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Autore: no motivation    21/01/2012    1 recensioni
Cosa succede quando le variazioni climatiche incontrano la mente di una ragazzina nichilista, asociale e presuntuosa?
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Che ore sono?
Ma che importa?
Importa, idiota. C’è scuola. Su, veloce.
Si vestì in fretta e furia. Perfetto, parlava con il suo cervello. Alle sette del mattino.
Almeno lui stava a sentire. Ed era reattivo.
Esageratamente reattivo. Dovette appoggiarsi al muro per non cadere.
Mai alzarsi troppo in fretta. Ordinò al suo cervello di annotarselo, in mezzo alle nozioni di fisica che le servivano quel giorno.
Quali nozioni di fisica? Non se ne ricordava neanche una.
Maledizione, io lo dico sempre che bisogna studiare al mattino.
Nebbia. Vuoto totale.
In qualche modo farò. Sono abbastanza intelligente per arrangiarmi. Ci si arrangia sempre, alla fine.
Mentre si perdeva in riflessioni futili del genere, aveva bevuto il caffè (lungo in tazza grande, tanto per evitare compromettenti attacchi di narcolessia) quasi senza accorgersene e adesso era lì che si lavava i denti in modo veloce e metodico, come un automa.
Fece un sorriso carico di dentifricio, ammiccando al proprio riflesso nello specchio.
Un paio di occhi grigiastri pesantemente sottolineati da strati e strati di matita nera, accuratamente sovrapposti in lunghe e inutili settimane di scuola, le restituì lo sguardo.
Sputò nel lavandino quello che rimaneva del dentifricio, una schiuma verdastra e densa che le stava incendiando le papille gustative.
Okay, decise infilando il cappotto. Sono pronta. Possiamo andare.
 
-
 
Il giorno prima aveva comprato una sciarpa.
Non aveva niente di speciale. Era una sciarpa grigia, abbastanza insignificante.
Relativamente insignificante.
Relativamente perché addosso a me non può essere insignificante, sarebbe una contraddizione.
Se la annodò al collo con un sorrisetto, mentre chiudeva il cancello coperto di brina.
C’era qualcosa di veramente strano nell’aria, quella mattina.
Anzi, era proprio l’aria che era strana. Era… calda?
No, sicuramente era lei che non sentiva il freddo. Devo avere qualche sensore della pelle ancora addormentato, o qualcosa di simile, si disse. Il suo cervello non rispose, quindi pensò di avere ragione. O forse sei addormentato anche tu. Vedi di svegliarti in fretta, abbiamo un programma di un intero quadrimestre da imparare.
Salì svogliatamente sul pullman.
 
-
 
Sollevò la testa, molto lentamente.
Si sforzò di aprire gli occhi.
Cazzo, imprecò. La verifica di fisica.
Ma cos’avevano tutti da urlare?
Ah, realizzò all’improvviso guardando fuori dalla finestra. Sta nevicando fuori.
Non è neve, è galaverna, idiota.
Ah, sei sveglio! Aiutami a finire questa maledetta verifica senza addormentarmi.
 
-
 
Si rese conto solo in quel momento che erano tutti in maniche corte, compresa lei.
Nel cortile. Dove aveva appena nevicato.
Ti ho detto che è galaverna, non è neve.
Neve, galaverna, ma cosa vuoi che cambi!?
Cambia. La neve c’è quando fa freddo. La galaverna c’è quando c’è uno sbalzo di temperatura notevole, ad esempio quando arriva il Feun.
Il Feun… il vento caldo, dici? Ecco perché non fa freddo. Allora non sono scema io.
Lanciò un’occhiata all’orologio digitale della farmacia, che segnava anche la temperatura.
19 gradi.
Aspetta, cosa? Diciannove gradi? Ieri c’era meno sei.
Te l’ho detto, io!
Quindi, era stato assolutamente inutile comprarsi una sciarpa.
Mi stai dicendo che ho comprato una sciarpa per niente?
No, domani torna freddo, vedrai.
E allora? Quello che importava in quel momento era che aveva una sciarpa perfettamente inutile che la stava praticamente soffocando.
Fissò il semaforo.
Ti ci metti anche tu, ora? Diventa verde. Subito.
Il semaforo, sfortunatamente, non ubbidì.
Attraversò di corsa, ignorando le regole della strada, e diede un calcio al semaforo procurandosi un livido sul piede.
Sono un’idiota!
Sono anni che cerco di dirtelo.
Stai zitto, senza di me nemmeno esisteresti…
E’ il contrario, in realtà.
Ti ho detto di stare zitto.
 
-
 
 
Chiuse la porta dietro di sé, ansimando.
Subito si liberò della sciarpa abbandonandola a terra, poi fu la volta delle scarpe.
Potresti usare le mani.
Toglierle dal tallone con la punta del piede è più divertente.
Ma così rovini le scarpe. E poi, ti sei appena fatta male proprio al piede, non mi pare il caso.
Ma la pianti? Sembri mia madre.
Si buttò sul letto.
Che giornata faticosa. 
  
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