Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: Elpis    26/01/2012    5 recensioni
Nella saga di Twilight si intrecciano molteplici vite e storie d’amore. Ma mentre alcune coppie vengono descritte fin nel più minuto dettaglio, altre vengono lasciate in ombra e dei loro destini si sa poco o nulla. Riuscirà Nessie a stare con il suo Jake una volta cresciuta e scoperta la verità sulla loro storia d’amore? E Leah Clearwater troverà un compagno o continuerà a rimpiangere per sempre l’amore perduto di Sam? Ma pensiamo anche ai Volturi: qual è la verità sulla strana apatia che colpisce Marcus? Che tipo di legame può aver spinto Victoria a creare addirittura un esercito per vendicare la morte dell’amato?
Questi ed altri ancora sono i personaggi su cui la mia ff vuole fare un po’ di luce.
Primo Capitolo: “Touched by you skin” Jacob/Renesmee
Secondo Capitolo: “Touched by the sadness” Marcus/Dydime
Terzo Capitolo: "Touched by the moon” Leah/ Nuovo Personaggio
Quarto Capitolo: “Touched by the future” Alice/Jasper
Quinto Capitolo: “Touched by your the stars” Emily/Sam
Sesto Capitolo: “Touched by your sprint” Victoria/James
Settimo Capitolo: “Touched by your silence” Seth/Angela.
Genere: Romantico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 
 
 

                 


Touched by the sadness

                                                                                                Marcus/Dydime






I wanna make you happy,
I wanna make you feel alive,
Let me make you happy,
I wanna make you feel alive at night.
“Junk of the heart” The Kooks

 







 
Il potere di Dydime era quello di donare la felicità a tutti coloro che le stavano intorno. Era come un alone sottile che ti avvolgeva di nascosto, facendoti dimenticare ogni stortura della vita. Ti ritrovavi a sorridere, di un sorriso brillante ed entusiasta, e senza capire il motivo sapevi che era grazie a lei che ti sentivi così.
La prima volta che la vidi si trovava nella grande villa di Aro e, nonostante le velate minacce del fratello, era uscita a prendere una boccata d’aria. A Dydime non importava se così facendo rischiava di farci scoprire tutti, amava troppo la luce e il calore del sole per rimanere chiusa nella sua stanza come le era intimato. La vidi così, avvolta in un’aureola brillante, con i capelli sciolti a solleticarle le spalle nude e il riso negli occhi. Era una giovane vampira impulsiva e il suo sguardo ardeva come il fuoco ed era dello stesso colore del vino ma, nonostante tutto in lei già parlasse dell’immobilità e della fissità di quella eternità da non-morti, le sue iridi rifulgevano di vita.
Sentii le gambe tremare e mi chiesi come fosse possibile che il cuore – quell’organo grigio e immobile che mi scavava il petto – avvertisse quel sordo palpitare, quel sussulto di agonia.


 

                                                                   ***


L'ultima sensazione che provai da umano fu il freddo. Un freddo aspro, pungente che divorava la carne mentre il rumore di quella cosa che suggeva il sangue dalle vene come miele mi risuonava nelle orecchie. Un freddo che si annidò nel cervello e mi schiacciò il cranio, tacitando quella parte di me che trovava assurdo morire così, senza aver avuto neanche il tempo di capire cosa stesse succedendo. Poi quel freddo iniziò bruciare e sentii il veleno che si propagava in ogni cellula del mio corpo, martoriandola al di là dell'inverosimile.
Non seppi mai il nome del vampiro che mi morse in quel sudicio vicolo ma credetti che si trattasse di una di quelle creature abbiette che vivevano nelle fogne ed uscivano solo per poche ore, spinte dalla fame. Non aveva alcuna intenzione di trasformarmi ma la luce che si accese nel balcone di una casa diroccata lo spaventò e fuggì, abbandonandomi con quel dolore che si spargeva nel corpo e mi incendiava i sensi.
La donna che mi trovò capì cosa mi stava succedendo perché nel passato la gente credeva alle leggende popolari e sapeva dell’esistenza delle creature della notte. Pensai che mi avrebbe appiccato fuoco e una parte di me lo sperò perché il dolore non poteva essere maggiore. Invece lei mi accolse nella sua casa e mi accudì, sorvegliandomi in quei tre giorni di agonia. Quando mi svegliai era al mio fianco che mi tamponava la fronte. Il suo odore mi solleticò le narici e accese una brama che nemmeno il mio nuovo corpo immortale riuscì a contenere. Con un solo, fluido movimento le saltai al collo e affondai i canini nella giugulare, assaporando quel liquido caldo ed ambrato.
Bevvi.
Bevvi come non avevo mai bevuto prima, come se tutto il mio essere si concentrasse lì, in quel famelico aspirare. Le prosciugai le vene senza neanche accorgermene e quando alzai il capo e mi vidi riflesso nell’enorme specchio affisso alla parete, provai un moto di disgusto così forte da provocarmi un conato di vomito. Nel mostro con le iridi rosse che baluginavano alla flebile luce della candela e il mento gocciolante sangue mi chiesi quanto fosse rimasto di me.
 

 

                                                                  ***


Fu Aro a farmi accettare la mia nuova natura. Mi convinse che torturarsi così non aveva senso: eravamo quello che eravamo e gli essere umani per noi erano solo prede. Come il leone con la gazzella o l'orca con la foca; era il ciclo naturale della vita e sarebbe stato insensato ribellarsi alla nostra intima essenza. Le sue parole mi convinsero e nei secoli la nostra amicizia si fece ancora più stretta. A noi si aggiunse un altro vampiro di nome Caius e ben presto diventammo un Triumviro di inaspettata potenza e sfrontata ambizione.
Ma a volte il volto di quella donna mai conosciuta riaffiorava alla mia mente – come una spina conficcata nelle carni - e allora ero costretto ad allontanarmi dagli altri perché non volevo che Aro leggesse la mia debolezza. In quei momenti andavo da Dydime. Con lei ogni rimorso veniva rilegato in un piccolo angolo della mia coscienza ed era come se un grosso peso mi venisse sottratto dal petto. La sua presenza rendeva la luna più brillante, l’erba più fresca, il vento una brezza gentile. Era come se la natura si risvegliasse, era come se io mi risvegliassi.
Nonostante il mio potere nel percepire i legami fra le persone, impiegai più di un secolo per capire che quell’effetto non me lo provocava il suo potere, ma lei.
 

 

                                                                  ***


Dydime apparentemente era solare e briosa, ma in realtà era molto più profonda di quello che lasciava intendere. Conoscevo la sua storia perché me l’aveva raccontata Aro, ma dovettero trascorrere molti anni prima che fosse lei a parlarmene.
Eravamo nel giardino della sua villa, all'ombra della quercia secolare che ci riparava dallo sguardo curioso dei domestici. Dydime stava giocando con un passerotto chiuso in una piccola gabbietta, l'ennesimo dono di Aro. Mi sedetti al suo fianco e avvertii subito l'usuale calore sfiorarmi la pelle e penetrare sotto quell'epidermide adamantina, fino a sfiorare il mio cuore morto. Il potere di Dydime era così inebriante che a volte Aro doveva uccidere i vampiri che la vedevano, tanto forte era il loro desiderio di possederla.
Per un po' rimanemmo in silenzio, io che mi lasciavo cullare da quella sensazione morbida come un abbraccio, lei che giocava con il passerotto mormorando una nenia leggera. Dopo alcuni minuti aprì la gabbietta e lo strinse fra le dita, accarezzandogli delicatamente il capo.
Mi indicò la zampetta dell'uccellino, dove un brutto taglio stillava ancora sangue.
<< Se l'è procurato sbattendo contro la gabbia. >> mormorò osservando un punto imprecisato del giardino.
<< Guarirà presto. >> le risposi, cercando di consolarla come se fosse una bambina.
Lei fissò i suoi occhi rossi nei miei, prima di scuotere appena il capo.
<< Morirà invece. >> ribatté con caparbia consapevolezza. << Come sono morti le centinaia di passerotti che mi ha portato Aro in questi secoli. >>
La sua voce di solito allegra suonò bassa e amara, lasciandomi senza parole.
<< Muoiono sempre. >> proseguì come parlando a se stessa. << Frullano le loro deboli ali e si gettano contro le sbarre, illudendosi di riuscire a piegarle. Anche quando iniziano a sanguinare non si fermano, fino a quando non sopraggiunge la morte. >>
Si interruppe e posò un casto bacio sulla testolina del passerotto che cinguettò, spalancando il becco marrone. Poi schiuse le mani e quello impiegò appena un secondo per intuire che era tornato libero. Spalancò le ali e si librò nell'aria, fino a diventare un puntino nel cielo. Gli occhi di Dydime non si staccarono neanche per un secondo dalla sua figura e nel suo sguardo c'era un misto di desiderio e struggimento che mi attorcigliò le viscere.
<< Aro si arrabbierà quando saprà che hai dato via il suo dono. >>
Dydime continuava a fissare il cielo, dove le soffici nuvole di panna galleggiavano sospinte dal vento.
<< Gli dirò che è morto. >> rispose scrollando le spalle.
<< Non si può mentire a tuo fratello. >> ribattei guardandola severo. << Gli basterà sfiorarti per sapere la verità. >>
Le sue labbra si dischiusero in un sorriso.
<< Vuoi sapere in che modo mi ha trasformato? >>
Mi limitai ad annuire, spiazzato da quel repentino cambio di discorso.
<< Fu il giorno del mio diciassettesimo compleanno. Ero così tremendamente eccitata, Marcus. Ricordo che scorrazzai per casa tutto il giorno, dando il tormento alla mia nutrice. Perché vedi, quello era il giorno in cui Aro avrebbe adempiuto alla sua promessa.
Nessuno della famiglia sapeva che cosa gli fosse accaduto. Aveva iniziato a frequentare strane compagnie e a mormorare frasi che per noi erano prive di senso. Scoprii solo in seguito che stava facendo delle ricerche sul vampirismo e l’immortalità. Infine trovò chi era disposto a trasformarlo e decise di abbandonare la sua casa e la sua famiglia. Io avevo solo sette anni, ma intuii che si trattava di un addio quando lui mi scompigliò i capelli e mi guardò con quello sguardo sofferto. Già allora il nostro rapporto era… particolare. Intenso, come pochi rapporti fraterni sapevano essere. Lo strinsi forte a me, circondai il suo collo con le mie braccia esili e riuscii a strappargli quella promessa: il giorno in cui fossi diventata donna sarebbe tornato da me.
E quella notte lui tornò, infiltrandosi fra le sbarre della mia finestra. Non feci caso al suo pallore o agli occhi rossi, ero troppo felice di rivederlo. Mi strinse fra le braccia e mi disse di non aver paura perché mi avrebbe fatto un regalo bellissimo. Poi mi sollevò e mi trascinò fuori dal balcone, correndo nella notte a una velocità disumana. Il grido di paura mi si incastrò in gola, ma fu meglio così perché sennò anche i nostri genitori e i miei altri fratelli sarebbero stati coinvolti. Quando i suoi canini affondarono nel mio collo, mi sentii come Ifigenia inchiodata ad un altare di menzogne. (1) >>
<< L'ha fatto perché credeva che fosse per il tuo bene, Dydime. Voleva donarti l'immortalità.  >> le dissi e quelle parole mi grattarono la gola come schegge di vetro.
<< No >> fu un monosillabo intriso di amara consapevolezza. << L'ha fatto perché mi voleva per sé. Voleva il mio potere e la mia vita e se l'è presa senza neanche chiedermelo. >>
Nemmeno il suo potere riuscì ad arginare la tristezza che avvertii nel sentire la sua voce così bassa e graffiante. Allungai una mano, esitante, ma la ritrassi perché temevo che lei sarebbe fuggita. Dydime alzò il viso, lasciandomi scorgere per un attimo il turbinio di emozioni confuse dentro al suo sguardo.
Fu in quel momento che capii che il suo potere  aveva un limite: Dydime era in grado di rendere felici tutti, meno che se stessa.
Un istante dopo i suoi occhi tornarono allegri e spensierati.
<< Anche quando ero umana Aro era molto protettivo nei miei confronti. >> riprese con l'abituale tono scherzoso e un sorriso finto sulle labbra. << Quando ero piccola mi impediva di giocare con gli altri bambini della servitù e mi costringeva a stare sempre sola nella mia stanza. Poi lui se ne andò per farsi mordere e per i primi anni si tenne lontano da me, temendo di non riuscire a trattenersi. Ma continuò a tenermi d'occhio, sai? >>
La sua risata argentina risuonò nell'aria e per un secondo mi sembrò quasi genuina. Ma si spense con una nota acuta ed amara che solo le mie orecchie più sensibili del normale riuscirono a cogliere.
<< Tutti i miei pretendenti morivano misteriosamente. In città si diffuse la voce che ero colpita dal malocchio e presto gli uomini iniziarono a cambiare strada quando mi incrociavano nei vicoli, facendo gesti scaramantici. Ma a me non importava perché tanto sapevo che lui sarebbe tornato a prendermi.  >> si interruppe, inchiodandomi con i suoi occhi così manifestamente sfrontati, così nascostamente fragili. << Ed anche adesso le cose non sono molte diverse, vero? Mi tiene imprigionata qui, in questa villa e scaccia tutti i vampiri che provano ad avvicinarmi.  >>
<< Vuole solo proteggerti... >> tentai di difenderlo ma quelle parole suonarono false alle mie stesse orecchie.
Dydime inarcò un sopracciglio.
<< Non credi che anch'io abbia il diritto di scegliermi un compagno? >>
Un raggio di sole si infiltrò fra gli alberi e illuminò la sua pelle di seta, sfiorando la sua guancia in una languida carezza. I suoi capelli neri come l'ebano acquisirono una sfumatura bluastra mentre il vento giocava con i suoi boccoli. Era così oscuramente bella con quelle labbra dischiuse e quella muta richiesta negli occhi che un gemito mi fuggì dalla bocca. L'idea che qualcun altro potesse sfiorare quella pelle diafana mi fece digrignare i denti per l'ira.
<< Scegli me. >>
Lei sgranò gli occhi e mi fissò con muto stupore.
<< Se fossi io il tuo compagno, Aro non potrebbe opporsi. >>
Tacqui chiedendomi come fosse possibile che il timore di un suo rifiuto mi paralizzasse in quel modo. Dydime non parlò ma lentamente un sorriso dolcissimo le arricciò le labbra e un istante dopo posò la sua bocca sulla mia. Il suo tocco mi incendiò le vene, trasmettendomi una sensazione che non aveva nulla a che fare con la felicità. Era un sentimento nuovo, indicibilmente più forte, che mi mutò nel profondo. Mentre le mie braccia scattavano ad avvolgere quel corpo caldo e perfetto, avvertii distintamente il legame sottile che si formava fra i nostri cuori e seppi che quella catena non si sarebbe spezzata per l'eternità.
 

 

                                                                   ***


<< Marcus... tu vorresti avere un potere come il mio? >> mi chiese una sera dopo che avevamo fatto l'amore.
Sorridevo. Non riuscivo a trattenermi dal sorridere quando stringevo Dydime fra le braccia.
<< Penso che tu abbia un dono bellissimo.  >> le risposi con sincerità baciandole una spalla nuda e fremendo per quel contatto.
La sua pelle era come una droga e il profumo dei suoi capelli mi annebbiava i sensi. Da quando era diventata la mia compagna la vita per me era un arcobaleno di colori. Per la prima volta dalla  sera in cui ero stato trasformato avevo iniziato ad apprezzare l'immortalità, perché essere immortale significava che l’avrei sempre avuta al mio fianco.
<< Davvero? >> aveva mormorato, posando la testa nell'incavo della mia spalla. << A volte mi sento come se per Aro fossi solo un suppellettile carino. Qualcosa che serve per rallegrare l'ambiente e poi viene gettato in disparte. È dal giorno del nostro matrimonio che non mi parla più quando siamo da soli. >>
<< Dydime, io... >>
<< Lo sai che gli esseri umani che uccido solo felici di morire? >> mi interruppe con quel tono che avevo imparato a conoscere. Era raro che lei mi mostrasse la sua tristezza ma quando lo faceva era come se una mano feroce mi stringesse il cuore. << Non è una cosa assurda? >>
Si alzò e si diresse alla finestra così che il suo corpo era ora bagnato dalla luna.
<< Voglio dire, il mio potere è tale da togliergli persino la capacità di decidere dei loro ultimi istanti di vita. Si gettano con estatico abbandono fra le mie braccia e sorridono quando i miei canini affondano nella loro tenera pelle. Io lo trovo orribile. >>
Non mi guardava negli occhi, ma capii che era turbata dal sottile brivido che le attraversò la schiena.
<< A volte mi chiedo se persino tu… >> iniziò sfiorando con una mano il vetro della finestra.
<< Non dirlo neanche per scherzo. >> Ero scattato in piedi. << Io ti amo. Ti amerei anche se tu non avessi alcun potere.  >>
Mi lanciò appena uno sguardo, sapevo che non l’aveva convinta.
<< A volte mi chiedo se non ci sia qualcosa di più di questa vita, Marcus... >>.
Guardava il cielo e quella frase fu un sussurro inudibile per orecchie umane. Guardava spesso il cielo e lo faceva sempre quando la coglievano quei momenti di infelicità.
La abbracciai da dietro, stringendo il suo corpo come se fosse per l'ultima volta.
<< Ti prometto che un giorno anche tu volerai via, Dydime. Voleremo via insieme.  >>
  

 

                                                                   ***


C’era una cosa che Aro non sopportava ed era di perdere il controllo. Eppure nel fissare Dydime in quella radura deserta si sentiva proprio così, come se lei fosse acqua limpida che gli sfuggiva dalle dita per quanto lui si affannasse a trattenerla.
In realtà non credeva che si sarebbe presentata. Pensava avrebbe sospettato del suo invito e avrebbe chiesto a Marcus di accompagnarla. Invece era venuta, sola, senza porgli nemmeno una domanda, come se non desiderasse altro che esaudire i suoi desideri. La fissò mentre un raggio di sole si infiltrava nella vegetazione e accendeva  la sua veste stretta alla vita di riflessi rossi.  Rossi come il sangue. Rossi come il cuore che le avrebbe strappato dal petto.
La verità era che per Aro tutto si riduceva al possesso. Aveva dato il suo consenso alle nozze fra Marcus e Dydime, nonostante reputasse quell’unione quasi un’eresia, nonostante avesse provato un feroce desiderio di recidere la giugulare di Marcus nel momento stesso in cui gli aveva chiesto la sua benedizione. Lo aveva fatto perché sperava di legare Dydime a sé per tutta l’eternità. E come lo aveva ripagato lei? Plagiando Marcus, fino a che questo non gli aveva comunicato che  avevano intenzione di lasciare i Volturi e rifarsi una vita altrove. Il solo  pensiero era sufficiente a farlo fremere dall’ira. Aveva acconsentito ai capricci di Dydime, le aveva donato tutto quello che aveva, aveva lasciato che Marcus mettesse le sue sudicie mani sul suo corpo,  quel corpo che era ancora imbevuto del veleno che lui vi aveva iniettato, quel corpo che sarebbe dovuto appartenere solo a lui.
Ma non li avrebbe persi entrambi, oh no. Non l’avrebbe consentito.
Osservò il  volto della sorella per quella che sapeva essere l'ultima volta. Quando si accorse della sua presenza le labbra di lei si piegarono in un sorriso che non raggiunse gli occhi. Aro avvertì il suo potere premergli sulla pelle ed alleggerire il peso che avvertiva nel petto.
Dydime era sua. Era sempre stata sua e solo la morte l'avrebbe allontanata da lui.
Si avvicinò fino a quando ci furono solo pochi passi a separali. Lei rimase in silenzio ma si spostò appena, in modo che un raggio di sole le accarezzasse quei lineamenti che avrebbe potuto riprodurre ad occhi chiusi. Era bella, di una bellezza che non aveva mai scorto altrove  in mille e passa anni di vita.
Si accostò ancora di più, tanto che i loro volti quasi si sfiorarono. A quella vicinanza la felicità era come un alone caldo che lo ricopriva, facendogli desiderare che quel momento durasse per sempre.
<< Ero certa che non mi avresti mai lasciato andar via. >>
Non c'era accusa nelle sue parole, solo rimpianto. L'odio che provò in quel momento fu tale da fargli snudare i canini. Dunque sapeva. Ed era venuta da sola, perché voleva proteggerlo, voleva evitare che Marcus venisse coinvolto nello scontro.
La gelosia bruciò nel suo petto come fiele. Posò le sue labbra sulle sue in una carezza leggera, sufficiente a trasmetterle tutto il suo odio e tutto il suo amore, ad assaporare per un istante quelle labbra che sapevano di fiori di campo. Poi i suoi denti calarono sulla sua gola esposta.
Dydime non si oppose, né tentò di fuggire. Mentre Aro la uccideva i suoi occhi guardavano il cielo.
 
 

 

                                                                  ***


Seppi quello che era successo nell’esatto istante in cui Dydime spirò. Sentii il nostro legame infrangersi come cristallo e mi sembrò di morire insieme a lei.
Corsi come non avevo mai corso in vita mia, ma sapevo che era tardi, che era troppo tardi. Quando giunsi alla radura ancora si sentiva odore di fumo e carne bruciata. Le ginocchia mi cedettero di colpo e mi afflosciai di fronte a quel mucchietto di cenere grigia.
Vi affondai le dita, rifiutandomi di accettare la realtà. Quando le mie unghie grattarono con un piccolo oggetto metallico, non potei che afferrarlo ed esporlo alla luce del sole.
Un anello. L’anello. Quello che le avevo regalato il giorno delle nostre nozze. Era deformato e in parte fuso, ma non potevo sbagliarmi. Lo strinsi fra le dita, tanto da sbriciolarlo.
Quei granelli di oro caddero sulla cenere, mischiandosi a tutto quello che restava di quell’amore che sarebbe dovuto essere eterno.
Dydime. Oh, Dydime, amore mio…
Una coltre di tristezza si abbatté su di me ed io seppi che i secoli non sarebbero bastati a diradarla.








 

  1. Mi riferisco a un evento della mitologia greca: Ifigenia era la figlia di Agamennone, condottiero greco. Agamennone aveva offeso una divinità, Artemide, ed essa per vendetta aveva suscitato una bonaccia per impedire alle navi achee di lasciare il porto e partire alla conquista di Troia. Un indovino rivelò ad Agamennone che l’unico modo per ottenere di nuovo il favore della dea era un sacrificio umano: nientemeno che la morte della figlia. Agamennone decise di fare come l’indovino gli aveva detto ma per convincere la figlia a raggiungerlo ricorse all’inganno: le disse che stava per convolare a nozze con Achille (grande eroe acheo) mentre invece la sgozzò come un agnello su un altare.

 
 

Ciao a tutti!
Allora di questo pairing si sa poco o niente, quindi è quasi tutto inventato, compreso l’affetto morboso che Aro prova per la sorella. Il dato certo è che Marcus e Dydime volevano lasciare i Volturi e che per questo Aro decise di uccidere Dydime e di tenere Marcus al suo fianco. Marcus ovviamente non lo scoprì mai.
La storia ha partecipato al  contest  “Personaggi Secondari Contest – Perché non ci sono solo Bella e Edward” di Luna Ginny Jackson”, classificandosi prima e vincendo il premio “Passato”. Colgo l’occasione per rinnovare i miei ringraziamenti! :D
Ringrazio anche le persone che hanno commentato i capitoli precedenti; quelli che hanno messo la ff fra le seguite/ricordate/preferite o anche solo hanno letto.
Un saluto e un bacio
Ely
 



 
 
 










 

  
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: Elpis