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Autore: swiebers    25/01/2012    3 recensioni
Danielle ha due passioni: il canto e Alex, di cui si è innamorata dal primo momento in cui ha guardato nei suoi occhi verdi.
Alex diventerà poco a poco sempre più importante, fino a diventare il centro del suo mondo.
Ma sarà quello che lei vuole davvero?
Questa è la mia seconda FanFiction: l'inizio può risultare noioso, ma prometto che farò di tutto per renderla più emozionante.
Sarei contenta se lasciaste qualche recensione, giusto per sapere cosa devo cambiare e cosa invece vi piace :3
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Dà, che ore sono?
- Manca un quarto d'ora all'una.
- Che palle, ma tu ci stai capendo qualcosa?
Prima che potessi rispondere, la voce tonante della professoressa di Matematica ci richiamò all'ordine.
- Cosa c'è di più interessante dei polinomi, signorina Parks?

Avrei voluto risponderle seccamente “Tutto, tutto è più interessante di questa materia!, ma siccome ero dalla parte del torto, e ne ero consapevole, mi trattenni, limitandomi ad arrossire timidamente e posare lo sguardo sul libro di testo che avevo davanti.
La professoressa continuò a guardarmi per un istante, poi si girò nuovamente verso la lavagna per continuare a spiegare la lezione: la mano ossuta di un bianco scheletrico si muoveva sulla lavagna accompagnando il gesso e creando movimenti morbidi e continui.  
Odiavo la Matematica, ma stranamente era la materia nella quale riuscivo meglio e, cosa ancora più strana, come se la professoressa fosse a conoscenza di questo rapporto conflittuale con la materia, mi aveva presa sott'occhio e ogni occasione era buona per ammonirmi o farmi domande su argomenti trattati mesi prima.
Un quarto d'ora e la campanella suonò.
Finalmente.
Quella era l'ultima ora, quindi il suono della campanella mi fu ancora più gradito.

- Scusa per prima Dà, ho fatto riprendere anche te! 
- Hahaha, figurati!

Samantha era la mia migliore amica praticamente da sempre, l'avevo conosciuta alla scuola materna e non ci eravamo più divise.
Mia mamma mi raccontava spesso che il primo giorno lei e sua madre ci portarono a scuola e si riconobbero perché erano nella stessa classe alle superiori; io e Samantha, appena ci vedemmo, ci prendemmo per mano ed entrammo in classe.
E' sempre stata un punto di riferimento per me, per ogni cosa sapevo di avere lei al mio fianco, come lei sapeva di avere me. 
La nostra era un'amicizia senza compromessi.

- Oggi hai canto?
- Sì, ma non so se ce la faccio ad andare a lezione: abbiamo una marea di compiti!
- Dovresti provare a cantare di fronte a un pubblico, non hai idea del dono che possiedi.
- Nei tuoi sogni! Non esiste che canti davanti a qualcuno, neanche fra cent'anni!
- Stai sprecando tempo e talento così, allora a che ti serve andare a lezione?
- Ci vado per migliorare, perché amo il canto, ma oltre te e Marie nessuno mi ascolterà mai.
- Chi è Marie?
- La mia insegnante, Sam! 
- Ah, giusto! Dà, io aspetto mamma che esce prima da lavoro, vuoi un passaggio?
- No, grazie, cinque minuti e sono già a casa.
- Come vuoi, ciao!
- Ciao, a domani!

Mi avviai verso casa con le cuffie nelle orecchie. Ah, la musica! Era l'unico rimedio a ogni cosa: delusione d'amore? C'era la canzone adatta che ti tirava su.
Fortunatamente, non sentivo ancora aria di delusioni per me, dato che non ero mai stata innamorata; forse era un bene, o forse no, in fondo a sedici anni bisogna anche saper relazionarsi con gli altri.
Ma non era certo colpa mia se non era scattata la scintilla con nessuno! E poi, preferivo godermi quegli anni di liceo, di amicizie, di complicità con i compagni; deprimermi per un ragazzo mi avrebbe portato via troppo tempo.
Arrivai a casa e mi fiondai in cucina: avevo una fame!
Mia madre era appena uscita per andare a lavorare, odiavo i suoi turni, la tenevano troppo lontana da me.
Mi aveva lasciato il pranzo da riscaldare nel microonde, per poi mangiarlo da sola. 
Una volta finito di pranzare, andai a stendermi sul letto per riposare: dopotutto la giornata era stata pesante. Regolai la sveglia perché suonasse alle 16:00, così avrei avuto il tempo di prepararmi per la lezione di canto. Avrei dovuto studiare, sì, ma ero troppo stanca per arrovellarmi ancora il cervello, anche se erano tanti me la sarei cavata, li avrei fatti dopo la lezione.

[...]

Era tardi, troppo tardi! La sveglia non aveva suonato ed erano le 16:39: non ce l'avrei fatta a prendere l'autobus per raggiungere la scuola di canto. Stavo già allarmandomi quando pensai: 
Danielle, fa' un respiro profondo e invece di perdere tempo a lamentarti, sbrigati!
Stranamente, riuscì a prepararmi in dieci minuti, nonostante la mia pigrizia, e così riuscii a prendere l'autobus due secondi prima che partisse. 
Questa sì che è adrenalina!
Arrivai giusto in tempo a lezione, Marie mi stava aspettando da un po'.


- Hai fatto tardi? 
- Come lo hai capito?
- Hai l'affanno. Riposati prima di cominciare.

Marie era estremamente severa come insegnante, ma era preparatissima; lei stessa cantava: si era classificata terza a una gara nazionale di canto e direi che su più di migliaia di concorrenti, tutti qualificatissimi, arrivare terzi è più che gratificante. Ma forse per lei non era stato abbastanza, voleva ottenere il massimo mettendosi in gioco a 360°, ma il suo meglio non era bastato. E riversava in me ciò che aveva appreso quel giorno: mi incitava a fare sempre di più, a curare la voce, ad esercitarmi costantemente; rari erano i complimenti, ma quando c'erano, erano sentiti. In fondo però si vedeva che mi voleva bene: lavoravamo insieme da due anni, un po' avrebbe dovuto affezionarsi.

- Danielle, non vorresti provare ad esibirti dav...

Non le lasciai neanche finire la frase.

- No, grazie.

Dopo la lezione, presi nuovamente l'autobus per tornare a casa: tutto sommato non era tanto male prenderlo, molti si lamentavano, ma a me piaceva sedermi e guardare le facce delle persone che mi stavano accanto, cercando di immaginare dove fossero diretti, la loro storia.
Ricordo che una volta notai un anziano signore che aveva in mano dei cioccolatini e pensai che stesse andando da sua moglie per festeggiare il loro anniversario di matrimonio; chissà se avevo ragione.
A casa, mamma e papà mi stavano aspettando guardando la televisione seduti sul divano.

- Ciao Dani, com'è andata oggi?
- Bene, ma sono stanca, vado a letto.
- Buonanotte!

Gli piaceva sentire che andavo a letto presto, anche se il più delle volte non era così: non mi facevano pressioni riguardo alla scuola, anzi, volevano che mi riposassi il più possibile e che pensassi innanzitutto a stare bene. 
Anche quella sera, in realtà, non sarei andata a dormire, ma avrei passato mezza nottata sui libri, anche se per me non era un peso perché la scuola è sempre stato il mio punto di forza, mi riusciva naturale studiare e ogni cosa riguardante la didattica era impeccabile: io stessa mi stupivo di quei risultati.

[...]

Il giorno dopo arrivai a scuola in anticipo, per completare qualcosa che non ero riuscita a finire la sera precedente. Anche Samantha era già arrivata, anzi, era già in classe quando arrivai.
- Dà, sei già qui?
- Sì, devo finire due esercizi di Italiano, ieri ho fatto tardi.
- Hahah, sono qui per il tuo stesso motivo! Solo che io devo fare Latino!
- Prendi il mio libro dalla borsa, no?
- Sei un angelo, grazie!

Qualcuno bussò alla porta chiusa interrompendoci; senza aspettare un “prego”, un ragazzo alto, bruno, i cui occhi verdi erano di un colore così intenso da potercisi perdere a guardarli, entrò guardandoci perplesso.

- Non è arrivato ancora Chris?
- No, siamo noi in anticipo - rispose Samantha. Per un attimo provai un filo di gelosia: lei aveva parlato con quel ragazzo che non avevo mai visto prima, mentre io no.
- Allora lo aspetto qui, se non vi dispiace.
- No, certo, resta pure - risposi io prontamente, come se quella fosse una gara tra me e Samantha a chi parlava per prima con lui.
- Come vi chiamate, ragazze? 
- Danielle, e lei è Samantha.
- Potevo presentarmi anche da sola!
Il ragazzo sorrise, poi si presentò a sua volta: - Io sono Alex, piacere.
Mi persi in quelle labbra così perfette, nelle sue parole che fluivano dolci e armoniose. Notai che Samantha mi stava guardando, rideva.
La campanella suonò, segno che le lezioni erano cominciate, e dopo circa cinque minuti entrò Christian, il mio compagno di classe, nonché mio migliore amico, insieme a Samantha, cercato da quel ragazzo.
Proprio ora doveva arrivare... Poteva lasciarci un po' di tempo per conoscerci!
  
  
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