Anime & Manga > Host club
Segui la storia  |       
Autore: Kyoya Ootori    25/01/2012    1 recensioni
AGGIUNTI DUE CAPITOLI, IL III E IL IV.
Tamaki chiuse la porta dietro di sé, incrociando le braccia ed appoggiandosi quindi ad essa, mentre percorreva con gli occhi tersi come il cielo la stanza non troppo grande, arredata semplicemente, al centro della quale si trovava una scrivania in mogano e di fronte a questa una sedia barocca di legno, sopra la quale era seduto un uomo di circa ventisette anni, dai lineamenti affilati e dalla carnagione chiara, che nemmeno considerò Tamaki, preso com’era dai conti che svolgeva quotidianamente. Tamaki, in silenzio, aspettò che finisse invano: l’uomo alla scrivania non avrebbe mai sollevato lo sguardo su di lui, benché fosse più che conscio della sua presenza in quella stanza, a meno che la situazione non l’avesse esplicitamente richiesto. E non importa cosa intendesse l’uomo alla scrivania con esplicitamente, fatto sta che Tamaki raggiunse il tavolo a grandi falcate e chiuse di scatto il portatile dell’uomo, sporgendosi verso di lui finché i loro sguardi, entrambi duri, non furono allo stesso livello. Non una parola, non un sorriso, solo un pesantissimo silenzio.
Genere: Drammatico, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kyoya Ohtori, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Lo chiamavano "Il mani di forbice"
Questo secondo capitolo, ad Elisa e Cassandra.

Ricordo ancora la prima volta che lo vidi, in tutto il suo splendore. Alto, slanciato, dallo sguardo fiero e penetrante, che sembrava assorbirti l’anima anche solo se ti sfiorava. Lo ricordo perché la rubò a me, l’anima, con quello sguardo che si nascondeva dietro un paio di lenti.

Tamaki aveva sempre pensato che l’aria dello studio di Kyoya, anzi, del mani di forbice, fosse troppo secca, e la prova provata la stava avendo in quel momento, mentre si allentava il nodo della cravatta, sudando freddo. Nonostante entrambi avessero ventisette anni, l’amico aveva ancora il potere di farlo sentire a disagio con un’occhiata, e Tamaki trovava la cosa alquanto allarmante. Il mani di forbice inclinò leggermente il capo a sinistra, e gli rivolse un sorriso obliquo, più duro, mentre lo sguardo, assottigliandosi, si cementificava.

<< Allora? Sei qui da dieci minuti buoni e non hai nemmeno salutato. >> gli fece notare, mentre una ciocca dei capelli corvini gli scivolava di lato, frammentando le occhiate di fuoco che gli lanciava. Era furioso, Il mani di forbice, se non, per dirla alla maniera dei comuni mortali, incazzato nero. E non aveva intenzione di non darlo a vedere, anche se si era comunque ripromesso che non sarebbe uscito nemmeno un urlo dalla sua bocca, a costo di mordersi la lingua a sangue.

<< Io avrei del lavoro da sbrigare, se non devi dirmi nulla puoi anche andartene. >>  concesse, non interrompendo il contatto con gli occhi marini dell’amico.

<< Invece devo dirti moltissime cose! Quindi tu adesso mi ascolti! >> dichiarò quest’ultimo, allontanandosi di scatto e puntandogli un indice contro, deciso a combattere anche con eventuali guardie di sicurezza pur di avere il diritto alla parola. Accadde però che piombò nella stanza un imbarazzantissimo silenzio, il biondo poté quasi sentire il frinire delle cicale, che fece dedurre al mani di forbice di essere stato amico di un completo idiota per anni. Kyoya inarcò un sopracciglio, appoggiando il capo ad una mano e portando l’altra giocare con il tappo di una penna: << Parla. >> disse  annoiato.

E fu quello che fece traboccare il vaso. << Di' un po’, tu, parrucchiere da quattro soldi! Com’è che il mio volo e quello di mia figlia per la Francia sono stati cancellati proprio oggi che dovevamo partire? Com’è che le nostre valigie sono andate perse e poi magicamente ritrovate poco prima della partenza? Com’è che dal jet che avevo prenotato sono passato ad un aereo che per lei non è abbastanza sicuro?!! Eh? Com’è? >> ogni contrattempo che Tamaki Suou e figlia avevano trovato, quel giorno, portava la firma di Kyoya Ootori, altrimenti conosciuto come Il mani di forbice, e persino un completo idiota (vedi Tamaki) se ne sarebbe accorto e sarebbe andato a pretendere spiegazioni al diretto interessato. Kyoya rimase indifferente alle pseudo- accuse del Suou, concentrando la sua attenzione sul tappo della penna, e alzando appena lo sguardo per rivolgergli un’occhiata: << Mi sembra ovvio, no? Qualcuno non voleva che tu e Ochiya partiste. >> << NON CHIAMARLA OCHIYA, KYOYA! >> Tamaki si fermò prima di urlare di nuovo, prendendo un respiro profondo: << Il suo nome è Haruhi. >> completò poi, sforzando un sorriso tremolante.

<< Per quanto tempo vuoi continuare ad illuderti che sia lei? >> quella domanda congelò definitivamente il rapporto che si era creato tra di loro nel corso del tempo e che, dalla morte della moglie di Tamaki, aveva cominciato a sfaldarsi, << Per quanto tempo vuoi continuare a fuggire? >> quella lo distrusse definitivamente. Kyoya spostò indietro la sedia, alzandosi e riordinando quel che era già ordinato, concentrando la sua attenzione su alcuni documenti; Tamaki, nel frattempo, aveva abbassato lo sguardo, assumendo un’aria più tetra, e chiuso le mani a pugno, stringendole. Si mordeva un labbro, per evitare di urlare ancora. Un colpo secco alla porta di legno, era il segnale di Takashi. Kyoya superò Tamaki, non guardandolo nemmeno, e calpestò quel che erano i resti della loro amicizia, sputandoci sopra: << Haruhi è morta, Tamaki. E per quanto tu ti possa sforzare di farle assomigliare, Ochiya non sarà mai lei. >> ma il Suou, ancora troppo bambino, non era pronto, non lo sarebbe stato mai, e  si sa che i bambini impauriti scappano, cercando di fuggire dal terrore. In quel momento, intriso dell’aria secca che si respirava nello studio del mani di forbice, mentre si davano la schiena a vicenda, Tamaki emise il verdetto finale: << Io e Haruhi partiremo, domani stesso, eravamo venuti a salutare te e gli altri. >> si pronunciò, con un tono freddo, distaccato, formale. Ma ormai Kyoya e Tamaki erano agli antipodi, e nonostante provassero per l’altro un affetto sincero, avevano dei principi da difendere, ed evidentemente questi valevano più della loro amicizia.

La porta di legno venne aperta e chiusa subito dopo, senza che alcun suono trapelasse dalla bocca del mani di forbici, e fu in quel momento che Tamaki si concesse di cedere.


Capitolo corto, commenti non sgraditi.
Kyoya Ootori.
p.s. A breve riprenderò a scrivere, rileggere questi due capitoli mi ha fatto venire voglia di ricominciare. 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Host club / Vai alla pagina dell'autore: Kyoya Ootori