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Autore: medea nc    23/01/2012    6 recensioni
Non avrebbero mai permesso ai loro brutti caratteri di fare anche un solo tentativo per avvicinarsi l'uno all'altra; il destino sapeva bene che solo con un espediente li avrebbe potuti far incontrare; ma una volta vicini ... sarebbe andato bene anche un giorno di pioggia.
Storia 1° classificata al Contest Dramione Immage Contest
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Un po' tutti | Coppie: Draco/Hermione
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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Era passato poco meno di un mese da quando aveva saputo della nuova direttiva del Ministero.
Aveva avuto anche occasione di parlarne con Harry che aveva di certo appoggiato la sua posizione, non che potesse fare granché, comunque.
L’atto del Ministero, sebbene non fosse partito con le peggiori intenzioni, in quanto voleva solo assicurarsi che certe idee classiste venissero definitivamente accantonate, di certo aveva peccato nella maniera.
Hermione sentiva che in questo modo, non era servito a niente spodestare un tiranno come Voldemort per mettere su un teatrino di persone che andava a limitare la libertà altrui.
Anche se si sarebbe fatta tagliare un braccio piuttosto che ammetterlo davanti ad un purosangue, non poteva negare, che mai come questa volta avrebbe appoggiato un po’ del loro risentimento.
Quella legge era stata creata ad arte contro i mangiamorte, e forse era anche peggio di una punizione dentro la prigione di Azkaban.
Si sorprese quando scoprì che la casa degli Slytherin non diede il minimo segno di cedimento, nessuno, nemmeno Malfoy.
Forse se avevano un lato ammirevole, questo doveva essere sicuramente l’orgoglio.
 
*
 
Per un momento aveva pensato di costeggiare solo il portico e ritrovarsi nel cortile dove lo aveva sorpreso qualche tempo prima con la Greengrass; ma aveva già assodato quanto fosse lunatico il clima inglese?
Sì lo aveva fatto.
Pioveva a dirotto. Non un acquazzone di quelli invernali che ti fanno solo desiderare di rannicchiarti sotto le coperte, ma una pioggerellina fredda e molesta che puoi sopportare anche stando senza ombrello, sempre se non sei interessato alla chioma.
Non che Hermione curasse molto questo aspetto di sé, sebbene, e per fortuna, avesse trovato un balsamo tale da ridimensionare notevolmente il cespuglio che soltanto lei definiva ancora capelli.
Non aveva nulla di morbido e liscio, ma di certo i ricci stavano di più al loro posto.
Con quel tempo, scartò l’idea che Malfoy potesse trovarsi nel patio.
Dopo aver fatto su e giù per Hogwarts, intuì che solo fuori dalle mura potesse trovarsi quello scriteriato.
Grifondoro fino in fondo, prese il suo ombrello rosso, come i toni della sua casa, e con solo la divisa ancora autunnale indosso, uscì nell’aria pungente del primo pomeriggio.
Diede un’occhiata veloce al cielo sulla sua testa, sembrava un enorme cappellaccio nero. Il tempo così la faceva sempre rabbrividire, un po’ per la sensazione delle goccioline gelide sulla pelle, un po’ perché temeva che un fulmine potesse colpirla in pieno.
Rise mentalmente.
Sei davvero stupida Hermione!
Percorse il tratto che di solito faceva quando andava a qualche partita di Quidditch o verso Hogsmeade.
Lo trovò quasi subito.
Se ne stava sotto il colonnato delle mura perimetrali della scuola, quello che affacciava direttamente su Lago Nero.
Quando era partita come una furia dalla sua camera, non avrebbe mai pensato che la rabbia del momento sarebbe riuscita a contenerla; adesso che si trovava lì, ringraziò Morgana che Malfoy se ne stesse solo di spalle.
Forse non l’aveva sentita, forse, poteva sempre ritornare sui suoi passi e parlarci dopo.
Non si sapeva spiegare perché, ma era come se sentisse un certo timore reverenziale.
Gli avrebbe rotto le scatole e lui l’avrebbe mandata via con qualche offesa gratuita, ero uno Slytherin, uno Slytherin che la disprezzava.
Lei era una Gryffindor però, semmai se lo stesse scordando.
Prese il coraggio a quattro mani e limitò le distanze.
Quando gli fu più vicino, un effluvio mascolino le investì le narici.
La pioggia rende i colori, i sapori, gli odori sempre molto intensi; anche con lui aveva fatto la stessa cosa, il suo profumo di pelle pulita, si mescolava ad una fragranza legnosa che doveva provenire da qualche colonia costosa. Il risultato era semplicemente … inebriante.
Era vestito leggero come lei, soltanto la divisa addosso, senza giacca né il lungo mantello.
Per quanto lei avvertisse ancora freddo, lui invece sembrava molto calmo; se ne stava placido sopra la panchina consunta, molto più fradicio di quanto lo fosse lei.
Probabilmente aveva camminato sotto la pioggia, poiché la camicia ed il golfino erano imperlati di gocce, ed i capelli, sempre in ordine, adesso se ne andavano per  i fatti propri.
Trovò buffo quel particolare, di solito era lei in guerra con i capelli non Draco Lucius Malfoy.
La pioggia si fece più battente, istintivamente tenne l’ombrello ancora aperto anche se era per metà al coperto.
“Ho ricevuto questa.” Disse piatta.
Non si aspettava che le rispondesse. Non l’aveva mai fatto.
Cacciò da un pugno chiuso una missiva e la passò a lui.
La carta pecora della pergamena non sfiorò nemmeno il suo braccio, stava solo così sospesa in aria dentro la mano piccola, aspettando che lui la prendesse.
Non la toccò, si limitò solo a stendere il suo palmo dove sopra Hermione ci fece cadere la lettera.
Il ribrezzo verso di lei doveva essere notevole se arrivava a questo.
Lo sentì sfogliare l’epistola.
 
Miss Hermione J. Granger,
sarebbe un piacere per noi se volesse accettare l’invito per un tè pomeridiano
presso Malfoy Manor,il prossimo sabato, dietro il permesso di Miss Minerva McGranitt naturalmente.
 
 
R.S.V.P.                                                                                    Mrs Narcissa Malfoy
 
 
Emise un sorriso beffardo, lei lo sentì distintamente.
“Lo trovi divertente?” gli domandò acida.
“Parecchio!” le rispose tra l’ironico e una rabbia malcelata.
“Davvero? E mi spiegheresti cosa ci trovi di così simpatico in un invito di tua madre diretto a me?”
“Non ti hanno eletto ancora Miss Prodigio? È strano che una saccente come te non sia arrivata ad una conclusione da sola?!” la canzonò deliberatamente come si aspettava.
“Certo che sono arrivata ad una conclusione, ma mi sembra troppo improponibile perfino per me!”
“E perché, scusa? Infondo ti prenderesti una bella rivalsa! Ti ho sempre denigrata, ti ho sempre offesa, maltrattata; ho anche desiderato la tua morte.” Sorrise.
Sì, sorrise.
“Adesso metteresti scacco matto al re. Adesso sono i Malfoy che si inchinano al tuo sangue. Fossi in te accetterei solo per indispormi!” concluse serafico.
“Ma io non sono come te, non ti sposerei solo per farti dispetto. E non sono nemmeno come tuo padre, perché anche se il messaggio proviene da Narcissa, sono certa che le macchinazioni dietro sono di Lucius, c’è proprio la sua firma!”
Le applaudì teatrale.
“Cento punti alla spocchiosa mezzosangue che ha emesso la sua perla di saggezza anche stavolta! Evviva!”
Ora, non erano gli epiteti che serbava per lei che la pungevano, ma il modo, quella maniera strafottente le dava tanto sui nervi, tanto da farle desiderare di malmenarlo.
Era già accaduto.
Malfoy sapeva farle uscire il peggio di sé, era assurdo come ci riuscisse così bene.
“Allora la mia risposta è no, ringrazia tua madre per l’invito e dille che ha una bella grafia.”
Lui si girò appena con la testa, non dietro di sé per guardarla, ma su un lato, come se stesse seguendo i suoi discorsi con la coda dell’occhio oltreché con le orecchie.
Quel tono irremovibile al sapore di grifone Draco Malfoy lo conosceva e lo odiava in egual misura; a pensarci bene, non c’era nulla di lei che non odiasse.
Lei aveva ancora il pugno serrato come se stesse tenendo tra le mani la missiva, anche se ce l’aveva ancora lui.
Poi, fece per andarsene, i suoi passi si stavano allontanando mentre armeggiò un po’ con l’ombrello per farlo sgocciolare.
“Non ti permetterà mai di rifiutare.” Disse secco, e pure la pioggia parve reverenziale a paragone con le sue parole.
Hermione si girò di nuovo verso le sue spalle, finora aveva parlato solo con quelle.
Lo vide voltarsi appena verso di lei, finalmente; aveva una strana aria sul viso, come se fosse assorto e triste insieme.
Dopo molto tempo si alzò e reclinando il peso del corpo su un lato poggiato alla colonna, diede le spalle all’acquazzone che imperversava furioso.
Mise le mani in tasca, e quando lo faceva, lei sapeva che stava alzando ancora una volta tutte le barriere verso il mondo, verso lei.
Si squadrarono con una certa apatia.
“Cosa vuol dire che non mi permetterà di rifiutarmi?”
Quello reclinò il capo come se fosse intento a studiarla.
“Che userà qualsiasi mezzo, anche quello più sleale per farti cedere.”
“E credi che io mi farò comprare da lui?” 
“Non ti comprerà soltanto, ti minaccerà se necessario, ti obbligherà in qualche modo.”
“Io non sono come te. Non ho paura di tuo padre, come hai sempre avuto paura tu!”
Eccola lì, la classica allusione sul comportamento che aveva tenuto in sette anni di scuola, compresa la triste parentesi sulla guerra.
Se l’aspettava una reazione del genere, era la Granger, quella senza alcun tatto; anzi era perfino sorpreso che non lo avesse punito prima con le sue sentenze al sapore di acidità.
Non si lasciò toccare da quelle parole comunque.
Lui sapeva che non aveva agito solo per viltà a favore delle imposizioni dei propri genitori, e sapeva anche che proprio Lucius, oltreché Narcissa, lo amavano incondizionatamente, che non avrebbero mai scelto per la sua infelicità.
Su questo ne era certo.
“Fai come credi, Granger! Onestamente, per me è indifferente chi debba o no sposare!”
“Per me no! E non per te, ben inteso. Semplicemente trovo ridicolo e sconcertante che il Ministero abbia promulgato una legge simile, che vada a ledere non solo la libertà di un individuo, ma soprattutto venga a punire in maniera implicita tutti gli ex mangiamorte!”
“Credo che questo sia lo scotto da pagare. Insomma in qualche modo pure dovevano elargire un prezzo per la libertà che ci hanno concesso?!” sentenziò lui ovvio.
“Convertendovi con la forza a delle idee per le quali avete sempre combattuto contro?” chiese lei ancora sconcertata.
“Si chiama coercizione mezzosangue! È la classica procedura dei vittoriosi; non ti puniscono platealmente ma devi fingere di pensarla come loro.”
“E non te ne preoccupi?” gli chiese infine quasi allibita.
La sua calma la guastava, la feriva quasi.
Davvero Draco Malfoy non se ne importava della coercizione?
Il ragazzo fece spallucce.
“Tu crederesti ad un tipo come Lucius, che dopo quello che ha fatto, se ne va ancora in giro ad ostentare la sua ricchezza, il suo nome, sebbene intaccato, e la spavalderia della propria diplomazia? Insomma lo crederesti sostenitore dei babbani?”
No! No, neanche un po’!!!
Scrollò la testa in segno di diniego.
“Nemmeno io, e nemmeno il Ministero a quanto pare!” sorrise sardonico di nuovo.
“E penso che questa legge non l’abbiano fatta per i  mangiamorte, ma proprio per lui, visto che non ha avuto la delicatezza di ritirarsi dalla scena politica né di rifiutare una mano agli Auror. Il Ministero li sta mettendo alla prova, lui in primis, e poi tutti gli altri. Vuole proprio vedere dove arriverà la diplomazia di mio padre, e lui ovviamente, da esperto di intrighi l’ha capito!” decretò.
“È per questo che ha scelto subito me, vero?” domandò lei con una punta di tristezza.
“E chi altri?! Una mezzosangue nata babbana che il figlio ha sempre snobbato e offeso senza alcun ritegno. Io ho preso il marchio dell’Oscuro, quindi sono obbligato a sposarmi comunque con una come te. Allora perché non proprio te, ha pensato Lucius?! Sarebbe un bello smacco per il Ministero, senza contare che sei una strega validissima, che sei l’eroina del bene, e che potresti riscattare parecchio il nome dei Malfoy se ti unissi in matrimonio con me?!”
Non stava parlando di loro come di due persone, non c’era umanità nelle sue parole, solo razionalità, convinzione, obblighi.
Tutto era ridotto a riscattare il buon nome della famiglia, a fare bella figura agli occhi del Ministero, a dimostrare che loro erano sempre più avanti di un passo, nel bene e anche nel male.
I sentimenti … erano un dato accessorio, assolutamente sacrificabile.
“Non cambiereste mai verso di me anche se dovessi accettare. Mi disprezzereste comunque, me lo fareste capire giorno per giorno, nelle piccole cose. Sarei solo una facciata!” non era alterata, anche se dentro si sentiva ribollire.
“Non ti assicuro niente sotto questo aspetto.”
Strano, quell’affermazione non se l’aspettava; era più certa che avesse detto Sì, ti disprezzeremo sempre!
Pensò quasi che fosse stato affettuoso.
“Ad ogni modo, ora sai come stanno le cose. Quest’invito proviene dalla mente di Lucius e dalla scrittura di mia madre. Il tè è solo un espediente per farti una proposta.”
“Proposta? Di che genere?”
“Ah, questo dipenderà dalle abilità tue e di mio padre! Lui ti offrirà qualcosa, e tu potrai fare una controfferta, e non lasceremo il Manor fino a che non avrete trovato un valido accordo per far valere le vostre motivazioni.”
“Quindi tu sei certo che io accetterò?”
“Assolutamente sì!”
Era sconcertata dalla sua sicurezza.
“E …”
Quello la guardò interrogativo.
Non era mai durata tanto a lungo una loro conversazione.
Veramente non avevano mai neanche parlato per cinque minuti di fila senza offendersi o menarsi, ma Malfoy non sembrava scocciato dalle sue domande.
“E cosa?” le chiese.
“E …” quello era un dente che si doveva levare subito.
“… la tua relazione con Astoria Greengrass?”
Lo sentì respirare, e questa volta le iridi non erano più gelide come finora. Si accesero di una bella luce, diventando sempre più calde.
Anche il solo ricordo di lei ti procura questo effetto?
Si ritrovò a pensare.
“Io e lei siamo stati promessi durante l’ascesa del Signore Oscuro. Il nostro fidanzamento si è rotto una settimana fa per via di quanto accaduto nel Ministero.”
“Ma tu …”
Avvampò e Malfoy se ne accorse; un sorriso ambiguo gli si dipinse sul viso, non era canzonatorio e nemmeno troppo cattivo, solo incerto, come se la stesse interpretando.
“Ma tu ne sei innamorato.” Lo affermò, non glielo chiese.
Per la prima volta abbassò gli occhi, non riusciva più a tenere puntato il suo sguardo su di lei.
“Questi non credo siano affari tuoi, mezzosangue!” la bruciò all’istante.
“In ogni caso, se o non accetterai tu, Lucius penserà a qualcun’altra. Astoria è una purosangue, non potrebbe essere mia moglie in ogni caso.”
Astoria è una purosangue
Lo disse con una tale sottigliezza, una convinzione che non derivava solo dalle sue idee radicate di razza, ma con tutta l’ammirazione per una donna che consideri rara, merce pregiata, … unica.
Astoria, lui lo diceva in un modo così bello che sembrava un nome importante, sembrava il nome di una regina.
Non aveva bisogno che glielo dicesse in faccia.
Anche se era la più cronica delle imbranate in faccende d’amore, lei era certa che Draco Lucius Malfoy fosse innamorato di quella.
Se lo avesse sposato, avrebbe potuto riceverne il nome, i titoli blasonati, le ricchezze, il corpo, forse anche dei figli … ma mai … non avrebbe mai avuto la soddisfazione di sentire il suo nome, Hermione, non mezzosangue o Granger, con quella passione e quell’amore che ci metteva per Astoria.
Quando lui parlava di Hermione J. Granger, non la considerava una donna eccezionale, una  regina; lei nemmeno sapeva com’era il suo nome sulle sue labbra perfette; da quando lo conosceva, non glielo aveva mai sentito pronunciare.
Per lei aveva solo in serbo Babbana, piccola lurida mezzosangue e qualcos’altro di simile.


Note Autrice: Un grazie ad akane!!! (la mia giudicia), a Sarah.93, scusami, mi è più facile ricordarti con questo nick :P,
a tutte tutte le persone che seguono questa storia sebbene iniziata a postare solo ieri! Thanks Everybody 
 
 
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