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Autore: _Frame_    22/01/2012    5 recensioni
Mio padre morì il 28 gennaio 2010. Era un poliziotto. Mia madre il 14 febbraio 2011. Lei era un'ex attrice e modella. Entrambi erano seppelliti nel cimitero a due passi da casa. Questo era tutto ciò che sapevo dei miei genitori all'età di cinque anni. Anzi, questo era tutto quello che volevano farmi sapere.
Genere: Dark, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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32. TOCCO (RYUZAKI)

 
Il diluvio era cessato.
Le goccioline di pioggia risplendevano come diamanti, cuciti in tutto il paesaggio circostante.
In qualche maniera, mi era stata d’aiuto, quell’intemperie.
L’acqua aveva fatto scivolare via dalla mia mente tutta la rabbia e la confusione.
Mi vergognai di me stesso, per aver pensato male dei miei cari.
Loro mi volevano bene, e non avrebbero mai permesso che mi succedesse qualcosa di brutto.
La luce del sole era accecante, e mi pugnalava gli occhi riflettendosi sulle pozzanghere appena formatesi.
Ero ricoperto di fango e acqua fino ai denti, e per la mia via tatuavo sulla strada dense impronte pantanose.
Stavo tornando a casa.
Ero stato un completo idiota a scappare via così, facendo preoccupare mia nonna, ma ora avrei sistemato tutto…
Alzai lo sguardo al sole.
…anche con mio zio.
Mentre camminavo, stringevo gelosamente al petto lo strano quaderno nero che avevo rinvenuto sottoterra.
Non lo avevo tolto dalla plastica, per non rischiare di sporcarlo, lurido com’ero.
Un po’ mi pentii di averlo estratto dalla tomba, ma la curiosità, in quel caso, era riuscita a prevalere sul mio impeccabile buon senso.
Me lo rigirai un paio di volte tra le mani.
A vederlo… sembrava un quaderno come un altro.
Perché mai qualcuno avrebbe dovuto seppellirlo con la cassa di un morto?
Se fosse appartenuto ad L, allora perché non metterglielo direttamente nella bara, insieme a lui?
“Bah… ci penserò più tardi.”
Mi nascosi la preziosa reliquia sotto la maglia.
Per il momento, era meglio tenerlo nascosto, per non dover essere costretto a dare scomode spiegazioni alla nonna.
Arrivato davanti alla porta mi frugai tra le tasche.
“Acc… ho dimenticato le chiavi. Va bhè… poco male…”
Bussai e, mentre aspettavo che l’uscio si aprisse, tentai di formulare una scusa valida per lo stato pietoso in cui mi sarei presentato.
La serratura scattò, e mia nonna si materializzò davanti a me, con una scopa in mano.
Non appena mi vide, si portò le mani alla bocca, facendo cadere l’oggetto che sbatté sul pavimento.
-C… ciao, nonna.
Abbassai gli occhi, come un cane bastonato.
-Ryuzaki, ma… come…?
-Sono caduto. Mi dispiace. Pioveva molto e sono scivolato in una fossa. Avrei dovuto prendere l’ombrello come mi avevi consigliato tu.
 Lo zerbino era diventato completamente fradicio, a causa della melma che continuava a gocciolare dai miei vestiti e dai miei capelli.
-Sono mortificato.
Non stavo mentendo.
Mi sentii davvero male, al solo pensiero di averla fatta preoccupare.
Lei varcò la soglia, e mi avvolse tra le sue braccia, stringendomi forte al petto.
-Nonna, che fai? Così ti sporchi anche tu.
Prese ad accarezzarmi la testa, passando le dita tra i miei capelli, totalmente incrostati di terriccio.
-Scusami. Non lo farò mai più.
-No, non ti preoccupare per questo. So che non l’hai fatto apposta.
Lasciò la presa e puntò le scale con l’indice.
-Coraggio. Ora và a farti una doccia.
Le sorrisi, da dietro la mia maschera di fango.
-Agli ordini.
Mi tolsi le scarpe e, cercando di sporcare il meno possibile in giro, mi precipitai nel bagno della mia camera.
Gettai i vestiti sporchi in un angolo e mi fiondai sotto l’acqua bollente, che mi rigenerò completamente.
Il quaderno lo avevo lasciato sulla scrivania, ancora accuratamente impacchettato.
Mentre mi insaponavo, ebbi modo di riflettere con la dovuta calma su che cosa avrei dovuto farne dell’oggetto in questione.
Mentre ragionavo, mi balenarono in testa le idee più assurde ed inquietanti che avessi mai potuto formulare.
In fondo, i sepolcri erano luoghi sacri, ed io ne avevo appena profanato uno.
Magari, quel quaderno poteva essere una sorta di talismano che proteggeva la tomba da anni, ed io glielo avevo sottratto.
Forse, su di me si sarebbe scagliata una maledizione o quant’altro.
Avevo letto parecchi libri, ambientati nell’antico Egitto, che narravano di antichi sortilegi che avevano condannato i ricercatori di tesori.
Il più delle volte si trattava semplicemente di funghi e batteri che avevano contagiato coloro che erano entrati in contatto con le tombe, e poi ucciso.
Non erano maledizioni vere e proprie, ma ci andavano molto vicino.
E, se fosse stato così anche nel mio caso?
Allora io mi ritrovavo già con un piede nella fossa.
La cosa migliore era rimettere il quaderno al suo posto, perché qui non si trattava solo di me.
Magari, in quel momento, l’anima di L si stava tormentando nell’aldilà a causa della sentita mancanza del suo oggetto prezioso, e la colpa sarebbe stata soltanto mia.
A questo pensiero un brivido mi corse lungo la spina dorsale.
Uscii dalla doccia, ancora confuso sul da farsi.
Mentre mi rivestivo, con abiti puliti e profumati di detersivo fresco, non staccavo neanche per un secondo gli occhi dall’oggetto cartaceo.
“Perché nascondere qualcosa di così insolito sotto terra?”
Un quaderno, sarebbe potuto servire a tutto fuorché come talismano protettore.
Appoggiai una mano sull’involucro di nylon.
“Magari… una sbirciatina… non farà male a nessuno…”
Feci per aprire la busta, ma mi bloccai.
Se portava realmente un malocchio con se, allora avrei ancora potuto essere in salvo, per il momento.
Ma, se non avessi dato almeno un’occhiata al suo contenuto, sarei potuto impazzire e mi sarei ritrovato, in vecchiaia, a struggermi la mente, che continuava assialmente a chiedersi che diavolo ci fosse stato scritto tra le sue pagine.
Sospirai.
No… ormai la frittata era fatta, sarei andato fino in fondo a questa faccenda.
Estrassi con un forte scatto il quaderno, gemendo come se mi avessero appena colpito al cuore.
Ora, non si tornava più indietro.
La copertina era liscia al tatto, ma anche leggermente consumata.
Quando lo toccai, per la prima volta, percepii una leggera scossa.
Forse era solo la mia suggestione, ma intuii subito la sacralità che si portava dietro quell’oggetto.
Mi sentivo quasi intimorito, alla sua presenza.
Compresi subito, di avere a che fare con qualcosa di più grande di me.
Infilai le dita tra le pagine, ed iniziai a sfogliarlo.
  

   
 
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