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Autore: marghepepe    22/01/2012    12 recensioni
Non stavo neanche ascoltando le parole della prof finché non mi fischiarono le orecchie. Qualcuno stava parlando male di me??? Ma no, era solo la bellissima notizia che non stonava per niente con il mio umore. -Per dimostrare come il lavoro di gruppo sia importante e che la socializzazione è un bene per tutti, ho deciso di proporvi un progetto. Ognuno sceglierà un compagno e dovrà convivere con lui.-
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Akito Hayama/Heric, Sana Kurata/Rossana Smith
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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15.Epilogo

Sometimes it comes to an end


Forse non avrebbe dovuto finire in quel modo. Forse avrebbe dovuto continuare, perché dieci, cento, mille parole non l'avrebbero di certo uccisa.
Neanche i mille rimproveri di Oliver l'avrebbero fatta desistere. Però al contrario, il tempo, maligno, le aveva tolto ogni falcoltà di scelta. Era rimasta intrappolata nella ragnatela degli eventi. Perché qualche volta tutti sbagliano, e piano piano i nostri errori diventano sempre più grandi, così come le numerose sviste del suo medico. Si aggiustò la casetta del suo scoiattolino sulla testa rasa.
Era così dolorosamente difficile mettere la parola fine a quel romanzo.
Forse perché reputava fosse stato il suo migliore, fino a quel momento, e probabilmente anche il suo ultimo. Mentre sorrideva con le guance cadenti e gli occhi stanchi, Misako scriveva, digitando velocemente i tasti del suo computer giallo. O forse perché la protagonista di quel suo libro, quello squarcio di sogno, era la più bella cosa che era capitata nella sua vita, e in quella di Hayama. Sana stava tra quelle pagine, scritte in bianco su nero.
Aveva scritto parole leggere sul punto della caduta, perché non voleva chiamarla con un altro nome più adatto e altisonante. Sarebbe stata una caduta libera, contro la vita, contro tutto e tutti, contro sé stessa. Una sfida a superarsi, a terminare il suo ultimo lavoro prima della vera fine.
Qualcuno le aveva detto che, quando si comincia, bisogna sempre terminare ciò che si è iniziato. Poi le aveva sorriso e aveva stretto forte la mano di Hayama facendo tintinnare i loro anellini d'argento. Qualche giorno dopo sua figlia era sdraiata sul lettino del ginecologo con del gel freddo sulla pancia, e lei non poteva che esserne più felice, al contrario di Hayama che guardava scettico Sana; ma erano leciti i suoi dubbi non poi così tanto oscuri, che gli indurivano i lineamenti del volto ormai da uomo, dopo tutto quello che aveva passato.
Quindi ora, mentre aggiungeva quelle che sembravano le parole più difficili e belle di tutta la sua attività di scrittrice a quello scrigno d'amore che era il suo nuovo (e segretamente ultimo) romanzo, guardava Sana che rideva cristallina e rumorosa come non mai, con la pancia sproporzionata rispetto al corpo, ma non al cuore. Natsumi che alzava la sua nuova macchina fotografica, mentre in un angolo Aya e Tsuyoshi si tenevano la mano parlottando piano, Fuka, Gomi e Mami, spulciavano vecchie fotografie.
-Dite cheese!- fece la mora.
-Cheeseee!- Sana rispose facendo una faccia idiota e pizzicando Akito che non aveva la benché minima intenzione di sorridere -Dì, cheese!-
-Cheese- fece lui, senza cambiare espressione.
-Cheeeeeeseeeeee!- esclamò l'altra ampliando ancora di più il suo sorriso a trentadue denti.
Misako batteva veloce sui tasti, scandendo gli ultimi giorni della sua esperienza come mamma, scrittrice e donna, poi non sarebbe stata che cenere.
Natsumi non sapeva quando scattare e continuava a distrarsi perché Fuka le mostrava sempre vecchie foto sbiadite di loro da adolescenti.
Poi quando la mora ne tirò fuori una con un piccolo pupazzo di neve, per metà sciolto, chiedendo cosa diavolo fosse perché era proprio di cattivo gusto, Sana rise sotto i baffi e Akito voltò il viso dall'altra parte.
Forse non avrebbe dovuto finire in quel modo, senza nessun seguito, senza che lei potesse vedere una piccola Sana girare per casa di nuovo, senza che potesse conoscere sua nipote. Senza poter abbracciare sua figlia, per quello era quello che era, mai più.
Sana si era appoggiata al petto di Akito, poi si era girata e aveva sorriso solo come lei sapeva fare all'obbiettivo, mentre loro mani s'intrecciavano sulla trama sottile del loro piccolo futuro e del suo ingombrante ventre. Akito accigliato, Sana che sorrideva.
Li avrebbe sempre ricordati così: in quello sprazzo di paradiso che era stata la loro relazione per entrambi. Con le dita intrecciate e ben salde sul futuro, guardando sempre in avanti, sempre dritto nell'obbiettivo. Quello era ciò che si era prefissata di fare, e ci stava riuscendo. Alla fine ci era riuscita, l'aveva scritto: F i n e. Fine. Sorrise: sapeva di aver lasciato Sana in buone mani.
 

Spazio Autrice:
Ebbene sì. La prima long finita a distanza di anni. Anni. Tre anni. Precisamente. Non so neanche se spendere due parole in più su quello che per me ha significato Cohabit, su quello che continua a significare. Non so quali parole spendere. Perché la crescita che è avvenuta in me in questa fanfiction è ben celata dalla trama divertente, ma c'è. Per me Cohabit è la mia opera, 'il mio tesssssoro'. Senza più scherzi, veramente non l'avrei mai voluta far finire in questo modo. Ma è successo. Influenzata da quel piccolo diavolo cospiratore dell'angst anche Cohabit è finita, come tutte le cose finiscono, decisamente non in modo spensierato. D'altra parte, ora, non vedo un altro finale migliore. Perché devo dire che la fine di Cohabit, la morte di Misako, parla un po' della mia fine di scrittrice su efp; infatti non so se continuerò a scrivere - di sicuro non mi dedicherò a storie nuove - sul web. Spero che la buona volontà e il vostro affetto mi spronino a finire almeno Immobile, ma mi sembra un po' utopistico.
Sappiate in ogni caso, che se dovessi anche diventare molto, ma molto silenziosa, io ci sarò sempre, come voi ci siete sempre state con me. Siete state un modello, un appoggio, un aiuto, perché tre anni fa senza di voi sarebbe stato come senz'aria. Vi ringrazio. Forse voi siete l'unico mio rimpianto; non credo che il finale sia all'altezza delle vostre aspettative, né tantomeno dell'appoggio che mi avete sempre dimostrato. Siete splendide. Non dimenticatelo mai. Ed è per questo che mi fa tanto male abbandonare Cohabit, lasciarla sprofondare nell'archivio di cose già dette, di storie finite, concluse: perché abbandonare Cohabit è un po' come abbandonare voi. E mi sento uno schifo totale.
Mi mancherà, mi mancherete, mi mancheranno Sana e Akito, dovrò cercare altre ancore a cui aggrapparmi, altri porti da esplorare, ma non credete: è solo grazie al vostro affetto e sostegno che sono riuscita a crescere, a malincuore, perché prima o poi lo si deve fare. Vi lascio con un Sayonara, perché non so se sarà un arrivederci o un addio. Vi voglio un bene che non potete neanche immaginare.
E con questo ho finito il mio discorso strappalacrime.
 
Marghepepe.
  
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