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Autore: MeiyoMakoto    25/01/2012    1 recensioni
‘ Portarlo qui è stata una scelta avventata, Principe: è pur sempre un Grifondoro. Garantisci per lui?’
Severus ridacchiò.
‘Io? Per lui? Non ci penso neanche. Voleva venire e io l’ho portato, ecco tutto; mi aveva seguito fino all’ingresso segreto la scorsa volta che sono venuto alla riunione, ha capito chi siamo e ha mostrato interesse.’
Genere: Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Peter Minus
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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 James
 
‘Lily! Lily! Siamo qui!’
La ragazza fece un respiro profondo e si diresse verso il punto dove la madre si stava sbracciando, trascinandosi dietro James.
‘Mamma, papà, questo è…’
‘James, ovviamente.’, completò il signor Evans con un sorriso nervoso, tendendogli la mano.
Lui la strinse per pochi imbarazzanti attimi: era sudatissima.
‘Vuoi una mano per le valigie?’, chiese poi l’uomo.
‘No, grazie, ce la faccio.’, mentì il ragazzo, arrancando dietro al pesante carrello che reggeva sia il suo baule che quello di Lily.
Dopo pochi minuti giunsero ad uno scalcinato furgone, nel quale il signor Evans scaricò i bagagli.
‘Lo affittiamo ogni volta che dobbiamo portare i bagagli di Lily.’ –fece la signora Evans a mo’ di spiegazione- ‘La nostra auto non sopporterebbe tutto questo peso; è russa, sai, una vera schifezza…’
James annuì con aria grave, sperando di dare l’impressione di averci capito qualcosa, e si sistemò tra Lily e sua madre.
‘Sei sicura che questo coso non esploderà?’, bisbigliò alla ragazza.
Lei annuì con una risata tra l’irritato e il divertito.
‘Dov’è che abitate esattamente?’, chiese James dopo che il furgone si fu messo in moto con un fracasso che gli aveva tolto un mese di vita.
Fa che non sia lontano, ti prego, fa che non sia lontano, più di mezz’ora in questo trabiccolo sarebbe una tortura…
‘Tranquillo, non lontano.’, rispose Lily stringendogli la mano consapevolmente.
‘Già, il villaggio è solo a qualche miglio da Londra.’, aggiunse il signor Evans sperando di essere d’aiuto, ignaro del fatto che sua figlia resisteva alla tentazione di mollargli un calcio unicamente perché sarebbe stato pericoloso distrarlo dalla guida; James intanto aveva assunto il colorito del latte scaduto.
‘Metti un po’ di musica, papà?’, fece Lily per cambiare discorso.
Lui obbedì, e dopo qualche tentativo e non pochi colpi ben assestati dalla vecchia radio cominciò a diffondersi la voce di Paul McCartney che cantava di merli e ali spezzate.
‘Sempre questi Beatles…’, brontolò la signora Evans, già nervosa al pensiero che James poteva vomitare da un momento all’altro sul sedile del furgone, a giudicare dalla sua faccia.
‘A me piacciono.’ –ribattè suo marito- ‘Sono bravi ragazzi, gente che lavora… Pare che vengano da Liverpool, e sai che quella è una città di operai. E poi le canzoni sono orecchiabili, vero?’
‘Io trovo che dicano un mucchio di sciocchezze; anche Petunia è del mio stesso parere.’, si difese l’altra, un po’ offesa.
‘A proposito, come mai non è venuta anche lei?’ –chiese James, felice di aver trovato un argomento sul quale era un minimo più informato- ‘Non si sente bene?’
Stavolta le regole della strada non potevano proteggere nessuno, e il ragazzo si ritrovò col tacco di Lily piantato nello stinco.
‘Non essere così violenta, cara.’ –la rimproverò sua madre- ‘Era una domanda più che legittima; e comunque prima o poi doveva arrivare il momento di fargli… Ecco… Un certo discorsetto.’
‘Vedi, ragazzo.’ –proseguì il marito- ‘Petunia è tanto una cara ragazza, ma vedi, lo choc di scoprire la vera natura di sua sorella è stato molto forte per lei; non se ne è mai ripresa completamente. Ci andrei piano con lei, fossi in te.’
Fu allora che James buttò tutti i liquidi che aveva in corpo sul sedile.
‘Fantastico.’, borbottò Lily tirando fuori la bacchetta per farli Evanescere.
Intanto Paul continuava imperterrito a cantare.
 
 
‘Tunia! È pronto!’
Dopo qualche minuto si sentì un susseguirsi di passi pesanti e la ragazza entrò in sala da pranzo.
O meglio, Petunia si presentò in sala da pranzo: era così coperta di croci e ampolle di acqua santa che James per un attimo credette di aver a che fare con una vecchia zia bigotta invece che con una giovane donna.
Lily si passò una mano sulla faccia.
‘Tunia, è Natale, per l’amor di Dio! E per di più abbiamo un ospite! Non puoi comportarti bene per una volta in vita tua?!’
‘Buon Natale anche a te, Lily.’, fece lei arcigna.
‘Petunia, non potresti, per piacere, toglierti un po’ di quella roba?’ –sospirò sua madre- ‘Almeno l’acqua santa.’
‘Comunisti…’, fece lei sfilandosi di dosso una piccola ampolla.
‘Non è questione di essere comunisti o meno, e lo sai!’ –ribattè Lily- ‘Quante volte te lo devo dire?! Quella roba funziona coi vampiri, e a malapena; sul mio testo di Cura delle Creature Magiche c’è scritto che ci vorrebbero almeno otto ounces di acqua santa in più di quello che hai addosso, e che le croci funzionano a malapena per un vampiro di piccola taglia se non sono d’argento…’
‘E dimmi, cara la mia secchiona,’- la interruppe sua sorella- ‘Cos’è invece che funziona con le streghe?’
‘Prima di tutto devi sapere che sono molto pericolose quando sono arrabbiate…’
‘RAGAZZE, PER L’AMOR DI DIO!!’
‘Scusa, mamma.’
Dopodiché naturalmente  la conversazione non fu delle più brillanti.
‘Allora, James…’ - fece a un certo punto il signor Evans, accorgendosi che una serie di Mi passi l’acqua? e Che tempo mostruoso la fuori, vero? Oh, sì, spaventoso no poteva qualificarsi come un dialogo- ‘Per caso conosci un certo Severus Piton? Sai, è un nostro vicino. Un bravo ragazzo, anche se un po’ strano; lui e Lily sono molto amici…’
‘Sì, lo conosco di vista.’, lo interruppe James bruscamente.
‘James e Severus non… Non vanno molto d’accordo, ecco.’, farfugliò Lily.
‘Che strano, Lils, che il tuo ragazzo non vada d’accordo con il tuo migliore amico…’, osservò Petunia.
‘Veramente Severus non è più il mio migliore amico.’
‘Come mai, tesoro? Che è successo?’, domandò la signora Evans preoccupata.
‘Oh, non devi crucciarti, mamma; dopotutto Lily ha già trovato un rimpiazzo, no?’
Un attimo dopo la sedia di Petunia era rovesciata a terra.
‘Vai a buttarti dal ponte.’, sibilò Lily sbattendosi la porta di casa alle spalle.
James la seguì con uno sguardo di scusa verso i suoi ospiti.
‘Sei contenta, adesso?!’, urlò il signor Evans aiutando sua figlia a rialzarsi.
Lei alzò le spalle.
‘Onestamente, papà, non lo so.’
 
 
 
Remus e Sirius
 
 
‘Mio Dio, dobbiamo essere le due persone più sfortunate della Terra!’, esclamò Remus passandosi le mani fra i capelli.
‘Ehi, non fare così…’ –tentò di consolarlo Sirius- ‘Almeno stavolta ci sarà la tua famiglia a sostenerci!’
‘Ma non capisci? È proprio questo che mi preoccupa: e se mi sveglio il giorno di Natale e mi trovo davanti i cadaveri dei miei?!’
‘Ci sono io a proteggerli, no?’
‘Sei un grande amico, Sir, ma non sei Dio. Non puoi salvarli tutti.’
L’altro incrociò le braccia, esasperato.
‘E allora che proponi di fare?’
Remus ci rifletté un po’, poi gettò l’amico un’occhiata determinata come non mai.
‘Dobbiamo tornare a Hogwarts.’, rispose semplicemente.
Sirius fece un balzo sulla sedia.
‘Ma sei impazzito?! A questo punto non ci faranno mai rientrare, è già tutto programmato…’
‘Sì, beh, vuol dire che avremmo dovuto controllare i calendari lunari in tempo utile invece di imbatterci in un articolo del Profeta all’ultimo minuto; ma siamo stati abbastanza stupidi da non farlo, quindi ci tocca fare le cose alla maniera difficile. E comunque non ho intenzione di passare il Natale dentro la scuola, ma alla Stamberga Strillante; è l’unico posto in cui posso trasformarmi senza paura di far male a nessuno.’
‘Tranne che a me, ovviamente.’- aggiunse Sirius, un po’ ridendo e un po’ no- ‘Chi è che li scrive, questi articoli, poi? A chi può interessare che “quest’anno il più grande plenilunio dell’ultimo decennio si manifesterà proprio la vigilia di Natale?”’
‘A un lupo mannaro, per esempio.’
‘Comunque, ammesso che riusciamo ad arrivare fino a Hogsmeade, dici che dovremmo avvertire Silente?’
L’altro ci pensò un po’ su.
‘No.’ –rispose infine lentamente- ‘La cena di Natale è un momento troppo bello sia per lui che per quelli che sono rimasti a scuola per le vacanze per rovinarglielo con il pensiero che c’è un lupo in circolazione che potrebbe squartarli tutti mentre cantano Venite Fedeli.’
‘Che stupidaggini!’, commentò Sirius, senza però opporsi: più il piano era segreto, più era eccitante.
‘Il problema è: come facciamo ad arrivare?’, rifletté Remus.
‘Metropolvere?’
‘E dove la troviamo? Tutti i negozi di Diagon Alley saranno chiusi per ferie.’
‘Smaterializzarci?’
‘Non abbiamo ancora la licenza, Sir, accettalo.’
‘Allora non ci resta che tornare nel modo in cui siamo venuti.’
‘In treno?’
‘Sì.’
‘Pensi che sia ancora lì?’
‘Eccome, con tutto il tempo che ci mettono i primini a scaricare i bagagli!’
‘Allora andiamo, dai, che stiamo aspettando?’
Gettò qualche moneta sul tavolo e si defilarono.
‘Se ne sono andati quei due tipi strani, Jake?’, chiese il proprietario del bar Babbano nel quale si era svolta la conversazione.
‘Sì.’ –fece il cameriere- ‘Che vipere, questi turisti! Guarda che monete hanno avuto la faccia tosta di rifilarmi…’
 
Appena anche l’ultimo primino fu fuori dal treno, questo ebbe come un sussulto e partì, gettando i due imbucati a terra con un tonfo.
‘Cominciamo bene…’, osservò Sirius massaggiandosi un livido nuovo di zecca sul fianco.
Remus annuì senza averlo sentito e si avvicinò al finestrino.
‘Ti sei mai chiesto cosa succede al treno dopo che lascia King’s Cross?’, domandò con aria assorta.
‘No. E tu?’
‘Neanch’io.’ –ammise- ‘Ma pare che stiamo per scoprirlo.’
 
 
‘Ehi, voi due!’
I due in questione fecero un salto sui loro sedili e si voltarono verso la voce.
Apparteneva ad un omino tozzo e tarchiato, con la faccia sporca e uno strano grembiule addosso.
‘Al lavoro!’, proseguì l’ometto gettandogli addosso un paio di stracci.
‘Come?’, farfugliò Sirius.
‘Beh? Che ti aspettavi, ragazzino, che ti gettassi fuori dal treno, in mezzo al nulla? Mica lo posso fare, è contro la legge; quindi lavorate. Solo perché la vostra presenza non era prevista non significa che non dobbiate rimboccarvi le maniche!’
‘Che dobbiamo fare?’, chiese Remus tra il rassegnato e il curioso.
‘Lavare i vetri, ovviamente.’, fece l’uomo indicando gli stracci.
Tutti?!’, insistette Sirius con un’occhiata terrorizzata alle decine di vetri della carrozza (E chissà quante altre carrozze c’erano!).
‘Tutti.’ –confermò quello impassibile- ‘Tranquilli, di tempo ne avete; la strada è lunga fino a Pippin.’
‘Pippin? Ma questo treno è un diretto Hogwarts - King’s Cross, non ci sono altre fermate.’
‘È il colmo, voi giovani pensate che il mondo giri intorno a voi… Che tempi. Senti, biondino, solo perché questo treno quattro volte l’anno trasporta un branco di maghetti distruttivi non significa che tutto il resto del tempo resti in stazione aspettando il momento in cui finirà il prossimo semestre, chiaro?!’
‘Non c’è bisogno di arrabbiarsi…’, borbottò Sirius.
‘Ma torneremo a Hogwarts in tempo per la Vigilia, vero?’, insistette Remus.
‘Tranquillo, biondo, tornerai a scuola prima che il pudding sia cotto. Ora però basta domande; io non ve ne faccio, quindi non fatene a me, che diamine!’
‘Era tutto quello che volevo sapere, grazie.’, sorrise Remus sollevato.
‘Bene. Ora al lavoro, ci vediamo quando arriviamo a Pippin.’, concluse l’uomo posando due secchi pieni d’acqua accanto agli stracci.
Sirius diede un’occhiata agli arnesi e arricciò il naso.
‘Simpatia portami via, quel tipo.’, fece.
Remus sorrise.
‘Andiamo, un po’ di olio di gomito non ha mai ammazzato nessuno. O ti aspetti che arrivi un elfo domestico e faccia il lavoro sporco per Sua Altezza?’
Sirius per tutta risposta gli diede un colpo di straccio, ridendo –se fosse stato qualsiasi altro a dire una cosa del genere gli avrebbe addentato un orecchio, come minimo-.
‘Ti dirò, quasi quasi avrei preferito avere intorno Kreacher che quell’ometto.’
‘Che esagerazione… Che credi che succederà a Pippin?’
‘Non ne ho la più pallida idea, il tipo non sembrava molto incline a darci spiegazioni, tanto per cambiare. L’importante però è che arriviamo a destinazione per la Natale.’
 
 
Tan-tan-tan !!! (musichetta stile suspense)
Ok, ho dovuto interrompere la storia per un po’ causa mancanza ispirazione (a Roma gira l’influenza, sono a casa con 38 di febbre e sono un po’ troppo… rincitrullita, diciamo, per scrivere bene).
Però presto arriverà la Parte 2, quindi se volete vedere cosa succede tocca metterla fra le seguite :) Evvai, il mio piano malefico funziona!!
Scusate, non è colpa mia, è la febbre.
Un paio di note per concludere in bellezza:
                        1Ebbene sì, quelli di voi che hanno letto/visto il Signore degli Anellisi saranno resi conto che il villaggio di Pippin prende il nome dal giovane Hobbit Peregrino Took; il nome è però in lingua originale perché, diciamocelo, Pipino è uno dei nomi più brutti che abbia mai sentito.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, Harry Potternon è il mio libro preferito; bensì lo è La Compagnia dell’Anello, che consiglio vivamente a chiunque interessi il mio parere (anche se mi rendo conto che non sono molti).
 
                       2 La canzone che gli Evans sentivano alla radio si chiama Blackbird ed è di Paul McCartney, naturalmente. Anche qui penso proprio che potrebbe farvi piacere sentirla, perché è un capolavoro; andiamo, non ci mettete niente, già che siete su Internet, ad aprire YouTube e sentirvela, e se poi non vi piace non ci mettete niente a richiuderla.
Ok, grazie a tutti per l’attenzione e prego a Paul per eventuali conversioni alla Beatlesmania.  
Toodles!
Meiyo
  
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