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Autore: Avion946    24/01/2012    2 recensioni
Un anziano giornalista viene inviato a bordo del piroscafo Titanic per svolgere una importante delicatissima missione, a proposito della quale, alcune inforamzioni gli sono state volutamente taciute. Dovrà riuscire il protagonista a trovare una soluzione, muovendosi a bordo della nave e vivendo tutte le vicende collegate con il viaggio, dalla partenza al drammatico naufragio. Solo alla fine verrà fuori la soluzione attraverso un imprevisto, incredibile epilogo a sorpresa.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Cap IV si va per l' oceano Per rendere più agevole la lettura si consiglia di visitare questa pagina

Cap IV^

 11 aprile 1912 –  ore 08.30  - 'Tempo del Titanic'

 Russel si svegliò abbastanza fresco e riposato, nonostante la difficile nottata trascorsa. La sua ottima forma e la sua farmacia personale lo avevano preservato da guai peggiori derivanti dai suoi eccessi della sera prima. Non che avesse particolarmente esagerato ma non era abituato ad assumere tranquillamente caffè, alcool e tabacco. Pazienza, pensò, avrebbe avuto ancora qualche giorno per porre rimedio alla situazione. Alle ore nove precise si presentò al Cafè Parisienne , sul ponte B, per una gustosa colazione a base di vero caffe' (nella sua epoca era considerato troppo tossico ed era stato sostituito da tempo con infusi di diversa origine e di vario gusto) e brioches calde, fresche di forno, con accompagnamento di burro fresco e ben quattro gusti di marmellata. Inutile dire che fece onore a tutto! Malgrado i buoni propositi,  non seppe resistere ad assaggiare ogni cosa. Amarena, arancia, pesca, albicocca, superbe! E il burro, eccezionale! Avrebbe potuto consumare la colazione anche nella apposita sala da pranzo ma aveva avuto occasione di esaminare il menù la sera prima e onestamente non se la era sentita di partecipare. Infatti esso prevedeva, secondo la tradizione inglese, uova, bacon, rognone, pesce di vario genere ed in varie preparazioni, salsicce, salse, torte di vari tipi, verdure e frutta. Essendo sicuro che molti ne avrebbero approfittato, aveva preferito sottrarsi a quello spettacolo. Era praticamente solo nella sala. Probabilmente molti dei suoi compagni di traversata di che, avevano fatto le ore piccole, assorbiti in vari impegni mondani. In fin dei conti, in una crociera questo aspetto era considerato molto importante e poi, quella era una crociera speciale. Nel servirlo al tavolo, il cameriere gli aveva fornito una copia dell'Atlantic Daily Boullettin, una sorta di giornale stampato a bordo in un limitato numero  di copie, contenente articoli letterari e servizi su argomenti di interesse generale  preparati a terra prima della partenza e poi notizie sulla nave, i menù del giorno e altre notizie giunte via radio dalla terraferma, come valutazioni di titoli di borsa ed esiti di gare sportive, corse di cavalli, ecc. Una copia veniva anche affissa alla sera nella sala fumatori di prima classe, dove in base alle notizie riportate, si scommetteva sulla distanza che la nave avrebbe percorso il giorno seguente. La tipografia, che offriva anche un servizio steno-dattilo, si trovava a babordo sul ponte D, immediatamente dietro la sala da pranzo della 1^ classe ed era tenuta dal sig Albert Michellany, di origine libanese, coadiuvato da un giovane assistente di 27 anni, Theodore Ernest Corben. Il servizio steno-dattilo era invece svolto dal sig Gerge Frederik Tuner. A bordo venivano anche stampati i menù e, su ordinazione, gli inviti per frequenti feste private. Uscì sul ponte di passeggiata  e iniziò a guardarsi attorno. La nave cominciava ad animarsi,  e potè incontrare diverse persone, bei nomi della società, imbarcati per partecipare a quello che veniva considerato un evento irrinunciabile.  Quello che però lui cercava era un ufficiale al quale chiedere come avvicinare il comandante o, se proprio non era possibile, almeno il primo ufficiale, sig. McMaster Murdoch. Si imbattè nel sig. Godfrey Lowe, quinto ufficiale 'junior' al quale, dopo essersi presentato, fece la sua richiesta, motivandola con il desiderio di realizzare un servizio giornalistico sul Titanic per aumentare la tiratura dei suoi giornali e logicamente con un' importante ricaduta pubblicitaria a vantaggio della compagnia di navigazione. D' altronde, aggiunse, che quello era il principale motivo per cui era salito a bordo del Titanic. Il sig. Lowe gli rispose che avrebbe provveduto ad inoltrare la sua richiesta al più presto possibile, ma che ora tutto l'equipaggio sarebbe stato impegnato per la sosta a Queenstown, ultima tappa europea prima di iniziare la traversata dell' Atlantico. Alle ore 11.30 la nave gettò le ancore a 3 miglia nautiche dal porto di Queentown. Purtroppo le dimensioni della nave sconsigliavano anche quì di avvicinarsi ulteriormente. L' imbarco dei passeggeri avvenne tramite due traghetti a vapore, l' America e l' Ireland. Due incredibili battelli a ruote laterali che conferivano loro un aspetto goffo e pesante, agli occhi di Russel, che però li guardava affascinato.  Salirono a bordo 123 persone, di cui 3 di prima classe, 7 di seconda e 113 di terza. Il giornalista fu colpito dalla mole dei bagagli dei passeggeri di prima classe che eguagliava quasi quella totale dei passeggeri di terza. Non per nulla, fra i passeggeri di 'prima' c' era la signora Charlotte Wardle Drake Martinez Cardeza,  una bellissima donna di 58 anni, ereditiera di una consistentissima fortuna lasciatale dal padre divenuto famoso per la produzione e la vendita, fra l' altro, dei bluejeans Denim. Era in viaggio con il figlio Thomas e provenivano da un lungo safari in Africa. Il suo bagaglio consisteva in 14 bauli, 4 valigie, 2 casse ed un voluminoso necessaire di pronto soccorso. Furono imbarcati anche 194 sacchi di posta. Sbarcarono 7 passeggeri, fra cui Francis Brown, il fotografo gesuita e la famiglia Odell. Fu grazie a questo evento che furono disponibili tantissime fotografie relative alla nave a alle prime ore di traversata. Sbarcò anche, ma questo si seppe solo la sera, un fuochista, John Coffey, il quale per cause ignote, disertò. Mentre proseguivano le operazioni di imbarco, Russel notò un dialogo piuttosto concitato accanto al parapetto del ponte delle barche, fra il comandante, il primo ufficiale, sig  McMaster Murdoch, il commissario di bordo, sig Herbert Walter McElroy e due uomini di equipaggio ingaggiati come vedette. A causa della distanza non poteva capire quello che dicevano ma poiche' il dialogo sembrava interessante, decise di attivare il microfono direzionale e d ascoltare. Il capitano stava chiedendo spiegazioni ai due ufficiali, Il commissario spiegò che non c' era soluzione alla cosa se non procedendo con un' operazione di scasso.  Il primo ufficiale chiese alle due vedette se proprio non se la sentivano di fare il loro lavoro senza binocoli. I due, forse intimiditi, dissero che non ci sarebbero stati problemi e furono quindi congedati. Il primo ufficiale rientrò nella timoneria. A quel punto il commissario di bordo spiegò al comandante come erano andate le cose. Russel ascoltò attentamente anche perchè finalmente avrebbe capito di cosa stavano parlando. Il commissario disse che tutto era accaduto nel momento in cui, alla vigilia dalla partenza per Southampton, il 9 aprile, era giunta a bordo la notizia che il sig Hanry Tingle Wilde, secondo ufficiale del' Olimpyc sarebbe stato  trasferito sul Titanic, considerando la sua maggior esperienza rispetto all' attuale secondo, sig. David Blair. Quest'ultimo non prese la notizia molto bene e, arrabbiato e nervoso per quella che considerava un' ingiustizia,  nella fretta di fare i bagagli per abbandonare la nave e trasferirsi al suo nuovo incarico, dimenticò nelle tasche di una divisa il mazzo delle chiavi relative all' armadietto blindato dei binocoli e della cassetta telefonica della coffa. Il comandante replicò che la cassetta telefonica era stata facilmente aperta ma che per l' armadietto blindato ci sarebbero stati problemi. Comunque non avrebbero dovuto preoccuparsi piu' del dovuto. Il tempo era stato previsto bello stabile per tutta la traversata e fra l' equipaggio essi avevano due delle vedette più in gambe della flotta inglese, Frederick Fleet e Robinson Lee, rinomati per la loro acutissima speciale vista sia di giorno che di notte. Detto questo rientrò anche lui nella timoneria e dispose per la partenza. Ora erano pronti per il viaggio vero e proprio. Fu issata sull' albero di trinchetto la bandiera bianca con un rettangolo blu all'interno, che significava 'tutti a bordo'. Con un prolungato fischio della sirena, al quale risposero quelle dei due traghetti che si allontanavano, issate le ancore, alle ore 13.30, il Titanic iniziò la sua fatale traversata. Era stato dato già da un bel pezzo il segnale che indicava l' apertura delle sale da pranzo ma gran parte dei passeggeri, attratti dalle operazioni di imbarco, si era attardata sui ponti. In attesa di essere contattato da qualche ufficiale per portare avanti il suo progetto, Russel, che non aveva molto appetito, certamente per l'abbondantissima colazione di poche ore prima, evento a cui non era affatto abituato, si diresse verso poppa, di nuovo stranamente attratto da qualcosa di indefinibile. Già il giorno precedente aveva notato a bordo dei passeggeri che si spostavano accompagnati dal loro cane. La cosa lo aveva sorpreso un poco. Intanto, perchè nel suo tempo questa moda si era andata perdendo e poi comunque di norma gli animali, su  mezzi di quel genere, erano trasportati in zone apposite. Ma il denaro, si sa....... Il prezzo del biglietto per un cane era uguale a quello previsto per un bambino. Molti passeggeri americani, affascinati dalla moda europea che prevedeva per le persone di alto rango di possedere uno o più cani di razza, nel corso delle loro vacanze europee, ne avevano acquistato diversi esemplari. Il sig Clearence Moore Bloomfield, un importante agente di borsa americano, addirittura ne aveva acquistate 40 coppie, addestrate nella caccia alla volpe, che però  non avevano fatto a tempo ad essere imbarcate, con grande rabbia e delusione del proprietario che avrebbe dovuto attendere una spedizione successiva. Tutti i cani normalmente erano alloggiati in un apposito spazio a prua sul ponte F, dove erano accuditi con la massima cura da personale di bordo appositamente imbarcato. Diversi passeggeri, però, specie quelli di rango più alto, avevano ottenuto il permesso (o meglio se lo erano preso) di tenerli con loro in cabina e di portarli a passeggio personalmente. Era il caso di Robert William Daniels, un imprenditore e uomo politico,  che aveva acquistato un piccolo bulldog di razza Gamin, di Harry Anderson, facoltosissimo agente di borsa di Wall Street , possessore di un graziosissimo Chow Chow, di lord Astor IV, possessore di una preziosa femmina di razza Airdale e molti altri. La varietà di razze ed il valore degli esemplari, aveva spinto la signora Ann Elizabeth Isham, appartenente ad una ricca famiglia di Chicago,  in possesso di un magnifico Terranova, ad organizzare per il 15 mattina una sfilata canina sul ponte delle scialuppe. Parecchi di questi animali, ad ore fisse, erano condotti a passeggio dagli addetti che poi li lasciavano in liberta' in una zona circoscritta della poppa, sul ponte C, in corrispondenza della passeggiata della 2^ classe. E proprio in quella zona era giunto Russel, incuriosito da quel gruppo di esemplari, così raro nel suo tempo. Gli animali si aggiravano per lo spazio a loro riservato, giocando o rincorrendosi o facendosi carezzare da diversi bambini che erano stati attratti da quella particolare circostanza ed ora , sotto gli occhi attenti e preoccupati dei loro genitori, interagivano con quei nobili animali. Fu incuriosito da una bambina di circa sette anni che aveva stabilito un buon rapporto con il piccolo bulldog ed ora, insieme, correvano, giocando ad inseguirsi a vicenda. Russel notò un'altra bambina, seduta in disparte, quasi timorosa. Dagli abiti, si capiva chiaramente, che non faceva parte del bel mondo della prima classe, anzi, visto lo stato generale del suo abbigliamento, di certo nemmeno alla seconda.  In effetti lo spazio del ponte riservato alla terza classe era proprio a ridosso di quello in cui si trovavano ora, separato da una scaletta chiusa da un cancelletto su cui era affisso un cartello che avvisava del divieto ai passeggeri di 3^ classe di sorpassarlo. Dopo un po', la bambina si fece coraggio e si unì ai giochi della sua coetanea e del piccolo cane. Le due bambine non parlavano la stessa lingua ma si capivano scambiandosi gesti e cenni. Purtroppo, dopo un poco, uno degli addetti del ponte, si accorse della cosa, e si affrettò ad intervenire, riportando l' intrusa, più o meno gentilmente e sgridandola, dalla sua giusta parte del cancelletto.  La piccola, senza fare storie, si lasciò condurre via ma, voltandosi, salutava la sua piccola nuova amica che andò imbronciata a protestare dai suoi genitori che si erano tenuti un po' in disparte per tutta la durata dell'episodio. Russel riconobbe la piccola Eva Hart di sette anni, che viaggiava in seconda classe assieme al padre Benjamin  e alla madre Ester. Quest'ultima appariva visibilmente provata. In realtà aveva fatto di tutto per evitare quel viaggio. Fortemente religiosa, aveva considerato un' offesa al Signore l'impudenza dei costruttori di quella nave così grande e così futilmente lussuosa ed era certa che sarebbero stati tutti soggetti al suo castigo. Da quando era salita a bordo non aveva chiuso occhio e trascorreva la notte, vestita,  seduta su una sedia, costantemente in attesa del peggio. Piu' per dovere che per necessità, il giornalista decise di recarsi nella sala da pranzo.

  
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