Dedico questo capitolo alle mie Aurors. Vi sto un po' trascurando, ma vi Awwwo un sacco.
A Thousand Miles
I.
Stealing glances through the key hole
In a brick wall's wooden door
Change are keeping quite secrets
200 year old folklore
(Hear the bells)
In a brick wall's wooden door
Change are keeping quite secrets
200 year old folklore
(Hear the bells)
“Ho lasciato Ginny.”.
Cercai di sembrare stupita, non mi credette.
Rispose al mio triste tentativo alzando le spalle.
“Te l'ha detto lei?”.
“No, solo...”.
Stai cambiando in fretta, Harry.
Il rumore della porta di ingresso e un paio di imprecazioni ci interruppero.
Kevin Smith, il coinquilino americano di Harry, entrò in cucina con paio di borse piene di qualcosa che tintinnava ad ogni suo passo.
“Buongiorno, Miss Granger.”.
Ne posò una sul tavolo per prendermi la mano e fare un mezzo inchino.
“Ehi, Pottah, stasera do una festa qui in casa.” annunciò appoggiando anche la seconda sporta.
“E che si festeggia questa volta?”.
“Abbiamo già sentito il Ringraziamento canadese e quello americano, la festa di metà autunno, Halloween..” snocciolai contando con le dita di una mano.
“...il Columbus Day, come dimenticare il Columbus Day!”.
Ridemmo.
Kevin borbottò qualcosa di molto simile a “guastafeste”, poi iniziò a svuotare le borse.
“Comunque, si festeggia la fine del primo trimestre.”
“Veramente il trimestre finisce domani.” gli feci notare guardando il calendario dei Los Angeles Galaxy che aveva appeso in cucina.
Anche l'ultimo giorno di novembre era stato spuntato.
“Sì, però domani sera parto. E che festa è senza Kevin Smith?”.
“La verità è che nessuno degli altri è abbastanza folle da offrire il proprio appartamento per una festa.” mi sussurrò Harry, “Comunque a me va bene, non ho programmi per stasera.”.
Detto questo Harry si alzò e iniziò a sistemare le bottiglie di Rum e Martini che l'altro aveva disposto sul tavolo.
“Hermione, sei dei nostri?”.
“Sono fuori a cena con Ron, mi dispiace. Magari passiamo dopo.”.
Harry alzò le spalle, Kevin invece sbuffò rumorosamente.
“Adesso che Pottah ha mollato Miss “Kevin è una cattiva compagnia”, ti ci metti tu? Porta qui il Rosso, dai. Dammi dieci minuti e lo trasformo nell'anima della festa.”
“Vedrò che posso fare.”.
Lasciando il nuovo appartamento di Harry, fui assalita dalla solita sensazione di incompletezza.
Lui, nonostante tutto, nonostante la sofferenza e la morte che ci aveva accompagnato per mesi, sembrava avesse dimenticato.
Era riuscito a cambiare vita.
Si era iscritto all'Accademia, aveva preso in affitto quel appartamento nella residenza studentesca, aveva nuovi amici.
Anche se stavo facendo il suo stesso percorso, anche se anche io avevo cambiato casa e avevo iniziato a convivere con Ron, mi sentivo un passo indietro.
Passeggiando per Chinatown troppo pronta al Natale per il 30 di novembre, cercai di trovare un nome a quello stato d'animo.
Le luminarie di carta e seta, i Babbi Natale che cantavano in lingue sconosciute, le campane.
Tutto intorno a me sembrava volermi suggerire la strada da percorrere.
E io, come una bambina spaventata, lanciavo sguardi furtivi attraverso il buco della serratura.
Intimorita dal cambiamento, intimorita tanto dal suono quanto dal rumore, rimanevo immobile.
E nonostante l'amore ritrovato, nonostante le soddisfazioni in Accademia, nonostante tutto, ciò che mi faceva sentire viva era solo un tremendo mal di stomaco.
Cercai di sembrare stupita, non mi credette.
Rispose al mio triste tentativo alzando le spalle.
“Te l'ha detto lei?”.
“No, solo...”.
Stai cambiando in fretta, Harry.
Il rumore della porta di ingresso e un paio di imprecazioni ci interruppero.
Kevin Smith, il coinquilino americano di Harry, entrò in cucina con paio di borse piene di qualcosa che tintinnava ad ogni suo passo.
“Buongiorno, Miss Granger.”.
Ne posò una sul tavolo per prendermi la mano e fare un mezzo inchino.
“Ehi, Pottah, stasera do una festa qui in casa.” annunciò appoggiando anche la seconda sporta.
“E che si festeggia questa volta?”.
“Abbiamo già sentito il Ringraziamento canadese e quello americano, la festa di metà autunno, Halloween..” snocciolai contando con le dita di una mano.
“...il Columbus Day, come dimenticare il Columbus Day!”.
Ridemmo.
Kevin borbottò qualcosa di molto simile a “guastafeste”, poi iniziò a svuotare le borse.
“Comunque, si festeggia la fine del primo trimestre.”
“Veramente il trimestre finisce domani.” gli feci notare guardando il calendario dei Los Angeles Galaxy che aveva appeso in cucina.
Anche l'ultimo giorno di novembre era stato spuntato.
“Sì, però domani sera parto. E che festa è senza Kevin Smith?”.
“La verità è che nessuno degli altri è abbastanza folle da offrire il proprio appartamento per una festa.” mi sussurrò Harry, “Comunque a me va bene, non ho programmi per stasera.”.
Detto questo Harry si alzò e iniziò a sistemare le bottiglie di Rum e Martini che l'altro aveva disposto sul tavolo.
“Hermione, sei dei nostri?”.
“Sono fuori a cena con Ron, mi dispiace. Magari passiamo dopo.”.
Harry alzò le spalle, Kevin invece sbuffò rumorosamente.
“Adesso che Pottah ha mollato Miss “Kevin è una cattiva compagnia”, ti ci metti tu? Porta qui il Rosso, dai. Dammi dieci minuti e lo trasformo nell'anima della festa.”
“Vedrò che posso fare.”.
Lasciando il nuovo appartamento di Harry, fui assalita dalla solita sensazione di incompletezza.
Lui, nonostante tutto, nonostante la sofferenza e la morte che ci aveva accompagnato per mesi, sembrava avesse dimenticato.
Era riuscito a cambiare vita.
Si era iscritto all'Accademia, aveva preso in affitto quel appartamento nella residenza studentesca, aveva nuovi amici.
Anche se stavo facendo il suo stesso percorso, anche se anche io avevo cambiato casa e avevo iniziato a convivere con Ron, mi sentivo un passo indietro.
Passeggiando per Chinatown troppo pronta al Natale per il 30 di novembre, cercai di trovare un nome a quello stato d'animo.
Le luminarie di carta e seta, i Babbi Natale che cantavano in lingue sconosciute, le campane.
Tutto intorno a me sembrava volermi suggerire la strada da percorrere.
E io, come una bambina spaventata, lanciavo sguardi furtivi attraverso il buco della serratura.
Intimorita dal cambiamento, intimorita tanto dal suono quanto dal rumore, rimanevo immobile.
E nonostante l'amore ritrovato, nonostante le soddisfazioni in Accademia, nonostante tutto, ciò che mi faceva sentire viva era solo un tremendo mal di stomaco.