CAP. 9 - MAMORU
Avevo
pensato di accoglierla direttamente all’entrata con la scusa che non le avevo detto dov’era il mio studio. In realtà, dalla piantina
della struttura posta all’entrata, lo avrebbe tranquillamente trovato da sola. Sin
dal primo incontro al parco avevo provato verso di lei un forte istinto di
protezione. Era una sensazione nuova anche per me e difficile da descrivere e
da accettare. Non era di certo la prima ragazza obesa che avevo in cura, ma
vederla sola sull’altalena a mangiare gli onigiri, mi
aveva spezzato il cuore. Effettivamente, forse, era la prima paziente che
vedevo soffrire al di fuori del contesto
ambulatoriale. Ormai era diventata un’abitudine separare la vita lavorativa da
quella privata e comunque, abitando nella periferia di
Tokyo, non avevo mai incrociato, né tanto meno incontrato le pazienti per
strada. Quel giorno poi passavo per il parco per puro caso, spinto dal
desiderio di fare una passeggiata e di guardare il tramonto gustandomi un
gelato, prima di tornare a casa. Si direbbe un incontro voluto dal
destino. Comunque
questa particolare attenzione che nutrivo spontaneamente nei suoi confronti,
era un atteggiamento che dovevo troncare sul nascere. In primis era deleterio
per lei, perché la mia non obiettività potrebbe
influire negativamente sul mio modo di agire durante la terapia, rallentandone
i risultati. E poi era contro l’etica professionale affezionarsi in tal modo a una paziente.
«Articolo 26 del codice
deontologico degli psicologi
Lo psicologo si astiene
dall’intraprendere o dal proseguire qualsiasi attività professionale ove propri
problemi o conflitti personali, interferendo con l’efficacia delle sue
prestazioni, le rendano inadeguate o dannose alle persone cui sono rivolte. »
Così
mi ero ripromesso di controllarmi, di mostrarmi amichevole ma distaccato, ma
dentro di me, mi ripetevo che alla fine non c’era nulla di male
nell’accoglierla all’ingresso e così feci. Nonostante
ciò, quella fu una delle sedute più difficili della mia vita.
Fare
lo psicologo mi veniva piuttosto naturale, mi era sempre piaciuto aiutare gli
altri a capire se stessi e avevo intrapreso questa
professione proprio per questo e in seguito alla mia esperienza personale. Il
difficile era stato cercare di restare calmo, vedendo quella ragazza tentare di essere forte davanti agli altri e guardandola sopportare
da sola quel peso che le stavo volontariamente buttando addosso. L’esperienza e
anche la teoria erano a favore di questo tipo di
approccio per molti versi violento, ma quell’essere,
così robusto nell’apparenza ma così fragile nella sua essenza, lo stava facendo
pentire di non aver iniziato in un altro modo. Ormai comunque
era troppo tardi, la strada era stata intrapresa e non aveva senso cambiare in
quel momento. A ogni parola di Ami vedevo il suo
sguardo spegnersi; o si riconosceva nel racconto oppure stava lottando con
tutte le sue forze per negare la sua
somiglianza della sua storia con quella di Ami. Quando
poi aveva chiesto di andare alla toilette, istintivamente le sorrisi per
rassicurarla e mostrarle comprensione. In realtà la preoccupazione attanagliava
il mio cuore. Stavo sbagliando tutto con lei? Mi influenzava
già a tal punto? No, non poteva essere e così tornai serio e nell’attesa chiusi
gli occhi e mi focalizzai mentalmente verso il vertice
superiore del triangolo che avevo formato davanti a me con le mani, poggiando
gli indici sulla fronte. Mi concentrai sul mio respiro, sentii l’aria entrare
dalle narici e scivolare attraverso la trachea sino a raggiungere i polmoni,
percepii la vibrazione di questi ultimi che pian piano si dilatavano sino a
raggiungere la loro massima estensione e quindi tornavano a contrarsi e
ascoltai il rumore dell’aria che riacquistava la sua libertà. Ora ero di nuovo
concentrato sul mio obiettivo. Ora potevo proseguire senza intoppi…però quando
la vidi rientrare e fissare così intensamente Rei, le stavo scoppiando a ridere
in faccia!! Aveva un’espressione buffissima e
contemporaneamente molto tenera.
Durante
il racconto di Rei, sembrava più rilassata, probabilmente stava iniziando ad
accettare l’esistenza di questo tipo di situazioni e di problematiche; fu un
primo, ottimo segnale! Inoltre Rei stava parlando
proprio del Binge Eating,
quindi sicuramente era riuscita a catturare l’attenzione di Usagi.
Vedevo Usa sempre più determinata, ma per delicatezza
nei suoi confronti le chiesi come si sentiva. Fortunatamente la risposta fu positiva, il che mi rese molto felice ed orgoglioso di lei.
Stava già compiendo dei passi importanti. La consapevolezza era il primo passo
verso la guarigione e lei stava accettando di buon grado gli input che gli stavo mandando. Con il racconto di Makoto la sua reazione fu
molto differente. Sicuramente l’esperienza di Mako
era stata tremenda ed in fondo era inevitabile che turbasse Usagi.
Infatti la vidi asciugarsi una lacrima, ma feci finta
di nulla per non imbarazzarla e d’altronde come poterla biasimare? Quando Makoto si rivolse a lei direttamente, lo spavento e lo
stupore le si dipinsero in volto. Questo improvviso
ruolo attivo l’aveva colta alla sprovvista e forse era anche un po’ precoce, ma
l’accorato appello di Mako, e quindi una bella
scrollata, poteva farle solo bene.
Dopo
all’incirca due ore dall’inizio della seduta, si
cominciavano a vedere i primi segni di cedimento alla stanchezza sul volto di Usagi. Era stata una giornata intensa per lei e mancava
ancora il racconto di Minako. Ero proprio curioso di
vedere la reazione di Usa davanti a una ragazza che le
somigliava tanto e speravo sinceramente che diventassero amiche. Sicuramente
tutte assieme sarebbero state un bel gruppo, nonché un
ottimo esempio per Usagi e allo stesso tempo Usa
sarebbe uscita dal guscio che si era inconsapevolmente creata. Non volevo
forzare le cose, ma fortunatamente fu la stessa Minako
a togliermi le parole di bocca e a proporre di approfondire la conoscenza. Ero
molto orgoglioso delle ragazze!
Avevo
delle sensazioni positive e immensa fiducia nelle capacità di Usa,
nonostante il percorso lungo e irto di insidie che l’attendeva.
Guardai l’orologio, erano già le 23
passate. Avevo pensato un po’ troppo! Presi un nuovo quaderno dalla dispensa.
Aveva un bellissimo coniglietto disegnato sulla copertina; sì, era proprio per
lei. Sul primo foglio scrissi in caratteri maiuscoli: “ Usagi
Tsukino, anni 19, Binge Eating
Disorder”.
Voltai
ancora pagina ed iniziai a scrivere qualche appunto di quella prima giornata:
· Ascolto
dei racconti di Ami, Rei, Makoto
e Minako
· Reazioni
diverse della paziente. Momento di panico, ma ripresa
rapida e determinazione crescente
· Desiderio
di proseguire
· Prima
presa di consapevolezza
· Accettazione
delle nuove realtà, no ribellione -> ottimo segno
· CE LA
FARA’ !
Salve a tutti, so che è
un’eternità che non aggiorno, ma spero che con questo capitolo mi faccia perdonare.
Ho pensato di vedere la seduta da un altro punto di vista…che ne dite? Un
abbraccio