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Autore: Miyuki chan    25/01/2012    6 recensioni
Io, giuro, quella ragazza non l'avrei mai capita.
Prima mi ringhiava contro, poi si arrabbiava, poi mi ignorava, poi ancora fuggiva.
E adesso addirittura mi baciava...
*
Io, un giorno o l'altro, a quello stupido pirata avrei staccato la testa dal collo.
Lui e quella sua perenne aria da moccioso compiaciuto, i capelli corvini e ribelli, le lentiggini, gli occhi scuri e ardenti...
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido.
Genere: Azione, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace, Smoker, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Fire and the Tiger'
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You look like a fool to me!


Erano passate un paio d’ore da quando quello STUPIDO PIRATA aveva molto poco galantemente fatto irruzione nella mia cabina, ed era proprio arrivato il momento che si rendesse conto che tra i tanti lati negativi del mio carattere ce n’era uno particolarmente spiccato: la tendenza all’essere vendicativa.
Ma che diavolo credeva di fare?
Gliel’avrei fatta vedere io… se solo fossi riuscita a trovarlo!
Per l’ennesima volta, ero riuscita a perdermi.
Insomma, non era nemmeno tutta colpa mia: okay che il mio senso dell’orientamento era pressoché inesistente, ma quella nave era davvero troppo, troppo grande.
Mi arresi: qualcuno doveva aiutarmi, o non sarei mai riuscita a trovare Ace.
“Scusa”
Esordii poco convinta, rivolgendomi ad un ragazzo che mi fissava perplesso dopo la quarta volta nel giro di dieci minuti che gli passavo davanti, costretta a tornare indietro per aver imboccato il corridoio sbagliato.
“Ti sei persa?”
Domandò inarcando un sopracciglio biondo, puntando gli occhi castani nei miei.
“Già”
Ammisi con un leggero imbarazzato: ma perché avevo un così pessimo senso dell’orientamento?
“Dovrei andare da Ace, sai dov’è?”
Chiesi titubante.
“Il Comandante Ace?”
Annuii.
“L’ultima volta che l’ho visto, mezz’ora fa, era nella sala mensa a discutere con il Comandante Marco”
Rispose, continuando a guardarmi un po’ confuso.
Soffocai un ringhio: e ti pareva, dove altro avrebbe potuto essere?
L’unico problema era che non avevo nemmeno il più vago ricordo di come arrivarci.
“Puoi dirmi come ci si arriva?”
Domandai, sforzandomi di apparire gentile.
Mi lanciò uno sguardo diffidente, ma decise di rispondermi:
“Devi salire queste scale e prendere il primo corridoio a destra. Poi vai dritta, a sinistra e poi ancora a-“
“Hem… Mi accompagni?”
Domandai interrompendolo, sforzandomi di non arrossire, capendo che anche con quelle indicazioni mi sarei persa comunque.
Il pirata mi guardò incredulo, mentre un espressione ancora più confusa gli inarcava le sopracciglia.
Oh, ma insomma, si può sapere che problema aveva quello!?
Stupidi, stupidi pirati!
Tuttavia non lasciai che le mie opinioni sulla sua intelligenza trasparissero sul mio viso, e anzi mi dipinsi in faccia la miglior espressione da cucciolo che mi riuscisse sperando di intenerirlo e convincerlo a portarmi da Ace:
“…Per favore?”
“…Va bene…”
Accettò in fine, anche se con poca convinzione.
“Grazie!”
Esclamai, sollevata di aver ottenuto ciò che volevo.
Seguii il pirata biondo lungo svariati corridoi, finché finalmente non si arrestò davanti ad una porta aperta:
“Eccoci qui”
Sbirciai all’interno, riconoscendo subito la schiena nuda e tatuata di Ace.
Il mio sguardo si incupì mentre mi tornavano alla mente i miei propositi di vendetta, momentaneamente messi da parte durante il breve dialogo tra me ed il biondo.
“Grazie”
Lo liquidai in fretta, dimenticandomi completamente della gentilezza ora che non avevo più bisogno del suo aiuto.
Ero un po’ approfittatrice? Andiamo, era un pirata, non si sarebbe offeso per così poco.
Entrai a passi decisi nella sala mensa.
L’ora di pranzo era già passata da un pezzo, ed i pirati seduti ai tavoli stavano ammazzando il tempo giocando a carte o dadi, ridendo sguaiatamente ogni qualvolta gli capitava un gran colpo di fortuna ed imprecando a gran voce quando invece la dea bendata gli voltava le spalle.
Poi c’erano Marco ed Ace, seduti appena in disparte, che chiacchieravano animatamente.
O meglio, Ace chiacchierava e la Fenice lo ascoltava tranquilla, il gomito poggiato sul tavolo, il mento sulla mano e un sorriso rilassato sulle labbra.
Mi avvicinai, preparando una cospicua serie di insulti e imprecazioni da rivolgere a quello stupido pirata che, dandomi le spalle, era completamente ignaro della mia presenza.
Gli occhi di Marco, che essendo di fronte ad Ace era invece in grado di vedermi chiaramente, si sollevarono rapidi su di me.
Tuttavia li riabbassò subito sull’amico, come se non mi avesse vista, mentre gli angoli delle sue labbra si incurvavano impercettibilmente verso l’alto: dalla mia espressione doveva aver capito che la mia ira si sarebbe presto abbattuta su Ace e, pregustando la scena che avrebbe senz’altro trovato divertente, sembrava aver deciso di non avvertire il comandante in seconda.
Appunto mentale: ricordarmi di ringraziare Marco.
Ma lo avrei fatto più tardi, prima c’era un’altra cosa che dovevo assolutamente fare.
La mia mano destra si abbatté con uno schianto secco sulla nuca del pirata moro che, totalmente preso alla sprovvista, sbatté la fronte contro il legno duro del tavolo.
Rimase immobile in quella posizione: gli altri pirati smisero di schiamazzare e ci fissarono ammutoliti e attoniti, mentre Marco tratteneva a stento una risata.
Ace piantò con un tofo sordo le mani sul tavolo, sollevando la testa ed alzandosi in piedi così bruscamente che la sedia su cui era seduto finì a terra.
Vidi i muscoli delle sue spalle contrarsi mentre gonfiava il petto ed irrigidiva le braccia, apparendo ancora più grosso di quanto non fosse in realtà.
Rimasi impassibile, le mani piantate sui fianchi.
“Chi è l’idiota che ha osato…”
Iniziò a dire, la voce bassa e minacciosa, mentre piccole fiamme crepitanti si accendevano sulla sua pelle abbronzata.
Si voltò di scatto, fronteggiandomi.
Trovandosi davanti a me, però, rimase senza parole: i suoi occhi si spalancarono, mentre le fiamme si estinguevano con un leggero sibilo e lasciava cadere le braccia lungo i fianchi.
Senza pensarci due volte, gli rifilai un altro schiaffo che lo colpì dritto sulla guancia, facendogli voltare viso.
Dovevo averlo colto di sorpresa anche con quel secondo colpo perché quando tornò a guardarmi, massaggiandosi la guancia, aveva un espressione ancora più incredula.
“Così impari.”
Proclamai soddisfatta.
Un po’ infantile, lo ammetto, ma… Insomma, speravo davvero che così avrebbe imparato.
Come se niente fosse successo, rialzai la sedia che aveva fatto cadere e mi ci accomodai, sorridendo allegramente alla Fenice che, dopo aver assistito alla scena, era scoppiata in una rumorosa risata.
Risi anche io, più che mai soddisfatta di essermi presa una piccola rivincita su Ace, mentre tutta la tensione che avevo accumulato svaniva.
“Sei impazzita?!”
Esclamò all’improvviso il moro, riprendendosi dallo stupore.
Mi voltai a guardarlo, senza riuscire a reprimere un sogghigno compiaciuto, scrollando le spalle con fare innocente.
Gli altri pirati ci fissavano ancora, indecisi se unirsi alle risate del comandante in prima o se rimanere muti per rispetto e timore di Ace, ma le prime risatine soffocate iniziavano già scappare e a riecheggiare per la sala.
“Ma non ti ho fatto nulla!”
Protestò nuovamente il pirata moro.
Smisi di sorridere, fulminandolo con uno sguardo tagliente:
“Ah no?”
“Non ho mica fatto apposta!”
“Ma l’hai fatto.”
“E allora?! Le persone civili non si prendono a schiaffi!”
“Parli tu che volevi darmi fuoco!”
“Ma non è vero!”
“E invece si! Ti sei acceso come un fiammifero!”
“Perché tu mi hai colpito!”
“Te la sei cercata, la prossima volta farai meglio a bussare.”
“Ma quante storie non eri neanche completamente nuda!”
“E t-“
Ero già pronta a rispondergli con un bell’insulto ma sentirgli dire quella frase mi fece quasi strozzare con la mia stessa saliva, mentre le risate sguainate degli altri pirati riempivano l’aria.
Tossicchiai, rossa fino alla punta delle orecchie.
…Brutto bastardo, un vero colpo basso uscirsene con una frase del genere davanti a tutti… Stupido pirata!
“Ti meriteresti un altro schiaffo”
Ringhiai senza guardarlo negli occhi ancora rossa, sentendo di essere stata sconfitta così per l’ennesima volta.
“Mai sentito dire che la pena dovrebbe essere proporzionale alla colpa?”
Disse con leggerezza, smettendo tutto d’un tratto di guardarmi incredulo e anzi sorridendo compiaciuto, come chi è consapevole di aver appena ottenuto una vittoria schiacciante e di avere il pieno controllo della situazione.
“Tu sei l’ultima persona da cui mi aspettavo di sentire una cosa del genere”
Commentai sarcastica, riprendendomi dall’imbarazzo e decidendo che non gliel’avrei data vinta così facilmente.
“Mi sottovaluti”
Replicò sogghignando.
“E, sentiamo allora, quale sarebbe secondo te la giusta pena? Secondo me sono stata fin troppo buona a non staccarti la testa dal collo.”
Chiesi imbronciata, squadrandolo con fare altezzoso.
“Occhio per occhio e dente per dente, no? Quindi io direi ch-”
“Fa lo stesso, non lo voglio più sapere!”
Mi affrettai a dire sentendo per l’ennesima volta il mio viso avvampare ed evitando accuratamente che i miei occhi incontrassero i suoi, mentre lo sguardo intenso e il sorriso malizioso che gli increspava le labbra concludevano quella frase per lui.
 “Davvero? Sicura di non volerlo sapere?”
Ignorai la sua voce calda e carezzevole, mentre cercavo con tutte le mie forze di imbrigliare la mia fantasia per impedirle di immaginare a cosa stesse esattamente alludendo quello stupido pirata.
Mi mordicchiai il labbro inferiore, arrossendo ulteriormente:
“Si…”
Sussurrai, ma senza che nella mia voce ci fosse nemmeno la metà della convinzione che avrei invece voluto metterci.
Ace scrollò le spalle e socchiuse gli occhi, continuando però a sbirciarmi, soffiando tra le labbra un lieve “Peggio per te”, accompagnato da un sorriso sicuro.
Stupido pirata, tanto bello quanto stupido… Ma soprattutto stupido!
La sua mano mi sfiorò il viso mentre raccoglieva dal tavolo il cappello che gli avevo fatto cadere con il primo schiaffo, e con passo tranquillo si diresse verso la porta della sala mensa scomparendo oltre l’uscio, accompagnato dalle risate e dalle occhiate degli altri pirati.
Mugugnai contrariata, lasciando cadere la testa sulle braccia incrociate sul tavolo: e anche oggi ero riuscita a fare la mia figuraccia quotidiana.
Sbirciai appena oltre il mio braccio, incrociando lo sguardo divertito di Marco.
“Cosa c’è?”
Gli domandai debolmente.
“Nulla”
Rispose scuotendo il capo con fare tranquillo, il solito sorriso rilassato sul volto ovale.
Perché Ace non poteva essere come lui?
Sarebbe stato molto più facile così: io avrei smesso di fare figuracce su figuracce e di imbarazzarmi continuamente e lui non si sarebbe preso nemmeno uno schiaffo.
Ci avremmo guadagnato tutti no?
E invece no, quello stupido doveva essere… se stesso.
Non avrei nemmeno saputo come descriverlo: stupido, irritante, imbarazzante…
Sospirai tristemente: di tutti gli aggettivi che mi venivano in mente, nemmeno uno andava veramente bene per descriverlo.
Marco tornò a guardarmi con un sorriso conciliante e comprensivo:
“Ace ti dà del filo da torcere, eh?”
“Mphf…”
Mugugnai con un sospiro.
“All’inizio, ne ha dato anche a noi”
Lo guardai appena stupita, senza riuscire ad afferrare ciò a cui si stava riferendo.
Per tutta risposta la Fenice poggiò la schiena contro lo schienale della sedia, incrociando le braccia sul petto all’altezza del tatuaggio e guardandomi sorridente.
Ammetto che mi avesse piuttosto incuriosita, ma resistetti alla tentazione di chiedergli spiegazioni.
Tanto, cosa me ne importava di quello che aveva combinato in passato quello stupido pirata?
Ne avevo già abbastanza con quello che combinava nel presente.
Affondai di nuovo il viso tra le braccia, sospirando rassegnata.
Ma cosa avevo fatto di male per finire in una tale situazione?
Basta, avevo bisogno di una fetta di torta per tirarmi su di morale.
O di un biscotto.
O cioccolato magari… Si insomma, avevo bisogno di zuccheri!
Decisi che era il momento per una visitina a Gary, che immaginavo si fosse trasferito nella cucina della Moby Dick.
Certo, sempre se fossi riuscita a non perdermi…
“Marco, dov’è la cucina?”
Domandai, alzandomi in piedi e guardandolo negli occhi azzurri.
Sembrò appena sorpreso dalla mia domanda:
“E’ proprio qui a fianco”
“Molto bene, forse allora riuscirò a non perdermi… A dopo!”
Lo salutai velocemente allontanandomi dal tavolo, scivolando rapida oltre l’uscio tra le risatine e le occhiate degli altri pirati, che avevano nuovamente interrotto i loro giochi al mio passaggio: stupidi pirati…


 

*


Era pomeriggio inoltrato quando decisi di tornare nella mia cabina: mi stupii non poco quando, arrivato di fronte all’uscio, vi trovai ad aspettarmi Marco e Mikami.
Il comandante biondo era mollemente seduto su un barile mentre la grossa tigre era accucciata ai suoi piedi, la testa appoggiata tra le massicce zampe anteriori.
Al mio arrivò sollevò il muso, si alzò in piedi e si stiracchiò, inarcando la schiena ed allungando gli arti sulle assi del ponte, mentre Marco scendeva dal barile con un agile colpo di reni.
Rivolsi un ampio sorriso ad entrambi, ottenendo in risposta un rumoroso sbuffo da Mikami: il mio sorriso si allargò, mentre riflettevo sul fatto che, se fosse stata umana, sarebbe senz’altro arrossita ricordando il discorso nella sala mensa.
Invece, come tigre, rimase praticamente impassibile.
Sospirai appena, deluso, rivolgendo la mia attenzione a Marco:
“E’ successo qualcosa?”
Il pirata scrollò le spalle, con il suo solito modo di fare pacato e rilassato:
“Il Babbo ci vuole vedere, pare la vedetta abbia scorto delle navi della Marina nei paraggi”
“Oh… Mi ci vorrebbe un po’ di movimento”
Affermai con un eloquente ghigno sul volto, facendo scrocchiare le nocche delle mani.
Appena quelle parole mi uscirono dalle labbra mi ricordai della presenza di Mikami e mi voltai subito verso di lei mentre il mio sorriso svaniva, già psicologicamente pronto a dover affrontare un’altra sua crisi.
Mi stupii nel vedere che invece la tigre spostava lo sguardo da me a Marco, impassibile, senza mostrare particolare interesse per le nostre parole.
Forse la mia impressione che non fosse turbata era dovuta al fatto che non ero bravo a capire le sue espressioni quando era in quella forma; eppure anche la sua coda, che mi ero accorto spesso tradisse le sue emozioni, era perfettamente immobile, pigramente abbandonata tra le zampe posteriori.
…Forse si era finalmente arresa all’evidenza che le cose non sarebbero mai potute andare diversamente, tra pirati e marines.
Marco allungò una mano sfiorandole il dorso striato, catturando così la sua attenzione:
“Ora sai tornare alla tua cabina, no?”
Mikami emise un breve mugolio affermativo: diede un lieve colpetto con il naso alla sua mano e gli  passò a fianco, scomparendo silenziosa dietro l’angolo non prima di avermi rivolto uno fugace sguardo che non riuscii ad interpretare.
“Andiamo?”
Chiese Marco, scuotendomi dai miei pensieri.
“Si.”
Risposi con un cenno del capo, mentre ci incamminavamo verso la stanza del Babbo.
“Non credevo foste diventati così amici”
Dissi ad un tratto osservando attentamente la sua reazione, stupito dall’averli trovati insieme.
“Te l’ho detto, stamattina l’ho salvata da Milly, e poi poco dopo che tu te ne sei andato dalla mensa ho cercato di spiegarle come orientarsi sulla nave.”
Rispose con un sorriso tranquillo, scrollando le spalle con noncuranza.
“Mh… Io l’ho salvata dall’affogare, eppure li hai visti i risultati”
“Cosa vuoi che ti dica… Potresti provare con lo smettere di metterla in imbarazzo ogni volta che ne hai l’occasione”
Mi suggerì lanciandomi uno sguardo divertito tra le palpebre socchiuse.
“Ahh? Ma hai visto come arrossisce? Non puoi togliermi questo divertimento!”
Protestai sogghignando.
“Se lo dici tu”
Concluse il discorso Marco con una lieve risata.
Bussò alla porta del Babbo, davanti alla quale eravamo nel frattempo arrivati:
“Siamo noi, Babbo”
Attendemmo un paio di secondi, finché la voce profonda del Vecchio rispose un “Entrate pure, figlioli”.

 

*



Appena due minuti dopo, eravamo di nuovo fuori dalla sua cabina: quella flotta andava eliminata.



Spazio autrice:
Ebbene, siamo giunti ad una svolta signore e signori (ma mi sa che siamo tutte donne... comunque): arriva la Marina!
Inutile dire che il prossimo capitolo per me sarà alquanto arduo, e questo unito al fatto che pare mi toccherà frequentare corsi serali (la mia scuola è inagibile causa terremoto) potrebbe causare qualche ritardo nell'aggiornamento... ma non temiate, non credo dovrei tardare più di una settimana!
Detto questo vi lascio ^^
A presto ragazze :*

  
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