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Autore: MaikoxMilo    22/01/2012    14 recensioni
Svegliarsi da un coma non è facile, né per chi si trova in quella particolare situazione in prima persona, né per chi vi è fuori... No, non esiste "essere fuori" per chi sta rischiando di perdere una persona cara, perché il senso di perdita è così opprimente da toglierti il tuo stesso respiro, da spingerti a fare di tutto per salvarla...
E poi il risveglio, doppio, se possiamo dire... Perché non puoi mai sapere cosa ti riserverà il futuro, perché non puoi mai sapere cosa accade se le vite del passato e del presente si incontrano...
Seguito de "La guerra per il dominio del mondo" della quale è necessaria la lettura. Personaggi Lost Canvas e serie originale.
(Fanfic in fase di riscrittura)
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aquarius Camus, Aquarius Degel, Nuovo Personaggio, Scorpion Kardia, Scorpion Milo
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Passato... Presente... Futuro!'
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CAPITOLO 13

 

ATTACCO AL GRANDE TEMPIO!

 

9 Agosto 1741, alba

 

Per la milionesima volta nell'arco di un'unica nottata, mi giro in direzione della finestra di camera mia, sospirando pesantemente senza riuscire a prendere totalmente sonno. Le immagini e i fatti del giorno precedente continuano a rimbalzarmi in testa senza darmi requie, mentre il nodo alla gola si stringe sempre di più.

Il suono della porta che si apre dietro di me mi fa spalancare, per un istante gli occhi. Qualcuno deve essere entrato, ma non ho alcuna voglia di parlare, perciò farò finta di dormire...

“C-ciao, Marta...” mormora una voce dal tono pentito. I miei occhi sono ora chiusi, ma il mio cuore ha riconosciuto quel particolare timbro vocale: Dégel!

Mi muovo leggerissimamente, tanto quanto basta per dare l'idea di un movimento involontario nel sonno. In realtà sono tutta un fremito, ma non lo posso dare a vedere.

“So che stai dormendo, però avevo davvero bisogno di chiederti scusa per la mia condotta di ieri. Io... ti ho fatto star male e non era certo mi intenzione... sai, non so più cosa sto facendo, come se fossi fuori da me...” mi sussurra dolcemente Dégel, sedendosi sul bordo del letto e posando una mano sopra il leggerissimo lenzuolo, come il primo giorno.

Rimane in silenzio per qualche istante, quasi come se non sapesse più che parole usare per continuare il suo discorso. Lo sento tentennare, ingoiare a vuoto e tremare appena, prima di proseguire.

“Io, davvero, mi sembra di impazzire, non riesco nemmeno a spiegarti cosa provo nel...vederti, e ancora meno capisco perché senta questo fastidio nel vedere Cardia gironzolarti intorno, più o meno come un'ape gira intorno al proprio fiore preferito - dice ancora, sospirando affranto, cominciando a giocherellare con i miei ciuffi – Però... Cardia è un mio carissimo amico e ieri l'errore è stato mio, non avrei dovuto agire in quella maniera senza comprendere prima la situazione. Non era da me un simile comportamento, pertanto ora andrò a chiedergli scusa, glielo devo! Non angustiarti ulteriormente, ci chiariremo, non hai di che temere!”

E dopo aver affermato questo, si alza e si incammina verso la porta, non prima, però, di aver tracciato il mio profilo con le sue dita di seta che tanto mi fanno sognare.

 

**********

 

9 Agosto 1741, mattina

 

Mi alzo finalmente dal letto dopo un breve riposo durato qualche ora. Mi sento calda e febbricitante, ma so di non aver contratto un morbo. Sfioro la punta dei capelli e la guancia, ricordandomi del breve contatto di Dègel e delle sue mani di velluto. Il mio cuore batte velocemente, come sospinto da una entità propria, mentre il mio cervello, infine, arriva alla conclusione alla quale il mio corpo era già arrivato da un pezzo: ormai è tardi per correre ai ripari, gli argini si sono rotti, mi sono innamorata di lui... indipendentemente da tutto il resto!

Mi dirigo goffamente verso la porta, ancora intontita da quel pensiero a lungo rigettato indietro e che non posso più nascondere, men che meno a me stessa. Non si tratta di una infatuazione passeggera, come credevo all'inizio, no, questo sentimento continua a crescere giorno per giorno ed io non ho la minima idea di cosa fare. Mi sento confusa e sola, potrei provare a parlarne con Sonia, sono sicuro che lei abbia capito. Esco dalla camera con questo pensiero, tuttavia appena messo un piede fuori dalla porta, una nuova ondata di sensazioni mi travolge, questa volta tutt'altro che positive. Per un breve attimo mi sento mancare, dovendomi appoggiare al muro per evitare di finire in terra.

“Questa pressione... cosa è questa tensione schiacciante nell'aria?! Mi sento sommergere da un forte senso di pericolo!” riesco a mormorare tra me e me, faticando persino a respirare regolarmente. Mi copro gli occhi con una mano, cercando di mantenermi vigile, ma prima di riuscire a muovere un passo, sento qualcosa fiondarsi letteralmente in grembo.

Questa suddetta ‘cosa’ trema visibilmente e mi stringe sempre di più, forse alla ricerca di una figura amica, o di un sostegno. E' spaventata, forse più di me. Impiego pochi secondi per riconoscerlo.

“E’ lui!!! Lui è qui!!! Marta, è pericolosissimo e non ci si può opporre in alcun modo!” blatera la ‘cosetta’ alias il piccolo Federico, nascondendo il viso nel mio peplo.

“Aspetta, anche tu avverti questa terribile pressione?” gli chiedo, stupita. Federico impiega diverso tempo a rispondere, tremante com'è a seguito del cosmo maligno che si fa sempre più incombente.

“Sì, sì, è lui! Tu sai di chi parlo! E' il nemico con cui avete combattuto nella vostra epoca, tu lo sai, Marta, perché il suo cosmo maligno è dentro di te!” esclama il nanerottolo, sempre più terrorizzato.

Un brivido scorre lungo la mia schiena e la bocca si fa secca, mentre la consapevolezza dilaga a sua volta in me. Sto per precipitare anche io nella paura più atroce, ma le parole di mio fratello a proposito del sangue freddo da mantenere in battaglia mi risuonano dolcemente in testa: no, non posso farmi distrarre ora, sono la più grande tra i due, non posso permettermi di essere atterrita!

Devolvendo quindi tutte le mie forze per mantenere la calma, sorrido a Federico per incoraggiarlo, sussurrandogli un 'andrà tutto bene' più melodioso possibile. Poi lo prendo per la manina e scendo al piano di sotto con passo deciso.

L'aura cosmica è sempre più potente e sta avvolgendo l'intero Santuario nelle sue nefaste spire. Temo per Cardia e Dégel, nonché per tutti gli atri, cosa posso fare in una situazione simile? Dove sarà Sonia? Mi concentro nel tentativo di contattarla con il cosmo, impresa ardua perché, per qualche ragione, fatico a focalizzarmi su di lei.

“Marta!” la voce di Albafica giunge alle mie spalle proprio nel momento in cui riesco ad individuare almeno cosmi di Cardia e Dégel, che pulsano con forza.

“Che sta succedendo?! Questo cosmo così diabolico ha origine da dove? Sembra voglia impossessarsi di ogni cosa vivente... Dègel è nel tempio dell’Acquario?” continua lui, fermandosi a breve distanza da me.

“No, è andato da Cardia. Entrambi i loro cosmi stanno pulsando, che stiano combattendo?!” ribatto, cupa in volto.

“E' molto probabile, dannazione, questo sembra essere un vero e proprio attacco nemico! Marta, tu rimani con Federico, io... ”

“NO! Porta tu Federico dal Grande Sacerdote, è parecchio spaventato adesso. Io andrò all'ottavo tempio ad aiutare gli altri!” affermo, afferrandogli il braccio che lui ritrae subito.

“Marta! Te lo dissi la prima volta che ci incontrammo, non mi devi assolutamente toccare, ne va della tua vita!” mi rimprovera, allontanandosi di qualche passo per precauzione.

"Non ti devo assolutamente toccare... - ripeto, alzando di una tacca il mio tono di voce - Ma tu ti sei mosso, senza neanche conoscermi, per andarmi a prendere delle erbe medicinali per le mie ferite, vero? Me lo ha detto Dègel, perché lo hai fatto?" gli chiedo, guardandolo negli occhi con determinazione.

Lui discosta lo sguardo, prima di rispondermi:" Non mi sembra il momento giusto per parlare, ma è dovere di un Cavaliere proteggere i più deboli!" afferma, secco. Io sospiro, convinta di averlo finalmente compreso.

“Come immaginavo... una persona buona che si è condannata, per qualche ragione, alla solitudine... - lo identifico, tornando poi a concentrarmi sulla situazione - Comunque, come dicevo prima, lascia andare me!”

“...Noi Cavalieri d’Oro abbiamo promesso di proteggervi, perché vuoi andare da sola a qualsiasi costo, ben sapendo cosa rischi?” mi domanda, guardandomi negli occhi.

“Uhmpf, perché sono un Pesci come te... - lo stuzzico sottile, prima di tornare seria, perché non mi sembra il tipo giusto con cui fare battute - la ragione è che ho già avuto a che fare con questa cosa, non so come sia possibile, ma lo avverto nitidamente, Lui... vuole eliminare me! Voi, di questa epoca, siete innocenti, non permetterò che vi accada qualcosa per causa mia!” ribatto, seria, stringendo i pugni.

Albafica mantiene il contatto visivo con i miei occhi ancora per qualche secondo, poi fa un leggero segno di assenso. Forse anche lui mi ha compreso a sua volta.

“Va bene allora, porterò Federico dal Grande Sage, ma poi verrò subito ad aiutarvi. Non mi piace quello che dici su questa entità, tuttavia concepisco perfettamente le motivazioni dietro ad una tale, rischiosa, scelta! - accetta il compromesso, poco prima di regalarmi un leggerissimo sorriso - Effettivamente sei una Pesci come me!"

Detto questo, dopo aver incitato Federico a seguirlo, fa per andarsene, ma quest’ultimo mi si avvinghia ad un braccio, scuotendomelo leggermente, gli occhi, se possibile, ancora più vitrei di prima.

“Marta! – esclama, sempre agitato – Milo, Camus e le tue amiche! Loro verranno qui a breve, ma non dovrebbero, è quello che vuole lui!!!”

Spalanco gli occhi al limite dell’umano possibile, questa volta sinceramente scioccata.

“Cos...?! Tu... chi sei in realtà? Come fai ad esserne certo?!” biascico, esterrefatta.

"Non ha importanza, verranno qui, e la distorsione del tempo avrà quindi inizio..."

Lo guardo totalmente incredula, poco prima di darmi uno scossone volontario e rispondere: "N-no, ascolta... non so come fai a sapere di mio fratello e dei miei amici, ma lui... è felice dov'è, non ha b-bisogno di venire qui e... non credo lo voglia!" mi sforzo di essere più chiara possibile, ma la mia voce tremula.

Anche Federico nega con la testa, stringendo la mia presa sul mio braccio: "Lui la sua scelta l'ha già fatta!"

Vorrei chiedere spiegazioni, ma un rombo assordante proveniente dalla Casa dello Scorpione tronca sul nascere qualsiasi chiarimento.

"La situazione sta precipitando, dobbiamo muoverci!" ci avverte Albafica, apprensivo, facendo per prendere la manina di Federico, prima di arrestarsi a metà strada, ricordandosi che non può. Il piccolo quindi si fa guidare da lui, dalla sua voce, accostandosi al suo fianco, non prima comunque di aver aggiunto una cosa, tanto enigmatica come le precedenti.

“ Tu devi fermarlo, Marta, solo tu puoi, crediamo entrambi in te!"

 

*********

Sopraggiungo di corsa alla nona casa, non prestando neanche attenzione all'ambiente circostante. Sono sinceramente sconvolta dalle parole di Federico, in più cosmi di Dègel e Cardia non accennano a placarsi, portandomi a pensare che stiano combattendo duramente contro qualcuno che però non riesco a percepire minimamente, fattore che mi preoccupa ancora di più.

TUMP!

Senza neanche rendermene conto, mi ritrovo per terra dopo aver picchiato contro qualcosa di incredibilmente duro. Alzo lo sguardo per vedere dove sono andata a cozzare, ciò che percepisce immediatamente la mia vista mi fa rabbrividire: davanti a me c’è un ‘uomo’, o meglio una cosa completamente nera avente forma di umanoide, senonché il suddetto non ha una faccia distinta, è privo di occhi, di bocca, di qualunque organo sensoriale. Alle estremità delle due braccia, poi, al posto delle mani e delle dita, ha delle fessure dalle quali fuoriescono dei lunghi artigli desiderosi di affondare nella mia carne. Dovrei reagire, non posso restare qui ferma, ma l'unica cosa che riesco a pensare è che sulle spalle si può riconoscere un simbolo che ha qualcosa di facilmente assimilabile ad un pipistrello capovolto su uno sfondo rosso, un simbolo misterioso che deve per forza significare qualcosa.

La ‘cosa’ non dice niente ma, quasi meccanicamente, solleva gli artigli quasi a volermi lacerare in minuscoli brandelli. Lo fisso sgomenta, incapace di muovermi, le lame calano, riportandomi bruscamente alla memoria l'odore ferroso del sangue e il suo colore rosso vivo, tuttavia ancora prima di essere anche solo sfiorata, lui stesso subisce lo stesso destino che, molto probabilmente, aveva stabilito per me.

Ancora scioccata dalla situazione, penso stupidamente di trovarmi davanti mio fratello Camus; invece, con il braccio destro protratto davanti a sé, scorgo El Cid. Tagliarlo in due parti completamente uguali non deve essere stato difficile per la sua lama, ma il fatto inspiegabile è che il nemico non perde sangue e/o altro, semplicemente si smaterializza nel nulla, non lasciando alcuna traccia.

“Gra-grazie, El Cid!”

“A quanto vedo, sei all'inizio del tuo apprendistato, non sei minimamente abituata al campo di battaglia - mi inquadra, senza scomporsi - Devi stare più attenta, altrimenti finirai artigliata, o peggio, farai artigliare qualcuno per proteggerti!” mi rimbrotta, chiudendo gli occhi. Mi mordo il labbro, cercando di soffocare in un cenno di assenso il mormorio soffocato che stava per uscire dalla mia gola. Lo so, dannazione, eccome se lo so!

E'... è già successo!

“El Cid! Li abbiamo sconfitti tutti questi cosi!” interviene Sisifo, sopraggiungendo insieme a Sonia e a Regulus.

"Sonia!!! Sia ringraziato il cielo!" esclamo, al settimo cielo, alzandomi in piedi per abbracciarla, ma lei è più veloce di me.

“Marta, sei qui!” si fionda tra le mie braccia, stringendomi a sé.

“Se tu sei scesa qui, significa che non sono ancora arrivati alla Casa dell’Acquario!” le fa eco Regulus, sorridendo, raggiante.

Esattamente, non ci sono nemici dall'undicesimo tempio in poi!" confermo, desiderosa di dare il mio contributo.

“Allora, ora che abbiamo anche Marta con noi, possiamo andare tutti insieme al Tempio dello Scorpione! E’ da lì che arrivano questi cosi, ma non ne capisco il motivo” afferma Sisifo, serio, mettendosi, in quanto più grande, a capo del nostro gruppetto.

Lo guardo con serietà, i miei occhi brillano e lo stesso quelli di Sonia, condividendo i miei pensieri.

“Questi ‘cosi’ credo siano degli androidi o qualcosa di simile, chi li governa non può in alcun modo appartenere a quest'epoca... tutto ciò è surreale!” constato, sempre più cupa. Chi diavolo è il nemico? Un altro viaggiatore del tempo o qualcosa di persino più potente?!

Intanto noto le facce perplesse di Sisifo, Regulus ed El Cid al mio sproloquio ad alta voce... ah, giusto, siamo nel XVIII secolo, non possono sapere il significato dietro alla parola utilizzata.

“Lasciate perdere, è qualcosa che riguarda la nostra epoca, pensiamo piuttosto ad andare ad aiutare Dègel e Cardia!” esclama sbrigativa Sonia, appoggiandomi per l'ennesima volta.

Dopo un breve cenno di assenso, ci mettiamo a correre a più non posso, i Cavalieri d'Oro davanti a noi, ben consapevoli di come muoversi. Scambio un nuovo sguardo con la mia amica, ricercando il suo sostegno, che trovo in un cenno si assenso: il momento è infine arrivato, metteremo alla prova il nostro allenamento proprio qui e proprio adesso, non abbiamo alternative!

 

***********

 

Attraversiamo di slancio l’entrata dell’ottava casa, non un solo respiro si ode tra noi, essendo concentrati ai massimi livelli sull'ambiente circostante. Siamo sotto attacco, una qualsiasi distrazione ci può essere fatale, non sbaglierò una terza volta!

Arrivati al centro del corridoio, noto subito dei cadaveri per terra, alcuni in una pozza di sangue e altri completamente congelati. Li fisso per qualche istante, trattenendo un conato di vomito: questi sono esseri umani come me e gli altri, per qualche ragione hanno un qualcosa di famigliare.

“Ho sempre detto che Dègel e Cardia insieme sono imbattibili, aha! Penso che il nostro intervento sia completamente superfluo, ma anche io voglio divertirmi!” commenta Regulus, allegro. Lui è un combattente nato, non sembra rendesi conto del pericolo, anzi, non vede l'ora di fare faville.

Una veloce occhiata da parte di Sonia mi fa comprendere che anche lei condivide il mio stesso stato animo nel vedere i cadaveri. Sono davvero felice di averla qui, mi sento invincibile con lei al mio fianco, mi da coraggio, anche se gli altri sono lontani

“Ma guarda chi si rivede!”

L’esclamazione di Cardia ci indirizza ancora più avanti, vicino all'uscita anteriore del tempio.

Avvicinandoci all'atrio, notiamo un manipolo di uomini, che io riconosco come i banditi di Milano, feriti a terra. A pochi passi da loro Cardia e Dégel, il primo ha il braccio proteso in avanti e, con un sorriso di scherno, contempla le conseguenze del suo attacco, mentre il secondo è sul chi vive, non sembra particolarmente felice di dover 'menar le mani', ma nei suoi occhi non esiste esitazione.

“Come fai a conoscerli?” chiede ad un certo punto Dègel, sorpreso. La sua armatura riflette bagliori dorati come quella del sua amico.

“Tsè! Siete avversari mediocri, ma almeno avete il dono dell’ubiquità, visto che apparite e scomparite con se niente fosse!” esclama lo Scorpione con baldanza, non considerando la domanda dell'amico.

“Cardia... - sospira quest’ultimo, grattandosi la testa a disagio – sai, perlomeno, cosa significhi la parola ‘ubiquità’, oppure usi parole a casaccio come tuo solito?!”

“Certo che uso parole a casaccio come mio solito, era semplicemente figo dirlo!” ribatte Cardia, sbuffando con alterigia.

“Uhmpf, maledizione! Il nostro capo ci aveva avvisato di stare attenti allo Scorpione e Acquario, ma non ci arrederemo per nulla al mondo! Abbiamo una missione da compiere” afferma il capo dei ‘banditi’, quello che a Milano aveva tirato un pugno a Cardia in pieno petto, ora lo riconosco.

Lo guardo confusa, il suo atteggiamento è strano, non sembra granché forte, tuttavia sta perdendo tempo in discorsi, che intenzioni avrà?

“Ehi, chiacchierino! Ci dici o no cosa siete venuti a fare, chi vi comanda e i mezzi che utilizza per distorcere il tempo e lo spazio?” ridacchia Cardia, divertito, parafrasando i miei pensieri.

“I nostri scopi... Uh! Uh! Noi non abbiamo una nostra identità, siamo prodotti del nostro Signore, i suoi piani sono i nostri, e voi fate parte del complesso!” dice il tizio, sibilando paurosamente.

La mia attenzione viene distratta da un movimento alle spalle di Cardia e Dègel, come se si stesse per formare una breccia nello spazio tempo stesso. La vedo, l'apertura, sta comparendo nel nulla ed emana una luce bianca, quasi inconsistente.

“Quale è il reale significato di queste tue parole?” domanda Dègel, sempre più teso.

“La rottura dei sigilli per arrivare a QUEL potere... per far ripartire tutto dal principio... i nostri nemici provano ad opporsi a noi, anzi a LUI, da secoli e secoli, ma lui può tutto, prevede tutto e voi siete nelle sue mani, qualsiasi cosa facciate!”

Sotto i miei occhi sbalorditi, vedo aprirsi completamente la fessura dietro alle spalle di Dègel e Cardia, da questa breccia escono due robot identici a quello di prima. Stesse movenze. Stessa forma. Sembrano quasi fatti con lo stampino, come se ad assemblarli fosse stato un unico, irriducibile, ingegno.

“Marta!” mi chiama mentalmente Sonia, preoccupata nello scorgerli. Anche lei si è accorta del pericolo.

“Sì, lo so. Aspettiamo solo il momento giusto, amica mia, ora come ora necessitiamo di calma e sangue freddo!” le ricordo, trepidante. Forse i nemici diranno altro, questo non è il momento giusto...

“Sigilli?! Potere di cosa?!? Mi state stufando!” esclama Cardia, innervosito e del tutto ignaro del pericolo incombente.

“Diteci voi, piuttosto... dove nascondete le semidee?” controbatte il nemico, in tono beffardo.

Sonia ed io ci guardiamo nuovamente, tese. Questi esseri sono qui per noi, come immaginavamo, ci conoscono, e questo ci riconduce al nemico primigenio, misterioso, quello che probabilmente ci ha condotte qui.

“Che diavolo state dicendo?! Qui non c’è nessun semidio, siamo tutti esseri umani che seguono la via della giustizia e che combattono per Atena, la nostra dea!” afferma Dègel, cominciando a sua volta a perdere la pazienza. Dal suo palmo fuoriescono cristalli di luce ghiacciata.

“Fate gli gnorri?! Bene, allora lo scopriremo seguendo altre vie” dice il capo dei banditi,, schioccando le dita.

“Dègel! Cardia! Attenzione, dietro di voi!” li prova ad avvertire Sisifo, come se si fosse accorto solo ora dei due figuri che, già da un po', si muovono dietro i nostri amici.

I due interpellati si voltano nel momento stesso in cui i due robot stanno per affondare i propri artigli nelle loro teste, ma con un agile scatto Sonia ed io ci buttiamo, letteralmente, contro di loro, bloccandogli gli artigli con le mani nude e ferendocele di conseguenza.

Il sangue gocciola sul pavimento, mentre tutti i Cavalieri d’Oro ci guardano sorpresi e stupiti dalla nostra reazione più che pronta, come se fossimo nate per questo.
”Eccole, le semidee...”

Ho capito, finalmente ho capito! Questo varco nello spazio non era altro che una trappola per farci uscire allo scoperto, perché questi androidi non hanno un cosmo, non sono neanche esseri viventi; per questo motivo sfuggono all'occhio umano, solo colui che li ha creati può renderli visibili a suo piacimento. Così ha fatto per farci uscire allo scoperto.

Siamo state ingannate, nondimeno non avevamo alternativa alcuna, quindi non me ne rammarico.

“Sonia!” la chiamo, intrecciando la mia mano destra con la sua sinistra, mentre le due libere continuano a tenere saldamente la presa per impedire agli artigli di calare su di noi.

“Sì! E’ giunto il momento di combinare i nostri attacchi!” mi fa eco lei, sostenendomi con le parole e con il cosmo.

Dai palmi delle nostre mani congiunte scaturisce una sfera di energia gelida che si tramuta ben presto, grazie al potere del vento di Sonia, in un tempesta di neve estremamente potente.

I due nemici, appena sfiorati, congelano e svaniscono nell'arco di un respiro, mentre Sonia ed io ci sentiamo cadere all'indietro, sfinite. Prima di toccare terra, sento due braccia forti afferrarmi delicatamente per impedirmi d toccare il pavimento.

“Ci avete salvato la vita... grazie!” ci dice Dègel, grato, stringendomi delicatamente le mani ferite per fermare la perdita di sangue.

“Siete proprio dei vigliacchi!” esclama Cardia, rivolto ai nemici, tra le braccia stringe una Sonia alquanto affaticata.

“Sono... stremata... che sia questa la maledizione che avverto dentro di me dal dopo battaglia contro Crono? Marta, tu... come stai?” chiede mentalmente Sonia, in tono sofferente.

Non ho il tempo di rispondere che mi sento sballottata e sfiancata come lei, perché Regulus. Sisifo ed El Cid sopraggiungono e si posizionano di fronte a noi.

“Mi fate schifo! Vi nascondete dietro sporchi giochetti e attaccate due ragazze!” ringhia Regulus, arrabbiato.

Ma il capo del manipolo di banditi, o qualunque cosa siano i nemici, batte le mani in modo canzonatorio.

“Sorprendente la forza delle semidee, nonostante dovrebbero essere state fiaccate dall'espediente Crono... e ora vediamo se riconoscete queste due ragazze!” dice il tizio, schioccando nuovamente le dita. Come dal nulla appaiono altri due robot che tengono imprigionate con le proprie braccia oblunghe Marika ed Eleonora.

“Dannato!!! Come hai fatto a trovarle?! Liberale subito!” urla Cardia, scaldandosi nel vedere la sorella in pericolo.

“Coloro in possesso di sangue divino dovrebbero essere in tutto quattro; quattro ragazze. Supponiamo quindi che queste due lo siano, occorre portarle con noi, perché, sapete, per fare gli esperimenti occorrono i corpi!” afferma sempre il loro capo, ghignando.

“Ma di che stai parlando?! Noi siamo delle semplici inservienti!” prova a rispondere Eleonora, ma l’artiglio vicino alla sua gola la fa desistere dal proposito.

“Lo vedremo presto! - mormora il nemico di rimando, poi si rivolge ai robot – Ve le affido, anche se siete degli errori di sistema, preoccupatevi di portarle sane e salve a Lui, i corpi servono INTERI!”

“Fermo lì, brutto disgraziato!!!” prorompe Cardia, correndogli contro, ma il tizio alzando e abbassando la mano sinistra in un istante, butta per terra una specie di fumogeno.

Subito un fumo denso e nero si propaga per tutta la sala, facendoci tossire violentemente. Quando finalmente riusciamo a riaprire gli occhi, ci accorgiamo di essere completamente circondati da una cinquantina di robot minacciosi. Non vi è più traccia né Marika né di Eleonora!

“Maledizione!!! Ce le siamo fatte rapire sotto i nostri occhi, a che cazzo servono i nostri poteri, se basta lo stramaledettissimo fumo a fotterci con così tanta facilità?!” ringhia Cardia, pestando il piede per terra per la rabbia. Deve essere preoccupato per le sorti di sua sorella, visto che è così agitato e la manifestazione che gli riesce meglio è proprio l'ira funesta, che, proprio in questo momento, trabocca fuori.

I robot fanno un passo avanti con fare inquietante, non parlano, forse non ne sono nemmeno in grado...

“Non siete in grado di comunicare, eh?! Allora vi costringerò io ad imparare a farlo... con la Cuspide Scarlatta!” esclama ancora il Cavaliere di Scorpio, alzando il braccio e preparandosi a colpire.

“No, Cardia! Non servirà, Marta ha detto che...” lo prova ad avvisare Sisifo, ma il compagno d’armi non lo ascolta minimamente, del tutto intenzionato a massacrarli.

Un brivido mi percorre la schiena, so cosa ha pensato il Cavaliere del Sagittario, so anche che sarà esattamente quello che accadrà. Questi cosi non sono umani, lo han capito tutti ormai, per cui i colpi di Cardia che si basano nel'immettere in circolo il veleno tramite i vasi sanguigni, non sono affatto efficaci. Il colpo... rimbalzerà!

Come se si trattasse di una triste premonizione, accade proprio quello che Sisifo ed io avevamo immaginato: le cuspidi, dopo aver sfiorato il bersaglio, deviano la loro traiettoria e si dirigono verso il medesimo Cardia.

Guidata più dall'istinto che non dalla ragione, mi alzo istantaneamente in piedi, correndo verso il mio amico. Mi stupisco della mia prontezza di riflessi, quasi come se il voler proteggere una persona cara mi avesse restituito immediatamente le forze. Tuttavia non ho il tempo per starci a rimuginare.

“Cardia!!!” urlo, buttandolo a terra per evitare il suo stesso colpo. Finiamo ambedue sul pavimento, scivolando per pochi metri in lungo.

“Marta, sei impazzita?!” esclama Cardia, sollevandosi un poco non appena capisce quello che è accaduto.

Non riesco a rispondere subito, avvertendo un dolore acuto e penetrante avvolgermi la caviglia destra per poi diffondersi in tutto il corpo, proprio come se fossi stata punta da uno scorpione in chele ed esoscheletro.

“Sciocca, perché lo hai fatto?! Sono immune al veleno della mia Cuspide Scarlatta, potevi lasciare che mi colpisse, non mi avrebbe fatto niente!” mi rimprovera Cardia, toccandomi delicatamente la zona colpita con una cura e un'attenzione di cui pensavo non fosse capace.

“Ci ho... pensato dopo. In quel momento ti ho visto in pericolo e ho avuto l'impulso di proteggerti! Che genia mancata, eh?!” esclamo, buttandola sul ridere.

Cardia arrossisce notevolmente e abbassa lo sguardo, poco prima di premermi un punto vicino alla caviglia. Il dolore istantaneamente diminuisce fino a diventare un semplice fastidio.

“Perdonami... sei l'ultima persona a cui avrei voluto far assaggiare il mio pungiglione, e invece...”

Faccio per ribattere, ma il grido da battaglia di Sonia, catalizza l'attenzione su di lei.

“MALEDETTI!!!”

L’azione della mia amica è completamente inaspettata, così come il suo attacco contro i nemici davanti a noi, che subito vengono avvolti da un fulmineo vortice e sbattuti contro le colonne. Che immane potenza!

“Marta, dobbiamo andare a salvare Eleonora e Marika! Quel pazzo... non ho idea di cosa possa o voglia fare, ma loro sono innocenti in tutto questo!” mi incita, dopo aver atterrato cinque nemici e avermi fatto cenno verso la direzione che hanno preso i due cosi neri.

In un lampo capisco quello che vuol dire la mia amica e, un po’ traballante sul piede destro, corro insieme a lei verso l’uscita, incurante dei richiami degli altri Cavalieri d'Oro, che comunque non possono seguirci, perché costretti a difendersi dall'attacco degli androidi.

Faccio del mio meglio per stare dietro a Sonia che, non so come, è riuscita a capire la direzione presa dai due che hanno rapito Marika ed Eleonora, ma la stanchezza e il dolore rallentano la mia corsa di molto. Cerco comunque di mascherare la sensazione crescente di torpore, tornando a concentrarmi sull'obiettivo da raggiungere. Non avrei mai voluto coinvolgere tutti gli altri in questo sterminio, soprattutto perché i nemici vogliono noi, hanno attaccato il Santuario al solo scopo di mettere le grinfie su me e e Sonia... e questo non possiamo accettarlo, né io né lei.

“Sono per di là, li avverto!” esclama Sonia, appena giunte in prossimità dell’area di combattimento.

Guardo oltre il punto indicatomi, riuscendo a scorgere le figure dei due robot girati di spalle. Sembrano confusi, quasi come se avessero ricevuto una ramanzina ingiustificata da qualcuno e non capissero più le direttive impartitegli.

“Brutti manigoldi, lasciatele immediatamente, loro non c'entrano in questa storia, siamo noi le semidee!!!” urla Sonia, furibonda, lanciando una ventata d'aria con lo scopo di farli concentrare su di noi.

Il suo cosmo sembra straordinariamente offensivo, sono consapevole sia stanca come me, ma non per questo si arrende. Non posso che seguirla a testa bassa!

I due cosi si voltano minacciosi, alzando il braccio destro e puntando gli artigli contro il collo delle nostre amiche. Sono privi di volontà propria ma è come se fossero preimpostati da qualcuno ad agire in determinati modi a determinate situazioni. Non sanno parlare, non sono umani... il materiale che li compone mi è sconosciuto in larga parte, quasi fosse... alieno!

“Sonia, Marta, lo abbiamo visto! C’era un signore con gli occhiali che...” inizia Marika, ma l’essere che la tiene prigioniera le graffia il volto come per avvertirla di non parlare.

A quel punto non ci vedo più, decido di agire immediatamente.

“Siete dei maledetti codardi! – prorompo, sentendo nuovamente la rabbia ribollirmi dentro – Non avrò alcuna pietà di voi, e visto che non siete nemmeno esseri senzienti, non ho alcuna ragione per esitare ancora!” li minaccio, alzando meccanicamente il dito indice della mano sinistra che, seppur ferita, risponde al mio comando senza farmi avvertire troppo dolore (che sia il ghiaccio che mi sto apprestando a lanciare, a placarlo?!)

“Marta, qu-quella posa è...” sussurra Sonia, sbalordita e meravigliata.

“GRAN KOLISO!” dico con enfasi, mentre dalla punta del dito fuoriescono degli anelli di ghiaccio che circondano soltanto i due robot, evitando cosi di colpire Eleonora e Marika. Ghiaccio, pressione e precisione, è tutto qui il trucco... ora so come usare questa tecnica!

Nel momento stesso in cui i nemici finiscono irrimediabilmente in scaglie di ghiaccio, ed Eleonora e Marika, quasi gattonando, si rifugiano dietro una roccia, sento le forze mancarmi, privandomi anche della capacità di stare in piedi. Cado a gattoni, cercando di calmare i giramenti di testa e il respiro affannoso.

"Marta!" la mano si Sonia è sopra di me, vorrebbe aiutarmi, ma io nego con la testa, gli occhi ancora chiusi.

"Non... non pensare a me, vai dalle due ragazze, non... non vorrei che fossero rimaste ferite dal rimbalzo del mio colpo!"

"Ma tu..."

Vai, Sonia! In battaglia non bisogna esitare!" le ripeto, cercando di apparire più sicura possibile.

Rantolo ancora più pesantemente, mentre la mia amica, pur riluttante, si allontana da me per apprestarsi a soccorrere Marika ed Eleonora. Inaspettatamente sorrido tra me e me: sono felice di essere stata, finalmente, di una qualche utilità, ora devo recuperare le forze perdute il più presto possibile e raggiungere di nuovo i Cavalieri d'Oro che stanno combattendo contro quegli strani esseri. La situazione non mi piace per niente, devo sbrigarmi, devo...

“Oddio, Martaaaaa, ce ne sono altri!!! DIETRO DI TE!” grida ad un tratto Sonia, completamente terrorizzata da qualcosa. Non la riesco ad udire bene, ma capisco quello che sta accadendo dalla nota di orrore che è giunta alle mie orecchie. Riapro faticosamente gli occhi, accorgendomi di essere oscurata da un'ombra; un'ombra alta e dalle dita fatte di artigli.

Con un titanico sforzo, alzo la testa, che pulsa selvaggiamente, ciò che vedo incombere su di me mi paralizza all'istante. Un altro androide, un altro, tale e quale a quelli di prima ma più vicino a me, anzi dannatamente vicino, troppo... Il suo braccio sinistra cala, sibilando sinistramente come il cigolio di un treno in piena corsa che all'improvviso tenta di frenare.

Non posso fare più niente, non posso scansare l'attacco, non posso proteggermi, non ho capacità difensive potenti, ma... ma il tentativo di oppormi c'è comunque, in barba a quella fetta di cervello che mi sta già dando per spacciata... NO, non voglio morire, non ora, non... DI NUOVO! Istintivamente il braccio sinistro si alza sopra la mia faccia, il mio cosmo gelido crea un sottile strato di ghiaccio tra me e lui; strato assolutamente non in grado di fermare l'attacco spietato del nemico, ma sufficiente per rallentare il colpo tanto quanto basta perché esso non mi tranci di netto la mano.

Un bruciore intenso mi lambisce sia l'avambraccio che la guancia sinistra, trasmettendomi una fitta di dolore che assomiglia in tutto e per tutto al fuoco che carbonizza. Li posso sentire, quei dannati tagli che mi hanno lacerato le carni, li posso sentire... così come avverto di essere sbalzata in aria di qualche decina di metri e di picchiare violentemente la testa contro qualcosa di tremendamente duro.

Sdrucita, dolorante e intontita, avverto appena il mio corpo cadere a terra in malo modo, i cinque sensi sempre più deboli e la coscienza che va svanendosi. L’ultima cosa che avverto distintamente prima di chiudere gli occhi, è il diffondersi nell'aria di un freddo implacabile, quasi come se fosse portatore di un inverno precoce e gelido...

 

 

 

 

ANGOLO AUTRICE

Alla fine di questo capitolo pieno di casini (spero di averlo descritto in maniera decente), colgo l’occasione per ringraziare tutti quelli che seguono la storia, sia che commentano che no, perché è proprio grazie a voi che sono sempre incitata a scrivere e a continuare a scrivere .

Questo, come ho già detto è un capitolo un po’ incasinato, non si capisce ancora la vera identità del nemico (e non si capirà ancora per un po’) quindi mi farebbe piacere ricevere dei consigli su come vi è sembrato questo particolare chappy. Un saluto a tutti!!!!

  
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