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Autore: Evazick    24/01/2012    5 recensioni
(III di III)
Il cuore del rosso fece crac. “Un’ultima cosa, Francis,” mormorò mentre apriva un cassetto dello scrittoio e tirava la leva per aprire il passaggio segreto che dava su un vicolo accanto a villa Manor. “Lei… com’è?”
Gli occhi del bambino brillarono come pietre preziose. “Bellissima.” Si sistemò sullo scivolo e guardò per un’ultima volta Duncan. “È come se risplendesse di luce nera ad ogni passo. È bella e maledetta.”
***
Sono passati due anni da quella notte di tempesta macchiata di sangue, quella in cui Lux ha preso in mano il suo destino insieme ad Irial. Sul trono di Camden c’è una nuova regina che non prova alcun rimpianto per le sofferenze dei suoi sudditi. Di fronte all’ennesima minaccia per la libertà della città, Duncan mette insieme una Nuova Ribellione, con gli amici di sempre e nuovi arrivati. Ma come puoi cominciare una nuova guerra quando il tuo nemico è l’unica persona che tu abbia mai amato e che, nonostante tutto, non riesci ancora a dimenticare?
Ha visto di nuovo la sua Luce e ha trovato una nuova Ombra. Nell’atto finale di questa guerra, la città di Camden riuscirà a compiere il suo Destino?
Genere: Azione, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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- Questa storia fa parte della serie 'Le Cronache di Camden'
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XX. La storia si ripete ancora una volta.
 
To say goodbye is the hardest thing in life
To say goodbye and to let go
(LostAlone – Unleash The Sands Of All Time)

 

 
Mathias si svegliò di scatto non appena sentì un grido soffocato provenire dalla camera accanto a quella che condivideva con il gemello. Si rizzò a sedere sul letto matrimoniale e rimase in silenzio ad ascoltare i rumori notturni provenienti dall’esterno e dall’interno della casa. Quando si rassicurò, dicendosi di essersi immaginato tutto, e fece per sdraiarsi nuovamente tra le lenzuola, un rumore secco provenne dalla camera di Lux. Stavolta non ebbe dubbi su quello che doveva fare: uscì da sotto le coperte e si alzò velocemente in piedi. La testa gli girò per qualche secondo, giusto il tempo necessario per riprendere l’equilibrio, poi il ragazzo fu libero di raggiungere la sedia vicina alla finestra e di indossare un paio di pantaloni neri e una camicia bianca che doveva appartenere a Matthew. A passi felpati, si infilò anche gli stivali e si avvicinò alla porta per andare a raggiungere l’amica, che probabilmente doveva essere sveglia, a giudicare dai rumori che provenivano dalla sua stanza. Raggiunse la porta in silenzio, cercando di non svegliare il fratello, ma quando appoggiò la mano sulla maniglia un brusco respiro alle sue spalle lo trattenne dall’abbassarla e lo fece voltare. I suoi occhi viola erano pieni di paura, come se andare a trovare Lux durante la notte potesse essere un’azione illegale e segretissima.
In realtà, come vide dopo poco, Matthew non si era accorto del suo tentativo di scappatella silenziosa nel cuore della notte. A dirla tutta, non si era nemmeno svegliato: continuava a dormire profondamente tra le coperte, come se non avesse nemmeno una preoccupazione al mondo. Mathias sorrise dolcemente alla vista del suo stesso corpo addormentato, ma le sue labbra si stirarono in una linea sottilissima non appena non vide il braccio destro del gemello. Seguendo la forma del suo corpo, tutto andava bene fino alla spalla, poiché la pelle non presentava né ferite né cicatrici, ma una volta arrivati lì gli occhi si accorgevano che mancava qualcosa, che il profilo dei muscoli del braccio era invisibile, come se l’arto non ci fosse mai stato.
Contrariamente a quello che tutti avevano pensato, il ragazzo aveva accettato quasi subito la sua nuova condizione fisica. Quando si era risvegliato non c’era stato bisogno di spiegazioni, si era già accorto da solo in pochi secondi che il suo braccio non rispondeva più ai suoi comandi. Non aveva pianto, non aveva urlato, non aveva maledetto nessun Dio, forse lo stesso in cui non credeva più dopo tutto quello che avevano dovuto passare lui e il suo gemello. Matthew probabilmente vedeva quella mutilazione come una specie di ‘doppio’ di tutte le cicatrici che erano state inferte al fratello, e forse era per questo che l’aveva accettata senza fare grandi storie. Mathias si ripromise di chiederglielo un giorno o l’altro, forse qualche mese dopo. Adesso il ricordo di quella notte di battaglia e della morte di Duncan era ancora troppo fresco nelle loro menti.
“È stato orribile,” gli aveva raccontato Nenia il giorno prima del funerale. “I guerrieri di An erano quasi tutti morti, ma alcuni di loro continuavano ancora a combattere. Penso di essermi chiesta più di una volta cosa diavolo avessero nel sangue per continuare ad andare avanti in quel modo, con la stessa violenza e forza in ogni singolo colpo. Pensavamo di poter vincere, ma quando abbiamo visto arrivare Hannibal e Francis con il corpo di Duncan abbiamo perso la speranza di poter vincere.” Aveva tirato su col naso, evidentemente ancora scossa da tutti quegli avvenimenti. “Voglio dire, se erano riusciti ad ammazzare lui cosa potevano fare a noi?”
Era vero, i ribelli avevano rinunciato a salvarsi, dato che non avrebbero potuto nemmeno ricevere aiuto dagli Armchel, che erano stati sterminati, ma la cosa era durata solamente pochi minuti. Non appena Lux era stata in grado di camminare, Mathias l’aveva condotta al piano di sotto e poi nel cortile, all’aperto. Quando i guerrieri di An l’avevano vista, terribile, inquietante e malinconica in quel vestito nero, ricoperta da tutto quel sangue non suo e che stringeva con forza il braccio di uno dei ribelli, si erano subito arresi, come se avessero capito che il vento aveva iniziato a soffiare dalla parte opposta. Il comandante dei soldati, impeccabile nella sua uniforme bianca e nera, le si era inginocchiato davanti in attesa di nuovi ordini, ma lei si era limitata ad andarsene dal castello, seguita da tutti gli altri ribelli. Fino a quella notte, la seconda dopo la battaglia, nessuno era venuto ad implorarla di riprendere il suo posto, e questo era un bene. Poteva essere solamente un bene.
Mathias lanciò un’ultima occhiata triste al fratello, aprì silenziosamente la porta ed uscì dalla camera da letto, chiudendosi la porta alle spalle. Controllò il corridoio illuminato dalla poca luce lunare per essere sicuro che non ci fosse nessuno, poi afferrò il candelabro a cinque braccia posto su un mobiletto lì vicino e accese le candele sopra di esso con uno degli strani bastoncini di legno che trovò lì accanto. Non appena ne ebbe avvicinato uno al primo stoppino, la candela si accese immediatamente, seguita da tutte le altre. Il ragazzo sorrise tra sé e sé mentre posava nuovamente il bastoncino sul piano del mobiletto. Un’altra delle diavolerie di Hannibal, pensò ironico.
Tenendo il candelabro alto, si avvicinò alla porta della camera di Lux e avvicinò l’orecchio destro ad essa per sentire meglio i rumori che provenivano dalla stanza. Sentì qualcosa che veniva gettato con noncuranza e forse in fretta sul letto, poi dei cassetti e delle ante che venivano spalancati quasi con furia, e degli oggetti che probabilmente venivano lanciati dentro la cosa sopra il letto. Pensò per un folle attimo di bussare, poi si disse che la ragazza non gli avrebbe mai risposto e che sarebbe rimasta immobile nel buio finchè lui non se ne fosse andato. Decise allora di adottare la soluzione più drastica possibile: appoggiò la mano sulla maniglia, la abbassò e spalancò la porta. Lux era in piedi a metà tra lui e il letto, e si affrettava a riempire una grande borsa di cuoio che giaceva sopra le lenzuola. Prima ancora che lei potesse girarsi, sorpresa dal rumore della porta che si apriva, la chiamò. “Lux?”
Si voltò di scatto. I suoi occhi azzurri illuminati dalla luce delle candele erano spalancati, ed erano gli stessi che ha un animale preso in trappola o una spia scoperta a fare il doppio gioco. Il suo sguardo balzava velocemente da Mathias alla carta da parati in cerca di una scusa plausibile, ma evidentemente l’unico suggerimento che ricevette fu quello di rimanere zitta e di continuare e finire il suo lavoro. Si avvicinò alla piccola scrivania e afferrò una risma di fogli, che trasportò tra le sue braccia fino al letto e che lasciò cadere dentro la bocca nera della borsa. Il ragazzo varcò la soglia della stanza e si chiuse la porta alle spalle, sempre tenendo in alto il candelabro per portare la luce nella camera buia. “Lux, cosa stai facendo?” le chiese allarmato.
Quelle parole sembrarono fermare il suo nervoso viavai. Si fermò a metà tra lui e il letto, voltata verso la borsa di cuoio in cui aveva continuato ad ammassare cose senza alcun apparente senso logico fino a quel momento. Le sue spalle tremarono per un breve istante sotto la camicia da notte, e Mathias pensò di essersi immaginato di averla sentita dire: “Me ne vado. Ti sembra una risposta soddisfacente? Me ne vado da questa casa e da questa città stanotte stessa.”
Il cuore del ragazzo sembrò fermarsi per un attimo, e lui fu certo di poter sentire un gelo innaturale scendere nella stanza. Appoggiò il candelabro sulla scrivania e fece un paio di passi verso l’amica. “Stai scherzando, non è vero?” le chiese titubante. Rise nervoso. “Tu non lo vuoi fare veramente, no? Starai via solamente per qualche tempo, ma poi tornerai qui.” Deglutì. “Sbaglio?”
In quei pochi secondi di silenzio che seguirono, pensò veramente che la ragazza si sarebbe voltata ridendo e con gli occhi che le brillavano, e che gli avrebbe detto ‘Certo che ti sbagli. Non ho intenzione di andare da nessuna parte, rimarrò qui con voi fino alla fine. Non riesci proprio a non cascare nei miei scherzi?’. Ma la verità fu che Lux si voltò con gli occhi tristi e seri. Scosse la testa. “No, Mathias. Me ne vado davvero, e non tornerò mai più.”
Bastarono poche parole a far scattare qualcosa nella sua mente. Annullò la distanza tra loro due con un solo passo e afferrò la ragazza per le spalle, fissandola con seri, incazzati e tristi occhi viola. “Perché vuoi farlo, Lux? Perché vuoi andartene proprio adesso che ci siamo ritrovati?” La scosse violentemente, come se questo bastasse a far tornare al loro posto i meccanismi del suo cervello che erano evidentemente saltati via. “È per Duncan? È per questo che vuoi farlo, perché ti manca e non vuoi essere assalita dai suoi ricordi?”
Lei non rispose.
“Non rimarrai da sola ad affrontare tutto questo,” mormorò a voce più calma e bassa. “Ci siamo tutti noi. Ci faremo forza a vicenda e ci sosterremo come abbiamo sempre fatto. E puoi stare tranquilla che non ti lascerò mai, mai da sola, che non me ne andrò prima di te come hanno fatto Duncan e Irial.”
La scintilla che brillò nei suoi occhi era inequivocabile, e nessuno dei due potè ignorarla o fare finta di non averla mai vista. La speranza splendeva ancora nel volto di Mathias, e Lux dovette raccogliere tutto il suo coraggio e la sua forza di volontà per afferrargli i polsi e togliere le sue mani dalle sue spalle. Fece un passo di lato e raggiunse la scrivania senza mai interrompere il contatto visivo con il ragazzo. “Non so se Duncan ve ne ha mai parlato, ma c’era una profezia su di me e sul mio futuro,” gli disse mentre si infilava lentamente i pantaloni che aveva indossato al funerale senza mai togliersi la camicia da notte. “Ogni singola cosa si è avverata, dal mio amore per Duncan alla rinascita della Stirpe Oscura per merito, o colpa, mio. Solamente l’ultima frase non mi è mai apparsa del tutto chiara, ma oggi, nella radura a villa Manor, ho capito cosa intendeva dire la vecchia del Mercato Nero.” Fece una breve pausa mentre si agganciava i pantaloni. “Mi aveva detto ‘Ma una sola cosa non tornerà indietro, e un’altra prenderà il suo posto, se saprai accettarla’, e così è stato. Ho perso Duncan e… anche se tu potresti diventare importante come era lui…” Deglutì. “Non potrei mai accettare una cosa del genere. In parte credo che sia un atteggiamento egoistico, perché non credo che potrei amare nuovamente qualcuno così velocemente. Voglio andarci cauta con l’amore, non voglio ritrovarmi in una situazione come quella degli ultimi due anni.”
“Ma potrei rimanere in disparte fino a che non sarai pronta!” Il tono di Mathias era disperato. Non voleva perdere Lux, la sua amica, quella ragazzina così coraggiosa che riusciva perfino a tenere testa a Matthew. Fece un passo verso di lei. “Potremmo rimanere semplicemente amici, come abbiamo sempre fatto.”
Lei gli mostrò il palmo della sua mano, alzandolo all’altezza dei suoi occhi. Dopo pochi secondi la pelle prese fuoco, venendo avvolta da un fuoco rosso e caldo come l’estate più torrida, ma al centro di quelle fiamme – e il ragazzo riusciva a vederlo con terrificante chiarezza – c’era un piccolo nucleo nero, un’entità malvagia che non sarebbe mai scomparsa del tutto. Le fiamme e il simbolo nell’occhio sinistro di Lux sparirono in fretta, e la ragazza disse: “La mia parte oscura non è morta. L’ho rinchiusa dentro il mio cuore come aveva fatto mio padre venti anni fa, ma stanotte è tornata a trovarmi. Mi ha detto che sarebbe tornata di nuovo.” Tirò su col naso. “Solamente un altro Elementale potrebbe aiutarmi a tenerla sotto controllo, ma Duncan non c’è più e io non voglio ritrovarmi le vostre morti sulla coscienza.”
“C’è Nenia!” esclamò l’amico, aggrappandosi ad ogni speranza, persino la più piccola, come se fosse un filo di ragnatela che avrebbe potuto trarli tutti in salvo da quella notte. “Non è di acqua come Duncan, ma potrebbe aiutarti lo stesso! E poi c’è Hannibal, lui non potrebbe mai negarti il suo sostegno!”
La ragazza sospirò e si portò le mani al volto per un istante. Quando si fu ripresa, si sfilò la camicia da notte, rimanendo in reggiseno. “Non è solo per questi motivi che me ne vado,” mormorò mentre allungava una mano verso la camicia che era appartenuta al rosso. Rimase per circa venti secondi nuda, ma a Mathias bastarono per vedere quello che non avrebbe mai voluto vedere.
I seni di Lux si erano ingranditi. Un ingrandimento decisamente lieve, era impossibile pensare che fossero rimasti gli stessi di due anni prima, ma collegare quel particolare con la pancia stranamente arrotondata della ragazza bastò a far rizzare i capelli sulla nuca del ragazzo. Fece balzare il suo sguardo dai seni a quello strano rigonfiamento intorno all’ombelico ben più di una volta, e mano a mano che il tempo scorreva il suo dubbio si trasformò in un’inquietante certezza. Smise di fissare imbambolato il petto dell’amica solo quando fu completamente coperto dalla stoffa della sua camicia. “Mathias? Va tutto bene?” gli chiese Lux, preoccupata nel vederlo con quell’espressione scioccata in volto.
Lui alzò lo sguardo verso i suoi occhi azzurri. “Da quanto tempo i tuoi seni si sono ingranditi e la tua pancia ha iniziato ad assomigliare ad una sfera?”
La luce delle candele illuminò alla perfezione il rossore che si diffuse sulle sue guance pallide. Si voltò e si diresse a passo veloce verso il letto, recuperando da sotto di esso un paio di stivali neri. Se li infilò velocemente, ma il suo corpo non cessò per un solo istante di tremare. “Lux,” la chiamò Mathias severo.
Non gli rispose, impegnata a fingere di cercare qualcosa dentro la borsa di cuoio.
“Lux.”
Che c’è?” Afferrò la borsa e la lanciò con forza sul pavimento, facendo uscire tutti gli oggetti al suo interno come in un’esplosione. Si voltò ad affrontare gli occhi viola del ragazzo. “È solamente un gonfiore, va bene? Mi sono fatta visitare da un medico, tra poco dovrebbe andarsene!”
“Quanto, Lux?”
Sembrò perdere la sua voglia di mentire e la sua rabbia. Abbassò la testa. “Tre mesi,” mormorò rivolgendosi al pavimento. “Prima ancora che io e Irial decidessimo di sposarci. A quei tempi il matrimonio non rientrava tra i miei progetti a breve termine.” Alzò lo sguardo verso l’amico. “È come me, Mathias. Non dovrebbe essere qui, eppure c’è, e suo padre non saprà mai se gli assomiglia o meno.”
Il ragazzo sentì dei brividi scendergli lungo la schiena. Era sempre stato pronto a diventare lo zio adottivo del figlio di Duncan, ma l’idea di un piccolo Irial lo lasciava completamente senza parole. E se fosse diventato sia Elementale sia qualunque cosa fosse stato suo padre? Avrebbe distrutto il mondo ancora prima di imparare a parlare? “È per questo che te ne vai, allora?” Fece un cenno col mento in direzione del rigonfiamento. “Per lui?”
“Lei.”
“Eh?”
Sorrise dolce e triste. “Sarà una bambina. Bellissima come una rosa nera in mezzo alla neve.” Il sorriso scomparve improvvisamente dalla sua faccia e lei continuò: “Pensaci un attimo, Mathias. Se rimanessi a Camden per i prossimi sei mesi e la lasciassi vivere e crescere qui, cosa pensi che accadrebbe? Pensi che riuscirebbe a vivere una vita normale come i Destiny hanno provato a fare con me?” Scosse la testa. “La storia si ripete in continuazione. Non voglio maledire questa città quando ho la possibilità di poter sistemare ogni singola cosa una volta per tutte.”
Sentì le lacrime premere per uscire. “Non è giusto che tu debba sempre sacrificarti per gli altri,” mormorò.
Una mano gli accarezzò delicatamente la guancia, e lui affogò il suo sguardo sorpreso negli occhi di Lux. “Ma io lo faccio per voi, Mathias,” gli sussurrò. “Pensa cosa succederebbe se perdessi il controllo e facessi del male a qualcuno di voi, o se addirittura lo uccidessi. Io non potrei mai perdonare me stessa, così come voi non riuscireste a perdonarmi.” Una lacrima le scivolò lungo la guancia. “Hai ragione, non è giusto, ma devo salvarvi dal mostro che potrei diventare.”
“Tu non sei un mostro, Lux.”
Sorrise amaramente. “Non hai idea dei territori in cui potrei spingermi.” Diede una veloce occhiata agli oggetti usciti fuori dalla borsa e sparsi per tutto il pavimento, poi sospirò ed afferrò il suo mantello, appeso ad un appendiabiti poco più in là. “Artemis mi ha detto che lo avete trovato dentro il castello durante la battaglia e che lo avete riempito nuovamente di armi. È così?”
Annuì. “Lo ha trovato Hannibal per caso nell’atrio mentre tornava nel cortile. Non so come ci sia finito lì, ma…” Fece una smorfia divertita. “Mi ha detto che sembrava quasi che volesse essere preso da noi per esserti riconsegnato dalle nostre stesse mani.”
Lux sorrise brevemente e finì di infilarsi il mantello. Al suo interno, le varie armi e le fiale degli antidoti per i veleni tintinnarono tra di loro come campanelle di vetro sospinte dal vento. La ragazza stese un paio di pieghe sulla stoffa scura e guardò nuovamente Mathias, che non potè fare a meno di pensare che lei indossava quello stesso mantello quando era entrata nelle loro vite, due anni prima, e che lo indossava adesso, quando stava per uscirne. La storia si ripeteva ancora una volta.
“Sono pronta.”
Il ragazzo annuì lentamente. “Credo che adesso io dovrei provare a fermarti e a convincerti di desistere per l’ennesima volta, ma qualcosa mi dice che non ci riuscirò e che farei meglio ad assecondare quello che vuoi fare veramente. Sbaglio?”
“Per niente.” Provò a sorridere, ma le venne fuori una smorfia contorta. Si diresse verso la porta e appoggiò la mano sulla maniglia fredda. Si rivolse nuovamente all’amico. “Ti va di accompagnarmi fino alle mura?”
Come potrei dirti di no?
I due ragazzi uscirono dalla camera chiudendosi la porta alle spalle senza fare rumore, e raggiunsero le scale per scendere al piano di sotto cercando di non svegliare gli altri abitanti della casa. Arrivarono al portone principale senza essere scoperti, e l’unico momento in cui temettero di essersi fregati da soli fu quando uscirono dalla casa chiudendo il portone dietro di loro con eccessivo rumore. Si guardarono per un attimo negli occhi e rimasero immobili, in attesa che qualcuno li scoprisse. Quando videro che la porta non si apriva nuovamente, Lux diede un’ultima occhiata all’edificio e salutò col pensiero tutti i suoi amici, quei ragazzi che non avrebbe mai più visto in vita sua. Chiuse per un istante gli occhi e li riportò tutti alla memoria: Artemis e i suoi libri, Francis e il suo coraggio, Matthew e il suo lanciarazzi e il suo carattere insopportabile, Nöel e le sue bambole, Jayde e quel poco che conosceva del suo carattere, Rust e la sua inflessibilità da istruttore, Nenia e la sua timidezza, Hannibal e il suo segreto oscuro. Li salutò tutti per un’ultima volta, poi diede le spalle alla casa e si allontanò con Mathias lungo la strada.
Le vie di Camden erano totalmente deserte quella notte, come se nessuno volesse disturbare quel silenzio e quell’atmosfera pesante che gravava sui due ex ribelli. Camminavano in silenzio, senza osare incrociare i loro sguardi, entrambi persi nei loro pensieri e nelle parole di addio che avrebbero dovuto pronunciare a breve. Cercarono di camminare il più lentamente possibile, ma il tempo non era dalla loro parte e, prima ancora che potessero dire di essere veramente pronti a quella separazione, svoltarono l’angolo e si ritrovarono davanti alle mura della città. Lux fissò il portone spalancato e i camminamenti vuoti: non c’era nemmeno una guardia a sorvegliare l’ingresso, nessuno guerriero di An che si accorse del loro arrivo. Decise che era inutile provare a capirne il perché, e si ricordò di quando era entrata da quello stesso portone insieme a Duncan per introdursi velocemente dentro la casa abbandonata da mesi dei Destiny. Scacciò quel ricordo doloroso e si diresse verso il portone seguita da Mathias. Entrambi osservarono il paesaggio al di là della soglia: un lungo tratto di sentiero si distendeva davanti a loro, circondato ai lati dalla foresta, poi veniva inghiottito del tutto dal buio e dalle ombre degli alberi illuminati a malapena dalla luce lunare. Era uno spettacolo inquietante, ma la ragazza sapeva che non doveva averne paura: aveva vissuto cose peggiori rispetto a quella distesa nera, e niente avrebbe potuto farle del male. Dal cielo sopra di lei giunse un tuono ed improvvisamente le nuvole grigie si aprirono, facendo cadere grandi gocce di pioggia sul terreno. Lux sorrise tra sé e sé: pioveva quando era arrivata a villa Manor per la prima volta, pioveva quando se n’era andata dalla villa e pioveva anche adesso, quando avrebbe iniziato una nuova avventura, una nuova parte della sua vita, un nuovo capitolo di quel libro. La storia si ripete in continuazione.
Mathias le si avvicinò, fermandosi con lei sulla soglia del portone riparata dalla pioggia, e lei si voltò verso di lui: i suoi capelli neri erano già bagnati, così come i suoi vestiti, e le sue guance erano percorse da pioggia e lacrime. “Sei ancora in tempo per cambiare idea, Lux,” le mormorò con voce rotta. “Puoi ancora tornare indietro, non è troppo tardi. Devi solamente tornare a casa insieme a me.”
Casa. Già, aveva mai avuto un luogo che si potesse definire tale? Quella in cui aveva passato la sua infanzia non era mai stata quella vera, e lo stesso valeva per tutti gli altri luoghi in cui aveva trascorso una parte della sua vita. Irial le aveva promesso più di una volta che l’avrebbe portata a casa, ma lui non sapeva che non sarebbe mai esistito un posto simile per lei. Diede una veloce occhiata al buio della foresta: se era vero che la casa era dove il suo cuore si trovava, allora la sua casa sarebbe stata per sempre nell’oscurità. Riportò nuovamente il suo sguardo su Mathias e scosse la testa con rassegnazione. “Ho già preso la mia decisione. Non costringermi a fare qualcosa di cui poi ci pentiremo entrambi.”
Il ragazzo annuì, finalmente rassegnato ad un destino che non poteva fermare o cambiare, poi infilò una mano nella tasca dei pantaloni e ne tirò fuori un foglio di pergamena ripiegato in quattro. Lo porse a Lux, che lo afferrò incuriosita. “Cos’è?”
Tirò su col naso e si passò una mano tra i capelli fradici. “Duncan me l’ha data poco prima di andare in battaglia. Mi ha incaricato di consegnartela se lui…” Deglutì. “Se non ce l’avesse fatta. Avrei voluto dartela prima, ma non ho mai trovato il momento giusto.”
La ragazza quasi non sentì le sue ultime parole, ed aprì il foglio in fretta e con le mani che le tremavano. Iniziò a leggere velocemente le frasi scritte al suo interno, e quasi sentì la voce del rosso recitare la sua ultima poesia.
 

Dici che ti senti giù
Quando io non sono attorno a
Te
E dici che te ne saresti già dovuta
Andare
E tu pensi che tutto sia sbagliato
E mi chiedi come andare avanti
Sai, sopravvivremo a un altro giorno
Tieni duro
 
Odio vederti cadere
Giù
Ti alzerò dal terreno
Ho visto il peso del tuo mondo cadere
Ma ora la scelta di andare avanti
È tua
Cambia il modo in cui hai vissuto fino ad adesso
Trova la forza che hai sempre avuto
Dentro di te
 
E tutto questo dolore
Prendi questa vita e falla tua
E tutto questo odio
Prendi il tuo cuore e lascialo amare di nuovo
Sopravvivrai in qualche modo
 
Perché la tua vita inizia adesso
Hai fatto tutte le cose che potevano ucciderti
Ma tu sopravvivrai in qualche modo
Perché la tua vita inizia adesso

 
Un paio di gocce caddero sulla pergamena, e non erano di pioggia. Con gli occhi rossi e pieni di lacrime, Lux alzò lo sguardo verso Mathias. “Lo sapeva?” sussurrò incredula. “Sapeva che sarebbe morto e che io avrei reagito in questo modo?”
Esitò per un istante. “Io credo che avesse solamente una specie di… sensazione. Sai com’era fatto, avrebbe potuto prevedere le mosse di un’intera partita a scacchi se solo avesse voluto.”
Perché era un perfetto stratega, pensò la ragazza senza aggiungere altro. Piegò nuovamente il foglio di pergamena in quattro e se lo infilò in una tasca interna del mantello per evitare che si bagnasse e che l’acqua facesse sparire per sempre le ultime parole di Duncan. Si diede una veloce occhiata intorno, imbarazzata e indecisa sulla cosa giusta da fare, e infine riportò i suoi occhi azzurri come il ghiaccio su Mathias. “Penso… penso che adesso sia il momento di andare.”
L’amico annuì a testa bassa. Lux non ce la fece a vederlo così triste e annullò la distanza tra di loro, abbracciandolo più stretto che poteva. Il ragazzo rimase interdetto per un istante, poi ricambiò la stretta, lasciando che il vento depositasse qualche goccia di pioggia sui loro corpi. La ragazza pensava che lui le avrebbe chiesto ancora una volta di restare, ma non fu così. Tutto quello che disse fu: “Avresti potuto rimanere, Lux, ma se questa è la tua decisione non voglio andarti contro.”
Sentì un groppo formarsi nella sua gola e lasciò che le lacrime continuassero a bagnarle le guance. Si staccò da quell’abbraccio per guardare per un’ultima gli occhi viola di Mathias. “Ti ricordi quella canzone? Quella che Nenia canticchiava due giorni fa?” Prima ancora che il ragazzo potesse risponderle, iniziò a cantare: “Non c’è più niente da dire ora/i sentimenti sono già morti/e non credo che adesso ci sia un modo/tutto quello che è detto è già stato detto/sto aspettando un altro giorno, un altro modo/non credo che tu possa mandare via tutto il dolore/quindi lascerò tutto alle spalle…
“…ma me ne andrò con sangue negli occhi,” terminò il ragazzo per lei. Osservò gli occhi di Lux arrossati per il pianto e sorrise amaramente. Già, te ne stai andando con il sangue nei tuoi occhi. Vorrei tanto poterti dare una mano a farlo sparire, ma so che non ci riuscirò mai. Questa è una cosa che devi risolvere da sola, non è vero? Se vorrai tornare, tornerai quando ti sembrerà il momento più adatto, quando sarai riuscita a sopraffare quell’oscurità che è dentro di te. E noi ti aspetteremo fino a quel momento, come abbiamo fatto in questi due anni. Infilò nuovamente la mano in tasca e stavolta ne tirò fuori due piccoli sassi neri perfettamente squadrati e lucidi. Ne porse uno alla ragazza, che lo afferrò, e le spiegò: “È un’altra delle diavolerie di Hannibal, le abbiamo usate un paio di volte in qualche missione. Se avrai bisogno di aiuto, di qualsiasi tipo di aiuto, basta che tu la stringa nel pugno e che tu pensi a me. Arriverò subito, e non sarò da solo.”
Annuì. “Perfetto. Grazie.” La infilò in un’altra tasca del mantello, ma entrambi sapevano che non l’avrebbe mai usata. Improvvisamente si avvicinò al suo volto e gli stampò un bacio sulle labbra, un bacio solamente da amica ad amico. Gli diede un ultimo abbraccio e affogò il suo sguardo in quegli occhi viola. “Addio, Mathias. Saluta gli altri da parte mia e spiega loro perché l’ho fatto. Usa le mie stesse parole, se ti sembrerà necessario.”
Gli fu difficile contenere le lacrime, ed infatti quelle scapparono dai suoi occhi. “Lo farò. Addio,” mormorò con voce rotta. Accarezzò la pancia lievemente arrotondata dell’amica, e lei sorrise. Terminato quel contatto, Lux si voltò e guardò il sentiero che si dipanava davanti a lei. Si strinse nel suo mantello e fece un passo oltre la soglia delle mura di Camden, finendo sotto la pioggia e uscendo una volta per tutte da quella città e dalla vita dei suoi amici. Una parte della sua vita finiva, adesso ne iniziava un’altra. Ma non aveva paura di ricominciare ancora una volta da capo: l’aveva fatto così tante volte, e sei mesi dopo non sarebbe stata più sola. Sorrise alla piccola creatura dentro di lei e si avviò lungo il sentiero, senza curarsi della pioggia che le bagnava il mantello. Mathias rimase a lungo sulla soglia di Camden e guardò la sua amica andarsene per sempre da quella città, portando via con sé la maledizione della sua stirpe. Continuò ad osservarla piangendo finchè Lux non diventò un punto nero nell’oscurità e sparì dentro la foresta sotto il triste canto della pioggia.


 


 

It’s the end here today
But I will build a new beginning
(30 Seconds To Mars – End Of The Beginning)
 

There’s nothing to say now, the feelings are already dead
And I don’t believe there’s a way now, all that is said has been said
I’m waiting for another day, another way
I don’t believe that you can make all the pain go away
So I’ll leave it all behind, but I’m leaving with blood in my eyes
(Sum 41 – Blood In My Eyes)

 

The End.







[La poesia di Duncan è un adattamento della canzone dei Three Days Grace "Life Starts Now", e la canzone che canta Lux è la citazione tradotta della canzone dei Sum 41 in fondo al capitolo]
Bè, che dire? E' tutto il giorno che aspetto questo momento, non tanto perchè non vedevo l'ora di separarmi da questa storia, ma perchè far finire una serie (trilogia o qualunque cosa sia) è sempre traumatico. Rispetto ad una fanfiction o storia normale, impari ad affezionarti ai personaggi più di quanto dovresti, ed ucciderne uno o lasciarli andare per sempre è un trauma. E' già la seconda volta che ci passo, ma penso che non ci farò mai veramente il callo.
Avevo promesso delle spiegazioni, quindi eccole qui. Le prime 'bozze' di questa storia sono nate a maggio, alla fine della mia scorsa serie. Mi piaceva l'idea di una protagonista costretta a lasciare la sua casa, i suoi amici, l'amore per poter assecondare una parte cattiva di sè stessa, e la scena finale di Camden's Shadow è stata la prima cosa che mi è venuta in mente. Fin dall'inizio ero decisa a scrivere una storia più matura sotto molti punti di vista diversi, sia da quello di scrittura che da quello della trama. Un altro punto fisso che avevo in mente fin dall'inizio era che l'amore tra i due protagonisti sarebbe finito male. Non a caso, la morte di Duncan e l'addio definitivo di Lux sono state le scene successive che ho immaginato e di cui ho iniziato a buttare giù schizzi nella mia mente. Da lì è nata la trama di Camden's Lux e varie bozze per le altre due storie. Iniziai la prima storia nel giugno 2011, poi la ripresi ad agosto e decisi di buttarmi su EFP. Sapevo che andavo incontro a un progetto ambizioso (una trilogia in una sezione in cui non avevo mai messo piede), ma sapevo che sarei sopravvissuta in qualche modo. Ed eccomi qui. Non avrò ricevuto molte recensioni, ma posso dire di essere soddisfatta del mio lavoro. Il tema degli Elementali è entrato dopo, e alcuni personaggi inizialmente non comparivano nella trama originale: Jayde, Nenia, Elia, zia Sapphire, Francis, Nöel , Alexis e altri che adesso non ricordo. E' stato bello vedere come nuovi risvolti della trama si sono aggiunti da soli nel corso del tempo.
E' difficile lasciare andare questi personaggi dopo tutto il tempo che ho trascorso con loro, è come lasciare andare una parte di me. Non so cosa accadrà in seguito a questa banda di disgraziati, ma ho delle immagini che penso corrispondano alla realtà: Hannibal e Nenia vivono felici e contenti, Nöel è tornato nel suo negozio di bambole e Matthew ha imparato a vivere con un braccio solo. Non conosco il futuro di Rust o Mathias o Artemis, ma so che tutti gli anni, nel Giorno delle Rimembranze, fanno visita tutti insieme al loro 'capitano', come lo chiamava Matthew.
E Lux? Bè, ha sicuramente partorito una bambina, come aveva detto a Mathias, e l'ha data alla luce in un luogo desolato vicino ad una scogliera. Non so quale sia stato il suo destino: riesco a vedere solamente Lux in piedi sul bordo della scogliera, indecisa su cosa fare della sua vita. Se sia saltata giù nel mare o se sia ancora viva, questo non mi è dato saperlo.
E adesso passiamo ai ringraziamenti. Due mie amiche stanno scrivendo una storia di recente, e la loro pagina dei ringraziamenti elenca un numero infinito di persone (tra cui io, ma è meglio lasciare perdere per cosa mi hanno ringraziata). Io ne ho poche, ma, come si dice, buone. Grazie a Sara, la mia moglie che tradisce e viene tradita e che ha ispirato il personaggio di Esse, a cui purtroppo non ho saputo dare lo spazio che avrei voluto. Grazie per avermi sopportata durante questo nostro anno in cui ci conosciamo, grazie perchè ci sei sempre stata e ci sarai. Grazie a Moira, che continua a sopportare i miei scleri sulle mie passioni, sulle mie storie, sui miei recensori. Penso che sia l'unica persona della sua età a conoscere cazzi e mazzi dei My Chemical Romance e l'intera trama di Kuroshitsuji. Infine, grazie a quei cinque santi che sono ancora qui da agosto 2011: Maricuz_M, la persona che mi ha dato più grandi soddisfazioni qui su EFP e che ama Hannibal alla follia, Lulu_Rouges, che continua a correggermi i capitoli e che mi svela solamente adesso quante cose abbiamo in comune, S_Anonima_E, che ha amato il suo cucchiaino fino alla fine e che inserirà un personaggio in una sua storia ispirandosi a Hannibal, FRC Coazze, che c'è quando può e che mi segna gli errori più gravi nei capitoli, e infine (dulcis in fundo!) Jo Sheperd, il maschio della brigata, che non ha ancora finito Camden's Shadow e che ha acconsentito a disegnare i personaggi di questa trilogia (tra parentesi, il tuo disegno di Duncan mi manda fuori di testa *-*). Grazie a tutti gli altri che hanno recensito, letto, messo tra le preferite, seguite o ricordate. Anche voi siete importanti per me.
Per adesso sparirò un pò da EFP. Ho dei progetti che voglio sviluppare con calma e che probabilmente pubblicherò a fine marzo o aprile, non so ancora se originali o fanfiction. Prima probabilmente pubblicherò una OS su Kuroshitsuji, ma non è ancora sicuro. Stay connected!
Non saprò ancora ringraziarvi abbastanza per tutto il vostro sostegno in questi mesi. Mi mancherete tutti un sacco, dal primo all'ultimo <3
Se vi interessa, ecco l'ultima lista delle canzoni che mi hanno accompagnato in questo viaggio.
x My Chemical Romance - Famous Last Words
x Muse - Stockholm Syndrome
x R.E.M. - Until The Day Is Done
x 30 Seconds to Mars - A Beautiful Lie
x 30 Seconds to Mars - A Modern Myth
x Lacuna Coil - Trip The Darkness
x The Used - Earthquake
x Three Days Grace - World So Cold
x Three Days Grace - Life Starts Now
x My Chemical Romance - The Ghost Of You
x The Used - Listening
x LostAlone - Do You Get What You Pray For?
x L'ultimo album dei Sum 41, Screaming Bloody Murder

xoxo
Eva

  
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