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Autore: Sophie Isabella Nikolaevna    20/01/2012    1 recensioni
N.B.: questa è la ri-pubblicazione di una storia che ho già pubblicato e che per errore si è cancellata!
"Attirerò le persone a me. E allora... allora saranno loro a creare il mio mondo!".
Un piccolo sogno e il suo innocente desiderio di vivere. Ma cosa si intende con "saranno loro a creare il mio mondo?". Qual è il mistero legato alla voce del piccolo sogno? Quale strada macchiata di rosso (ma anche di blu, verde e giallo) stanno per percorrere cinque amici?
E soprattutto, saranno ancora amici o si volteranno le spalle a vicenda?
Troverete queste risposte nelle stanza di una vecchia casa, tra carte da gioco, rose e castelli reali, nella più nera delle notti.
Genere: Dark, Mistero, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kaito Shion, Len Kagamine, Meiko Sakine, Miku Hatsune, Rin Kagamine
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 3 - Miku

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Quando il piccolo sognò tornò nella camera dei bambini attraverso la porta rossa, la piccola Miku era in piedi in fondo alla stanza, a fissare le propria immagine che, nonostante il buio, vedeva chiaramente riflessa in uno specchio più alto di lei.
La bambina indossava un elegante vestito verde chiaro dalla gonna svolazzante, il corpetto verde scuro e le maniche a sbuffo bianche, e sopra la gonna un grembiule bianco dai bordi di pizzo. I capelli, che teneva come suo solito raccolti in due codini, erano color verde acqua, e sotto la frangia i suoi occhi risplendevano della stessa tonalità. Era sempre stata la bambina più graziosa della sua scuola, e lo sapeva. Quello che però lo specchio rifletteva andava oltre i limiti dell'aggettivo "graziosa".
Nello specchio appariva una ragazza sulla ventina, o forse anche meno, e la sua bellezza irradiava quasi luce propria. Il suo viso dai lineamenti dolci e armoniosi era illuminato da un'espressione di gentile felicità. Indossava un sontuoso abito regale, dal corpetto e le maniche di pizzo nero ricamato finemente in intrichi di rose. I colori della lunga gonna spaziavano in tutte le sfumature del verde, e sul petto la ragazza portava una spilla a forma di rosa color smeraldo. I capelli le ricadevano lungo la schiena, lunghi e avvolti in morbidi boccoli, fin sotto la vita. E in testa portava una piccola coroncina d'oro con pietre preziose - verdi.
"Come sei bella, Miku", disse il piccolo sogno dopo essersi schiarito la voce.
"Grazie. Visto che non trovavo più i miei amici, avevo deciso di provarmi il mio vestito nuovo", disse la piccola a mo' di spiegazione, senza chiedersi chi fosse stato a parlarle, "ma lo specchio ha... cambiato la mia immagine. Se da grande sarò così bella, non vedo l'ora di crescere! Solo le ragazze di gentile aspetto possono diventare principesse".
"Sai, Miku", le rispose il sogno, "io so come farti diventare una bellissima principessa. Anzi, di più... una bellissima regina".
Miku finalmente si voltò. Rivolse alla creatura un sorriso smagliante:
"Davvero? Allora mi faresti la cortesia di dirmi chi sei?".
"Io sono un povero, piccolo sogno che vuole avere un mondo in cui vivere per sempre. Il mio mondo ha già la guerra e la musica, ma gli manca un po' di bellezza. E soprattutto...". Il piccolo sogno assunse un'espressione che lasciava intendere fini malvagi, "gli manca una regina".
"Che cosa posso fare per fornirti quello di cui hai bisogno, piccolo sogno?", chiese Miku, senza accorgersi del ghigno sinistro del sogno.
"Devi semplicemente seguirmi".
"Ne sarò lieta, piccolo sogno! Ho sempre sognato di diventare una bellissima regina, di avere un castello, dei sudditi, di poter organizzare balli...".
"Lo so, Miku. Io so tutto quello che sogni".
Ancora una volta Miku non si accorse, occupata com'era a fantasticare sul suo meraviglioso regno, delle inquietanti parole del piccolo sogno.

Il piccolo sogno sospirò senza che la piccola Miku lo sentisse. Tanto, prima che quella si fosse accorta di qualcosa, avrebbe fatto in tempo ad esplodere l'intero pianeta. Mentre gli altri due erano stati molto intelligenti e attenti, quella bambina sembrava interessarsi soltanto a se stessa.
"Miku, lo sai cosa c'è scritto nel libro di fiabe della tua cara nonna, dopo quello che vi ha letto ieri sera?", le chiese.
"No, non lo so, piccolo sogno. Lo sai che prima, quando mi hai parlato mentre mi guardavo allo specchio, mi è sembrato di trovare familiare la tua voce?".
"Ah, davvero?". Il piccolo sogno fece una pausa. "Nel libro c'è scritto quello che ora ti dirò. 'Verde è la terza Alice, ricca di beltà, nel Paese delle Meraviglie corre e va. Piccola e carina, ogni uomo incanta già, e ad un mondo strano e verde vita lei dà. Quell'Alice presto una Regina è resa, sì, e un sogno assai contorto già la cattura, così. Or lei vuol soltanto per sempre governar, ma dal quel suo sogno lei non potrà più scappar".
"Povera terza Alice", si limitò a rispondere Miku mentre di sua spontanea volontà apriva la porta rossa senza porsi alcuna domanda sul colore di questa. Quando però si ritrovò davanti alla selva intricata che aveva invaso il corridoio, spalancò gli occhi. "Ma che cos'è successo qui? Perché c'è del sangue per terra?! AIUTO!".
"Sati calma, piccola Miku. Questo non ti riguarda. E' tutto a posto".
"Mh". La bambina si tranquillizzò alle parole del piccolo sogno e, facendo attenzione a non calpestare il sangue con le sue morbide pantofole azzurrine, raggiunse la porta blu e l'aprì. "E' qui il mio regno?".
"Non solo. Tutto quello che vedi intorno a te è il tuo regno, piccola Miku. Tutto".
"Che meraviglia!". Miku corse dentro la stanza invasa dalle rose blu. "Questi fiori sono stupendi! E... oh, quello è il più bello di tutti!". Si diresse saltellando aggraziatamente verso la rosa che giaceva sul divano e che emetteva, piano, la musichetta spettrale che aveva intonato Kaito. Il fiore era blu, come tutti gli altri, ma appariva rosso per il sangue versato alla morte del ragazzo cantore. Miku, ignara del perché del suo colore scarlatto, se lo mise tra i capelli e saltellò per la stanza lasciando dietro di sé una lieve scia di musica che solo chi voleva poteva udire.
"Sono curiosa di vedere come prosegue il mio bellissimo regno!", esclamò puntando verso la porta dalla quale si accedeva ad un altro corridoio.
"Prima, però, ti prego di rimettere la rosa al suo posto".
"Oh. Va bene, piccolo sogno". Miku, un po' delusa, si tolse il fiore dai capelli e lo riappoggiò con delicatezza sul divano, per poi dirigersi nuovamente verso la porta. Sorrise ingenua alla brillante luce verde che pervase l'uscio come lo aprì, e lo attraversò seguita dal piccolo sogno.

Il suo piede poggiò su un soffice strato d'erba color verde chiaro, illuminato da tante piccole lucciole che volavano, intermittenti, per la stanza. Quel corridoio era libero da qualsiasi tipo di albero, in compenso il pavimento era interamente ricoperto d'erba, le lucciole volavano, e... e sulla mano destra di Miku era comparso dal nulla un fiore verde.
"Piccolo sogno, che cos'è quella parete di blocchi di pietra con una porta?", chiese Miku indicando davanti a sé. Prima di quella notte il corridoio era sempre stato chiuso da un muro con una finestra che dava sul giardino, ora invece al suo posto c'era un muro di grossi mattoni con un portone a sesto acuto di legno scuro. Miku corse, con passo da fata, fino a quella strana parete, balzellando tra le lucciole.
"Prima di correre là, guarda un po' che cosa c'è alla tua sinistra, piccola Miku", la richiamò il sogno. Miku si fermò e, voltatasi, poté vedere alla propria sinistra un grande specchio ovale dall'intarsiata cornice d'oro, circondato da spinose rose verdi. La bambina sorrise alla propria immagine riflessa: ancora la giovane regina dalla coroncina d'oro in testa, vestita con un elegante abito dal corpetto di pizzo nero e la  lunga
gonna verde scuro. Sul petto una rosa verde smeraldo.
"Oh, piccolo sogno, starei ore a guardare quanto sarò bella quando sarò regina!", esclamò sbattendo le lunghe ciglia.
"Avrai tutto il tempo per farlo. Ma prima, entra nel tuo castello".
A malincuore Miku si allontanò dallo specchio e si avvicinò alla parete di grossi mattoni e al pesante portone di legno massiccio, che si aprì come per magia quando vi fu giunta davanti.
"E' questo il mio castello?", chiese la bambina, eletrizzata. Non vi fu bisogno di risposta: al di là del portone si ergevano le altissime pareti di un sontuoso salone da ballo, tutto d'oro, compreso il pavimento, e il soffitto affrescato. L'intera stanza era piena di persone: uomini, donne, bambini e anziani, tutti vestiti a festa secondo le mode europee di qualche secolo addietro. Dovunque gli occhi stellanti di Miku si posassero, potevano vedere solo sontuose decorazioni, gonne spumeggianti, luccichii e colori pastello.
"Salute a voi, Regina", disse l'intera folla all'unisono, aprendosi al suo passaggio. Qualcuno portò, appoggiata su un cuscino finemente ricamato, una corona d'oro con smeraldi, che le fu immediatamente posta sul capo.
"Mia Regina", diceva chiunque incrociasse il suo sguardo.
"Mia Regina".
"Mia Regina".
"Voglio avere anche io un vestito elegante come i vostri", decretò Miku. "Anzi, visto che sono la Regina, voglio avere un vestito più bello di tutti i vostri!".
"Ma certo, mia Regina", le disse una donna inchinandosi. "Lasciate fare a me, vi troverò il vestito più bello mai visto".
E mentre Miku si allontanava con la donna su per un imponente scalone di marmo, il piccolo sogno restava fuori dal portone, e osservava soddisfatto le rose verdi che crescevano e si contorcevano, fino a ricoprire completamente lo specchio e a romperlo con i loro terribili spini.

* * *

"E' stato un ballo meraviglioso!", esclamò Miku tuffandosi sull'enorme letto a baldacchino che troneggiava nella sua (enorme) camera da letto da regina. Indossava lo stesso vestito che aveva visto riflesso nello specchio, ma il suo corpo era ancora quello di una bambina di nove anni.
"Meravigliosa eravate voi, mia Regina", le rispose la donna che le aveva consigliato l'abito. "Ma ora immagino che vogliate riposare".
"No, affatto! Voglio... voglio fare la Regina". Si mise seduta. "Quindi voglio dare ordini. Chiama degli uomini: voglio che sia scavato un fossato intorno a questo castello. E devo avere una città da governare: voglio che sia costruita una città".
"Non c'è bisogno di chiamare degli uomini: ogni vostro desiderio è un ordine, mia Regina", rispose la donna indicandole una finestra. Miku vi si diresse a passo di danza e guardò giù: intorno al castello l'acqua di un fossato splendeva al sole, e più lontano - oltre l'immenso giardino di cespugli di rose verdi - tanti edifici svettavano contro il cielo terso. Edifici verdi come le rose.
"Voglio andare là!", esclamò Miku, raggiante. "Voglio vedere il mio regno!".
"Mi dispiace, mia Regina". Miku guardò la donna con aria interrogativa prima che questa riprendesse a parlare. "Questa è l'unica cosa che non potete fare".
"E perché?".
"Voi non potete uscire da questo castello, mia piccola Regina Miku".
Miku sobbalzò al suono di quella voce. Non era stata la donna a parlare.
"Piccolo sogno! Dov'eri finito? Al ballo non c'eri!".
"Voi non potreste uscire da questo castello neanche se ci provaste, Regina Miku. Avete aperto solo la porta del corridoio, che vi ha condotta qui. Siamo ancora dentro al corridoio. E, a meno che non apriate un'altra porta, non potete andare a vedere il vostro mondo strano e verde".
"Mondo strano e verde?". Miku restò leggermente turbata da quelle parole. Le sembrava di averle già sentite, e per la prima volta da quando era iniziata quella stramba avventura sentì nascere dentro di sé un senso d'inquietudine. Poi, qualcuno bussò alla porta.
"Avanti", disse la bambina.
"Vostra Maestà Regina Miku, accettate questi umili omaggi che le portano i suoi più affezionati sudditi", dissero due uomini inginocchiandosi ai suoi piedi. Entrambi tenevano in mano delle grosse scatole.
"Grazie". Miku ne prese una, l'aprì e vide sfarfallii di brillanti e tessuti pregiati.
"Sono abiti cuciti con le stoffe più ricercate di tutta la regione, Regina. Desidereremmo sapere che cosa ne pensate".
"Se siete così gentili da aspettarmi un attimo", rispose Miku prendendone uno, "ve lo dirò subito".
Andò dietro ad un paravento ricamato a fiori che si trovava in un angolo della stanza e ne uscì poco dopo con indosso un vestito rosso e nero, tutto velluto, raso, pizzi e lunghi guanti a rete.
"Siete bellissima, Regina Miku!", esclamarono all'unisono i due uomini e la donna. Il piccolo sogno restò zitto e in disparte, seduto sul letto. Miku, però, non fu convinta dalle parole dei suoi sudditi: quel "mondo strano e verde" che aveva detto il piccolo sogno le aveva fatto perdere tutta la sua convinzione di essere bella e la sua danzante spensieratezza. Si guardò al grande specchio che troneggiava accanto al paravento. Ancora una volta il suo riflesso era quello di una donna. Questa volta, però, si trattava di una donna sui trent'anni, bella ma... tremendamente adulta. Il cuore di Miku fece un salto. No, non poteva essere. Intorno agli occhi aveva quasi le rughe! Quella non era la bella Regina che aveva tanto sognato di essere. Per un istante, vide i propri occhi riflessi nello specchio tingersi completamente di nero, iridi e cornee. Sussultò. Aveva le visioni, adesso? Stava forse impazzendo?
"Vi abbiamo regalato anche questo, Regina". Miku si voltò verso l'uomo che aveva parlato, che teneva in mano un mazzo di carte. Timorosa, Miku prese l'oggetto tra le mani e lo sfogliò.
La prima carta era il Re di Picche. Il soggetto raffigurato aveva i capelli corti e castano rosso, gli occhi rossi e un complicato vestito anticheggiante scarlatto che poteva assomigliare ad un'armatura. L'espressione del viso era di combattività. Come ogni carta da gioco, anche quella poteva essere guardata da due lati diversi. Capovolgendola, la faccia opposta del Re esprimeva la paura più agghiacciante, e qualche lacrima gli cadeva dagli occhi. Osservandolo ancora meglio, intorno al suo collo c'era qualcosa di nero. Mani nere. Che gli afferravano il collo da dietro le spalle. Miku tremò e lasciò cadere in fretta la carta, e notò che la seconda era il Re di Quadri. Questo Re invece era blu, sia i capelli che gli occhi che l'elegante abito con ricami di note musicali. La sua espressione serena e un po' malinconica era completamente ribaltata se si capovolgeva la carta, lasciando spazio ad un viso folle, dagli occhi sgranati e uno sparo sanguinante alla tempia. Le mani di Miku ormai tremavano come foglie, e fece cadere sia questa che la carta successiva. La quarta carta era invece il Re di Cuori, dagli occhi gialli e uno splendente abito color oro. Il Re aveva i capelli corti, biondi e spettinati, come un bambino, mentre se si rivoltava la carta si poteva vedere un Re esattamente identico al primo, ma con i capelli più lunghi e un fiocco bianco tra questi. Non c'erano scene di morte in questa carta, eppure emanava una strana aura. Qualcosa di oscuro.
"Len e Rin", sussurrò Miku, atterrita. "E Kaito. E Meiko". Fece cadere anche il Re di Cuori e fissò, i battiti a mille, quell'unica carta che non aveva guardato, e che ora gaceva sul pavimento, soltanto il dorso visibile.
Sapeva benissimo che cosa c'era disegnato su quella carta. E, soprattutto, ora sapeva benissimo che le parole "mondo strano e verde" facevano parte della storia della terza Alice.
"Lasciatemi sola", mormorò. I sudditi la guardarono interrogativi. "SOLA!".
I due uomini e la donna se ne andarono immediatamente. Il piccolo sogno invece restò dov'era.
Non poteva essere lei la terza Alice, no, non poteva. Prese in mano la carta, facendo attenzione a non guardare la figura, e si fissò in uno dei numerosi specchi della stanza.
Le si mozzò il fiato quando vide
, in piedi nel suo bellissimo vestito, il corpo di una vecchia. La pelle cadente, le rughe, le braccia gracili e i capelli bianchi con appena qualche striatura verde acqua. Dopo qualche secondo cercò di respirare e di essere razionale: non era poi così vecchia. Avrebbe potuto avere sessant'anni. Però il riflesso invecchiava a vista d'occhio, e man mano che passavano i secondi, più i capelli diventavano bianchi per poi tingersi di giallastro, più la pelle diventava inutile e a macchie... le ossa erano sempre più evidenti, le mani sempre più scheletriche... gli occhi sempre più iniettati di sangue. Sangue nero.
Miku cercò di dire qualche parola ma le riuscì solo di muovere le labbra senza emettere alcun suono, in una silenziosa richiesta d'aiuto. Dov'era finita la bella Regina? Mentre il suo riflesso assomigliava sempre di più ad uno scheletro, Miku si decise a guardare il disegno della carta che teneva in mano. Il Re di Fiori. Nella metà a testa in su, poteva vedere una bellissima bambina dai lunghi codini verde acqua e il sontuoso vestito verde, gli occhi del colore dei capelli, come finestre su un ruscello, e un sorriso gentile. Ma girando la carta ecco che compariva la vecchia che vedeva nello specchio, un corpo quasi morto e gli occhi interamente neri.
"No, no...", riuscì finalmente a dire con un filo di voce. "Non è possibile, non posso essere io la terza Alice, non... io sono la Regina! Non posso invecchiare, non posso morire! Io sono bella! Io... IO VOGLIO ESSERE PER SEMPRE UNA BELLA REGINA!".
Diede un'ultima occhiata terrorizzata al suo riflesso dagli occhi ormai completamente neri. Dietro la sua caviglia, ecco riflesso il piccolo sogno, sorridente.
"Verde è la terza Alice, ricca di beltà,
Nel Paese delle Meraviglie corre e va.
Piccola e carina, ogni uomo incanta già,
E ad un mondo strano e verde vita lei dà.
Quell'Alice presto una Regina è resa, sì,
E un sogno assai contorto la cattura
già, così.
Or lei vuol soltanto per sempre governar,
E dal questo sogno lei non potrà più scappar.
Mia piccola Regina Miku, lo dice anche la storia, no? Tu vuoi governare per sempre, e non uscirai più da questo tuo sogno... ora non potrai più scappare".
"AIUTO!". Miku corse verso una delle finestre e la aprì, ma quando scoprì con orrore che il paesaggio che vedeva fuori non era altro che una parete dipinta - la parete del corridoio di casa sua -, lanciò un grido. E quando scorse, in mezzo al prato che credeva un vero guardino, Len e Rin, i suoi carissimi amici, ne lanciò un altro e si gettò a terra. Sapeva che non l'avrebbero mai sentita. Era in trappola. Chiusa nel suo sogno di bellezza. "PERCHE'?! IO VOGLIO ESSERE UNA BELLA REGINA, NON LA TERZA ALICE! IO VOGLIO VEDERMI BELLA! IO NON SONO UNA VECCHIA!".
"Ma tu, Miku, non puoi essere una bella Regina senza essere la Terza Alice. Tu volevi essere ammirata e regnare, e io volevo un mondo".
"PERCHE' LA TUA VO...".
"Sì, lo so, la mia voce ti è familiare. Rilassati, Miku. Saprai tutto a tempo debito".
Miku alzò la testa verso lo specchio, e vide rose verdi spuntare dalle pareti e dal pavimento e circondarlo.
"CHE COSA SIGNIFICANO QUESTE ROSE?!".
I fiori smeraldini strinsero lo specchio fino a mandarlo in frantumi. Intorno a lei erano sparse schegge brillanti, come se fosse stata immersa in un mare di stelle taglienti... Sentì il suono metallico della sua coroncina che cadeva a terra...
Le rose la raggiunsero e le spine iniziarono stringerla come le catene che tengono fermi i matti nei loro letti di agonia.
Riflesso nello specchio c'era uno scheletro.

Il piccolo sogno osservò la bella bambina intrappolata. La sua bellezza e la bellezza dei suoi sogni si erano impressi per sempre nel suo mondo. Un mondo con una selva oscura popolata di creature nere, le paure nascoste di una bambina coraggiosa, un mondo con la musica e con la follia disperata di un ragazzino solitario, un mondo con una bella Regina, intrappolata per essere sempre ammirata, e con un reame maestoso.
Ora, rifletté il piccolo sogno...
Ora il suo mondo aveva bisogno di un'ultima cosa, l'unica cosa senza la quale un mondo non può girare.
L'amore.





Ciao a tutti belli e brutti! Bimbi belli bimbi brutti bimbi che fanno i rutti!
Ok, basta.
Eccoci qua, ho finito anche il capitolo su Miku, che tra i Vocaloid è quella a cui sono più affezionata perché l'ho scoperta per prima. Mi è piaciuto un sacco farla vivere. Come avrete capito, il prossimo sarà su Len e Rin. Voglio già avvisarvi che, anche se il tema sarà l'amore, la coppia Len/Rin non sarà mai resa esplicita (nel senso che non si comporteranno come due innamorati): considerate che i due gemelli in questa storia hanno solo sette anni! 
A prestissimo!
Sophisabella
   
 
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