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Autore: Anima97    21/01/2012    4 recensioni
Prendo il disegno tra le mani e lo avvicino ai miei occhi: E’ macabro. E’ molto scuro, triste. Ci sono tanti visi che urlano, in una smorfia di dolore. Sembrano fantasmi per quanto sono bianchi.
Ma non sono questi gli elementi più terribili.
Al centro, il busto di una ragazza svestita,circondata da una spina che le tagli la pelle. Il viso non le si vede, indossa una maschera mostruosa e deforme. E non ha i capelli.
Genere: Commedia, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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QUESTO CAPITOLO E' DEDICATO AD ELEONORA, SPERO LE PIACCIA.
GRAZIE PER I DISEGNI DI PITTURA ELE! ;)



La gabbia dell'omertà


8 Dicembre.
 
Mi avvicino a Grazia, senza farmi vedere.
Appena sono dietro di lei esclamo -Vuoi venire con me?!- e, come previsto, lei si spaventa.
Sono diabolico.
-Francesco sei sempre il solito, miseriaccia m’hai fatto cadere il caffè!-
Ops. Diabolico e pasticcione!
Va beh, tanto puliranno i bidelli.
-Te lo ripago se tu verrai!-
Lei sorride e si volta verso Maria, la bidella soprannominata “Mercoledì”, in onore della famiglia Adams, 
che si sta avvicinando con la sua solita aria sprizzante di gioia.
E’ così allegra che ti viene la voglia di tagliarti le vene!
-Scusa, Maria, puoi pulire?- chiede la collega.
-E’ il mio lavoro-
Grazia si volta di nuovo verso di me, facendo una smorfia per la gentilezza della bidella.
-Allora, a che ora ci dobbiamo vedere?- mi chiede con l’aria da saputella.
-Non sei curiosa di sapere dove ti porto?-
-No, perché lo so-
-Ah!- sbotto, alzando le sopracciglia –E come lo sai?-
In realtà non m’interessa, ma non mi piace fare la parte di quello che cade dalle nuvole.
Grazia mi guarda con un’espressione strana, come per dire “Vieni da Marte?”.
Nonostante volessi evitarlo, sono riuscito comunque a far la parte del cretino.
-Del concerto dedicato a John Lennon si sapeva da un anno ormai!-
-Addirittura! Sei la solita esagerata- come se per pubblicizzare un concerto si cominciasse un anno prima!
-E’ vero!- dice ridacchiando –Dovevano farlo l’anno scorso, ma ci sono stati… degli impedimenti e l’hanno rinviato-
In effetti mi sembrava strano che facessero un concerto dedicato al musicista, 11 anni dopo la morte.
-Capito? Non sono io essere anticipataria, sei tu il solito ritardato!- aggiunge,
picchiettandomi due dita sulla fronte e ridacchiando. Sorrido al suo comportamento.
Ricordo che me lo diceva spesso, “ritardato”, sempre con quel gesto delle due dita sulla mia fronte,
ed io ribattevo spesso con un “Smettila”.
Ma è passato tanto tempo e io non ho più secondi a disposizione per ricordare, dato che devo tornare in classe.
-Vengo a prenderti a casa tua allora?-
-Scordatelo! Non è un appuntamento galante!-
Corrugo la fronte.. e anche se lo fosse? Come mai tutto questo astio?
Ma non importa, devo muovermi!
–Ok… Allora ci vediamo direttamente al comune, un’oretta prima del concerto,
ti devo raccontare un po’ di novità- le do i 40 centesimi per il caffè in mano.
-Sembri una vecchia borghese che vuole spettegolare, ma ok, ci vediamo li!-
-A chi hai dato della borghese?!-
-Vai in classe, Francesco, è tardi- dice ridendo.
 
Sono arrivato, speriamo di non essere in ritardo.
Il grande palazzo alle mie spalle è occupato da un piccolo palco e qualche manifesto di pace.
I tecnici stanno ancora lavorando ma la piccola folla sulla piazza comincia a crescere.
Tanto per passare il tempo mi avvicino al manifesto del concerto, dove stanno scritti tutti i nomi dei gruppi e cantanti che si alterneranno sul palco stasera.
Non vedo nessuno conosciuto.
Mi ritorna in mente il mio vecchio compagno di classe Enzo Gemaldo, che faceva parte di una cover band dei Beatles e ogni tanto facevano anche qualche canzone di John Lennon solista.
Erano bravi, non ricordo come si chiamavano, ma ho assistito a un sacco di prove pre-concerto!
Chissà se stasera c’è… non credo mi riconoscerà.
Ma Grazia si, sicuramente! Lei non è cambiata per niente negli anni.
Sempre vestita in modo comodo (un po’ troppo bislacco per una professoressa) e
con l’aria da saputella, che tanto aria non era... mi ha sempre dato del filo da torcere!
Ricordo che potevamo discutere per ore su tutti gli argomenti possibili e immaginabili.
Una volta nel bus che ci stava riportando a casa da una gita scolastica, per tre ore abbiamo parlato solo di società…
e per le quattro rimanenti di politica e storia.
La religione l’abbiamo sempre riservata per quando stavamo soli, senza volerlo.
E’ come se quell’argomento fosse più intimo rispetto a tutti gli altri.
E forse lo era.
Forse perché entrambi avevamo ricevuto un’educazione diversa dai nostri coetanei,
sempre così fedeli al loro dio, vissuti in mondi diversi da sempre.
Prima di conoscerci nessuno dei due pensava al “boss” senza fare una smorfia di ribrezzo.
Poi, abbiamo accennato all’argomento, sempre più spesso, in modo sempre più riflessivo.
Come se uno dei due fosse una pallina e l’altro il suo riflesso, su uno specchio orizzontale.
Ci scontravamo, rimbalzavamo e ritornavamo a scontrarci, come se nulla fosse cambiato.
Il discorso lasciato in sospeso in aria.
La forza di attrazione che spingeva l’uno verso l’altra era la gravità.
Lo specchio, beh… quello non so ancora cosa possa essere.
Il piccolo spessore che ci divideva ma che ci rendeva uguali, 
potrebbe essere stato il nostro simile passato, l’amicizia, i pareri della gente.
Quello specchio che non ci ha mai permesso di andare oltre.
Mi chiedo cosa sarebbe potuto succedere se quel limite si fosse rotto.
-Mi dispiace interrompere la tua trance, so quanto sia bello entrare in quel mondo magico dei pensieri,
nel momento in cui il cervello sembra spegnersi, tutto sparisce, 
e uscirne bruscamente con una voce nasale e infantile come la mia, 
ma se hai notato sono arrivata! Quindi ciao- eccome se ti ho notata!
-Dovevi fare tutta questa introduzione per dire un “ciao”?-
-A quanto pare si, non posso perdere tutto lo charme per un misero “ciao”- dice
pavoneggiandosi 
in modo eccessivamente teatrale.
Ridacchio al suo solito, strambo, comportamento e indico l’enorme sciarpa che ho al collo.
-L’ho vista, l’ho vista, hai fatto bene a metterla, la barba è molto meno evidente!-
A questo punto posso chiederle cosa ha in mente –Mi spiegheresti il tuo “piano”?- dico, facendo segno delle virgolette. 
Lei alza un sopracciglio e fa una smorfia –“Piano”?- dice ripetendo il mio gesto.
Ma come, non ha un piano?
-Buonasera!- Grazia mi fa sussultare poggiando una mano sulla mia schiena.
-Questa era la vendetta per stamattina?- rispondo al suo solare sorriso.
-Forse- dice, poi guarda Melina e esclama –Sapevo che saresti venuta!-
La ragazza alza le spalle, perdendo un po’ della sfacciataggine che aveva con me –E’ una mia passione!-
-Ah, quindi ti piace John Lennon?- chiedo sorpreso.
Pensavo fosse venuta qui solo per me… faccio paura, non posso essere così egocentrico!
Grazia interviene –Non hai visto i suoi occhiali tondi?-
Melina sorride e tira fuori il fodero dalla tasca del grande giubbotto nero che indossa.
Dall’interno del fodero mostra gli occhiali in titanio, leggeri, eleganti e rigorosamente tondi.
Dopo avermeli passati sotto il naso li indossa e i suoi occhi sembrano diventare più piccoli.
Adesso somiglia molto di più a John Lennon!
-Allora!- John Lennon/Freud si strofina le mani sorridendo –Intanto che aspettiamo volevo parlarti…-
Poi guarda Grazia –Anzi, parlarvi!-
Finalmente! E’ arrivato il momento delle spiegazioni.
-Immagino vi starete chiedendo: perché siamo qui?-
-Immagini male- dice Grazia ridacchiando –Io sono qui per il concerto!-
Per la prima volta Freud ha fatto cilecca.
Mi guarda –Non le hai detto niente?-
Vuole incolpare me?! Oh bella questa!
Comincia uno scambio di battute, di cui Grazia non capisce molto..
-A chi?-
-A lei!-
-Che dovevo dirle?!-
-Quello che ci siamo detti ieri!-
-Ma perché avrei dovuto? Non le riguarda!-
-Ma che dici! E’ la tua migliore amica, è ovvio che vi diciate tutto!-
-Non significa niente-
-Scusate, potrei chiedervi…-
-Scusi lei, per l’interruzione, prof, ma il signore qui presente non vuole capire che,
dato che lei è una sua collega, dovrebbe sapere i progressi o recessi psicologici della sua alunna!-
Non ho seguito bene l’ultimo passaggio.
Grazia mi guarda interrogativa.
Credevo che avremmo avuto il tempo di parlare prima del concerto,
senza nessuno psicologo o collega curioso nei paraggi.
Insomma, gliel’avrei detto, ma in circostanze più private!
Sospiro e le spiego tutto quello che ci siamo detti ieri io e Melina. 
Quest’ultima annuisce convinta, ogni tanto mi corregge e alla fine esclama –E questo è tutto!-
Grazia allora dice –Ho capito le tue intenzioni, Melina-
-Eccellente- dice la ragazzina sorridendo.
Anch'io ho capito.
Ho capito che sono l’unico che non ha capito niente!
Le due cominciano a conversare, come se io non esistessi.
Ciò mi fa innervosire, ma comunque assisto muto alla scena.
-Credo non sia il caso- dice Grazia poco convinta.
-Perché? E’ un piano perfetto, ha anche la sciarpa!-
-Ma lei ha avuto un trauma, Melina, non può guarire da un giorno all’altro!-
-Non deve guarire, solo migliorare. Da certi traumi non si guarisce!-
-E’ rischioso-
-Rischieremo-
-Io mi astengo allora!- esclamo alzando le mani.
Melina mi guarda sorpresa –Cosa?!-
-Come cosa! Non ho neanche capito qual è il tuo piano,
dovrei rischiare “non-so-cosa” per non farmi riconoscere da “non-so-chi”
e farlo migliorare da “non-so-quale-tra…-
Pronunciando queste parole la mia mente s’illumina.
E’ come se mi sono svegliato da un sonnellino pomeridiano e la mia mente ricomincia a ragionare.
Si, perché ora ho capito le intenzioni di Melina!
-…Pamela è qui?- le chiedo, lasciando sospesa la frase precedente.
Melina annuisce leggermente turbata, poi chiede –Sul serio ti astieni?-
La sua voce ha un tono deluso, quasi disperato.
Forse perché se io non faccio quello che dovrei fare, Pamela resterà nella sua gabbia.
Reclusa per sempre nel suo passato, senza vie di scampo.
Mentre io, che a quanto pare sono l’unico che può aiutarla, mi tiro indietro, per paura di aggravare la situazione.
Ma non è detto che faccia male!
Grazia ha ragione, dobbiamo lasciare tutto com’è.
Pamela è paragonabile a una sonnambula:
Vive un incubo continuo, agendo senza volere.
Ma svegliare un sonnambulo è molto pericoloso.
Sul palco appare il presentatore del concerto, che comincia a parlare.
Io lo ignoro e rispondo alla domanda.
-Melina, credo che la professoressa Colucci abbia ragione, è troppo rischioso!-
La ragazza sospira tristemente.
Guardo Grazia, che stira le labbra in una mesta smorfia e poggia una mano sulla mia spalla.
-Io..- comincia a parlare Melina -..conosco Pamela da quando avevo tredici anni. E’ sempre stata una ragazza solare, amante della vita, se ne fregava della diversità tra le persone, aveva una mente aperta a tutto ed era curiosa come un neonato-
Mentre parla, i musicisti sul palco cominciano a suonare una stupenda canzone, che sembra calzare a pennello con le sue parole: “In my life”, dei Beatles.
Melina sussulta alle prime note della chitarra, ma continua il suo discorso aggiustandosi gli occhiali e sorridendo.
-Lei era mia amica, anzi, era l’amica di tutti, pronta ad aiutarti quando avevi bisogno.-
Improvvisamente si rattrista e strizza gli occhi.
-Ma..- sento la sua voce tremare -..il primo giorno di scuola del terzo anno, tutto è cambiato.
Pamela era cambiata.
Fredda, silenziosa, sembrava una lapide decadente,
perché ogni giorno che passava perdeva un pezzo della Pamela che avevo conosciuto due anni prima.
Il nostro rapporto si logorò piano piano… e non l’abbiamo mai recuperato-
vedo che ha gli occhi lucidi e sospiro, lei se ne accorge e abbassa il capo.
Ecco perchè si impegna tanto per Pamela.
Nella mia immaginazione si accavallano domande su domande,
le stesse che mi ponevo all’inizio dell’anno scolastico,
quando non avevo ancora imparato a “fregarmene” un po’ 
dei problemi di quella ragazza.
-Non parlò per un quadrimestre intero, rischiava di essere bocciata perché non studiava più!
Alla fine io e i ragazzi della allora terza B decidemmo di parlarle.
Lei non voleva, ma insistemmo a lungo, in modo anche feroce, era una piccola terapia,
per farla uscire dal mondo muto che si era creata.
Dala gabbia dell'omertà.
Così, in lacrime e… con una disperazione che mai, e dico mai, ho mai sentito in vita mia,
ci raccontò cosa successe quell’estate per colpa di un frate bastardo...-
-Cosa!?- chiedo impaziente.
Melina mi guarda, fredda, ma non parla.
Un frate, oltretutto bastardo, cosa può aver fatto?
Un'idea terribile e perversa si fa strada nella mia mente,
ho sentito tante notizie su uomini di chiesa che facevano del male a ragazzi innocenti, ma...
No, non devo fare teorie assurde, devo sapere!
-Cosa?- ripeto, più forte, mentre la canzone dal palco termina e il pubblico applaude.
Grazia s’intromette e dice soltanto –Melina..- con uno sguardo supplichevole.
Non vuole che me lo dica.
Ma ora mi sono stancato, voglio saperlo, devo saperlo.
-Dimmelo, Melina.-
Guardo le sue pupille che sembrano tremare.
Il suo sguardo perde la freddezza di sempre e le sue folte sopracciglia creano una fossetta sulla fronte.
Forse la mia teoria non era del tutto assurda...
E ne ho la conferma un attimo dopo.
Le parole di Melina rimbombano nella mia testa come un eco lontano:
-E’ stata violentata-

 
Mondo Nutopiano:
*parte musichetta inquietante*
Contente adesso?
Sapete cosa è successo.
Pamela è stata violentata.
E Francesco non l'ha ancora salvata.
Nel prossimo capitolo saprete.
Come la ragazza caccerà via...
via... boh, non mi viene la rima!
Si, io odio le rime!

Peace & Love.
MelinAnima.


*Piccolo spazio pubblicitario*
Ora, parlando sul serio, le ragazza che elenco sono BRAVISSIME.
se volete leggere qualcosa d'amore andate pure da Morning Moon,
se, invece, qualcosa di introspettivo (*w*) accomodatevi da Fujiko,
infine, se siete amanti del divertente/demenziale, correte da LLawliet!
_Martha non scrive, quindi non so che dirvi!
Vi ringrazio, siete fantastici, voi che recesite o leggete soltanto *asciuga lacrimuccia*
  
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