< Che succede? Ho fatto qualcosa che non va? > le chiese, costringendola a voltarsi lentamente.

< No figurati, è che sono stanca, io... >

< Selene > la interruppe lui alzandole il viso con due dita, in modo che lo guardasse negli occhi.

< Okay, senti. Mi sono divertita alla festa, moltissimo. Ed è stato bello ballare nell’acqua con te però... io non credo che tutto questo faccia per me... >

< Non è che sono io a non fare per te? >

< Forse. > asserì lei dopo un secondo di silenzio < Non lo so io... penso di vederti solo come un amico, Teo. >

< Okay. Non serve che mi guardi così, non mi devi chiedere scusa. Possiamo rimanere amici come siamo stati finora. > la rassicurò sorridendo. Poi le posò un lieve bacio sulla fronte, augurandole la buonanotte, girò i tacchi e sparì.

Selene raggiunse la sua stanza in silenzio. Nessuna traccia della zia o di Tiffany, e Charlotte dormiva. “ Benissimo” si disse lei “per lo meno la sgridata è rimandata a domani. Non saprei gestire anche quella stasera.”

La pelle le pizzicava per via del sale così, gettato il vestito umido in un angolo del bagno, si immerse nella grande vasca piena d’acqua calda.

Chiudendo gli occhi, cominciò a riflettere. Pensava a Teo, con i suoi ricci castani e gli occhi grandi, con le spalle larghe e il fisico asciutto. Un gran bel ragazzo, obiettivamente. Era anche molto dolce e romantico, come le aveva dimostrato durante la festa. Qualunque ragazza avrebbe desiderato baciarlo tra le onde del mare.

Ovviamente, lei non condivideva i desideri di qualunque ragazza.

Semplicemente, Teo non era il tipo di ragazzo che faceva per lei. Era dolce, con tutte le attenzioni che le rivolgeva, ma alla lunga stare in sua compagnia la faceva sentire soffocare. Charlie e Bethany erano quelle che adoravano le romanticherie, a lei serviva di più. Le piacevano certo, a piccole dosi, ma aveva bisogno anche di un briciolo di brio, di follia nella sua vita.

Lei aveva bisogno di qualcuno di abbastanza folle da poterle stare accanto. Teo non era pazzo a sufficienza.

Stare con lui sarebbe stato come accontentarsi di un fuoco d’artificio babbano quando lei adorava i magnifici Filibuster...

Che paranoie dementi che devo avere! Persino il Dottor Filibuster vado a scomodare! Che poi non c’entra niente con i miei problemi sentimentali... si disse Selene uscendo dalla vasca e mettendosi a dormire.

“Stupida ragazzina che non sono altro!”

 

Cara Len,

E così sei riuscita a combinare un altro bel casino eh?

“Teo aveva detto che gli andava bene rimanere amici, ma poi non si è più fatto vedere come prima”, scusa ma che ti aspettavi? Lui ti ha baciato nella maniera più romantica possibile e tu gli hai detto che lo vedi solo come un amico! Come ti aspettavi che reagisse??

Vuoi la mia opinione al riguardo, comunque? Bene eccola: magari non puoi stare con Matteo non perché hai bisogno di qualcun altro diverso da lui, ma perché quel qualcun altro l’hai già trovato. E tutte le tue “paranoie dementi” non sono altro che giustificazioni per non ammetterlo.

Dicevi di stupirti perché hai paragonato il tuo fantomatico “uomo ideale” ai fuochi d’artificio Filibuster? Secondo me è l’unica conclusione sensata a cui sei arrivata... Proprio non capisci da sola il perché?

Sinceramente, Len, chi è il primo ragazzo a cui pensi quando si parla di fuochi d’artificio Filibuster???

Baci e Abbracci

Beth

 

  
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